“Lo Stato, nel passaggio alla società senza Stato,

sarà una federazione di comunità democratiche rurali, nonviolente e decentralizzate.

Queste comunità si baseranno sulla  ‘semplicità, povertà e lentezza volontaria,

 cioè su un tempo di vita coscientemente rallentato, nel quale l’accento sarà posto sull’autoespressione,

attraverso un più ampio ritmo di vita, piuttosto che attraverso più

 veloci pulsazioni nell’avidità e di lucro”

M. K. Gandhi

SCUOLA DI SOLIDARIETA’ 2001-2002

Un altro mondo è possibile

Riflessioni, approfondimenti, prospettive sulla globalizzazione

 

Lunedì 3 dicembre 2001  - 3° incontro  

“ECONOMIA ALTERNATIVA IN UN MONDO GLOBALIZZATO”

intervento di Nanni Salio

Nelle società occidentali è in atto la tendenza dell’economia a invadere tutti gli spazi sociali traducendoli in termini monetari e in relazioni esclusivamente economiche. Ma quali rapporti esistono tra economia, ecologia ed etica? Così come si giustifica la guerra e la violenza sostenendo che l’uomo è per sua natura violento, si giustifica l’attuale economia sostenendo che l’uomo è per natura egoista. In entrambi i casi si sceglie l’ipotesi peggiore sull’uomo e si crea un meccanismo per cui la profezia stessa tende ad autorealizzarsi. C’è ancora spazio per l’economia del dono nel mondo di oggi? (Giovanni Salio in Elementi di Economia nonviolenta, 2001).

CHI È IL RELATORE

Nanni Salio - Ricercatore al dipartimento di Fisica Generale dell'Università di Torino. Presidente del Centro Studi Sereno Regis di Torino (www.arpnet.it/regis), ONLUS che promuove programmi di ricerca, educazione e azione sulle tematiche globali pace-ambiente-sviluppo. Inserito in reti di ricerca ed associazioni internazionali, il Centro Studi si pone la finalità di approfondire le tematiche inerenti alla difesa popolare nonviolenta, alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, ai modelli di sviluppo e alle scelte delle fonti energetiche.

Autore di numerosi saggi sui problemi ambientali, della nonviolenza e delle alternative nonviolente alla guerra e all'economia, Nanni Salio recentemente ha scritto: "Elementi di economia nonviolenta" - Quaderni di Azione Nonviolenta n.16, pubblicato dal Movimento Nonviolento, Verona. Collabora con la rete internazionale di ricercatori e operatori di pace Transcend (www.transcend.org) fondata dallo scienziato Johan Galtung per promuovere la trasformazione nonviolenta dei conflitti.

vedi anche La strategia non violenta


ECONOMIA FONDATA SULL'ETICA - L'intervento di Nanni Salio 

Piccole risposte a problemi planetari: con questo impegnativo programma Maria Teresa Caselle Galvagno ha introdotto I'interventodi Nanni Salio, che lunedì 3 dicembre ha parlato per quasi due ore di "economia alternativa" ai partecipanti al terzo incontro mensile della Scuola di solidarietà dedicata quest'anno alla globalizzazione.

"Per alternativa che tu sia, alla larga dall'economia": comincia con una battuta la lezione del prof. Salio, presidente del Centro studi Sereno Regis di Torino, che da anni promuove programmi di ricerca ed educazione su tematiche quali pace, ambiente e sviluppo. Una battuta del sociologo austriaco Ivan Illich per significare il peso e l'invadenza che l'economia ha acquistato nella nostra vita quotidiana, riuscendo nel tentativo di monetizzare tutto.

Economia "cattiva", dunque, governata da leggi che l'uomo comune conosce poco, comprende a fatica e di fronte alle quali si sente impotente? Per farci coraggio il prof. Salio parte da Gandhi, dalla sua pubblica confessione di "ignoranza" in materia economica e tuttavia dal coraggio e dalla tenacia con cui si affida alla sua "vocina interiore" che lo guida a delineare un'economia fondata su principi etici.

