Introduzione

3 WMF ITALIA 2000

Progetto di accoglienza/ orientamento,
educazione interculturale ed interetnica

LUISA MARCI CORONA


ABSTRACT

Home
Papers
   

Country:
Italy

Language:
Italian

La mente umana è un prodotto della cultura e allo stesso tempo ne è fonte". Questa affermazione fatta da Roger Lewin e pubblicata in un suo volume Not Work Alone contiene la sintesi del mio intervento in questo Congresso ed esplica le necessità educative sulle quali mi soffermerò.
L'uomo ha con sé un grosso patrimonio culturale che è determinato dalla crescita della consapevolezza di quanto il processo educativo ha creato in lui. L'attività umana si esplica in un territorio e il territorio diventa il laboratorio della conoscenza, il luogo di tutte le aggregazioni. Il sentimento di appartenenza si sviluppa in ciascun uomo verso lo spazio naturale della sua crescita.


 

PROGETTO DI ACCOGLIENZA / ORIENTAMENTO
EDUCAZIONE INTERCULTURALE E INTERETNICA

 
 


"La mente umana è un prodotto della cultura e allo stesso tempo ne è fonte". Questa affermazione fatta da Roger Lewin e pubblicata in un suo volume Not Work Alone contiene la sintesi del mio intervento in questo Congresso ed esplica le necessità educative sulle quali mi soffermerò.
L'uomo ha con sé un grosso patrimonio culturale che è determinato dalla crescita della consapevolezza di quanto il processo educativo ha creato in lui. L'attività umana si esplica in un territorio e il territorio diventa il laboratorio della conoscenza, il luogo di tutte le aggregazioni. Il sentimento di appartenenza si sviluppa in ciascun uomo verso lo spazio naturale della sua crescita.
Il segno culturale e sociale che è in ciascuno di noi è nato e si è sviluppato in uno spazio e in un tempo ben precisi.

Da queste due coordinate discende il patrimonio culturale che va ampliandosi e talvolta modificandosi nell'arco di tutta la vita attraverso processi di formazione permanente. Tutti gli atteggiamenti umani sono, a mio avviso, collegati alla formazione culturale. I miti in cui credere, le forme di associazionismo, il modo di vestire o di fare sesso, l'arredamento della casa, i giochi, il cibo, la religione, le forme espressive (gestualità, verbo, mimica, disegno) il racconto e tanti altri elementi, insieme al patrimonio genetico vanno a formare la tessitura orditale del nostro IO. Prendiamo ad esempio uno solo di questi elementi, l'ultimo citato: il RACCONTO. Il racconto racchiude elementi culturali estremamente ricchi, è un fenomeno antico e moderno, romantico e molto affascinante. I racconti hanno fonti e motivazioni molto diverse dall'Alaska all'Africa passando attraverso un ordito storico/religioso e di costume. L'uomo esprime se stesso nel racconto. La storiella raccontata dalla mamma contiene in nuce l'etica del bambino che ascolta e lo accompagnerà nella vita. In alcuni paesi raccontano gli uomini, in altri le donne. In certe parti della terra si raccontano storielle all'alba, in altre al tramonto. Alcuni raccontano durante le faccende di casa altri durante il lavoro dei campi. Questo è soltanto un accenno a come ciascuno degli elementi di cui ho accennato si potrebbe sviluppare.

Certamente ogni uomo, essendo un mosaico di tesserine inserite ad ogni passo della sua crescita è sempre diverso dall'altro uomo, per quanto possa assomigliargli.
Partendo da questi indiscutibili presupposti la coesione sociale può avvenire esclusivamente attraverso indiscutibili catalizzatori che ne creino dapprima la conoscenza e successivamente l'accettazione, la connessione e l'integrazione.
Un lavoro pluriennale nel settore degli scambi culturali mi porta a vedere chiaramente le differenze culturali tra le persone a seconda della loro appartenenza sociale e del loro tessuto genetico/culturale. Il docente di Pechino o di Roma, per quanto abbia studiato a Boston o a Oxford mantiene una fraseologia, dei costrutti espressivi e una gestualità che gli derivano dal suo patrimonio genetico/culturale. I codici genetici acquisiti in fase pre - natale e i codici segreti acquisiti dal bambino mentre gioca con la madre durante il primo anno di vita sono il patrimonio indistruttibile che caratterizza la nostra personalità e il senso di appartenenza al gruppo.

