Country:
Italy
Language:
Italian
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L'esperienza del conflitto è, di questi tempi, uno dei fattori di
maggior rilevanza nella nostra vita quotidiana relazionale.
L'iniziativa nasce dalla considerazione che il disagio e la sofferenza,
quando assumono un aspetto silenzioso o una totale rottura verso l'esterno,
non sono oggetto di intervento.
I rapporti personali possono subire dei condizionamenti a volte molto dolorosi
a causa degli scontri in cui quotidianamente ci si imbatte.
Il conflitto è difficilmente fronteggiabile con competenza e abilità
anche quando si cerca di risolverlo forzatamente poichè le parti
finiscono per trovarsi coinvolte in un circuito di incomiunicabilità
privo di vie di uscita.
L'impossibilità di trovare riferimenti normativi capaci di indicare
supporti ed interventi nel corso di situazioni conflittuali crea un ulteriore
malessere e grande insicurezza.
Le esperienza negative, soprattutto nei giovani, condizionano spesso il
percorso di crescita lasciando profondi segni nella personalità.
Talvolta si sentono soli davanti a situazioni che spesso sfuggono loro di
mano, dalla cui gestione escono oppressi da sensi di colpa e insoddisfatti.
Sull'esempio di quanto già accade nella maggior parte delle altre
città Europee, e in stretta collaborazione con le strutture degli
assessorati competenti dell'Ente Provincia e del Comune, si richiede dunque
uno spazio di facile accesso in cui l'esperienza del conflitto possa trovare
un "ascolto" competente ed un supporto per la ricerca delle soluzioni
possibili.
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Il diritto dell'uomo alla sicurezza non trova riscontro nella sua continua
e crescente insicurezza davanti ad episodi di prepotenza, violenza e soprusi.
Forze socio-economiche talvolta velate alimentano una parte della nostra
società il cui modello culturale è basato sulla conoscenza
finalizzata al raggiungimento del potere.
Si sa quanti grossi conflitti l'insaziabile sete di potere abbia creato
nel corso dei secoli.
Stiamo vivendo un periodo di profondi mutamenti: il disagio ed il malessere
si avverte fra i giovani e i non giovani in maniera oramai evidente. Le
reazioni di rabbia e prepotenza a certi stimoli esterni non sono nient'altro
che la manifestazione caotica delle emozioni che ciascuno di noi porta
dentro di sè: le aspettative vengono tradite, l'insoddisfazione
interessa l'aspetto umano e sociale e, soprattutto la dignità viene
spesso oltraggiata.
"Per rimediare a questa dituazione non basta aumentare il numero
dei magistrati, dei poliziotti, o degli operatori sociali. Stanno prendendo
forma nuove strutture intermediarie tra lo Stato e la società civile.
In questo sommovimento si sviluppa la mediazione verso un maggior pluralismo
dei sistemi socio-operativi" (Paolo Giulini).
Nell'ambito giuridico, in diverse città italiane -Bari-Milano -Torino-Trento-Foggia,
tra Enti Locali, Ministero di Grazia e Giustizia ed Uffici Giudiziari
minorili sono stati sviluppati cinque protocolli di intesa che definiscono
le basi di partenza della sperimentazione.
Nella stesura dei documenti sono riportati i principi fondamentali della
mediazione, intesa nell'ambito giuridico come nuova modalità di
intervento, passando dalla logica retributiva alla logica riparatoria
e, nell'ambito sociale, come nuovo orientamento esistenziale il cui fine
è la realizzazione della pace e del rispetto dei diritti umani.
La mediazione si sviluppò nel 1980 nell'America settentrionale
su base pragmatica e finalizzata alla negoziazione e alla realizzazione
dell'accordo tra le due parti confliggenti.
Essa è un'alternativa alla lotta per la vittoria -portatrice di
valori diversi- del dialogo diretto ed immediato fra le parti interessate
e delle libertà di scelte del proprio futuro. Stimola la comprensione
di sè e dell'altro senza scavare nel passato, evitando giudizi
da parte di terzi in quanto presuppone l'esistenza di molteplici verità.
Successivamente, la mediazione si svilupò nei paesi europei, soprattutto
in Francia dove si dà maggior enfasi al "recupero del linguaggio
emozionale nel rapporto relazionale". (Bonafè Schmit-Jacqueline
Morineau).
