PIOVINO
appendice 5

 

     Continua a prendere piede la convinzione che in tempi antichi Piovino facesse parte integrante di Gargallo. Mi convinco sempre più che in realtà è molto più remoto del paese del quale divenne frazione. Seguendo il mio ragionamento, espresso nelle prime pagine del presente volume, deduco che anche Piovino nacque pressappoco come la prima abitazione di Gargallo, molto semplicemente perché le cause furono identiche.  Osservate come è ben nascosto il  vecchio Piovino: posizione idealissima, come ideale era quella del Casale Pulei di Gargallo. Vergano nacque dopo, quando con le  fortificazioni l'uomo poteva esporsi e difendersi.

     Non me la sento più di andare a fare inchini per rovistare eventuali documenti che potrebbero dire come fu formato il  paese  di  Vergano, ma congetturando intuisco che probabilmente Piovino fu tolto a Gargallo, già vasto ed unito con Soriso e cioè con buon numero d’anime, per formare con Vergano il numero di abitanti sufficiente a creare una nuova parrocchia. Oppure  durante una spartizione territoriale fra patrizi quello a sud pretese anche Piovino, tagliandolo nettamente da Gargallo per avere oltre alla terra anche un numero sufficiente di contadini e difensori. Osservandolo poi geograficamente ed urbanamente è evidente che doveva essere unito con Gargallo, in  quanto è a ridosso dei caseggiati di questo paese mentre il  suo capoluogo, cioè  Vergano, dista  almeno venti o trenta volte tanto, allora fattore molto importante.

     Gli usi, i costumi, il dialetto, l'abitudine di frequentare le osterie gargallesi perfin con un certo piacere, sono le consuetudini lasciate dagli avi affezionati alla patria gargallese.

     Il cognome di Guidetti, imperante  a Piovino, è lo stesso di  quello  che  imperava alla Valetta, alla Muscia, al Motto, alla Selma e non  certo era  totale a Vergano. Era l'unico cognome esistente in questa frazione (e forse anche alla Valetta, a Motto e Selma) ed era composto da tre rami: i Giovannoni, i Barbiset ed i Tita.

     Piovino ha una particolare  venerazione per San Grato; è la stessa venerazione che gli avi avevano quando si recarono a festeggiare questo Santo  nella chiesa di Gargallo. Sissignori, a Gargallo fra le feste di divozione primeggiava quella di  San Grato, prima ancora di San Fermo, con messa cantata e bacio della  reliquia alla mattina, Vespro e benedizione alla sera, retribuzione al parroco di £. 3,16... (Gavinelli). Poi i piovinesi, separati dalla chiesa Gargallese, pensarono  di adorarlo nella loro frazione, tant'è vero che tale devozione, perdendo i piovinesi, andò a Gargallo pian  piano scomparendo. Pare anche che il busto di San Grato che troneggia ancora sul  nostro altare fosse stato  acquistato con concorso dei fedeli di Piovino e che il parroco, Piazza, l'abbia accettato  volentieri colla speranza di rintuzzare la fede di questi devoti verso  la vecchia madre  gargallese. Infatti quanti piovinesi si recavano alla chiesa di Gargallo per le funzioni  e quanti conservavano l'usanza di associarsi ai gargallesi durante la tradizionale processione del giorno dell'Ascensione, allo scurolo di San Giuliano!  Si, perché Piovino  apparteneva  alla Pieve di Gozzano e  troviamo molte tracce degli obblighi piovinesi (acqua, olio e altri tributi) verso la chiesa pievana. La devozione per la Chiesa  di San Giuliano si trasmise, con una certa ostinazione, ancora fino a noi.  La mia  memoria ricorda ancora questi fedeli diretti ogni domenica alle funzioni gozzanesi.  Corre  voce, con insistenza, che  il confine della Pieve di Gozzano arrivasse oltre la cascina della Bonda ed  oltre quella del Monbello, fra Gargallo e Vergano, probabilmente su quella discesetta. La leggenda vuole che i piovinesi mal sopportassero il distacco da San Giuliano e tentassero una notte  di trafugarne le ossa. La Reliquia, giunta in prossimità del confine con Gargallo e quindi ai limiti della propria giurisdizione, ormai separata, fu fatta miracolosamente appesantire dal Santo in modo tale da far rinunciare i trafugatori ad ogni proposito di sconfinamento; gli stessi non poterono tornare a casa: era concesso loro solo di ritornare indietro  verso  Gargallo. Allora capirono di riportare le Sacre Ossa alla loro urna di Gozzano.

