|
Noi
militanti rivoluzionari dell'organizzazione combattente Azione rivoluzionaria ci
rivolgiamo a tutti i compagni partecipanti al convegno di Bologna sulla
repressione per precisare alcune cose in merito alle recenti azioni da noi
realizzate a Torino, azioni che sono state strumentalizzate in modo meschino
dalla stampa di regime e dalla stampa reggicoda. La prima cosa da chiarire è la
funzione delatrice svolta dal giornale "Lotta continua" che si trova
in mano a una banda di profittatori della buona fede rivoluzionaria di diversi
compagni, i quali credono ancora nella funzione del loro giornale. Le accuse che
questo fogliastro ci ha rivolto bastano a qualificare da sole tutta la politica
conservatrice che il gruppo dirigente dell'organizzazione Lotta continua intende
perseguire sulla testa dei compagni, fregandosene di tutte le indicazioni di
lotta che vengono dal movimento. L'averci chiamati "fascisti" perché
abbiamo dato la lezione che meritava a un servo del Pci[2], e perché abbiamo
attaccato il più grosso giornale del padronato industriale[3], non può più
consentire dubbi sulla direzione che Lotta continua intende dare al movimento.
Il secondo punto che vogliamo indicare è che noi militanti combattenti di
Azione rivoluzionaria siamo qui, accanto a voi, per partecipare al convegno
sulla repressione perché non ci consideriamo un <<partito militare>>
avulso dalle lotte reali di massa e dai momenti comunitari di chiarificazione.
Per questo motivo rigettiamo ogni tentativo -da qualsiasi parte venga -di farci
passare per un'altra versione dei partiti combattenti che di fatto, oggi,
agiscono nella realtà rivoluzionaria italiana e internazionale. Il nostro scopo
è quello di realizzare una struttura combattente il più possibile aperta verso
la base, che consenta la massiccia partecipazione degli sfruttati, degli
emarginati, dei non garantiti e di tutti coloro che vogliono attaccare il
padronato e i suoi servitori, senza che a filtrare questa base ci sia un partito
militare che assuma la direzione delle lotte. Questo il nostro concetto di lotta
armata. Semplice e non demagogico. Oggi la lotta armata non è solo progetto, ma
una realtà che viene portata avanti da centinaia e migliaia di compagni, una
realtà che nessun servo del Pci o di Lotta continua potrà mai mistificare.
Abbiamo attaccato il Pci, contro cui tanti rivoluzionari a parole rivolgono
delle critiche brucianti, chiamandolo fonte tra le principali della reazione.
Solo apparentemente questo può sembrare un ardito salto qualitativo. In pratica
non abbiamo fatto altro che realizzare quello che tanti compagni teorizzano. Il
futuro delle lotte sarà sempre più diretto a chiarire sia il ruolo della
reazione dei cosiddetti partiti della sinistra, sia il ruolo, non meno
reazionario, di quanti, vestendosi da rivoluzionari, intendono cavalcare la
tigre dell'autorganizzazione della lotta armata degli sfruttati.
[2]
Il riferimento è a Nino Ferrero,giornalista del quotidiano dell'<<Unità>>,ferito
da Azione rivoluzionaria il 18 settembre 1977
[3]
Il riferimento è all'attentato con ordigno esplosivo contro la sede del
quotidiano <<La Stampa>>.Questa azione e quella riferita alla nota
[2] s'inseriscono in una campagna nazionale contro <<le tecniche di
manipolazione finalizzate al consenso>> messe in atto dai grandi media.
|
|