Classificazione delle fibre muscolari e loro stimolazione


Le fibre muscolari hanno caratteristiche citochimiche, morfologiche, funzionali diverse. Si distinguono fibre di tipo I o rosse o S (slow), a risposta lenta, fornite di alto contenuto di mioglobina (con riserva di ossigeno) e di capillari, caratterizzate da bassa velocità di contrazione, elevata resistenza e da un corredo enzimatico favorevole ad un metabolismo aerobico tipico delle attività di durata. Ci sono, poi, le fibre di tipo II o pallide o FF, a basso contenuto di mioglobina e di capillari, dotate di elevate velocità di contrazione e bassa resistenza. Recentemente, tra le fibre di quest'ultimo gruppo, sono state identificate fibre pallide con alcun e caratteristiche di quelle rosse, denominate, perciò, fibre intermedie e altre relativamente poco differenziate, dette fibre embrionali. A differenza degli animali, in cui è possibile trovare muscoli bianchi (per es. il petto di pollo) e muscoli rossi (coscia di pollo), nei muscoli scheletrici dell'uomo si riscontrano tutti i tipi di fibre, anche se in quantità variabili. Agli estremi abbiamo il soleo, che, avendo 1'80% di fibre rosse, può essere considerato un muscolo rosso, mentre i muscoli estrinseci dell'occhio, con solo il 15% di fibre rosse, si possono definire muscoli pallidi. Numerosi studi hanno dimostrato che la composizione in percentuale di fibre rosse o pallide è geneticamente determinata in ogni individuo; peraltro, l'aver riscontrato che gli atleti di resistenza (per es. i fondisti) hanno una percentuale di fibre rosse maggiore e gli atleti di potenza (per es. scattisti) un numero superiore di fibre pallide, ha determinato il quesito se sia possibile, con l'allenamento specifico, variare la composizione in fibre dei muscoli. Molti autori si sono occupati di questo problema, spesso ottenendo risultati contrastanti; pare, però, che la maggior parte dei lavori recenti concordi nell'affermare che la composizione in fibre dei muscoli può modificarsi, rimanendo invariata la sezione totale del muscolo, con un allenamento di resistenza. Viceversa aumenta la sezione del muscolo, prevalentemente a carico delle fibre pallide con un allenamento alla forza, rimanendo costante la composizione in fibre del muscolo. Si rendono così ipertrofiche le masse muscolari; anche se si è verificato un aumento del numero di fibre (iperplasia) in animali e nel muscolo patologico, è tuttavia incerto se l'incremento del volume delle masse muscolari possa essere in parte dovuto ad un aumento assoluto del numero delle fibre.In altre parole, l'allenamento alla resistenza non porta ad un aumento del volume delle fibre e quindi del muscolo, ma ad un aumento del numero delle fibre rosse a scapito di quelle pallide, o meglio, delle intermedie. Viceversa l'allenamento alla potenza porta ad un aumento dei volume del muscolo e delle fibre pallide che non va a discapito di quelle rosse. Da ciò emerge l'importanza dello stimolo allenante nel reclutamento delle fibre, o meglio, come abbiamo detto prima, delle unità neuromotorie: il reclutamento di quest'ultime segue, infatti, un ordine ben preciso, dipendente dall'intensità dell'esercizio. A carichi leggeri vengono sempre reclutate per prime le fibre rosse; man mano che l'intensità del carico aumenta vengono attivate quelle intermedie e le pallide, che sono più affaticabili e quindi entrano in gioco per ultime. Solo a carichi massimali, invece, sono coinvolte quelle fibre di cui abbiamo accennato precedentemente, cioè le indifferenziate, sulle quali, oggi, i bodybuilders, a livello agonistico, puntano molto per aumentare la sezione totale dei loro muscoli.