Due parole (in italiano) | |
Preistoria | |
Capitolo zero | |
Karl Schelechter | |
UISP e Molise | |
Eugenio Capuano | |
Il Marconi | |
La squadra | |
U16 | |
A1! |
Su queste pagine
si srotola la storia di una associazione che appartiene alla periferia della
provincia del mondo. L'idioma usato è obsoleto per la collettività mondiale
e di questo, lo precisiamo, ne siamo consapevoli.
L'italiano
è usato (più o meno male) da 50.000.000 di persone, su una popolazione mondiale
di 6.000.000.000 d'individui (meno dell'un per cento) ed internet, in gran
parte, usa quella che pretende diventare l'interlingua e che non è altro che
la lingua del padrone (il padrone cambia! Basta guardarsi indietro per saperlo
con certezza). È sintomatico che nessuna istituzione prenda la responsabilità
di proclamare l'inglese lingua ufficiale, europea o mondiale. Una lingua etnica
che si imponga come interlingua crea cittadini di serie A e cittadini di serie
B.
Internet, del resto, ha valore anche per le microcomunità che vi si formano.
Le ragioni di queste pagine -scorrevolezza del contenuto a parte- stanno nel
valore che hanno il passato e l'esperienza nel potersi regolare con le scelte
imposte dall'attualità, perché l'attualità ha una prospettiva operativa insufficiente.
È la creazione di una finestra aperta dalla quale sia visibile una realtà
vissuta e raffrontabile con altre, nascenti e non. È anche e più semplicemente,
la descrizione anatomica dell'A.S.T.
È questo, certamente, uno spaccato di vita scacchistica italiana fuori dalle
poche grandi realtà associative.
L'A.S.T.
HA UNA PREMESSA STORICA:
nel 1986 si crearono le condizioni minime per
fondare un circolo affiliato alla F.S.I., minime in quanto i componenti di
quel primo gruppo erano esattamente dieci, numero essenziale prescritto dalla
federscacchi per potersi affiliare. In quel primo gruppo troviamo alcuni tra
coloro che concorreranno nel momento della fondazione. Tra questi Michele
Ciancia, tuttora esordiente, Giacomo Pietropaolo
(detto Mimmo) anch'egli eterno esordiente, Francesco
Falcolini, attuale dirigente e 2a nazionale. L'affiliazione non si
fece, gli attori, per così dire, avevano definito ruoli non appropriati.
Dei dieci dell'86 si devono ricordare due personaggi, che non entrarono nel
gruppo dei fondatori, ma che in modo obliquo furono d'aiuto.
Il primo è il giovane e promettente Antonio Ragni,
uno spilungone dal carattere affabile e generoso come non se ne trovano. Aveva
la passione del fumetto, oltre che degli scacchi. Cinque anni dopo, a circolo
aperto, fu a lungo "corteggiato" perché rientrasse nella compagnia, ma non
giocava più. Lavorava in una interessante azienda di realizzazione grafica
e stampa su svariati materiali. Proprio lì Antonio, con accuratezza, pazienza
ed entusiasmo, realizzò le prime formidabili scacchiere dell'A.S.T. su mattonelle
di linoleum (l'idea del linoleum fu di Di Meo).
Oggi Antonio non c'è più, non è più tra noi, eppure, non c'è dubbio, è straordinariamente
presente anche per chi, come noi, non lo frequentò mai molto da vicino.
Il secondo è un ottimo giocatore, che con gli scacchi poteva dare a tutti
noi lezioni. E' Sebastiano Magrì, maestro per
corrispondenza che aveva, in quegli anni, la forza di un'ottima prima nazionale.
