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"Nuvole contro la guerra"
parte 2
Contro il rumore assordante
delle armi che si preparano a sparare non possiamo fare nulla, solo coprire
frastuono con la musica.
Che queste parole siano come NUVOLE di pace nel cielo della guerra.
(STEFANO, 28/12/2002)
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John Lennon Give Peace a Chance
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Joan Baez Last Night I Had the Strangest Dream
tratte da
http://www.angelamolteni.it |
La scorsa notte ho fatto il sogno più strano, Last Night I Had the Strangest Dream è una canzone sintomatica della Joan Baez anni Sessanta: artisticamente legata al repertorio folk tradizionale, dal quale attinge brani che reinventa e reinterpreta con la sua straordinaria intensità canora e strumentale; politicamente votata alla causa antimilitarista, nonviolenta e pacifista, al punto da informarne buona parte del proprio repertorio. Dichiarerà lei stessa, in proposito: “A un certo punto avevo raggiunto il successo, la popolarità; ma ero come ossessionata da un breve saggio pacifista che avevo scritto all’età di quattordici anni... Così sentivo che dovevo e potevo fare qualcosa di più, nella mia vita, invece che limitarmi a cantare... Ero in grado di guadagnare una montagna di dollari, ma soprattutto ero anche in grado di parlare a una marea di persone... Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine sono riuscita a coniugare il mio successo artistico con il mio impegno sociale...”. |
Bob
Dylan Masters of War Come you masters of war
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Avanti, maestri della guerra
Voi che costruite tutti i cannoni Voi che costruite i letali aerei Voi che costruite le grandi bombe Voi che vi nascondete dietro muri Voi che vi nascondete dietro scrivanie Voglio soltanto che sappiate Che posso vedere attraverso le vostre maschere. Non avete mai fatto niente Ma costruito per la distruzione Voi giocate col mio mondo Come fosse un vostro giocattolino Mi mettete in mano un fucile E vi nascondete al mio sguardo E vi girate e ve la battete Quando volano i proiettili. Voi mettete il colpo in canna Perché gli altri sparino Poi vi fate indietro e osservate Mentre il conto dei morti aumenta Vi nascondete nei vostri palazzi Mentre il sangue dei giovani fluisce dai loro corpi E sprofonda nel fango. L’antimilitarismo dylaniano in Masters of War si appunta
soprattutto sul noto assunto che storicamente ha sempre mosso i “Signori
della Guerra”: “Armiamoci e partite...” - i potenti preparano
e dichiarano le guerre, e “i ragazzi” le devono combattere col
loro sangue, sacrificandovi le proprie innocenti esistenze. Masters
of War si traduce in una lunga invettiva, veemente e diretta
come una denuncia-arringa, al tempo di un ritmo cantilenante e
ipnotico sottolineato da un’armonica graffiante e ficcante
come una lama. Mai, prima di allora, dalla ribalta pop si era ascoltata
una ballata di denuncia così esplicitamente polemica. .
Ci sono state voci di guerra e guerre avvenute |
Dire Straits Brothers in Arms These mist covered mountains Are a home now for me But my home is the lowlands And always will be Some day you’ll return To your valleys and your farms And you’ll no longer burn To be brothers in arms. Through these fields of destruction Baptism‘s of fire I’ve watched all your suffering As the battle raged higher And though they did hurt me so bad In the fear and alarm You did not desert me My brothers in arms. (...) Now the sun‘s gone to hell And the moon‘s riding high Let me bid you farewell Every man has to die But it’s written in the starlight And every line on your palm We’re fools to make war on Our brothers in arms. (…) |
Queste montagne coperte di nebbia
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Pink Floyd Waiting for the Worms (...) Walk on by Sitting in a bunker here behind my wall In perfect isolation here behind my wall Waiting for the worms to come Waiting to cut up the deadwood Waiting to clean up the city Waiting to follow the worms Waiting to put on a black shirt Waiting to weed out the weaklings Waiting to smash in their windows (…) Waiting to follow the worms Waiting to turn on the showers And fire the ovens Waiting for the queers and coons And the Reds and the Jews Waiting to follow the worms Would you like to see Britannia Rule again, my friend? (…) |
Passeggio Seduto in un bunker, qui, dietro il mio muro Aspetto che arrivino i vermi In perfetto isolamento, qui, dietro il mio muro Aspetto di abbattere i “rami secchi” Aspetto di ripulire la città Aspetto di seguire i vermi Aspetto di indossare una camicia nera Aspetto di sterminare i deboli Aspetto di frantumare le loro finestre (...) Aspetto di seguire i vermi Aspetto di aprire le docce E accendere i forni Aspetto le checche e i negri E i Rossi e gli Ebrei Aspetto di seguire i vermi Ti piacerebbe vedere la Britannia Dominare ancora, amico mio? (...) La canzone (dall’album The Wall) introduce un simbolo, i vermi, immagine repellentemente viva del totalitarismo guerrafondaio e della sua azione subdola e sistematicamente distruttiva. L’allegoria concettuale di Waters (l’autore, bassista dei Pink Floyd) sembra ormai arrivata a compimento: l’alienazione porta alla chiusura, la chiusura conduce alla solitudine, e quest’ultima alla decomposizione; la decomposizione, infine, è l’anticamera del guerrafondaio fascismo (fascismo = morte), con i suoi immondi vermi, famelici e brulicanti. Questo è ciò che accade al di qua del muro; a questo porta la presenza opprimente del proprio personale muro. Waters arriva a conferire al suo lavoro una dimensione propriamente “politica”, partendo semplicemente dalla disamina di un’alienazione individuale, in più parti descritta semplicemente come un disagio esistenziale. Senza facili slogan, Waters arriva alla conclusione con progressione consequenziale, e la conclusione è sempre e solo una: la violenza, la guerra, la morte, con trasparenti richiami storici al nazismo e all’imperialismo colonizzatore.
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