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"La mente umana è un prodotto della cultura e allo stesso
tempo ne è fonte". Questa affermazione fatta da Roger Lewin
e pubblicata in un suo volume Not Work Alone contiene la sintesi del mio
intervento in questo Congresso ed esplica le necessità educative
sulle quali mi soffermerò.
L'uomo ha con sé un grosso patrimonio culturale che è determinato
dalla crescita della consapevolezza di quanto il processo educativo ha
creato in lui. L'attività umana si esplica in un territorio e il
territorio diventa il laboratorio della conoscenza, il luogo di tutte
le aggregazioni. Il sentimento di appartenenza si sviluppa in ciascun
uomo verso lo spazio naturale della sua crescita.
Il segno culturale e sociale che è in ciascuno di noi è
nato e si è sviluppato in uno spazio e in un tempo ben precisi.
Da queste due coordinate discende il patrimonio culturale che va ampliandosi
e talvolta modificandosi nell'arco di tutta la vita attraverso processi
di formazione permanente. Tutti gli atteggiamenti umani sono, a mio avviso,
collegati alla formazione culturale. I miti in cui credere, le forme di
associazionismo, il modo di vestire o di fare sesso, l'arredamento della
casa, i giochi, il cibo, la religione, le forme espressive (gestualità,
verbo, mimica, disegno) il racconto e tanti altri elementi, insieme al
patrimonio genetico vanno a formare la tessitura orditale del nostro IO.
Prendiamo ad esempio uno solo di questi elementi, l'ultimo citato: il
RACCONTO. Il racconto racchiude elementi culturali estremamente ricchi,
è un fenomeno antico e moderno, romantico e molto affascinante.
I racconti hanno fonti e motivazioni molto diverse dall'Alaska all'Africa
passando attraverso un ordito storico/religioso e di costume. L'uomo esprime
se stesso nel racconto. La storiella raccontata dalla mamma contiene in
nuce l'etica del bambino che ascolta e lo accompagnerà nella vita.
In alcuni paesi raccontano gli uomini, in altri le donne. In certe parti
della terra si raccontano storielle all'alba, in altre al tramonto. Alcuni
raccontano durante le faccende di casa altri durante il lavoro dei campi.
Questo è soltanto un accenno a come ciascuno degli elementi di
cui ho accennato si potrebbe sviluppare.
Certamente ogni uomo, essendo un mosaico di tesserine inserite ad ogni
passo della sua crescita è sempre diverso dall'altro uomo, per
quanto possa assomigliargli.
Partendo da questi indiscutibili presupposti la coesione sociale può
avvenire esclusivamente attraverso indiscutibili catalizzatori che ne
creino dapprima la conoscenza e successivamente l'accettazione, la connessione
e l'integrazione.
Un lavoro pluriennale nel settore degli scambi culturali mi porta a vedere
chiaramente le differenze culturali tra le persone a seconda della loro
appartenenza sociale e del loro tessuto genetico/culturale. Il docente
di Pechino o di Roma, per quanto abbia studiato a Boston o a Oxford mantiene
una fraseologia, dei costrutti espressivi e una gestualità che
gli derivano dal suo patrimonio genetico/culturale. I codici genetici
acquisiti in fase pre - natale e i codici segreti acquisiti dal bambino
mentre gioca con la madre durante il primo anno di vita sono il patrimonio
indistruttibile che caratterizza la nostra personalità e il senso
di appartenenza al gruppo.
