Introduzione

3 WMF ITALIA 2000

Un modello sperimentale di intervento di mediazione sociale a Roma

Melania Scali

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Country:
Italy

Language:
Italian

1. Premessa

La parola conflitto nella nostra cultura evoca immagini sgradevoli: fa pensare allo scontro, ad una contesa, ad un disagio. Si tratta di visioni che in passato hanno teso a considerare il conflitto come manifestazione di disfunzioni all'interno di una struttura, come evento da reprimere o da prevenire. Il conflitto di per sé non è né un bene né un male. Si tratta di un fenomeno normale: può essere negativo o inefficace il modo adottato per risolverlo. Tra le modalità di gestione di un conflitto sociale è possibile utilizzare le tecniche della mediazione sociale. Infatti ormai da diversi anni consolidate esperienze internazionali hanno messo in evidenza come questa specifica modalità di interevento psicosociale può contribuire ad una migliore, efficace e soddisfacente gestione di una situazione conflittuale (AA. VV., 1995; Arielli, Scotto, 1998; Castelli, 1996; Pisapia, Antonucci, 1997; Umbreit, 1995).
I programmi di mediazione, in generale, hanno lo scopo di aiutare le singole persone o i gruppi in conflitto tra loro a confrontarsi sulla natura, sui motivi e sugli effetti collegati alle tensioni sociali dal punto di vista delle diverse parti coinvolte per trovare, ove possibile, una soluzione che renda soddisfatti tutti gli attori partecipanti. L'obiettivo è quello di restituire responsabilità sia a chi si è reso promotore del conflitto, sia chi lo ha subito. In altri termini, per mediazione di intende un processo mirato a far evolvere dinamicamente una situazione di conflitto, aprendo canali di comunicazione che si erano bloccati (AA. VV., 1995; Arielli, Scotto, 1998; Castelli, 1996; Pisapia, Antonucci, 1997; Umbreit, 1995).

Gli intereventi di mediazione sociale hanno lo scopo specifico di risolvere i conflitti e le dispute interpersonali tra vicini o residenti in una stessa comunità locale. La peculiarità di questo intervento è che i mediatori possono essere i cittadini stessi, benché specificamente formati, che, appartenendo al tessuto sociale, favoriscono, quindi, un attivo protagonismo nelle persone finalizzato alla gestione della conflittualità sociale. Si producono, in questo modo effetti legati alla responsabilizzazione del territorio facilitando anche un maggior senso civico in merito al vissuto di sicurezza/insicurezza sociale (AA. VV., 1995; Arielli, Scotto, 1998; Castelli, 1996; Pisapia, Antonucci, 1997; Umbreit, 1995).

L'intervento di mediazione sociale favorisce un community empowerment, ossia un potenziamento delle risorse del territorio per la gestione del conflitto che non sia delegato alle agenzie di controllo formale ma piuttosto ad un processo che "dal basso" favorisca un'assunzione di responsabilità individuale e collettiva. Ciò costruisce competenze sociali, sentimenti di compitezza individuali e fornisce una opportunità alle persone per lavorare insieme su problemi concreti: le lamentele, i disagi individuali possono essere trasformati in problemi collettivi.
Il processo di mediazione sociale fornisce un contesto garantito, in cui il conflitto può essere compreso e a cui può essere data risposta nel modo più soddisfacente possibile per entrambe le parti. I mediatori sociali non risolvono il problema "dall'alto", ma piuttosto favoriscono, facilitano, sollecitano un processo che permetta ai disputanti stessi di essere pienamente e attivamente autorizzati ad affrontare il conflitto con l'altro in modo costruttivo (AA. VV., 1995; Arielli, Scotto, 1998; Castelli, 1996; Pisapia, Antonucci, 1997; Umbreit, 1995).


2. Gli obiettivi del progetto

Alla luce delle questioni teoriche accennate in merito alla mediazione sociale, obiettivo di questo contributo è quello di delineare gli aspetti peculiare di un progetto sperimentale di mediazione sociale promosso dall'Ufficio Roma Sicura del Comune in alcuni territori cittadini e gestito da tre cooperative sociali.
Scopo principale del progetto è stato quello di realizzare un intervento psicosociale per analizzare e gestire i conflitti sociali nei territori interessati mentre gli obiettivi operativi del progetto, in questa sua prima fase di attuazione, sono stati quelli di promuovere una diffusione della cultura della mediazione sociale tra i cittadini e di individuare possibili mediatori territoriali.


3. Le fasi del progetto

Il progetto nel suo primo anno di attuazione si è articolato nelle seguenti fasi:

A. analisi sistematica delle fonti ufficiali (sociologiche e statistiche) relative alle tre zone, della durata di circa un mese. Questo lavoro iniziale ha consentito di conoscere gli aspetti storici, culturali, urbanistici dei quartieri; dati rilevanti, per esempio, sono state le informazioni circa la storia della qualità degli insediamenti sia nei suoi aspetti sociologici che strutturali. Per esempio, è sempre utile quando si lavora in termini di mediazione sociale conoscere la composizione sociale, culturale ed economica degli abitanti del quartiere, la loro eventuale provenienza geografica, le ragioni dell'insediamenti nel quartiere, la eventuale "ripartizione" ubicativi nel quartiere a seconda dei diversi gruppi, ecc. Spesso, infatti, le ragioni di un conflitto sociale appaino più comprensibile se le lenti dell' osservazione non sono solo rivolte al "qui ed ora" del problema ma anche alle sue motivazioni storico-culturali, economiche e sociologiche.