Quando l'A.S.T. ha aperto i suoi battenti l'ingegner Magrì era nel momento
in cui la vita prende una svolta: matrimonio, figli, ed il lavoro che, per
le sue capacità, lo portò a trasferirsi per qualche anno negli States. Non
è mai rientrato neppure per sbaglio nel circuito del gioco a Termoli, eppure,
sembrerà strano, ma fu importante i primi tempi anche solo credere di poter
contare su un buon giocatore per una giovane associazione i cui componenti
erano tecnicamente disarmati ed avevano qualità di gioco ed abitudini invariabilmente
dilettantesche. Magrì è stato tesserato d'ufficio ed iscritto alla squadra
per diversi anni prima di essere definitivamente (e a malincuore) depennato.
Oltre che bravo, ha spirito sportivo e, naturalmente, un giocatore corretto
come lui lo si riconosce nel saper perdere (certo con noi perdeva raramente).
Tecnicamente ed agonisticamente è rimasto il tassello mancante tra i dilettanti
(esordienti, III e II naz.) ed i maestri della prima squadra.
C'ERA
UNA VOLTA IL BIRILLO CAFFÈ.
Un bel localino sotto i moderni portici del III corso, con tavolini tondi
di marmo ed un magnifico biliardo dove si giocava a boccette. Basso
Caruso (il gestore) sapeva fare proseliti elogiando chi sul tappeto
faceva anche un solo tiro decente … c'era anche chi sapeva giocare davvero.
I tavolini avevano intarsiate piccole scacchiere di un bianco e di un nero
accecante, e su alcuni v'erano sistemati i pezzi (di marmo anch'essi). Basso
naturalmente conosceva il gioco degli scacchi, ma giocava decisamente meglio
a boccette (o al baseball per esempio), ma chi conosce il gioco degli scacchi
sa bene che è sufficiente dare matto una volta per cimentarvisi ancora. Così
al Birillo si cominciò a giocare anche a scacchi, il livello era bassino
anzichenò ma il numero degli spingilegno era notevole. Tra gli
altri c'era un dilettante di tutto rispetto, Paolo Potalivo,
che un bel giorno decise, con spirito Stountoniano, di organizzare
un torneo. I partecipanti erano una quindicina ed il torneo, senza orologi,
si doveva svolgere a girone doppio all'italiana! Naturalmente i turni si accavallavano
e si aspettava spesso invano, il pomeriggio, per poter giocare con l'avversario:
un classico torneo del XIX secolo alle porte del 2000. Tra i tanti dilettanti
che amavano il gioco ma non andavano mai oltre Grgona
dell'Espresso (o era Panorama?) ed una partitella ogni tanto tra le
protette mura domestiche, c'era Salvatore Casolino,
il quale, lungi dal desiderare di iscriversi al torneo, anche alle condizioni
suddette e seppur bravo per quell'anacronistica comitiva, ebbe il riflesso
di informarne Francesco Falcolini, che del Birillo
Caffè non conosceva neppure l'esistenza e dovette strabiliare incredulo quando
seppe l'esorbitante numero degli iscritti.
Il torneo "formula Potalivo", come si può immaginare, si arenò prima del giro
di boa e Falcolini (che aveva una certa cultura in fatto di scacchi per aver
letto tutti i testi facilmente reperibili che non riguardassero teoria delle
aperture, finali ed altre … amenità tecniche) che conosceva, almeno in teoria,
come si organizza un torneo, riformulò il tabellone. Gli iscritti furono 12
ed in cinque turni, col sistema italo-svizzero, il torneo poté concludersi
laureando primo vincitore di un torneo termolese il 20enne Umberto
De Gregorio. Secondo arrivò Falcolini e
terzo Clemente Di Meo, detto Dino.
Era l'inverno '90-'91.
Falcolini
non lasciò che l'occasione sfuggisse. Il modulo d'affiliazione utilizzato
fu lo stesso inviato dalla federazione cinque anni prima. Sulla lista della
prima affiliazione apparivano: Potalivo, De Gregorio, Michele
Colavita, Antonio Chimisso, Di Meo, Sergio Severo,
Falcolini, Giuseppe Barone, Massimo Borghese, Paride
Irace, Nunzio Petrillo, Ragni e Pietropaolo, tutti esordienti, molti
di questi iscritti forzosamente! La data riportata è il 14
Maggio 1991 .