Il percorso umano dalla fase di Homo habilis a quella di Homo erectus
e poi di Homo sapiens è fin troppo nota perché se ne parli
qui dettagliatamente, ma oggi più che mai è il caso di parlare
dell'uomo come Homo migrans. Il forte sviluppo dei mezzi di trasporto
e la facilità nella comunicazione coadiuvata da leggi ad hoc promulgate
favoriscono il movimento delle persone che, da sole o in gruppo, con le
motivazioni più differenziate, si muovono sempre più numerose
in via temporanea o definitiva. I confini storici, economici, sociali
e geografici esistono certamente ancora, ma per quel gran movimento di
flessibilità e mobilità l'uomo è portato a valicarli
senza troppe difficoltà . Assistiamo a spostamenti di masse alla
ricerca di nuove realtà , spazi e culture, messaggere a loro volta
di altrettante funzioni culturali. L'Unione Europea, ad esempio, condanna
fortemente qualunque politica demagogica di esclusione, di xenofobia e
di razzismo. E' opportuno, pertanto, rispettare le culture di origine
sia di chi si sposta sia di chi "ospita". L'unica via per giungere
ad una forma di integrazione non traumatica è certamente una capillare
educazione interculturale. La formazione interculturale non è infatti
una categoria che si forma attraverso una consulenza o una serie di incontri
e non è neppure un intervento riparatore di un danno, è
piuttosto un lavoro di preparazione, è una strategia di convivenza
che porterà alla volontarietà di collaborazione comunicativa
e interattiva.
L'incontro delle persone è spesso scontro di culture, conflitto
di idee e di tradizioni. Quanto più la società sarà
improntata a forme interculturali valide e veritiere, tanto più
vi sarà ricerca corale di sana convivenza e inno alla vita. Sarebbe
sufficiente che ciascuno avesse ben sviluppato nel proprio IO il concetto
di essere umano,(diverso dall'animale e perciò razionale e cogitante)
per evitare l'insorgere del conflitto. L'essere uomo non è qualcosa
che esiste aprioristicamente dentro di noi, slegato da ciò che
ci circonda, ma è come una corteccia formata a strati concentrici
e a cerchi in continuo movimento ed espansione. Quali coordinate fondamentali
formano questi strati? Sono tantissime e citerò quelle principali:
la famiglia, la comunità, il paese o la città, le associazioni
o i gruppi di cui si fa parte, lo stato di cui siamo cittadini, ma anche
tutta la gente che è compartecipe dei nostri valori. Oltre tutto
questo vi è un enorme manto che ci ingloba, vi è appunto
la civiltà in cui affondiamo le nostre radici e dove viviamo la
"nostra" storia. Tutto questo ci influenza e viene, a sua volta,
modificato a diversi livelli, è il nostro corredo culturale.
In ultima analisi è solo fondamentalmente nella differenza di civiltà
il punto di scontro, il motivo dei contrasti fra individui appartenenti
a razze e civiltà diverse e soprattutto a gruppi minoritari.
L'uomo è soggetto attivo di istruzione, lo recita l'art. 126 del
Trattato di Maastricht 1993), e la realtà mondiale in divenire
chiede soprattutto "conoscenza" e "capacità di adeguamento".
La necessità di una educazione multiculturale e interetnica non
è trascurabile dal momento che il movimento migratorio delle popolazioni
sta diventando di dimensioni macroscopiche. Non è possibile, infatti,
continuare a mischiare popolazioni in modo più o meno confuso e
magmatico.
Evitare l'insorgere del conflitto dunque è compito primario dell'Istituzione
educativa e degli organismi sociali, gestirne l'evoluzione è essenzialmente
compito della mediazione culturale e interculturale.
STRUMENTI:
L'accoglienza è la prima fase dell'incontro fra due persone e
rappresenta la capacità di ospitare, capire, accettare l'altro
e introdurlo nella nostra casa. Ovunque si vada in visita quando si riceve
una buona accoglienza l'animo umano si predispone bene e le tensioni interiori
si affievoliscono. E' opportuno rapportare questa esemplificazione banale
al gruppo e alla società in genere.
In tutti i centri di agglomerazione sociale si dovrebbe lavorare con educatori
profondamente formati ai processi di mediazione, intendo esperti professionisti
della mediazione differenziata per settori. I centri di Accoglienza costituiscono
il primo gradino perché dall'incontro delle culture nascano tensioni
o si formino minoranze etniche o gruppi di persono "meno importanti"
che generalmente danno origine a conflitti.
Nel 1987 Renata Nestvogel invita a fare "riflessione culturale su
se stessi". Questa frase dovrebbe promuovere un forte senso di approfondimento
perché è un invito all'esame dei propri elementi culturali
prima di confrontarsi con gli "altri" e anche a pensare che
"gli altri" siamo noi stessi. Il rapporto interattivo deve essere
costituito su base dialettica e non su un rapporto di potenza o di dominio.
