Solegemello-il sito
"Nuvole contro la guerra" parte 2

Questa pagina  verrà riempita CON TESTI DI CANZONI FAMOSE O POESIE DEDICATE ALLA PACE E AL RIFIUTO DELLA GUERRA (SPECIE SE ASSURDA E PRETESTUOSA COME QUELLA IMMINENTE!!) AIUTATEMI A SCOVARNE IL PIU' POSSIBILE IL RISULTATO SARA' QUI PUBBLICATO. OPPURE INVIAMI UN TUO COMPONIMENTO ORIGINALE. (SCRIVETEMI!).

Contro il rumore assordante delle armi che si preparano a sparare non possiamo fare nulla, solo coprire frastuono con la musica.
Che queste parole siano come NUVOLE di pace nel cielo della guerra. (STEFANO, 28/12/2002)


vai a "NUVOLE" PARTE 1

vai a "NUVOLE" PARTE 3

Happy Xmas (War is over)John Lennon


So this is Xmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun
And so this is Xmas
I hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young

A very Merry Xmas
And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear

And so this is Xmas
For weak and for strong
For rich and the poor ones
The world is so wrong
And so happy Xmas
For black and for white
For yellow and red ones
Let's stop all the fight

A very Merry Xmas
And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear

And so this is Xmas
And what have we done
Another year over
A new one just begun
And so happy Xmas
We hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young

A very Merry Xmas
And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear
War is over, if you want it
War is over now

Felice Natale (la guerra è finita)

Così questo è il Natale
E ciò che hai fatto
Un altro anno è finito
Ed uno nuovo ne è appena incominciato
E così questo è il Natale
Spero che vi divertirete
Il vicino ed il caro
Il vecchio ed il giovane


Un buon Natale
E un felice anno nuovo
Speriamo che sia un buon anno
Senza alcuna paura

E così questo è il Natale
Per il debole e per il forte
Per il ricco e per il povero
La guerra è così lunga
E quindi buon Natale
Per il bianco e per il nero
Per il giallo e per il rosso
Fermiamo tutte le guerre

Un buon Natale
E un felice anno nuovo
Speriamo che sia un buon anno
Senza alcuna paura

E così questo è il Natale
E ciò che abbiamo fatto
Un altro anno è finito
Ed uno nuovo ne è appena incominciato
E quindi buon Natale
Speriamo che vi divertirete
Il vicino ed il caro
Il vecchio ed il giovane

Un buon Natale
E un felice anno nuovo
Speriamo che sia un buon anno
Senza alcuna paura
La guerra è finita, se tu lo vuoi
La guerra è finita adesso

.


VISITA LA GALLERIA FOTOGRAFICA
Giornata mondiale contro la guerra
15 Febbraio 2003 le foto di  Roma





John Lennon
Give Peace a Chance


(…) Everybody’s talking about
Ministers, Sinisters,
Banisters and Canisters.
Bishops and Fishops.
Rabbis and Popeyes
Bye bye bye byes
All we are saying
Is give peace a chance
All we are saying
Is give peace a chance
C’mon
Let me tell you now
Oh, let’s stick to it
All we are saying
Is give peace a chance.»
Everybody’s talking about
Revolution, Evolution
Mastication, Flagellation,
Reguations, Integrations,
Meditations, United Nations,
Congratulations
All we are saying
Is give peace a chance
All we are saying
Is give peace a chance
Let me tell you now
Oh, let’s stick to it
All we are saying
Is give peace a chance (...)