Anche Antonio Chimisso era appassionato della storia degli scacchi e, in barba
a tutte le proposte di chiamare il circolo con i "Fischer" o con definizioni
amene, impose, assieme a Falcolini, il nome dell'austriaco, così ingiustamente
bistrattato dagli storici, dalle raccolte di partite d'altri tempi, dagli
elenchi di grandi personaggi del mondo degli scacchi. In Scacchi di Paolo
Bagnoli ad esempio, tra la grande quantità di partite proposte, il nostro
appare sporadicamente, e costantemente battuto! Citiamo Bagnoli perché in
Scacchi riesce veramente a ricordarsi di un po' tutto e di un po' di tutti.
E dire che Schelechter è stato, al pari di Smislov per esempio, co-campione
del mondo, e nientemeno con l'immortale Lasker!
La battaglia contro questo nome è cominciata da subito nell'associazione.
Ad ogni assemblea è stata la stessa, ed in qualunque occasione. Per la verità
era difficile indicare ad estranei il nome dell' associazione, peraltro restando
noi stessi perpetuamente dubbiosi sulla trascrizione esatta, ci si chiedeva
il perché di tante difficoltà per un personaggio che probabilmente non ha
altro circolo dedicato neppure nella sua Austria.
Schlechter
è stato un antieroe,
e al contempo ha avuto il destino di un bohemien. La sua più grande qualità
era il gusto estremo, quasi orientale, che imprimeva al suo comportamento
sportivo.
Il
momento era fortunato, Termoli colse la rinascita
dello scacchiamo regionale, con i circoli di Campobasso
(che aveva una storia e dei giocatori di livello magistrale) e Toro
(con un importante gruppo di giovanissimi). Il Circolo scacchistico termolese
si prese carico di organizzare tornei in rapida successione e presto si creò
un circuito al quale contribuivano i tre circoli, partecipandovi regolarmente
coi loro componenti.
Non era facile organizzare tornei di federazione con poche risorse e con una
pletora di giocatori inclassificati. Fu semplice invece entrare nel circuito
U.I.S.P. Il primo torneo (Termoli 15.06.91) aveva cadenza ad un ora. Poi si
razionalizzò portando il tempo di riflessione a 2x45'. Si fissarono tre appuntamenti
termolesi che per gli otto anni che seguirono furono il punto fermo dell'attività
organizzativa: Il semilampo internazionale ('91
e '92 videro in scena l'active chess a 30') e la "festa
degli scacchi", un'intera giornata dedicata con un torneo lampo la
mattina e, nella piazza centrale (piazza Vittorio Veneto), gioco
libero il pomeriggio e la "simultanea in piazza"
la sera. Nel biennio '93-'94 le cose cambiarono. Toro chiuse battenti (1994),
Campobasso organizzò per due anni un ricco semilampo ad ottobre che nel '96
sarebbe diventato il Festival che ancora abbiamo. I campobassani cominciarono
a disertare sistematicamente i tornei organizzati a Termoli, in compenso questi
venivano onorati della presenza di abruzzesi e foggiani e grazie all'attività
torneistica termolese, cominciarono anch'essi a ritessere le fila e a riorganizzarsi.
Assai di rado comunque i giocatori di qualità del Molise, dell'Abruzzo e della
Capitanata si ritrovarono assieme negli zonali U.I.S.P. organizzati a Termoli.
Fu goliardica, nel '92, la partecipazione del Termoli alla Coppa
Italia, preambolo al neonato Campionato italiano a squadre che doveva
tenersi l'anno successivo. Il sorteggio a sistema svizzero aveva destinato
il Termoli, squadra n° 125 sulle 128 della lista, all'incontro con la M.C.