Il centro di accoglienza destinato a chi arriva in un paese diverso dal
proprio dovrebbe essere presente ovunque e aperto a tutti perché
è proprio dalla presenza di tutti che arrivano elementi di crescita.
L'accoglienza fatta con mediazione giusta tra i vari nuclei razziali e
culturali sfocerà in una forma di orientamento socio/educativo.
Una forte azione di sostegno e di indirizzo è necessaria per sviluppare
la professionalità di ciascun individuo pur lasciando completamente
autonome le sue scelte.
Anche in questa fase il mediatore avrà un compito delicatissimo:
quello di intervenire con molta professionalità per evitare errori
e incertezze.
L'individuazione e la costituzione della fase di accoglienza e di orientamento
deve essere fatta su precise biografie delle persone e vocazione delle
istituzioni. Si passerà quindi ad un monitoraggio e alla costituzione
di banche dati per l'informazione.
Orientare significa in questo preciso ambito studiare le culture, i ruoli
professionali e individuare potenzialità, competenze e abilità.
Orientare significa anche comparare la cultura in entrata con quella locale
e attuare una gestione controllata dei dati per giungere a forme di inserimento
sociale non differenziato (come dalla cronaca storica).
E' determinante costruire in ciascun cittadino quel civismo che deriva
dall'appartenenza simultanea ad un villaggio (paese o città), alla
regione, alla nazione, al continente e al villaggio globale.
Il compito educativo assume quindi un carattere universale e coinvolge
le singole persone, le famiglie, i gruppi sociali e introduce una dinamica
pedagogica interattiva che ha come obiettivo intermedio la formazione
delle persone. L'obiettivo finale è la crescita, l'interazione
e l'integrazione. L'educazione interculturale, attraverso una analisi
valutativa attenta dell'uomo, deve condurre alla valorizzazione del potenziale
umano. Ciascuno deve giungere ad offrire le sue valenze e le sue potenzialità
all'altro. Il proprio patrimonio culturale nella cessione risulterà
arricchito per gli elementi che vengono dall'esterno e per il valore della
cessione stessa che aiuta la valorizzazione dell'IO.
E quindi fondamentale nella gestione di un gruppo sia esso scuola, carcere,
azienda o qualunque comunità progettare inizialmente le linee di
azione, di interazione e di coinvolgimento, lavorando sull'individuo in
modo diretto e sul gruppo in modo circolare onde favorire lo scambio e
l'accettazione. Formazione frontale e circolare dunque in modo che i membri
del gruppo si sentano ugualmente inseriti nel processo come elementi attivi
del processo e non come ricettori di idee.
Si giunge così ad una forma di pedagogia differenziata che sarà
sempre più valida e produttiva quanto più avrà favorito
la comunicazione interattiva e interculturale.
In Europa in questo settore si sta lavorando da circa un decennio e forse
più. Il progetto SOCRATES (Programma educativo europeo) mira alla
creazione di un'Europa della conoscenza e dei saperi e opera in una trentina
di paesi. Questo progetto che si dirama in numerosi sottoprogetti , apre
le porte all'Educazione e alla formazione interetnica, inter razziale
e interculturale.
Le diversità culturali sono fonte di arricchimento e costituiscono
il terreno per la ricerca e il miglioramento della qualità. Nell'ambito
del Socrates si è favorito il formarsi della flessibilità
e mobilità di cui si ha bisogno. In particolare il progetto sta
curando l'apprendimento delle lingue che sono strumento di comunicazione
a tutto campo.
La sintesi educativa e mediatica è rappresentata, a mio avviso,
da una pedagogia che abbia come finalità almeno una attenuazione
delle tensioni determinate dalle differenze culturali e che si ponga obiettivi
intermedi e minimi flessibili e adattabili alle situazioni, ma fissi per
necessità di raggiungimento.
