L'icona di S. Michele Arcangelo
L'icona è la Parola che si fa colore: quello che ascoltiamo nelle scritture può essere contemplato sublimando la realtà che ci
circonda.
Quando è stata commissionata l'icona per la chiesa di S. Michele degli Scalzi, cominciò un percorso di meditazione del mistero che
andava poi dipinto. Dall'approfondimento, che ha coinvolto anche il parroco, per questo co-autore dell'opera, è emersa l'intenzione
di rappresentare l'Arcangelo come simbolo della grande lotta tra bene e male, vita e morte.
Entriamo nei contenuti di questa icona.
- Le montagne sono il luogo privilegiato per l'incontro tra l'umano e il divino, in quanto esprimono il desiderio dell'uomo che sale verso il cielo e la benevolenza di Dio che scende verso la terra; come tutta la creazione anch'esse partecipano del mistero che si compie e si mostrano scosse da un mistico terremoto.
- Il mare nell'iconografia rappresenta un elemento negativo, la morte, in quanto in esso l'uomo non può vivere, e nella rappresentazione è abitato da demoni e mostri. Nella storia della salvezza però comincia ad assumere un messaggio positivo nel passaggio del Mar Rosso: a morire è il nemico di Israele, mentre per il popolo di Dio le acque sono vita e liberazione. Nel Battesimo infine muore la morte stessa e nasce la vita nuova.
Così, nell'icona, il demonio che abitava le acque, troverà nello stesso elemento la sua eterna prigione.
- Il serpente che esce dalla grotta nera della morte si presenta multicolore, capace di attirare il gusto sensuale dell'uomo come il frutto dell'eden. Tutto in lui è menzogna e il messo di Dio lo colpisce proprio nella lingua, fonte di tanti inganni, perché se il diavolo non è più in grado di mentire, la sua pericolosità è nulla.
- L'Arcangelo è in vesti liturgiche perché la vera guerra fra il bene e il male la viviamo ogni volta che si celebra la S. Messa, dove tutto si compie e Satana viene sconfitto dalla fede della chiesa e dalla misericordia potente di Dio.
- La lancia è una croce leggerissima e sottile impugnata con delicatezza, perché non c'è bisogno né di forza né di fatica nella lotta contro il male, in quanto l'energia di cui c'è bisogno è tutta contenuta nel preziosissimo sangue versato da Cristo.
- La bilancia ci ricorda un ruolo affidato dalla tradizione a S. Michele: quello di essere colui che dopo aver soppesato l'anima del credente, la guida fino all'incontro con Dio.
Come ogni icona, anche questa è stata realizzata secondo le antiche regole fissate dai concili ecumenici dei primi secoli che prevedono, come strumento fondamentale e irrinunciabile, la preghiera, non solo quella dell'iconografo, ma ancor più della comunità alla quale l'icona viene offerta.
Il prof. Trebbi Andrea, laureato in teologia dogmatica presso lo studio accademico bolognese, ha appreso le regole dell'iconografia presso il monastero di Monte Sole, dove vive la "piccola comunità dell'Annunziata" fondata da D. Dossetti.
Dopo aver realizzato alcuni grandi lavori nella diocesi di Bologna, da sette anni risiede nella provincia di Pisa e ha eseguito alcune opere per la diocesi di Pisa, fra le quali ricordiamo:
- Otto icone che illuminano la cappella del carcere D. Bosco, dove in questi giorni si sta tenendo un corso d'iconografia, promosso dall'istituto N. Stenone, che porterà alcuni carcerati alla conoscenza di questa particolare arte.
- Cinque opere per la chiesa di S. Francesco, dove sono state eseguite copie della pala del Berlinghieri con S. Francesco e scene della vita, della Madonna in Trono del Cimabue (l'originale è al Louvre) e la pala di Giotto rappresentante le stigmate di S. Francesco. Infine due opere che sovrastano le porte laterali rappresentanti: la prima, S. Francesco che predica a Pisa, la seconda, i due beati pisano Alberto e Agnello che portarono la ricchezza della spiritualità francescana in Inghilterra.
- Tre icone sono stae realizzate per la cappella della Misericordia di Montecalvoli, dono di una famiglia particolarmente sensibile al fascino di quest'arte.
Altre sono in progetto e, se Dio vuole, coloreranno la prehgiera e la fede della nostra Diocesi.
Queste note ci sono state lasciate dall'Autore, prof. Trebbi.
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