Microcomputer di Roma. Su terza e quarta scacchiera romana giocavano Corvi
e Bellia. Il primo sudò sette camicie con Di Meo, consultandosi più di una
volta coi compagni. Il secondo concluse con una patta contro Falcolini e rimase
male quando seppe la categoria di questo: esordiente, come i suoi tre compagni.
Il "bello" è che la spedizione, di ritorno, passò per il pronto soccorso,
causa intossicazione, dal momento che l'auto che li aveva accompagnati a Roma
perdeva gas all'interno dell'abitacolo. Non esisteva ancora l'antidoping.
Intanto manifesti in città e attività serrata avevano dato, in via definitiva,
il polso della "sete di scacchi" a Termoli: deludente. I tesserati C.S.T.,
dai tredici "d'urgenza" dell'anno d'esordio, passarono ai 31 nel '92 e i 29
nel '93. Questi però erano semplicemente tutti i nomi che la dirigenza conosceva,
non certo iscritti, ne giocatori in attività. Dei 25 - 30 partecipanti ad
ogni torneo organizzato, appena una mezza dozzina erano autoctoni.
La
risposta di Termoli città al lavoro del primo biennio fu dunque decisamente
scoraggiante. Pochissimi i giocatori coinvolti e la conferma che Termoli non
avesse nessuna tradizione: neppure per sbaglio s'è mai visto un giocatore
di scacchi che avesse già un passato agonistico.
La risposta a questi problemi venne da sola e scaturì dai molti tornei U.I.S.P.
organizzati nel primo biennio. Tre scacchisti foggiani che li avevano frequentati,
in assenza di un circolo a Foggia, si iscrissero con il C.S. Termoli per partecipare
al primo C.I.S. (1993). Erano Pasquale Del Nobile
(1N), Romeo Di Carlo (allora 2N) ed Eugenio
Capuano (CM).
Eugenio si presentò al suo primo torneo a Termoli ed in quello come nei successivi
sbaragliò sistematicamente i giocatori più forti che li frequentavano in quel
periodo. Gli unici con i quali doveva mettere un qualche impegno erano D'Angelo
di Pescara e Damiano di Campobasso. Aveva 16 anni ed era il numero sette della
graduatoria nazionale sino ai 21 anni!
Nel '93 il Termoli iscrisse due squadre al C.I.S., la seconda, con Potalivo,
Bottega, Grimaldi, Baldassarre ed altri, battè al primo turno la prima squadra,
con Capuano, Di Carlo, Del Nobile, Pietropaolo, Falcolini, Di Meo etc. per
poi perdere tutte le altre partite e retrocedere. I tre moschettieri foggiani,
dopo aver perso con un ignobile 0-4 a Teramo contro la Teramana e di misura
contro L'Alfiere, sconfisse Barbacane (Toro) e si presentò, senza la quarta
scacchiera, a Campobasso con due soli punti. Pareggiò 2 a 2, non permettendo
al Campobasso di promuovere e salvando il campionato. Il Termoli così si trovò
una squadra in B2 grazie a tre giocatori di foggia.
Quell'anno Capuano giocò la simultanea in piazza al posto di Serra, e la ripeté
quasi tutti gli anni successivi. Del Nobile e Di Carlo ricostituirono il circolo
di Foggia, ma Eugenio restò con il Termoli e, sebbene nel biennio '94-'95
non giocò affatto a scacchi per concentrarsi sugli studi, sarebbe stata una
scelta che avrebbe dato all'A.S.Termoli modo di forzare lo sviluppo degli
scacchi sul territorio nonostante i pochi elementi disponibili.
Il
Birillo aveva chiuso, ma in quegli anni uno dei soci, Paride Irace, aprì un
altro locale, il Marconi, che sarebbe diventato il locale più in della città.
Era frequentato da una moltitudine di tipi umani che, per tipologie, si dava
appuntamento in diverse fasce orarie.
