Cenni
storici
Le origini storiche di
Pellaro non sono state ancora accertate; la più antica testimonianza della
presenza dell’uomo risale al periodo eneolitico (XIX sec. a.C., età del
rame) e trattasi di un piccolo frammento di vaso in argilla. Nell’età greca,
Pellaro faceva parte di una grande contrada, chiamata Leucopetra. La sua
vasta insenatura accolse flotte navali anche molto numerose, giustificando
l’esistenza di un porto, il porto Bàlaro, da cui qualche studioso ha fatto
derivare il nome di Pellaro. Quest’ultimo toponimo è menzionato per la prima
volta in un documento del 1067.
Le incursioni dei Saraceni
costrinsero la popolazione a rifugiarsi sulle colline e soprattutto a Motta
San Giovanni, del quale Comune fece parte fino al 1834, ad eccezione di
qualche breve parentesi di autonomia amministrativa. Da quell’anno, assieme
alle nuove contrade di Lazzaro e San Gregorio, divenne Comune autonomo e
tale rimase fino al 1927, anno che segnò la sua annessione alla Grande
Reggio.
Distrutto quasi
completamente dal tremendo terremoto-maremoto del 1908, Pellaro venne
ricostruito con moderne strutture.
Attività
produttive, servizi, presenze culturali
Nel territorio non
esistono complessi industriali di una certa consistenza. L’attività
industriale si limita allo stabilimento di imbottigliamento della
“Coca-Cola” a Bocale, la fabbrica del “Limoncello” a Occhio di Pellaro, il
Consorzio del Bergamotto a San Gregorio e ad altre piccole aziende a
conduzione familiare che trasformano i prodotti dell’attività agricola
locale. Il tentativo di insediare nella zona industriale di San Gregorio
alcune fabbriche tessili, dopo qualche anno di attività, è miseramente
fallito e gli operai, per la stragrande maggioranza, sono in cassa
integrazione e vengono utilizzati nei lavori socialmente utili.
Nelle zone
periferiche si pratica, anche se in modo sempre più sporadico, la
coltivazione delle viti, degli ulivi e degli agrumi, in particolare del
bergamotto, per il quale è in corso una discreta rivalutazione, dopo
l’approvazione del Parlamento del marchio D.O.C.
Anche il
“famoso” vino di Pellaro, noto per la sua robustezza, la sua armonicità e
gradazione (14°/18°), dopo un periodo di intenso sfruttamento e
valorizzazione grazie all’emanazione di una legge regionale che istituiva le
zone D.O.C., è rientrato nei confini di una produzione appena sufficiente
per il fabbisogno familiare.
Un ulteriore
tentativo di sviluppo economico è rappresentato dalla creazione di qualche
azienda agrituristica con l’intento di coniugare l’agricoltura e il turismo.
Nonostante la presenza di risorse naturali di notevole pregio, come le acque
non inquinate del mare, le amene spiagge ed il suggestivo paesaggio dello
Stretto con la visione dell’Etna, poche sono state le iniziative atte a
valorizzare tali risorse.
La pesca,
attività svolta in passato in modo intensivo in quanto fonte di
sostentamento per numerose famiglie, è quasi completamente abbandonata o
praticata solo a livello amatoriale.
Qualsiasi
iniziativa privata di sviluppo si scontra, purtroppo, inevitabilmente con la
mancanza di progettazione degli Enti Locali e con la presenza soffocante di
organizzazioni mafiose che, nel territorio di Pellaro, sono abbastanza
agguerrite.
Il settore
terziario è particolarmente sviluppato a Pellaro centro, dove si è
verificato un notevole incremento di attività commerciali di diverso genere.
Funzionano, inoltre, agenzie di servizi, tre banche, un ufficio postale,
uffici comunali.
Sono presenti
nel territorio scuole materne, elementari e medie e una sede dell’ASL.
Tutte le
frazioni del territorio, collegate da una rete stradale in discrete
condizioni, sono raggiungibili con i mezzi pubblici, ad eccezione della
frazione di Paterriti, posta in zona collinare e servita da una stradina
stretta e in diversi tratti pericolosa. La superstrada ionica, che spacca il
territorio di Pellaro in due zone (la costiera e la collinare), agevola i
collegamenti, pur non nascondendo insidie pericolose dovute alla forte
velocità. La zona costiera è servita anche dalla rete ferroviaria.
Nel
territorio sono presenti le seguenti risorse ricreative e sportive:
-
Circolo del Tennis a Bocale 1° (privato)
-
Palestra polivalente a Pellaro (comunale)
-
Campo di calcio a Pellaro (comunale)
-
Palestre a Pellaro (private)
-
Maneggi a San Giovanni e a Mortara (privati)
-
Centro per l’accoglienza degli extracomunitari “Regina Pacis”
nell’omonima Parrocchia a San Leo
-
CE.RE.SO. - Centro di Recupero Sociale per tossicodipendenti a San
Gregorio (Diocesi di Reggio).
Le
presenze culturali sono molteplici e variegate:
-
Il Gruppo Archeologico Pellarese
-
Il Parco-Museo della Civiltà contadina, con annesso centro di
documentazione, a San Giovanni-Quattronari, che organizza diverse iniziative
culturali, tra le quali La “Mostra di disegno per bambini” e Il Premio di
giornalismo “Luigi Malafarina”
-
La Piccola Compagnia Teatro di Pellaro
-
Il Gruppo folkloristico “I Peddaroti”
-
Le associazioni cattoliche presenti in quasi tutte le frazioni (A.C.R.,
A.C.I.)
