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Pantellerym

Mystelleryah

Mostra al Castello

Il Pomo d'oro

Primo tempo  

  C ‘era una volta, in un paese lontano, lontano, in una casetta vicina al mare, una nonna. Spesso la nipotina andava a farle visita. Fin da quando, aveva compiuto cinque anni, la nonnina le raccontava la favola del “Pomo d’oro”. La bambina non si stancava mai di ascoltarla, e spesso tirandola per la manica le diceva: -“Nonna, nonnina, raccontami ancora la favola del “Pomo d’oro”, ti prego.” Allora la nonnina, pazientemente gliela narrava: “C’era ‘na vota un re. Questi aveva una figlia che adorava. Per soddisfare un suo desiderio, aveva fatto costruire un giardino. La ragazza passava molto del suo tempo lì: curava i fiori, parlava con gli alberi e cinguettava con gli uccelli. Nessuno sapeva del suo giardino, era così nascosto che, pur passandogli vicino, non lo si vedeva. Un giorno, la principessa fu attratta dal rumore di zoccoli. Si mise a spiare da un buco, fatto apposta, nel muro in pietra. Erano tre cavalieri. Margherita, questo era il suo nome, tese bene l’orecchio.

-“Ci siamo persi! Te l’avevo detto che la strada giusta era quella a destra! E ora che facciamo?”

-“Tornate indietro. Io vi raggiungerò più tardi. Il mio cavallo è stanco.”

-“Che diremo al re tuo padre?”

-“Che sono rimasto nel bosco a meditare.”

-“A più tardi, allora.”

-“Ciao.”  

I due cavalieri spronarono i cavalli, e se ne andarono al galoppo.

Devi sapere, bambina mia, che colui rimasto nel bosco, era Eduardo, il figlio del re vicino, a cui fin dalla culla era stata promessa sposa Margherita. Lei non aveva mai voluto incontrarlo. Era arrabbiatissima con il padre che, si era permesso di decidere il suo destino. Ora da dietro il muro lo osservava, l’aveva riconosciuto dallo stemma sul manto. Le venne un’idea: si sarebbe presentata a lui come una contadinella. Prese il suo paniere, vi depose dentro i frutti appena raccolti, e uscì dal giardino, badando bene a non rivelare il suo nascondiglio. Si mise sulla strada, e camminando iniziò a canticchiare. Il principe si voltò. Fu sorpreso nel vedere una ragazza in un luogo così isolato. -“Buongiorno. Mi scusi signorina, ma mi saprebbe dire dove ci troviamo?”

-“Come? Non lo sapete buon signor? Ma questo è il bosco del giardino incantato!”

Lui la guardò sorpresa.

-“Vi state prendendo gioco di me?”

-“Non sapete la storia della bella principessa che vive in un giardino, vittima di un incantesimo!”

-“No. Perché il giardino è incantato?”

-“Perché nessuno vi può entrare. Se un giorno qualcuno ci provasse, si trasformerebbe in una statua di pietra.”  

-“Ma questo succede solo nelle favole! Lei ha molta immaginazione, bella fanciulla!”

-“Lei non crede nelle favole?”

-“No, non ci ho mai creduto.”

-“Male! Le dimostrerò che le favole sono realtà.”

-“Ah, si! E come?”

-“Torni qui fra un mese, e glielo rivelerò.”  

Detto ciò riprese a camminare canticchiando. Si era allontanata di qualche passo, quando presa una mela dal paniere, si rivolse ad Eduardo dicendo:

-“Accetti questo dono.”

Lanciò la mela, Eduardo la prese al volo. Quel giorno, il re incontrando Margherita di ritorno dalla sua passeggiata, la trovò sorridente più del solito.

-“Ti vedo felice. Ti è successo qualcosa di particolare?”

-“Vi ricordate l’albero di mele, l’unico che possiedo, e che mai aveva dato frutto? Ebbene oggi ho raccolto la prima mela.”

-“Davvero? Me la fai vedere?”

-“Scusatemi padre. Ma nella mia felicità, l’ho mangiata appena raccolta, come un dono dell’albero da consumare ai suoi piedi.”  

“Non importa, figlia mia. L’albero è tuo, ed è giusto che sia tu a gustarne il primo frutto.”

Il mese passò come un sospiro. Eduardo arrivò puntuale all’appuntamento. Mentre scendeva da cavallo, una voce proveniente dalle sue spalle, lo fece sussultare:.

-“Chi siete, oh, cavaliere?”

Si voltò di scatto per vedere a chi appartenesse una voce così melodiosa. Quale non fu la sua meraviglia: davanti al suo sguardo si alzava maestosa una principessa. Vestiva una lunga veste azzurra, ornata da splendide rose bianche e rosse. Fra i mille riccioli d’oro, che scendevano lungo il suo corpo, delle rose tee erano intrecciate. Aveva un sorriso angelico. Eduardo non osò rimirarla negli occhi.

-“Dormite, bel giovine?”

Era tale l’estasi di Eduardo, che nessun suono riusciva ad uscire dalle sue labbra.

-“Chi siete? Rispondete!”

Si armò allora di tutto il suo coraggio e, riuscì a sussurrare:

-“Sono Eduardo, il figlio del re di ***.”

-“Cosa fate qui?”

-“Aspetto una fanciulla.”  

”Sapete chi sono io?”

-“No, ma dalla corona che portate, posso indovinare: siete la principessa del giardino incantato.”

-“Avete indovinato! Ma questo non è tutto. Scusatemi ma ho fretta, devo scappare!”