Quando il locale apriva, alle cinque del pomeriggio, cominciavano a farsi
vedere gli scacchisti e ci restavano sino all'ora di cena. Naturalmente Paride
sedeva ai tavoli con gli altri e difficilmente se ne scollava, mentre Roberto
(il socio), immune da tabagismo e scaccofobia si occupava dei tavoli.
L'A.S.T. non ha praticamente mai avuto una sua sede ed il Marconi non ha vestito
un ruolo sostitutivo in questo senso, ma era tuttavia un luogo dove ci si
divertiva a spingere legname, e tanto poteva bastare. Lì ha avuto sfogo quella
sindrome del dilettante ch'è tipica dello scacchiamo termolese: infinite partite
tra due contendenti con tempo di riflessione a 10', sfottò, angolisti, chi
perde esce e così via. Un aspetto degli scacchi che non ha avuto molti punti
in contatto con la strada percorsa dall'A.S.T., ma il locale ha reso meno
astratta l'attività agonistica, organizzativa, didattica, dell'associazione,
ed è tutt'ora un luogo dov'è possibile organizzare semilampo per il gaudio
dei dilettanti, che si sono così incrociati con tutte le realtà associative,
ivi compresi i ragazzi sotto i sedici anni ai quali i "marconisti" hanno potuto
fare da nave scuola. Al Marconi, tra l'altro, si organizza il torneo lampo
annuale.
Nel
1996 i soci tesserati erano 23. Di nomi da riempimento ce ne erano pochi,
e questo indicava un assestamento intorno ai venti giocatori attivi, dei quali
cinque non erano residenti a Termoli. La vera anomalia era un'altra: scorrendo
la lista si leggeva un candidato maestro (Eugenio Capuano) e ventidue inclassificati!
Eugenio in quell'anno é tornato a giocare e, naturalmente, per lui giocare
significa partecipare a tornei tipo festival, e alcuni hanno cominciato a
seguirlo.
Nel torneo di Campobasso incontrarono Sergio Cetkovic, di nazionalità montenegrina
e della forza di un buon CM. Gli fu proposto di fare parte della nostra squadra
e lui accettò.
L'A.S.T. iscrisse al C.I.S. '97, serie C, una squadra interessante: Il capitano
Capuano, Cetkovic, le prime due terze nazionali che l'associazione poteva
vantare (!) e i soliti esordienti, in decima Ruggiero Serra (CM) che, con
Cetko ed Eugenio, dovevano costituire il nucleo storico della squadra che
avrebbe scalato, di serie in serie, fino alla promozione del 2001.
Nel girone c'erano tutte squadre concorrenti rispettabili, ma una, il Cappelle
sul Tavo, quell'anno annoverava il maestro internazionale Gimi Cuka, con D'angelo
in seconda, Spada in terza e Civitareale (1N) in quarta. Le altre squadre,
una dopo l'altra, furono battute tutte fino ad arrivare alla trasferta dell'ultimo
turno contro Cappelle sul Tavo, a punteggio pieno entrambe, ma con un gap
non indifferente di punti individuali: il Cappelle ne aveva fatto il pieno.
Cetkovic era in Montenegro e non aveva navi per arrivare. Serra non era disponibile.
Falcolini e Di Meo erano per il "che ci andiamo a fare", così chiamarono Capuano
e riferirono, ma capitan Capuano profferì: "La scacchiera è rotonda". Il ruotino
di scorta era Bottega, e partirono: un giovane candidato e tre esordienti
contro un IM, un maestro, un candidato ed una prima.
Eugenio conosceva bene il gioco di D'Angelo e Spada ed in auto dettò le prime
dieci, dodici mosse per assestarsi contro i rispettivi impianti a Di Meo e
Falcolini, Bottega … all'avventura. Falcolini (forte solo di un pretestuoso
tatticismo) disse ch'era pronto a sacrificare trenta pezzi per ottenere un
perpetuo.
