Dedicata a Simone

Quattordici e trenta, si parte tra poco,
inizia la sfida ma è solo un gioco.
Folla ai cancelli e spalti gremiti
per un gioco antico con moderni miti.
Tripudio di cori, bandiere e vessilli,
s'odono assordanti di tromba gli squilli;

e s'intravede lontano nel sottopassaggio
il divin codino del divin Baggio.
Un dubbio mi assale, ma no sono certo!
E' lui! E' il mio idolo! E' proprio Roberto!

Sfiora il terreno, incrocia le dita,
si segna di croce per la partita.
Di sole o di luna fulgido raggio
illumina il gioco, infonde coraggio;
incita la squadra alla viva contesa vibrano i cuori,
fremente è l'attesa.

Ma mentre folleggia l'erede di Achille
c'è chi non gioca e non fa faville;
chi tutto chiude con un salto nel vuoto,
chi con un colpo sparato nel cuore.
Edo e Diba non sono in partita,
traditi dal calcio hanno detto no alla vita.

Ma mentre folleggia l'erede di Achille
gira armato un grosso imbecille;
affonda la lama, ignora la partita,
vince l'infame e si perde una vita.

Ma mentre folleggia l'erede di Achille
c'è chi rallenta e non va più a mille;
non salti gioiosi né corse sulle ali
ma lunghe degenze in tanti ospedali;
maledetto destino che bara in partita,
prima lo illude poi gli nega la vita.

Ma mentre folleggia l'erede di Achille
l'orrido branco fa fuoco e faville;
affronta la sorte l'audace tritone,
accorre in aiuto e paga pegno d'amore;
lontano è l'eco della partita
quando il dio Vulcano spegne la vita.

Ma mentre folleggia l'erede di Achille
scoppiano bombe e fanno scintille;
c'è una battaglia non una partita
qui si combatte per salvare la vita.

                                  Emilio Terlizzi

Pagina precedente                              Pagina Successiva