B. Osservazione partecipante dei territori da parte degli operatori del progetto, i quali hanno effettuato una prima mappatura attiva dei quartieri interessati, della durata di circa tre mesi. Questa fase si è proposta lo scopo di rilevare direttamente le informazioni già raccolte ma "teoricamente" nella fase precedente. Inoltre ciò ha consentito un primo ingresso degli operatori nei tre territori in modo poco intrusivo ma iniziando a farsi nei quartieri.

C. Realizzazione di interviste semistrutturate a testimoni privilegiati (abitanti del quartiere, referenti del mondo dell'associazionismo, dell'impegno civile, culturale, ecc.) sulla base di una griglia di lettura suddivisa in quattro sezioni principali (caratteristiche socio-demografiche e urbanistiche, la qualità della vita di quartiere, problematiche sulla sicurezza urbana la mediazione sociale). Tale fase ha visto impegnati gli operatori del progetto per circa tre mesi. Questa fase di lavoro ha permesso di fare un'analisi dei bisogni dei cittadini ma anche di iniziare a presentare gli scopi del progetto e quindi di iniziare ad allacciare relazioni sociali che hanno successivamente consentito di attivare un processo di accreditamento del progetto presso gli abitanti dei quartieri.

D. Alla luce delle informazioni raccolte nelle fasi precedenti, è stato progettato un percorso formativo, protrattosi per circa due mesi, che si è articolato in sei incontri (per un totale di 24 ore, per territorio) veri e propri di formazione e un incontro per territorio di presentazione dell'iniziativa. Questi percorsi formativi vanno considerati come l'anello concettuale ed operativo di congiunzione tra l'ipotesi progettuale e l'implementazione dell'intervento e hanno avuto l'obiettivo principale di questi corsi formativi è stato quello di favorire il diffondersi di una cultura della mediazione.

Il percorso formativo è stato rivolto ai cittadini dei quartieri che sono stati invitati attraverso modalità sia formali che informali: formali in quanto è stata data notizia del corso attraverso depliantes e locandine; informali, nel senso che, attraverso i rapporti costruiti nei mesi precedenti sui territori dagli operatori del progetto, si è costruita la motivazione alla partecipazione del percorso formativo.

La composizione del gruppo dei partecipanti è stata pertanto eterogenea, ciò ha rappresentato una grossa risorsa in quanto si è avuta la possibilità di costruire un gruppo che fosse espressione sufficientemente rappresentativa del territorio. Inoltre, in questo modo, si è potuto osservare le diverse realtà locali da vicino nelle loro interazioni, modalità comunicative e relazionali potendo, quindi, iniziare a costruire delle ipotesi più concrete sia sulle arre di risorsa dei territori sia su quelle problematiche e potenzialmente o già attive in senso conflittuale.

La metodologia usata, di tipo attivo (simulate, discussione di gruppo e in sottogruppo, ecc.), e la dimensione gruppale sperimentata ha consentito di coinvolgere i cittadini in modo diretto, personale, non "vaso da colmare" ma protagonisti del percorso formativo che riconquistano le loro, già presenti, capacità elaborative e riflessive. Il formatore ha assunto in questo senso una funzione di "facilitatore" del processo formativo. Il gruppo si è quindi caratterizzato quindi come spazio di lavoro per far emergere potenzialità, risorse, occasioni di pensiero.

In linea generale, si può affermare che il corso di formazione ha rappresentato non solo la possibilità per i responsabili del progetto di raggiungere l'obiettivo di divulgare una cultura della mediazione tra i cittadini, che partendo dal basso, che li renda veramente protagonisti dei loro percorsi di responsabilizzazione comunitari e di iniziare ad individuare possibili mediatori territoriali.

E. L'ultima fase del progetto è stata caratterizzata dall' apertura di sportelli di mediazione, uno per ogni territorio al fine di sperimentare effettive azioni di mediazione sociale, per circa tre mesi.

Attualmente gli operatori si trovano impegnati nella valutazione dell'intervento al fine di verificare le scelte teorico-metodologiche effettuate e i processi di mediazione sociale attivati. Tale valutazione tra l'altro servirà anche al fine di riprogettare le nuove fasi dell'intervento.


Bibliografia

AA.VV. (1995), Dare un posto al disordine, Gruppo Abele, Torino.
Arielli E., Scotto G. (1998), I conflitti, Bruno Mondatori, Milano.
Castelli S. (1996), La mediazione, Raffaello Cortina, Milano.
Pisapia G., Antonucci D. (1997) (a cura di), La sfida della mediazione, Cedam, Padova.
Umbreit M. (1995), Mediating interpersonal conflicts: a pathway to peace, CPI Publishir.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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