Arrivarono alla sede di gioco dove c'era un'aria di pre-festa, anzi, di pre-celebrazione,
fotografo compreso. Poi cominciarono le partite. D'angelo aveva fatto molto
tardi la sera e quando vide formarsi sulla scacchiera quell'irritante posizione
alla Capuano propose patta, Di Meo non se lo fece ripetere. Eugenio aveva
voltato le spalle a tutti e fece la sua partita. Impiegò venticinque mosse
per battere il costernato Cuka. Falcolini mantenne la promessa: patta forzata
per perpetuo, ma fuggì via quando si trattava di attendere la conclusione
dell'infinibile match Civitareale - Bottega che si protrasse per un tempo
infinibile. Si concluse con una patta anche questa partita (Bottega disse
che non aveva mai avuto dubbi, ma ai suoi compagni fece venire l'ulcera) ed
il Termoli, sovvertendo per la prima volta un pronostico all'apparenza scontato,
vinse partita e campionato. Questa promozione, oltre a dimostrare che ad una
vittoria scontata non si uniforma una sconfitta scontata, ha aperto un'era
nuova per l'A.S.T.
Sul
primo statuto del C.S.T. era scritto a chiare lettere che, scopo fondamentale
dell' associazione, era quello di accogliere leve nuove e giovani appassionati.
Una società scacchistica può nascere per molti motivi, certamente il principale
è il desiderio di giocare e di avere il materiale, le strutture, e la compagnia
adatte. L'A.S.Termoli è nata soprattutto sotto la spinta di dilettanti che
in ultima analisi potevano tranquillamente acquistarsi qualche scacchiera
ed appoggiarsi ad un localino, con proprietario disponibile, organizzando
di tanto in tanto un torneo interno. Ma chi, più di altri, volle fondare l'associazione,
aveva sofferto della irritante combinazione tra passione d'adolescente per
il gioco e assenza di strutture e di materiale umano. Era quindi scontato
che il sodalizio nascesse per assecondare la passione dei più giovani.
Detto così pare semplice. La verità è che a Termoli gli scacchi non esistevano
(a dire il vero non solo quelli), ed è stato necessario rimboccarsi le maniche
e crearne la presenza dal niente. Questo è stato fatto, ma senza un progetto
specifico, perché l'attesa iniziale era di veder sbucare appassionati d'ogni
risma ed età che solo attendessero l'occasione, attesa ch'è poi diventata
una temperata speranza che a sua volta ha lasciato il posto all'adattamento
ai fatti, crudi, ma soprattutto nudi. Del resto, anche avendo le idee chiare
sin dall'inizio, molto di più forse non si poteva fare. Era necessario del
tempo per creare le basi. L'istituzione comunale e le scuole (le uniche utili
per ottenere le strutture e l'aiuto necessario ad essere attivi nel territorio
con i ragazzi) sono state, in quei primi cinque anni, sorde.
Il 1997, oltre ad essere l'anno della promozione in serie B e dei primi soci
classificatisi, è soprattutto l'anno in cui si rompe il ghiaccio e diventa
possibile organizzare un corso per ragazzi. È un corso di alfabetizzazione
tenuto ad una decina di ragazzi delle scuole medie. Il luogo è la ludoteca
comunale e se ne occuperà, a titolo gratuito, il prof. Pietropaolo con la
collaborazione di Maiellaro, insegnante anch'egli, di Falcolini e Di Meo.
L'anno successivo il corso fu riorganizzato, sempre alla Ludoteca, ma al momento
di richiamare i ragazzi del '97 per proporgli un corso di perfezionamento,
dovemmo imparare la prima regola di chi organizza un corso, che una volta
concluso è necessario dare subito una continuità agonistica.