Il percorso umano dalla fase di Homo habilis a quella di Homo erectus e poi di Homo sapiens è fin troppo nota perché se ne parli qui dettagliatamente, ma oggi più che mai è il caso di parlare dell'uomo come Homo migrans. Il forte sviluppo dei mezzi di trasporto e la facilità nella comunicazione coadiuvata da leggi ad hoc promulgate favoriscono il movimento delle persone che, da sole o in gruppo, con le motivazioni più differenziate, si muovono sempre più numerose in via temporanea o definitiva. I confini storici, economici, sociali e geografici esistono certamente ancora, ma per quel gran movimento di flessibilità e mobilità l'uomo è portato a valicarli senza troppe difficoltà . Assistiamo a spostamenti di masse alla ricerca di nuove realtà , spazi e culture, messaggere a loro volta di altrettante funzioni culturali. L'Unione Europea, ad esempio, condanna fortemente qualunque politica demagogica di esclusione, di xenofobia e di razzismo. E' opportuno, pertanto, rispettare le culture di origine sia di chi si sposta sia di chi "ospita". L'unica via per giungere ad una forma di integrazione non traumatica è certamente una capillare educazione interculturale. La formazione interculturale non è infatti una categoria che si forma attraverso una consulenza o una serie di incontri e non è neppure un intervento riparatore di un danno, è piuttosto un lavoro di preparazione, è una strategia di convivenza che porterà alla volontarietà di collaborazione comunicativa e interattiva.

L'incontro delle persone è spesso scontro di culture, conflitto di idee e di tradizioni. Quanto più la società sarà improntata a forme interculturali valide e veritiere, tanto più vi sarà ricerca corale di sana convivenza e inno alla vita. Sarebbe sufficiente che ciascuno avesse ben sviluppato nel proprio IO il concetto di essere umano,(diverso dall'animale e perciò razionale e cogitante) per evitare l'insorgere del conflitto. L'essere uomo non è qualcosa che esiste aprioristicamente dentro di noi, slegato da ciò che ci circonda, ma è come una corteccia formata a strati concentrici e a cerchi in continuo movimento ed espansione. Quali coordinate fondamentali formano questi strati? Sono tantissime e citerò quelle principali: la famiglia, la comunità, il paese o la città, le associazioni o i gruppi di cui si fa parte, lo stato di cui siamo cittadini, ma anche tutta la gente che è compartecipe dei nostri valori. Oltre tutto questo vi è un enorme manto che ci ingloba, vi è appunto la civiltà in cui affondiamo le nostre radici e dove viviamo la "nostra" storia. Tutto questo ci influenza e viene, a sua volta, modificato a diversi livelli, è il nostro corredo culturale.
In ultima analisi è solo fondamentalmente nella differenza di civiltà il punto di scontro, il motivo dei contrasti fra individui appartenenti a razze e civiltà diverse e soprattutto a gruppi minoritari.

L'uomo è soggetto attivo di istruzione, lo recita l'art. 126 del Trattato di Maastricht 1993), e la realtà mondiale in divenire chiede soprattutto "conoscenza" e "capacità di adeguamento".
La necessità di una educazione multiculturale e interetnica non è trascurabile dal momento che il movimento migratorio delle popolazioni sta diventando di dimensioni macroscopiche. Non è possibile, infatti, continuare a mischiare popolazioni in modo più o meno confuso e magmatico.

Evitare l'insorgere del conflitto dunque è compito primario dell'Istituzione educativa e degli organismi sociali, gestirne l'evoluzione è essenzialmente compito della mediazione culturale e interculturale.


STRUMENTI:

L'accoglienza è la prima fase dell'incontro fra due persone e rappresenta la capacità di ospitare, capire, accettare l'altro e introdurlo nella nostra casa. Ovunque si vada in visita quando si riceve una buona accoglienza l'animo umano si predispone bene e le tensioni interiori si affievoliscono. E' opportuno rapportare questa esemplificazione banale al gruppo e alla società in genere.
In tutti i centri di agglomerazione sociale si dovrebbe lavorare con educatori profondamente formati ai processi di mediazione, intendo esperti professionisti della mediazione differenziata per settori. I centri di Accoglienza costituiscono il primo gradino perché dall'incontro delle culture nascano tensioni o si formino minoranze etniche o gruppi di persono "meno importanti" che generalmente danno origine a conflitti.