Partendo dall'abbattimento delle barriere conoscitive si può giungere,
attraverso l'incontro delle culture ad un immagazzinamento di elementi
etnici e sociali. Un forte calo di tensione, fatto attraverso un processo
educativo/mediatico porterà necessariamente ad una convivenza multietnica
e multirazziale. Convivenza non certo intesa come fusione perché
non si vuole certo giungere ad un agglomerato di etnie diverse, significa
invece conoscenza, accettazione e rielaborazione delle culture acquisite.
Oggi non mancano gli strumenti per lavorare a livello locale e globale,
monodirezionale e circolare.
IL
CINEMA
LA TELEVISIONE
INTERNET
L'IPERTESTO
Questi non sono che alcuni dei mezzi a disposizione per lavorare in modo
piacevole e di sicura veicolazione culturale, il cinema è ancora
un potente mezzo di informazione anche extrascolastica ed esiste una enorme
quantità di films che con felici presentazioni offrono parametri
di notevole approfondimento conoscitivo di luoghi, persone, tradizioni,
modi di vivere di paesi lontani da noi, come posizione geografica, ma
vicini perché sono patria di persone che vivono accanto a noi con
le loro cariche culturali, i loro saperi, le loro sofferenze, la loro
"storia".
Mi avvio alla conclusione con una sintesi di priorità educative
dove il mediatore deve svolgere una funzione catalizzante:
1. Educazione interculturale - lotta al razzismo;
2. Uguaglianza di sbocchi per uomini e donne;
3. Inserimento di individui con problematiche particolari;
4. Cooperazione fra i paesi di appartenenza dei gruppi;
5. Organizzazione di almeno tre mesi di inseminazione culturale (leggi,
costumi, lingua, sistemi scolastici, religione ecc.);
6. Inserimento sociale a tutti i livelli (scuola, lavoro, università,
chiesa, politica ecc), ma sempre nel rispetto delle scelte libere.
Il punto n. 5. è già ampiamente attuato in numerosi paesi
del mondo (il Canada è solo un esempio del funzionamento di tali
organizzazioni). Gruppi di esperti, appartenenti a popolazioni diverse
lavorano per preparare coloro che devono affrontare fenomeni migratori
e in realtà le persone che si muovono lo fanno con maggiore preparazione
e con lo spirito di chi già conosce gli elementi fondamentali del
paese in cui andrà a vivere. Vengono svolte vere e proprie lezioni
di lingua, di civiltà, di tradizioni, di materie giuridiche ed
economiche, di trasporti, di clima, di alimentazione ed altro onde informare
l'Homo migrans sugli aspetti più salienti del paese che lo ospiterà
in via permanente o definitiva.
Il Comitato di mediazione che dovrebbe assistere tutta la fase progettuale
e quella attuativa dei processi educativi avrà naturalmente il
compito di evitare che le tensioni, peraltro inevitabili, sfocino in conflitti
e laddove ciò accadesse ne dovrebbe ridurre le conseguenze attraverso
una gestione controllata del processo.
Una organizzazione utopistica o irrealizzabile? Non meno delle categorie
filosofico/religiose dalle quali tutti in qualche modo siamo condizionati.
E' una semplice proposta educativa supportata da una mediazione interculturale
efficiente e moderna che focalizzi la sua attenzione sull'individuo.
Non dobbiamo dimenticare che la società in tutto il mondo oggi
ha un'unica forte esigenza : orientamento culturale - comunicativo.
QUESITO:
Mi piace porre qui un quesito ad una audience così dotta e sovranazionale
e attendo risposte.
A livello mondiale quali progetti di formazione esistono perché
l'uomo sia immerso in un'altra cultura per assimilarla senza traumi, per
aggiungere uno strato alla sua corteccia che gli consenta un'integrazione
conscia pur mantenendo vivo il suo patrimonio etnico?
PROPOSTA:
Nell'ambito della Mediazione Interculturale si potrebbero contattare tutte
le Agenzie Formative dei vari Continenti per creare una possibilità
di scambi differenziati a seconda del livello e dell'età e favorirne
la partecipazione.
E' una proposta certamente molto impegnativa, ma lavorarci con attenzione
significa predisporre un futuro per le generazioni successive
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