Tutti stanno parlando di
Ministri, Sinistri,
Ringhiere e Mitragliere,
Vescovi e Pescherie,
Rabbini e Bracci-di-Ferro,
Arrivederci, arrivederci.
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace
Avanti
Ora lasciate che vi dica
Oh, attaccatevi a essa
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace.
Tutti stanno parlando di
Rivoluzione, Evoluzione,
Masticazione, Flagellazione,
Regolazioni, Integrazioni,
Meditazioni, Nazioni Unite,
Congratulazioni.
Tutto ciò che stiamo dicendo
E date una possibilità alla pace
Tutto ciò che stiamo dicendo
E date una possibilità alla pace
Ora lasciate che vi dica
Oh, attaccatevi a essa
Tutto ciò che stiamo dicendo
È date una possibilità alla pace (...)


tratte da http://www.angelamolteni.it
Le sconclusionate e casuali “premesse” al ritornellosono tutte giocate su una surrealtà sarcastica,
e lo stesso ritornelo diviene una cantilenanteinvocazione da nenia orientaleggiante ma è proprio la concettualità sloganistica che farà la fortuna di questo brano, tanto privo di intrinseco valore letterario
e musicale quanto così efficacemente corale, orecchiabile, reiterato come una filastrocca.

 

 

Joan Baez
Last Night I Had the Strangest Dream


Last night I had the strangest dream,
I ever had before,
I dreamed the world had all agreed,
To put an end to war.
I dreamed there was a mighty room,
And the room wasfilled with meti,
And the paper they were signing
Said they neverfight again.
And when the paper was all signed,
And a million copies made,
They all joined hands and circled ‘round,.
And grateful prayers were made.
And the people on the streets below
Were dancing ‘round and ‘round,
With swords and guns and uniforms
All scattered on the ground. (…)

tratte da http://www.angelamolteni.it

 

La scorsa notte ho fatto il sogno più strano,
Il più strano che abbia mai fatto,
Ho sognato che il mondo intero si era accordato
Per farla finita con la guerra.
Ho sognato che c’era una stanza imponente,
E la stanza era zeppa di persone.
E le carte che stavano firmando
Dicevano che non avrebbero più combattuto.
E quando tutte le carte erano state firmate,
E ne erano state fatte un milione di copie,
Tutti loro si erano presi per mano e avevano fatto un girotondo,
E si erano fatte preghiere di gratitudine.
E la gente laggiù nelle strade
Stava danzando tutt’intorno,
Con spade e pistole e uniformi
Tutte sparpagliate per terra. (...)

Last Night I Had the Strangest Dream è una canzone sintomatica della Joan Baez anni Sessanta: artisticamente legata al repertorio folk tradizionale, dal quale attinge brani che reinventa e reinterpreta con la sua straordinaria intensità canora e strumentale; politicamente votata alla causa antimilitarista, nonviolenta e pacifista, al punto da informarne buona parte del proprio repertorio. Dichiarerà lei stessa, in proposito: “A un certo punto avevo raggiunto il successo, la popolarità; ma ero come ossessionata da un breve saggio pacifista che avevo scritto all’età di quattordici anni... Così sentivo che dovevo e potevo fare qualcosa di più, nella mia vita, invece che limitarmi a cantare... Ero in grado di guadagnare una montagna di dollari, ma soprattutto ero anche in grado di parlare a una marea di persone... Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine sono riuscita a coniugare il mio successo artistico con il mio impegno sociale...”.

 

 


Bob Dylan
Masters of War

Come you masters of war
You that build all the guns
You that build the death planes
You that build the big bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your masks.
You that never done nothin’
But build to destroy
You play with my world
Like it’s your little toy
You put a gun in my hand
And you hide from my eyes
And you turn and run farther
When the fast bullets fly.
You fasten the triggers
For the others to fire
Then you set back and watch
When the death count gets higher
You hide in your mansion
As young people’s blood
Flows out of their bodies
And is buried in the mud.(…)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Bob Dylan
Let Me Die in My Footsteps


(...) There’s been rumours of war and wars that have been
The meaning of life has been lost in the wind
And some people thinkin’ that the end is close by
‘Stead of learnin’ to live they are learning to die. (...)
I don’t know if I’m smart but I think I can see
When someone is pullin’ the wool over me
And if this war comes and death‘s all around
Let me die on this land ‘fore I die underground. (...)
There’s always been people that have io cause fear
They’ve been talking of the war now for many long years
I have read all their statements and I’ve not said a word
But now Lawd God, let my poor voice be heard. (...)
If I had rubies and riches and crowns
I’d be buy the whole world and change things around
I’d throw all the guns and the tanks in the sea
For they are mistakes of a past history.
Let me die in myfootsteps
Before I go down under the ground (…)
(