Quindi si ricominciò da zero (non proprio, l'esperienza didattica e il contatto
con l'istituzione avevano di per se un valore) e questa volta si iscrissero
una ventina di giovani marmotte, bambini dell'elementari, dai sei anni ai
dieci. L'esperienza fu estremamente positiva ed i ragazzi poterono poi giocare
in diversi tornei durante tutta la stagione estiva.
La programmazione dell'A.S.T. '99-2000 prevedeva una scaletta di priorità
a forma piramidale il cui vertice erano i corsi ai giovanissimi. Pronti ed
in forma per il nuovo ciclo, gli istruttori si riproposero all'assessore di
turno per rinnovare gratuitamente il corso base, affiancato dal corso di secondo
livello per i giovani scacchisti del '98, ma in quell'anno i locali della
ludoteca furono ristrutturati per ospitare i disabili ed il nuovo "Centro
educativo" si spostò. I lavori per i nuovi locali, che sarebbero dovuti terminare
in capo ad un paio di mesi, si conclusero con la fine del ciclo scolastico!
Difficile ed imbarazzante fu spiegarlo ai genitori dei bambini interessati.
I progetti preparati con cura e presentati ai Circoli didattici ed alle scuole
medie furono tutti accolti con grande favore, ma non se ne fece niente.
Nel duemila si è fatto centro! Gli istruttori hanno miracolosamente recuperato
uno sparuto gruppetto del corso di due anni prima (Falcolini), insegnando
parallelamente ad un nuovo piccolo gruppo di nuovi bambini (Pietropaolo).
Maiellaro ha fatto approvare nella scuola media dove insegnava (Serracapriola
FG) un progetto che ha (letteralmente) coinvolto 30 ragazzini il cui istruttore
è stato Grimaldi, con l'apporto di due insegnanti di ruolo (uno dei quali
lo stesso Maiellaro). Infine lo stesso Capuano assieme a Grimaldi si è "scorticato"
nove classi del primo biennio dell'ITIS di Termoli, per un totale di 198 ragazzi!
Corso di sole otto lezioni al quale è seguito un secondo di perfezionamento
per 6 di questi (!) ed infine la lunga preparazione alle finali nazionali
di Sciacca in Sicilia, con protagonisti due ragazzi del corso di perfezionamento
e due dell'ITIS. Quindi il campionato regionale organizzato in un albergo
di Termoli e le finali nazionali.
Uno di questi ragazzi, Luca De Gaetano, oggi
quattordicenne, campione regionale U16 e 40° alle finali nazionali (il suo
gruppo aveva 98 partecipanti) ora è seconda nazionale, ed è stato prima scacchiera
nella squadra juniores (ma ci sono, ovviamente, anche gli adulti) che ha partecipato
al campionato di serie C.
Siamo dunque ad un primo risultato, ma è tutto da re-inventare e niente di
ciò che è stato fatto è consolidato: Gli operatori della nuova Ludoteca comunale
non trovano conveniente dividere l'unico ambiente appartato, ch'è poi adibito
a laboratorio. L'ITIS questo anno ha organizzato solo un torneo scolastico.
La media di Serracapriola non si è degnata di stendere un rapportino firmato
sul successo didattico del corso. Per paura della concorrenza è stato detto.
Parte del materiale dell'A.S.T. circolato tra le scuole si è deteriorato e
qualcosa si é perduto. Speriamo non sia lo stesso per il materiale umano!
Dal
'97 in poi la squadra è stata la realtà più trainante dell'A.S.T.
Nel '98, con l'inserimento di Dragan Savovic,
il Termoli ha condotto la classifica sino all'ultima giornata, per poi farsi
scavalcare dal Vernole (il fatto è che dietro ai quattro giocatori di livello
magistrale non c'era consistenza tecnica).