Nel 1987 Renata Nestvogel invita a fare "riflessione culturale su se stessi". Questa frase dovrebbe promuovere un forte senso di approfondimento perché è un invito all'esame dei propri elementi culturali prima di confrontarsi con gli "altri" e anche a pensare che "gli altri" siamo noi stessi. Il rapporto interattivo deve essere costituito su base dialettica e non su un rapporto di potenza o di dominio.
Il centro di accoglienza destinato a chi arriva in un paese diverso dal proprio dovrebbe essere presente ovunque e aperto a tutti perché è proprio dalla presenza di tutti che arrivano elementi di crescita.
L'accoglienza fatta con mediazione giusta tra i vari nuclei razziali e culturali sfocerà in una forma di orientamento socio/educativo.
Una forte azione di sostegno e di indirizzo è necessaria per sviluppare la professionalità di ciascun individuo pur lasciando completamente autonome le sue scelte.
Anche in questa fase il mediatore avrà un compito delicatissimo: quello di intervenire con molta professionalità per evitare errori e incertezze.

L'individuazione e la costituzione della fase di accoglienza e di orientamento deve essere fatta su precise biografie delle persone e vocazione delle istituzioni. Si passerà quindi ad un monitoraggio e alla costituzione di banche dati per l'informazione.
Orientare significa in questo preciso ambito studiare le culture, i ruoli professionali e individuare potenzialità, competenze e abilità.
Orientare significa anche comparare la cultura in entrata con quella locale e attuare una gestione controllata dei dati per giungere a forme di inserimento sociale non differenziato (come dalla cronaca storica).
E' determinante costruire in ciascun cittadino quel civismo che deriva dall'appartenenza simultanea ad un villaggio (paese o città), alla regione, alla nazione, al continente e al villaggio globale.

Il compito educativo assume quindi un carattere universale e coinvolge le singole persone, le famiglie, i gruppi sociali e introduce una dinamica pedagogica interattiva che ha come obiettivo intermedio la formazione delle persone. L'obiettivo finale è la crescita, l'interazione e l'integrazione. L'educazione interculturale, attraverso una analisi valutativa attenta dell'uomo, deve condurre alla valorizzazione del potenziale umano. Ciascuno deve giungere ad offrire le sue valenze e le sue potenzialità all'altro. Il proprio patrimonio culturale nella cessione risulterà arricchito per gli elementi che vengono dall'esterno e per il valore della cessione stessa che aiuta la valorizzazione dell'IO.
E quindi fondamentale nella gestione di un gruppo sia esso scuola, carcere, azienda o qualunque comunità progettare inizialmente le linee di azione, di interazione e di coinvolgimento, lavorando sull'individuo in modo diretto e sul gruppo in modo circolare onde favorire lo scambio e l'accettazione. Formazione frontale e circolare dunque in modo che i membri del gruppo si sentano ugualmente inseriti nel processo come elementi attivi del processo e non come ricettori di idee.
Si giunge così ad una forma di pedagogia differenziata che sarà sempre più valida e produttiva quanto più avrà favorito la comunicazione interattiva e interculturale.
In Europa in questo settore si sta lavorando da circa un decennio e forse più. Il progetto SOCRATES (Programma educativo europeo) mira alla creazione di un'Europa della conoscenza e dei saperi e opera in una trentina di paesi. Questo progetto che si dirama in numerosi sottoprogetti , apre le porte all'Educazione e alla formazione interetnica, inter razziale e interculturale.