Avanti, maestri della guerra
Voi che costruite tutti i cannoni
Voi che costruite i letali aerei
Voi che costruite le grandi bombe
Voi che vi nascondete dietro muri
Voi che vi nascondete dietro scrivanie
Voglio soltanto che sappiate
Che posso vedere attraverso le vostre maschere.
Non avete mai fatto niente
Ma costruito per la distruzione
Voi giocate col mio mondo
Come fosse un vostro giocattolino
Mi mettete in mano un fucile
E vi nascondete al mio sguardo
E vi girate e ve la battete
Quando volano i proiettili.
Voi mettete il colpo in canna
Perché gli altri sparino
Poi vi fate indietro e osservate
Mentre il conto dei morti aumenta
Vi nascondete nei vostri palazzi
Mentre il sangue dei giovani
fluisce dai loro corpi
E sprofonda nel fango.

L’antimilitarismo dylaniano in Masters of War si appunta soprattutto sul noto assunto che storicamente ha sempre mosso i “Signori della Guerra”: “Armiamoci e partite...” - i potenti preparano e dichiarano le guerre, e “i ragazzi” le devono combattere col loro sangue, sacrificandovi le proprie innocenti esistenze. Masters of War si traduce in una lunga invettiva, veemente e diretta come una denuncia-arringa, al tempo di un ritmo cantilenante e ipnotico sottolineato da un’armonica graffiante e ficcante come una lama. Mai, prima di allora, dalla ribalta pop si era ascoltata una ballata di denuncia così esplicitamente polemica.
Per attaccare frontalmente i “Signori della Guerra”, il menestrello Dylan si fa rabbioso accusatore, abbandonando qualunque forma di allegorico lirismo, qualunque tipo di introspezione, e scrive e canta un testo in grado di contrapporsi agli atroci soprusi guerrafondai del potere.
tratte da
http://www.angelamolteni.it

.

 

Ci sono state voci di guerra e guerre avvenute
Il senso della vita è stato perso nel vento
E alcune persone pensano che la fine sia prossima
Invece di imparare a vivere stanno imparando a morire. (...)
Non so se sono intelligente ma penso di capire
Quando qualcuno mi sta imbrogliando
E se viene questa guerra e la morte è tutt’attorno
Lasciatemi morire su questa terra prima di morire sottoterra. (...)
Ci sono sempre state persone che dovevano provocare la paura
Ci stanno parlando di guerra da molti anni ormai
Ho letto tutte le loro dichiarazioni e non ho mai detto una parola
Ma adesso, Santo Dio, lascia che la mia povera voce venga ascoltata. (...)
Se avessi gioielli, ricchezze e corone
Comprerei il mondo intero e cambierei tutte le cose
Getterei in mare tutti i cannoni e i carri armati
Perché sono errori di una storia passata.
Lasciatemi morire sui miei passi
Prima che io finisca sottoterra. (...)

In Let Me Die in My Footsteps l’assunto antimilitarista è affrontato da Dylan a partire da una originale, suggestiva intuizione prospettica: una significativa invocazione — “Lasciatemi morire sui miei passi” — che è anche e soprattutto una invocazione alla vita (efficacemente tratteggiata nelle due strofe finali del brano), una vita che presuppone certo la morte, ma quale “naturalità” essa stessa minacciata nel suo armonico divenire dal militarismo e dalla corsa agli armamenti, cioè per mano di chi vive la propria esistenza preparando la morte di altri esseri umani, la distruzione della natura, e dello stesso futuro del pianeta.
tratte da
http://www.angelamolteni.it

 

Dire Straits
Brothers in Arms


These mist covered mountains
Are a home now for me
But my home is the lowlands
And always will be
Some day you’ll return
To your valleys and your farms
And you’ll no longer burn
To be brothers in arms.
Through these fields of destruction
Baptism‘s of fire
I’ve watched all your suffering
As the battle raged higher
And though they did hurt me so bad
In the fear and alarm
You did not desert me
My brothers in arms. (...)
Now the sun‘s gone to hell
And the moon‘s riding high
Let me bid you farewell
Every man has to die
But it’s written in the starlight
And every line on your palm
We’re fools to make war on
Our brothers in arms. (…)