L'anno successivo furono tesserati Sergio Leveque, Stefano
Ferri ed il MF Brajovic. Antonio Petruccioli
chiese di fare parte dell'A.S.T., ma ritirò l'impegno in ottobre. Brajovic
ottennuto il visto … non s'è visto. Ferri preferì tenersi a disposizione del
Chieti. La squadra era corta, ma c'era dell'altro: problemi personali e la
guerra nei Balcani che rendeva nervoso "Cetko". Il campionato si mise
subito male e nell'incontro con il Campobasso, Falcolini in quarta trovò il
modo di perdere la partita con un pezzo di vantaggio. Poi il Campobasso non
si presentò ad un incontro e si fece penalizzare di un punto. Il Termoli poté
salvarsi.
Dai resti della squadra del '99 si è ricostruita, con due soli innesti di
valore, una squadra degna di questo nome: Nel duemila erano tesserati i maestri
Elmar Ausmins ed Eugenio
Capuano, i CM Vincenzo Capone, Cetkovic,
Ferri e Serra, con
Leveque (1N) in settima. Non c'erano più iscritti
dilettanti. Era un gruppo misto di esperienza ed entusiasmo giovanile, in
parte gruppo consolidato ed in parte nuova linfa.
Falcolini dal '98 si è occupato specificamente della prima squadra, curando
i contatti con quotidiani, radio e televisioni locali e contribuendo economicamente.
Nel duemila ha dato alla squadra il nome del franchising con cui lavora.
Nel C.I.S. 2000 Vincenzo Capone è stato protagonista di cinque magnifiche
partite. Gli altri non sono stati da meno: la Buffetti Business Termoli ha
promosso di slancio in A2.
E veniamo ai giorni nostri. La squadra si è arricchita di altri due amici,
giovanissimi. Corrado Sabia ha sostituito degnamente
Vincenzino Capone (che è tornato a giocare per lo Stabia), affiancato dal
vice campione U18 Vincenzo Iafelice. A metà campionato
è entrato a far parte del team il fortissimo maestro Duilio
Collutiis e la squadra ha preso il volo: ha vinto il girone (anche
con un po' di fortuna) con un turno di anticipo, arrivando allo spareggio
durissimo contro il Versilia di Efimov, Caposciutti e Corvi, unita, motivata
e leggera. La formazione che ha giocato contro il Versilia era costituita
da Ausmins, Capuano, Sabia e Collutiis. Collutiis ha saputo vincere con rapidità
e precisione. Ausmins non ha dato chance al campione d'Italia Efimov. Eugenio
e Corrado hanno concluso vittoriosamente, firmando cavallerescamente il ½
punto con i loro avversari.
Ed il Termoli è approdato in A1!
La squadra è molto più che un veicolo di pubblicità per gli scacchi termolesi.
I maestri che ne fanno parte sono di sprone ai dilettanti per migliorarsi
tecnicamente ed avere una mentalità più agonistica (Termoli ha ora 10 classificati,
prima squadra a parte), si sono tenuti, grazie alla loro presenza e disponibilità,
corsi di perfezionamento per gli adulti e per i ragazzi. Se questo non fosse
sufficiente, tutta la politica organizzativa dell'associazione ne ha giovamento,
imprimendogli una prospettiva di natura più sportiva.
È certo che gli scacchi a Termoli (e in Molise) hanno vissuto una stagione
di grande visibilità grazie alla Squadra termolese, presenti come sono stati
nelle pagine sportive dei quotidiani regionali (inserti
de IL TEMPO, IL GIORNALE ed IL MESSAGGERO), radio e televisioni, con un servizio
a promozione acquisita su RAI 3 regione.
Ci sono ancora molte anomalie in questa associazione, priva ancora di una, anche minima, sede, priva di giocatori di media forza e senza un torneo degno di questo nome, semilampo a parte. Queste due ultime sono senza dubbio legate. Ha un sapore astratto un festival internazionale che non abbia un suo "territorio" scacchistico, ma può definirsi un problema relativo anche questo, se, come ci si augura, si riesce a cogliere la palla al balzo e ottenere quegli aiuti e quei finanziamenti che permettano all'A.S.T. di crescere ancora.