-
L’Associazione artistico-culturale “LUNA GIALLA"
-
L’AVIS e l’AIDO a Pellaro
-
La scuola di danza a Pellaro (Jazz Ballet) e a Bocale (Saranno
Famosi)
-
L’Associazione “Carmelo Alampi” a Pellaro
-
Il Centro per gli Anziani a Pellaro.
Si nota la mancanza di biblioteche pubbliche nel territorio e
quella quasi assoluta di centri aggregativi nelle piccole frazioni,
specialmente dell’entroterra. Di recente è stato costruito a Pellaro il
“Centro civico”, sede della XV Circoscrizione, con annessa biblioteca. Nei
centri costieri, nonostante la cospicua presenza delle associazioni sopra
elencate, se si eccettua qualche incontro a carattere parrocchiale, si
riscontra una notevole difficoltà di realizzare momenti di aggregazioni
duraturi e coinvolgenti, specialmente per i giovani a causa di una
insufficiente educazione fondata sui principi della convivenza democratica,
obiettivo questo che la scuola, da anni, con l’apporto delle famiglie e
delle associazioni presenti, sta tentando di sviluppare nei ragazzi.
Inoltre, la mancanza di un supporto adeguato da parte degli Enti Locali
influisce in modo negativo sull’attività e sulla sopravvivenza stessa delle
suddette associazioni.
La
dimensione sociale del territorio e i segni del disagio giovanile
La realtà
sociale di Pellaro, pur in presenza di fatti positivi innegabili, è
caratterizzata da problemi complessi. Tra i più importanti è da segnalare la
condizione giovanile, sulla quale ricadono tutte le contraddizioni del tempo
che viviamo:
a)
– disoccupazione
b)
– crisi di valori
c)
– situazioni di disgregazione familiare
d)
– problematiche collegate alla diffusione della droga
e)
– sfiducia nelle istituzioni
f)
– illegalità diffusa
g)
– difficoltà nell’integrazione sociale degli extracomunitari
h)
– mancanza di concrete prospettive
i)
– insufficiente educazione allo spirito collaborativo.
In
particolare, nel territorio di Pellaro si registra una subdola
proliferazione della micro e macro criminalità. Fenomeno riconducibile ad un
complesso intreccio di malesseri che affonda le sue radici non solo nella
crescente disoccupazione, ma anche nella indiscriminata ricerca di
affermazione. La mancanza di lavoro o un lavoro poco remunerativo e
gratificante genera disagio, frustrazione, condizioni che non favoriscono di
certo l’armonia della famiglia. Ne agevolano piuttosto le disgregazioni con
il conseguente instaurarsi, nei figli, di sentimenti di sofferenza,
insicurezza, sentimenti alimentati da una società sempre più confusa, che
non offre prospettive.
Smarrimento e
senso di sfiducia sono infatti i sentimenti che contraddistinguono i nostri
ragazzi, i nostri giovani che, nella migliore delle ipotesi, trascorrono il
loro tempo frequentando una scuola che li motiva poco o bighellonando per il
quartiere alla ricerca di surrogati alle loro aspirazioni.
È facile, con
queste premesse, il rischio delle devianze (criminalità, droghe, alcool),
fenomeni che infatti registrano una costante tendenza all’espansione
soprattutto in questo territorio. Si tratta sempre di una minoranza, che
incide, però, profondamente sul tessuto sociale di Pellaro.
Un territorio, ancora, che offre
limitati e poco produttivi momenti di relazionalità e quasi inesistenti
spazi per l’impiego gratificante e costruttivo del tempo libero.
Per
ultimo, ma non per importanza, il territorio di Pellaro deve fare i conti
con una massiccia presenza di immigrati, per cui, di anno in anno, si
assiste ad un notevole incremento di alunni stranieri nel nostro contesto
scolastico, che richiede un costante impegno per la loro integrazione, in
modo che possano interagire, con pari opportunità, nella comunità più grande
nella quale sono inseriti.
Svantaggio, disagio, insuccesso scolastico e comunicazione
interpersonale
Nella
realtà del Circolo di Pellaro l’abbandono e l’evasione all’obbligo
scolastico sono minimi, dovuti più che altro alla numerosa presenza di
alunni stranieri che sfuggono, per la loro peculiare condizione di “nomadi”
del lavoro, a qualsiasi controllo.
Esiste, però, il disagio educativo
che non discende tanto dalla incapacità di apprendere, quanto dal contesto
comunicativo e relazionale che si instaura all’interno della classe. È vero
che il rendimento scolastico è largamente influenzato da fattori
socio-economico-culturali esterni alla scuola. I bambini svantaggiati
provengono da ambienti deprivati sia economicamente che culturalmente e
giungono a scuola con visibili e condizionanti carenze, in particolare nello
sviluppo del linguaggio e delle conoscenze. Se a tutto ciò si aggiunge la
difficoltà di comunicazione, di relazionalità o una didattica rigida,
formalistica, non personalizzata, il bambino svantaggiato entra in una
spirale che ne accresce il disagio, ne accentua il disadattamento ed apre le
porte all’insuccesso scolastico.
Lo svantaggio
socio-culturale costituisce, così, una condizione di grave rischio che
determina – quando non viene risolto positivamente – situazioni di
marginalità sociale, che non devono necessariamente sfociare nell’abbandono,
nell’evasione o nella dispersione scolastica. Esiste un disagio, a nostro
parere, ancor più grave causato dalla mancanza di comunicazione tra docente
ed allievo. Quando il flusso comunicativo da dialogo diventa monologo e le
informazioni viaggiano in senso univoco, si accrescono divari e carenze
individuali. E il ragazzo maschera
questo disagio con atteggiamenti diversificati che vanno dall’aggressività
all’irrequietezza o, quel che è peggio, alla forma passiva e rinunciataria.
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