     Ripeto, per aver avuto  larga  riconferma  dagli  attuali vecchi di Piovino, che quasi il cento per cento dei piovinesi frequentava  con  assiduità la chiesa di Gargallo come fosse la propria, perseguendo le abitudini rimandate dagli  avi sudditi gargallesi. Il parroco di Vergano gradiva richiamare le pecorelle piovinesi al suo ovile, tanto che  mosse le sue lamentele al Vescovo di Novara; il quale, durante una sua visita  pastorale, udite personalmente dai piovinesi le preferenze verso la parrocchiale di  Gargallo perché più comoda e più vicina, per arginare eventuali complicazioni separatiste impose al parroco di Vergano di celebrare ogni domenica la messa nell'oratorio di Piovino.

     Altra prova dell'appartenenza di Piovino a Gargallo sta nel fatto che nei terreni ad est di Piovino chiamati  rispettivamente  Campino (7 pertiche), Arbusti (26 pertiche), Campo delle salici (16 pertiche), Campo grande, Campone  e Campo Gelardo a sud (12 pertiche) furono trovati abbondanti ruderi di abitazioni appartenenti alla vecchia Città di Gargallone. Proprio così! Ancora oggi i vecchi piovinesi dicono che la Città di Gargallone si allungava dietro, ad est della vecchia Piovino.  Il  che  dimostra  che una volta fu unica terra e che i fatti stanno ripetendo la storia. Infatti presto o tardi  questa  riunione dovrà avvenire, perché le nuova case di Piovino e Gargallo stanno oramai baciandosi. Già ai tempi del parroco Zaretti si tentò la nuova fusione religiosa e civile, ma  altri impegni  del  parroco ed anche la freddezza degli interessati, da ambo le parti, distrassero l'iniziativa.

     Perfino gli unici due proprietari terrieri che erano i padroni  della frazione avevano origine rivierasca  come quelli di Gargallo, mentre quelli di Vergano erano di altre zone. Infatti quelli di Gargallo erano dei Bellosta, Gemelli, ecc. di Orta; quelli di Piovino erano dei Baroni e Ferrari di Gozzano, sempre della Riviera, e dei Pinotti di Cellio, ma che provenivano dalla Riviera per avere in Orta il Palazzo Motta e la proprietà del colle con relativa torre di Buccione. Ma v'è di più! Chi può negare che i Pinotti fossero degli autentici sorisesi (cioè Soriso, Gargallo, e Piovino) se noi siamo certi che ben due di loro figurano fra i morti del descritto eccidio francese di Soriso dell'anno 1636? Se poi fossero stati di Piovino avremmo a disposizione un'ulteriore  prova  schiacciante, fra le altre, che  anche questo Casale fu unito a Gargallo. Le due proprietà di Piovino  confinavano  proprio sul lato sud della chiesetta ove si trova ora un vicoletto della larghezza di circa  un metro. A nord stava la proprietà del Barone Ferrari, a  sud quella  dei Pinotti. L'oratorio fu donato (col forno pubblico) dai Baroni di Gozzano e non si sa quando sia  stato edificato. Sull’architrave della porta della sacrestia, costruita dopo la chiesetta, al lato nord, è scolpita la data del 1685 ed internamente si trova un quadro mobile col nome di Giuseppe Maria Guidetti datato 1704. In un'urna trovasi pure  una  reliquia  di San Grato consistente in un osso del braccio donato ai piovinesi da  un  Vescovo novarese, probabilmente Monsignor Carlo Bescapè che fu largo distributore di reliquie. Tutta la proprietà dei  Baroni di Gozzano fu spezzettata ad acquirenti piovinesi, mentre gran parte di quella dei Pinotti esiste ancora unita: oltre agli  appezzamenti  elencati sopra  come  racchiudenti vestigia del fu Gargallone, la cascina Bonda con terreni annessi, altri prati e boschi  su di un'area di circa cinquecento pertiche.

     Non si può chiudere questo capitolo senza onorare l'ottima acqua che sgorga nella piccola valle ai piedi della frazione, a sud.  E' un'acqua freschissima, limpidissima, leggera e che richiama gente da ogni dove. C'è chi  giura che abbia poteri  medicamentosi e che nasca da Gargallo, precisamente da  dove nasce il Barbuion, a ridosso della Valetta. Fortuna  che nessun magnate  l'abbia  ancora  scorta, perché a quest'ora sarebbe stata commercializzata; il che avrebbe negato ai piovinesi ed ai turisti la libertà di servirsene a piacimento.

 

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