Le diversità culturali sono fonte di arricchimento e costituiscono il terreno per la ricerca e il miglioramento della qualità. Nell'ambito del Socrates si è favorito il formarsi della flessibilità e mobilità di cui si ha bisogno. In particolare il progetto sta curando l'apprendimento delle lingue che sono strumento di comunicazione a tutto campo.
La sintesi educativa e mediatica è rappresentata, a mio avviso, da una pedagogia che abbia come finalità almeno una attenuazione delle tensioni determinate dalle differenze culturali e che si ponga obiettivi intermedi e minimi flessibili e adattabili alle situazioni, ma fissi per necessità di raggiungimento.
Partendo dall'abbattimento delle barriere conoscitive si può giungere, attraverso l'incontro delle culture ad un immagazzinamento di elementi etnici e sociali. Un forte calo di tensione, fatto attraverso un processo educativo/mediatico porterà necessariamente ad una convivenza multietnica e multirazziale. Convivenza non certo intesa come fusione perché non si vuole certo giungere ad un agglomerato di etnie diverse, significa invece conoscenza, accettazione e rielaborazione delle culture acquisite. Oggi non mancano gli strumenti per lavorare a livello locale e globale, monodirezionale e circolare.

IL CINEMA
LA TELEVISIONE
INTERNET
L'IPERTESTO


Questi non sono che alcuni dei mezzi a disposizione per lavorare in modo piacevole e di sicura veicolazione culturale, il cinema è ancora un potente mezzo di informazione anche extrascolastica ed esiste una enorme quantità di films che con felici presentazioni offrono parametri di notevole approfondimento conoscitivo di luoghi, persone, tradizioni, modi di vivere di paesi lontani da noi, come posizione geografica, ma vicini perché sono patria di persone che vivono accanto a noi con le loro cariche culturali, i loro saperi, le loro sofferenze, la loro "storia".
Mi avvio alla conclusione con una sintesi di priorità educative dove il mediatore deve svolgere una funzione catalizzante:

1. Educazione interculturale - lotta al razzismo;
2. Uguaglianza di sbocchi per uomini e donne;
3. Inserimento di individui con problematiche particolari;
4. Cooperazione fra i paesi di appartenenza dei gruppi;
5. Organizzazione di almeno tre mesi di inseminazione culturale (leggi, costumi, lingua, sistemi scolastici, religione ecc.);
6. Inserimento sociale a tutti i livelli (scuola, lavoro, università, chiesa, politica ecc), ma sempre nel rispetto delle scelte libere.

Il punto n. 5. è già ampiamente attuato in numerosi paesi del mondo (il Canada è solo un esempio del funzionamento di tali organizzazioni). Gruppi di esperti, appartenenti a popolazioni diverse lavorano per preparare coloro che devono affrontare fenomeni migratori e in realtà le persone che si muovono lo fanno con maggiore preparazione e con lo spirito di chi già conosce gli elementi fondamentali del paese in cui andrà a vivere. Vengono svolte vere e proprie lezioni di lingua, di civiltà, di tradizioni, di materie giuridiche ed economiche, di trasporti, di clima, di alimentazione ed altro onde informare l'Homo migrans sugli aspetti più salienti del paese che lo ospiterà in via permanente o definitiva.
Il Comitato di mediazione che dovrebbe assistere tutta la fase progettuale e quella attuativa dei processi educativi avrà naturalmente il compito di evitare che le tensioni, peraltro inevitabili, sfocino in conflitti e laddove ciò accadesse ne dovrebbe ridurre le conseguenze attraverso una gestione controllata del processo.
Una organizzazione utopistica o irrealizzabile? Non meno delle categorie filosofico/religiose dalle quali tutti in qualche modo siamo condizionati.
E' una semplice proposta educativa supportata da una mediazione interculturale efficiente e moderna che focalizzi la sua attenzione sull'individuo.
Non dobbiamo dimenticare che la società in tutto il mondo oggi ha un'unica forte esigenza : orientamento culturale - comunicativo.


QUESITO:

Mi piace porre qui un quesito ad una audience così dotta e sovranazionale e attendo risposte.
A livello mondiale quali progetti di formazione esistono perché l'uomo sia immerso in un'altra cultura per assimilarla senza traumi, per aggiungere uno strato alla sua corteccia che gli consenta un'integrazione conscia pur mantenendo vivo il suo patrimonio etnico?

PROPOSTA:

Nell'ambito della Mediazione Interculturale si potrebbero contattare tutte le Agenzie Formative dei vari Continenti per creare una possibilità di scambi differenziati a seconda del livello e dell'età e favorirne la partecipazione.
E' una proposta certamente molto impegnativa, ma lavorarci con attenzione significa predisporre un futuro per le generazioni successive

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Search Home Papers
Credits Sponsors Agenda
 
Elenco contributi Ricerca relazioni top page