Margherita alzandosi il vestito, iniziò a correre. Girato l’angolo, rientrò nel suo giardino. Eduardo la guardava allontanarsi, senza riuscire a far nulla per trattenerla, si sentiva pietrificato. Appena sparì dal suo sguardo, pensò di correrle dietro. Corse per un po’, ma lei era come sparita nel nulla! Tornò sui suoi passi. Passarono alcuni minuti, quando in lontananza sentì giungere un canto. Al suono di questa dolce melodia, Eduardo si svegliò dallo stupore.   Era Alba, la contadinella.

-“Ciao Eduardo, ti dispiace, se ti do del tu?

Non sono abituata a tutte queste maniere gentili. Mettono distanza fra le persone.”

-“Con piacere!”

-“Hai incontrato la principessa?”

-“Si, come fai a saperlo?”

-“Te l’avevo detto che la mia favola è realtà! Ora mi credi?”

-“Si, ti credo.”

In realtà le disse ciò, solo per farla felice.  

-“Vieni con me. ti mostrerò un posto fantastico.”

Lo prese per mano e lo portò presso una fonte che nasceva dalla roccia.

-“Parlami del giardino. Perché chi vi entra si trasforma in pietra?”

Anche se non credeva nella favola, era curioso di conoscerne i particolari.

-“Nessuno può entrarvi, se non ama veramente la principessa.”

-“Se io ci entrassi, e sfidassi l’incantesimo?”

-“Non puoi farlo. tu non la ami! E poi, non sai dove si trova il giardino!”

-“E’ vero! Entrarci non mi servirebbe a nulla!”  

-“Ti sbagli. Quando entrerà chi la ama veramente, il giardino diventerà un grande regno, dove tutti vivranno felici e contenti, come in ogni favola che si rispetti!”

-“Mi hai incuriosito. Mi piacerebbe rivederla la tua principessa, e chiedere a lei direttamente.”

-“Ciò non è possibile.. Oggi l’hai vista, ma non la rivedrai mai più. Non esce dal giardino, e se oggi lo ha fatto è solo perché le ho detto, che tu non credevi nelle favole.”

-“Il sole sta per tramontare. E’ tardi, devo tornare al castello, se non voglio che mi mandino a cercare.”

-“Fra un mese, sarò qui. Se torni ne sarò felice.”

-“Verrò, te lo prometto.”

Si incontrarono ogni mese. Della principessa non parlarono più. Eduardo, però, non aveva dimenticato il suo incontro estatico con Margherita. Era passato un anno, quando scendendo da cavallo, invece di Alba, trovò Margherita, sempre divina.

-“Ciao Eduardo!”

Ma questa volta non si lasciò incantare e le chiese:

-“Dov’è Alba?”

-“Chi, la contadina?”

-“Si, lei.”

-“Ahimè! La poveretta, con cui parlo spesso attraverso il muro del giardino, ieri trovando la porticina socchiusa, non ha saputo resistere alla curiosità, ed è entrata. Si è così trasformata in una statua!”

-“Non è vero!”

-“Si che è vero!”

-“Non fate nulla per salvarla?”

-“Sono impotente, l’incantesimo si scioglierà quando nel giardino entrerà colui che mi ama veramente.”

-“Non ho mai creduto in questa favola! Portatemi nel giardino, dove tenete prigioniera Alba.”

-“Potrei farlo, ma anche voi vi trasformerete in statua!”

-“Sono pronto a rischiare.”

-“Seguitemi allora.”

Si avviarono. Passarono fra alberi altissimi, finché non apparve la porticina.

-“Entrate, io rimarrò fuori. Non voglio assistere alla vostra metamorfosi.”

Detto ciò. Prese una mela, che aveva nascosto prima in una fenditura del muro, e la porse ad Eduardo dicendo:

-“Accetti questo dono.”

Eduardo prese la mela ed entrò. Che spettacolo! Il giardino era vestito a festa, ovunque le rose erano sbocciate, bianche, rosa, rosse, blu. Si distrasse alla vista di tanta bellezza. La natura è magia di colori, suoni, odori, sapori. Il suo sguardo fu attirato da un albero di mele che troneggiava fra gli altri. Si ricordò allora della mela che aveva in mano, si perse nella sua contemplazione. Quando, il grido di un falco lo riportò in sé. Una mela, proprio come quella del giorno in cui aveva conosciuto Alba. Alba! Dove si sarà nascosta? Se lui non si era trasformato in pietra, lei doveva essere lì.

-“Alba, Alba…” si mise a gridare.

Ma nessuna risposta. In quel momento capì di essersi innamorato. Strinse la mela portandosela al cuore. Fu un istante, e la mela si fece d’oro. Non poteva credere ai suoi occhi! Si mise a piangere,  in quell’attimo si mutò in pietra! Margherita, fuori dal giardino, rideva fra sé: ora sarebbe entrata, gli avrebbe detto di essere lei Alba, e lo avrebbe preso in giro, per aver creduto nella favola! Entrò ridendo:

-“Eduardo, Eduardo…”

Ma nessuna risposta! Si mise a cercarlo finché, non vide la statua. Si arrestò interdetta: Eduardo era lì con una mela d’oro in mano. Urlò.

-“Noooooo!!!”

Come poteva essere possibile? Straziata dal pianto si buttò ai suoi piedi

-“Nonna, nonnina, continua, non ti fermare!” diceva allora la bambina, perché ogni volta a quel punto la nonna si fermava ad asciugare le lacrime.

-“Da allora si racconta che lei non tornò dal padre, lasciandosi morire ai piedi di lui.”  

secondo tempo

 

                              

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