Ma prima di approfondire questi principi il prof. Salio offre un fotografia e fornisce un'interpretazione della realtà attuale: dal mito della globalizzazione e della new economy il cui obiettivo (più o meno dichiarato) consiste nell'applicazione del modello dominante su tutto il pianeta, con la promessa (rivelatasi poi falsa) che questo modello renderà i poveri meno poveri e sempre più vicini ai nostri standard di vita. Un punto nodale in questo scenario è rappresentato dal petrolio che risponde al 60-70% del nostro fabbisogno energetico ed è concentrato in 2-3 aree geografiche: il medioriente e I' Asia centrale. Guardacaso i luoghi più "caldi" del pianeta.

Il relatore ha illustrato tre ragioni per criticare questo modello di sviluppo: da un lato la crisi delle risorse non rinnovabili e l'impatto ambientale che esso produce: la grave ingiustizia sociale su scala mondiale (il cui vero significato, in termini di fame, e praticamente impossibile da comprendere per chi come noi vive nell'abbondanza). lnfine la constatazione che l'equivalenza più ricchi = più felici, appagati, soddisfatti, è falsa: lo dimostrano il crescente numero di persone (di ogni ceto) che per vincere il crescente disagio di vivere assumono sostanze; lo dimostrano l'ansia, lo stress e la competizione che sovente sfociano nella depressione.

Perché non scommettere, allora, sull'economia basata su principi etici? Un'economia tesa a soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e non qualsiasi bisogno (magari creato dalla pubblicità); il cui scopo non è accumulare beni che come insegna il vangelo e ricorda San Francesco, vengono da se. Meno ricchezza esteriore, quindi, meno cose, più frugalità, e più ricchi interiormente attraverso un percorso di autorealizzazione basato sull'importanza d,ella relazione con gli altri.

E la scelta tra due modi di vivere e per il prof. Salio la semplicità volontaria è senza dubbio "esteticamente più avanzata”, quella che consente di “essere più leggeri” e garantisce una minore "impronta ecologica" .

Il pensiero di Gandhi si basa su una serie di parole chiave:

a) self-reliance, cioè assenza di dipendenza dall'esterno per soddisfare i bisogni fondamentali. Puntare sulle risorse locali per procurarsi cibo, vestiario, farmaci essenziali, eliminando i "viaggi dei prodotti" da una parte all'altra del Paese che Nanni Salio definisce "semplice follia".

b) Lavoro per il pane, che si traduce nell'impiegare parte della giornata del lavoro manuale recuperando l'economia del dono contro l'economia che tende a monetizzare tutto (e su questo punto i Paesi poveri, dove l'economia del dono è ancora largamente diffusa, hanno molto da insegnarci).

c) Non possesso, non attaccamento, distacco dalle cose materiali: e qui Gandhi si rivela più sovversivo dei rivoluzionari quando afferma che "nessuno può rivendicare il possesso dei mezzi di produzione".

d) Amministrazione fiduciaria: poiché i mezzi di produzione appartengono alla collettività saranno affidati a qualcuno che li amministri sulla fiducia (che può essere ritirata).

e) Eguaglianza e non sfruttamento sono altri due punti di facile comprensione del pensiero gandhiano secondo il quale la società deve perseguire il benessere di tutti e non accontentarsi, come succede alla nostra, di essere la "società dei 2/3" (2/3 delle persone stanno bene, 1/3 sta ai margini).

Ma alla base di tutto sta la "forza della verità", lo stile con il quale si perseguono i fini: capovolgendo la mentalità corrente, Gandhi afferma che occorre prima stabilire i doveri dai quali discenderanno i diritti; sostiene che sono i mezzi a prefigurare i fini. Non basta un buon fine (eliminare il terrorismo, per fare un esempio attuale) per giustificare qualsiasi mezzo (la guerra); anche il mezzo deve essere buono se non si vuole vanificare il fine. È il succo della scelta nonviolenta, è il "no alla guerra" di questi giorni, ma è anche il "no" all'ambiguità di certe iniziative no global.

Dalla platea una domanda sull'"efficacia" della scelta nonviolenta (apparentemente scarsa) rispetto a quella del bombardamento sull' Afghanistan (apparentemente certa)? Il prof. Salio risponde con una domanda: da quanto tempo stiamo sperimentando I'(in)efficacia della violenza, della guerra?

di Susanna Agnese - Corriere di Saluzzo del 7 dicembre 2001


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