Mi aspettavo che il gruppo si dividesse in altri piccoli gruppi relativi alle specifiche questioni che riguardavano: 

La Globalizzazione,  la Tecnologia, la Guerra, il nuovo ordine mondiale, i Conflitti, il razzismo, la Distruzione dell'Ambiente, le Biotecnologie.

 

  
Fondamentale che la riuscita dei gruppi di studio sia stata legata a questo grado di "intellettualità" e di conoscenza. Attraverso i quattro gruppi è stato possibile osservare l'applicazione pratica della condivisione dei "saperi delle donne". Saperi che spesso si trasformano in considerazioni più intime e personali di come si viva la realtà. spesso dura e dolorosa, della Storia.                   

 

Forse mi aspettavo risposte al mio domandare e per questo avevo in mente una idea di organizzazione. Ma evidentemente le compagne avevano una grande voglia di vedersi e parlarsi.  Nel terzo gruppo dunque erano presenti Imma Barbarossa, Laura Cima, Elena Del Grosso ed Elisabetta Donini. Ognuna di loro ha portato la propria esperienza relativa al settore in cui si occupano. Così Imma ha parlato della guerra e della esperienza della fondazione Luxemburg; Elisabetta Donini ha riportato l'esperienza toccante e profonda delle Donne in Nero; Elena Del Grosso, igienista e scienziata, ha parlato  del pericolo che la globalizzazione porta contro le biodiversità mettendo in evidenza il pericolo dell'applicazione dei brevetti su sperimentazioni e scoperte scientifiche, come per esempio la mappatura del Genoma; Laura Cima, esponente ambientalista del Verdi, riprendendo un tema caro a Vandana Shiva ha parlato delle biodiversità e della salvaguardia della ricchezza e della varietà delle specie animali e vegetali. Il fatto strano, almeno per me, era che ogni compagna che parlava riportava l'argomento che più le stava a cuore senza una continuità con quello che magari aveva appena detto la compagna precedente. 

 

 

Le diversità spesso non evidenziano soluzioni che rischierebbero altrimenti forzature. Le diversità hanno tempi ed ascolti più lunghi.  Il tempo del fare però è tiranno ed alla compagna che lamentava come non si parlasse in maniera esaustiva e significativa di razzismo in realtà il gruppo non ha saputo dare una risposta soddisfacente.  Neanche alla compagna Maria Teresa che proveniva da un'area di guerra dell'Africa parlare di guerra è sembrato sufficiente. 

Ma l'intervento della compagna kurda  Muysser Gunes ha avuto un impatto di drammaticità e ricchezza formidabile.  La compagna proviene dal dolore e sa quanto le parole dette nel dolore abbiano importanza e significati diversi da quelle dette nella serenità e nella  quiete.  Ha parlato della sua esperienza di donna che vive in prima persona il dramma del suo popoli e di madre che ha perduto recentemente un figlio per la guerra contro la Turchia. Ha raccontato dell'iniziativa di creare un organismo che accomunando il dolore della madri turche e kurde possa non solo fermare la guerra, ma costituire i presupposti per un dialogo che porti alla pratica della pace.

*Il giorno dopo la compagna ha ripetuto il suo accorato e drammatico appello davanti all'assemblea generale. Ancora non sapeva di aver perduto in una imboscata dei soldati turchi, l'altra figlio che come il primo combatteva per la libertà ed i diritti del popolo kurdo. (fonte: Stefano Galieni di PRC e giornalista di Rivista)

Ad un certo punto è arrivata anche Luisa Morgantini che da anni condivide il dolore e la lotta delle donne di Palestina. É stato un momento emozionantissimo l'abbraccio tra le due compagne.

 

 

      

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