La mediazione, spoglia di tutti i suoi attributi, diventa una nuova filosofia
di vita, un nuovo modo di affrontare i problemi che quotidianamente si
presentano all'uomo e che questi difficilmente riesce a risolvere. In
questo essa è concepita attraverso la logica educativa dei sentimenti
e nasce dall'esigenza di voler dare al conflitto una dinamica ternaria.
Il mediatore, "il terzo uomo", le cui caratteristiche devono
essere la neutralità, l'indipendenza, e deve essere assolutamente
privo di potere decisionale, diventa " l'elemento di una mimesi che
alimenta nella sede del conflitto una comunicazione come premessa del
confronto con la diversità, e dunque della sua accettazione".
(Renè Girard).
Se spostiamo il discorso in ambito strettamente scolastico è statisticamente
rilevante e preoccupante il fatto che le situazioni conflittuali molto
spesso degenerino in forme di disagio, di dispersione scolastica e di
devianza ed investono gli alunni in età preadolescenziale ed adolescenziale.
Il mediatore non solo deve cercare di aiutare l'adolescente "a convivere
al meglio con i propri conflitti e con quelli altrui, evitando tuttavia
di alienare il proprio potenziale creativo e i propri bisogni profondi"
(J.Bergeret), ma deve anche aiutarlo a porsi in qualsiasi contesto come
possibilità di libertà, e quindi di diversità.
La percezione dell'outsider e del diverso ha spesso dato origine a posizioni
conflittuali difensive ed aggressive, aggressività dettata dalla
paura perchè non si conosce ciò che non ci appartiene in
quanto diverso.
Ogni processo educativo - formativo esige un processo di "personalizzazione"
che significa rispettare l'intelligenza e l'impulso creativo dei singoli,
stimolandone lo spirito critico. Barriere e schemi rigidi pregiudiziali
cadono, gli orizzonti si ampliano e l'io confliggente si accorge dell'altro,
non inteso come entità opposta "alla sua dialettica",
bensì come soggetto dotato di dignità pari alla propria,
al di là di ogni confine territoriale e di ogni modello culturale
ed etnico. La sostanziale azione del Mediatore consiste dunque nell'educare
il ragazzo a capire se stesso ed il mondo che lo circonda, a divergere,
a vivere la tensione morale tra il desiderio e la realtà, quella
realtà di adulti significativi nella quale l'adolescente quotidianamente
si proietta nella ricerca di una sua identità e di una sua autorealizzazione
attraverso la costante presa di coscienza del rapporto complesso tra "poter
essere e dover essere".
Il giovane tende a dicotomizzare "desideri e realtà"
in quanto questa molto spesso non riesce a dare le giuste risposte alle
sue illusorie aspettative lasciandolo in una angosciante situazione di
conflitto che potrebbe degenerare in atteggiamenti di rabbia e di aggressività.
Attraverso un processo mediativo, il cui fine è educare le emozioni,
l'adolescente, responsabilizzato, rielabora e ricostruisce il suo vissuto
per poter comprenderne il vero significato.
Gestire positivamente il conflitto ed appropriarsi del senso di responsabilità
attraverso il processo mediativo vuole essere una delle cellule formative
che va ad accorparsi a un progetto di grande valore sociale e culturale
nell'ambito scolastico il cui tema è: Educare alla legalità.
Questa presa di coscienza si è codificata nella volontà
degli uomini nel momento stesso in cui decisero di trasformare l'Europa
da una potenza dominatrice in una Comunità Europea la cui missione
consiste nel facilitare le relazioni delle popolazioni del mondo e garantire
i diritti fondamentali dell'uomo.
Lo statuto del consiglio d'Europa, firmato a Londra il 05 Maggio 1949,
raggruppa al 01 Gennaio 1998 quaranta stati e mette in evidenza la volontà
dei popoli europei a mantenere la pace entro le nazioni basandosi sui
principi fondamentali ancorati a valori spirituali e morali, che sono
patrimonio comune e che sono alla base dei principi di libertà
individuale, di libertà politica e di preminenza del diritto, sui
quali si basa tutta la Democrazia.
Eugenia Cervello
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