“La distinzione decisiva

non è più tra destra e sinistra,

 ma tra chi crede che la vita sia un bene

 con un valore intrinseco

e chi vede in essa un valore d’uso”

Jeremy Rifkin

SCUOLA DI SOLIDARIETA’ 2001-2002

Un altro mondo è possibile

Riflessioni, approfondimenti, prospettive sulla globalizzazione

 

   Scuola di Solidarietà – 6° incontro

Lunedì 4 MARZO 2002 ore 20,45

Saluzzo - Corso Piemonte 56  

 “GLOBALIZZAZIONE E RELAZIONE SOCIALE”  

intervento di Claudio Mondino

SALUZZO – Alla globalizzazione dell’economia corrisponde frammentarietà e disgregazione dei rapporti umani: è la constatazione dalla quale è partito don Claudio Mondino nell’incontro della Scuola di solidarietà svoltosi lunedì 4 marzo a Saluzzo, nell’ambito del ciclo “Un altro mondo è possibile” dedicato ad approfondire i vari aspetti della globalizzazione.

Tutto cominciò, secondo il sacerdote cuneese, esperto di problemi nord-sud, con la grande frattura causata dalla rivoluzione industriale  tra la sfera famigliare e la sfera produttiva: la famiglia patriarcale che si divide per andare a lavorare in fabbrica, primo passo di una profonda modifica della morale e dell’etica delle relazioni.

«In questo quadro gli Stati democratici hanno fatto da calmiere, recuperando gli “scarti” umani (disoccupati) prodotti dall’industrializzazione. Ma oggi le cose sono cambiate: ciò che noi chiamiamo globalizzazione ha rotto l’equilibrio precario del sistema. L’economia esce dall’ambito territoriale e la democrazia non ce la fa più a fare da calmiere. Ed ecco la piena emancipazione delle attività economiche dai vincoli morali». La conseguenza è che ad occuparsi delle nuove povertà sono la beneficenza privata ed il volontariato, come succede attualmente con la cooperazione internazionale alla quale, secondo le Nazioni unite, gli Stati dovrebbero destinare una percentuale dei propri bilanci ma che di fatto è bloccata da anni.

Insomma, si assiste al trionfo della competizione sulla solidarietà che era presente nell’economia tradizionale, alla conseguente rottura dei legami sociali perché ciò che conta è il denaro, il consumo: «Nella casa di una famiglia europea ci sono in media 10 mila oggetti: sapete quanto costano, non solo in termini economici, ma di tempo per tenerli in ordine?» ha osservato don Mondino. Lo slogan potrebbe essere quindi “meno oggetti, più relazioni, più tempo a disposizione”, magari per recuperare, come suggerisce il sociologo Ilvo Diamanti, il culto del bar, della piazza, che gli italiani hanno perso per rinchiudersi in casa, davanti alla tv e incontrare pochi amici ben selezionati.

I grandi ideali di crescita, miglioramento delle condizioni di vita, dell’istruzione che avevano caratterizzato il dopoguerra si sono persi per strada: «Si è confusa la crescita con l’”avere”, sviluppo con consumo e rendita e dalla ricerca del benessere si è passati alla ricerca del ben-avere. Ma ci sono ancora culture (in Burkina Faso, ad esempio) in cui sviluppo significa miglioramento delle relazioni. E da questo punto di vista chi è veramente sottosviluppato? noi o le popolazioni magari meno ricche di beni materiali ma più ricche di relazioni sociali?» In soldoni: siamo più ricchi, ma viviamo peggio?

Ma invece di dialogare e convivere con chi è diverso da noi, si afferma la tendenza a rifiutare la diversità, che fa paura, disturba e che perciò vogliamo assimilare o eliminare. «Non è sufficiente la tolleranza — ha detto don Mondino — che significa vivere accanto agli altri e presuppone una reciproca non interferenza e non esclude l’indifferenza. La solidarietà esige molto di più: non si traduce nel “fare la carità”, magari a distanza, sull’onda dell’emotività del momento, ma richiede apertura e curiosità reciproca, disponibilità al dialogo, ricerca di modi di vita che soddisfino le esigenze di tutti. Significa vedere nello straniero un compagno di strada, non un avversario».  E citando un teologo tedesco, Mondino ha sottolineato la necessità di far crescere una cultura della sensibilità, un’etica della convivialità, imparare ad avere occhi per gli altri, per i poveri e i diversi. «Invece di porre al centro la rendita, il commercio, perché non facciamo una lobby per i Paesi poveri, perché abbiano diritto di parola, per coniugare lo sviluppo economico con i diritti umani?».

s. a.

a proposito di "futuro corto" :  Ilvo Diamanti ha scritto...


SCUOLA DI SOLIDARETA’  
SEDE c/o Caritas Diocesana, c.so Piemonte 56, Saluzzo (CN)

TEL. 0175 46367  E-MAIL caritas@saluzzo.chiesacattolica.it


IL CORSO é organizzato dall’Osservatorio, gruppo promosso da Caritas e Centro missionario diocesano di Saluzzo, e prevede nove incontri da ottobre a giugno sul tema della globalizzazione.

Gli incontri, aperti al pubblico (è richiesto un contributo di iscrizione di L. 20.000 che dà diritto a ricevere le dispense con la trascrizione degli interventi), si terranno presso il salone della Curia Vescovile di Saluzzo, in corso Piemonte 56,  il primo lunedì di ogni mese alle ore 20,45.

Come si deduce dal programma si toccheranno numerosi aspetti della globalizzazione; gli esperti, alcuni dei quali si avvalgono di esperienze internazionali, sono qualificati nelle discipline oggetto delle serate.

“Un altro mondo è possibile” è il titolo dell’iniziativa, rivolta a ogni persona che vuole dare alla pace contenuti di solidarietà e giustizia.

INCONTRI GIA' SVOLTI

1° OTTOBRE: Globalizzazione e futuro del mondo; interventi di mons. Diego Bona e Massimo Toschi

5 NOVEMBRE: Globalizzazione e disuguaglianze; intervento di Renzo Dutto

3 DICEMBRE: Economia alternativa in un mondo globalizzato; intervento di Nanni Salio

7 GENNAIO: La pace in un mondo globalizzato, intervento di Enrico Peyretti

4 FEBBRAIO: Globalizzazione e immigrazione; intervento di Fredo Olivero

 

I PROSSIMI INCONTRI (ore 20,45 in corso Piemonte 56 a Saluzzo)

4 MARZO: Globalizzazione e relazione sociale; intervento di Claudio Mondino

8 APRILE: Globalizzazione e salute; intervento di Beppe Costa

6 MAGGIO: Globalizzazione e Europa; intervento di Franco Chittolina

SABATO 15 GIUGNO: Globalizzazione e politica; intervento di Raniero La Valle


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