Queste montagne coperte di nebbia
Ora per me sono una casa
Ma la mia casa sono le pianure
E sarà sempre così
Un certo giorno si tornerà
Alle proprie valli e alle proprie fattorie
E non si brucerà più
Nell’essere fratelli in armi.
Attraverso queste lande di distruzione
Battesimo del fuoco
Ho osservato tutte le vostre sofferenze
Mentre la battaglia infuriava
E anche se mi ferissero gravemente
Nella paura e nello spavento
Non mi farai abbandonare
I miei fratelli in armi. (...)
Ora il sole se n’è andato all’inferno
E la luna si sta levando alta
Lascia che ti dica addio
Ogni uomo deve morire
Ma sta scritto nelle stelle
E in ogni linea del tuo palmo
Che siamo pazzi a fare la guerra
Ai nostri fratelli in armi. (...)

Il testo di Brothers in Arms è in sostanza una riflessione, un ennesimo, estremo grido d’allarme per i destini dell’Umanità - di un’umanità che non sa trovare una autentica fratellanza in grado di fronteggiare la caducità dell’esistenza, e sembra più votata a perseguire distruzione e morte piuttosto che costruzione e vita.


tratte da
http://www.angelamolteni.it

 

 


Pink Floyd
Waiting for the Worms


(...) Walk on by
Sitting in a bunker here behind my wall
In perfect isolation here behind my wall
Waiting for the worms to come
Waiting to cut up the deadwood
Waiting to clean up the city
Waiting to follow the worms
Waiting to put on a black shirt
Waiting to weed out the weaklings
Waiting to smash in their windows (…)
Waiting to follow the worms
Waiting to turn on the showers
And fire the ovens
Waiting for the queers and coons
And the Reds and the Jews
Waiting to follow the worms
Would you like to see Britannia
Rule again, my friend? (…)








Passeggio
Seduto in un bunker, qui, dietro il mio muro
Aspetto che arrivino i vermi
In perfetto isolamento, qui, dietro il mio muro
Aspetto di abbattere i “rami secchi”
Aspetto di ripulire la città
Aspetto di seguire i vermi
Aspetto di indossare una camicia nera
Aspetto di sterminare i deboli
Aspetto di frantumare le loro finestre (...)
Aspetto di seguire i vermi
Aspetto di aprire le docce
E accendere i forni
Aspetto le checche e i negri
E i Rossi e gli Ebrei
Aspetto di seguire i vermi
Ti piacerebbe vedere la Britannia
Dominare ancora, amico mio? (...)


La canzone (dall’album The Wall) introduce un simbolo, i vermi, immagine repellentemente viva del totalitarismo guerrafondaio e della sua azione subdola e sistematicamente distruttiva. L’allegoria concettuale di Waters (l’autore, bassista dei Pink Floyd) sembra ormai arrivata a compimento: l’alienazione porta alla chiusura, la chiusura conduce alla solitudine, e quest’ultima alla decomposizione; la decomposizione, infine, è l’anticamera del guerrafondaio fascismo (fascismo = morte), con i suoi immondi vermi, famelici e brulicanti. Questo è ciò che accade al di qua del muro; a questo porta la presenza opprimente del proprio personale muro. Waters arriva a conferire al suo lavoro una dimensione propriamente “politica”, partendo semplicemente dalla disamina di un’alienazione individuale, in più parti descritta semplicemente come un disagio esistenziale. Senza facili slogan, Waters arriva alla conclusione con progressione consequenziale, e la conclusione è sempre e solo una: la violenza, la guerra, la morte, con trasparenti richiami storici al nazismo e all’imperialismo colonizzatore.


tratte da
http://www.angelamolteni.it


vai a NUVOLE PARTE 1


vai a "NUVOLE" PARTE 3