Associazione
Amici di Villa Strohl-fern
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Il Messaggero, 25/05/2000

Già, la cultura. E’ il settore che più caratterizza la presenza francese a Roma. Tre i caposaldi principali. L’école française che tiene alto il prestigio degli archeologi transalpino, il centro studi di S.Luigi dei Francesi che dipende dall'ambasciata in Vaticano. E soprattutto l’Accademia di Francia a villa Medici, che è ormai diventata uno degli snodi più vivaci della vita culturale romana. Una delle poche postazioni in cui si può cogliere il nuovo respiro dell’Europa e del Mediterraneo. Tre mostre l’anno di notevole qualità, più altre rassegne di minor impegno che periodicamente chiamano alla ribalta artisti di tutti i paesi e molte grandi firme italiane. E il merito di aver lanciato un festival, Roma Europa, ormai autonomo, che è tra gli appuntamenti scelti dell’estate e dell’autunno. Un tempo roccaforte inaccessibile villa Medici è ormai aperta ogni settimana a visite guidate. 

Così come l’altro gioiello rinascimentale in mano francese, Palazzo Farnese. L’orgoglio per il possesso di queste isole nella capitale è molto forte. Guai a metterlo in discussione. La risposta è una immediata chiusura a riccio. 

La stessa con cui per anni è stato gestito l’anomalo caso di villa Strohl-Fern, lembo estremo di villa Borghese, ceduto alla Francia dal suo proprietario. Occupato dallo Chateaubriand, ma rivendicato al Comune all’uso della città il parco resta ancor oggi inaccessibile. Una nuovo accordo diplomatico varato a giugno ne ha ceduto in concessione uno spicchio che ora consente la saldatura tra il museo etrusco di valle Giulia e la vicina villa Poniatowsky appena restaurata. Ma non ha sbloccato la vertenza per aprire il resto del parco alle visite e garantirne la conservazione.
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Il Messaggero, 18/12/1998

L’Associazione che venne fondata da Antonello Trombadori si sta battendo perché la preziosa oasi ritorni patrimonio pubblico


Villa Strohl Fern, parco dei misteri
Il liceo Chateaubriand non vuole lasciare il giardino dove si fanno “strani” lavori

di DANILO MAESTOSI


Che sta succedendo a villa Strohl Fern, ultimo spicchio di villa Borghese aggrappato ad uno sperone di tufo tra l’inizio della Flaminia e la spianata di villa Giulia? Chi ha dato il permesso di tirar su all’interno di questo parco vincolato e protetto un grande padiglione di legno che ne scempia il paesaggio? Chi ha autorizzato e finanziato le squadre di operai e le ruspe che hanno sbancato il terreno e rimodellato in modo sommario i tornanti del giardino tra villa Giulia e villa Poniatowsky, donato per testamento dall’antico proprietario alla Francia, che vi ha insediato da anni il liceo Chateaubriand? Che fine ha fatto l’accordo, sigillato dalla legge per Roma capitale, che prevedeva lo sgombero della scuola in altra area procurata dal Comune e dal governo italiano e la restituzione alla città della villa, come centro culturale gestito in comune?


A lanciare questa raffica di domande è l’associazione Amici di villa Strohl Fern, un sodalizio fondato più di 20 anni da Antonello Trombadori, poeta, scrittore e parlamentare comunista, ma soprattutto figlio di Francesco Trombadori, prestigioso pittore della scuola romana, che in quella villa, allora piena di studi di artisti, ebbe nei primi anni del Secolo la sua culla. Fu Antonello Trombadori, affiancato da un manipolo di intellettuali doc come Rosi e Fellini, a denunciare lo snaturamento di quell’angolo di paradiso al centro di Roma. Ad opporsi alle devastazioni compiute dal liceo, alla distruzione di quegli studi- museo di cui ormai resta in vita solo quello di suo padre, allo sfratto degli artisti. Lui a strappare quella soluzione, che divenne nel ’90 legge dello stato.

Alla morte di Antonello l’associazione ha continuato a sopravvivere grazie all’impegno della sorella Donatella e del figlio Duccio. Ma la situazione di villa Strohl Fern si è inabissata in un limbo opaco e fumoso. La stessa impenetrabile nube che ha avvolto i due casi che hanno giustamente messo in fibrillazione l’associazione. Risalgono entrambe all’estate scorsa. Prima quel prefabbricato, riservato- si è saputo- ai bambini dell’asilo. Un cubo di legno col tetto a capanna che invade e dimezza il viale lungo il fronte del Borghetto Flaminio, viale dei pericoli lo chiamavano gli ex inquilini di villa Strohl Fern per le insidie della scarpata scoscesa che lo fiancheggiava. Un abuso? No -dicono i carteggi ufficiali dell’operazione- tra cui figura un nullaosta della soprintendenza ai monumenti. 

Ma comunque uno scempio. Lo stesso soprintendente Francesco Zurli ci ha confermato di aver dato l’autorizzazione alla cieca, ignorando che la costruzione stravolgeva l’assetto del giardino.
In secondo luogo la pesante operazione di sbancamento e bonifica all’altezza di valle Giulia, partita ad agosto ancora in via d’ultimazione: al posto della giungla di rovi che si era formata sul fronte verso valle Giulia una strada sterrata che si arrampica a tornanti verso l’alto. 

Non ci sono cartelli. Ma l’architetto Francesco Scoppola, che dirige il restauro della vicina villa Poniatowsky, spiega così i lavori: «Il primo obiettivo è di saldare villa Poniatowsky con villa Giulia. Le due sedi che entro il Duemila saranno unificate per ampliare gli spazi del museo etrusco erano divise da quest’angolo di villa Strohl Fern, di cui i francesi ci hanno concesso l’uso. Il secondo è di predisporre un collegamento che consenta in futuro di risalire dal basso fino alla terrazza della villa e renderla così almeno in parte visitabile». L’intervento che è stato inserito nel pacchetto del Giubileo e finanziato con uno stanziamento di oltre 3 miliardi, si ferma però a metà della collina, davanti ai cancelli del liceo Chateaubriand che restano sbarrati. E forse non verranno mai aperti.

Perchè? La ricerca di una risposta è racchiusa nei meandri delle commissioni e delle conferenze di servizi che lavorano con ritmo febbrile al Giubileo. E fa emergere con chiarezza retroscena e trattative, tenute fino ad oggi nascoste, che modificano radicalmente gli scenari disegnati nel ’90 dalla legge per Roma capitale.
Prima novità. Il liceo francese non ha più intenzione di lasciare villa Strohl Fern ed ha barattato la sua permanenza con la cessione (in uso, in proprietà?) della lingua di terra giù in basso. Seconda novità il nostro ministero degli esteri invece di incalzare la scuola allo sgombero, consegnandogli l’area lungo l’Aurelia, acquistata per dieci miliardi, dove doveva costruire una nuova sede, si è arreso alle pretese dei francesi. Terza novità: sui terreni destinati allo Chateaubriand si è fatto avanti un nuovo pretendente, la terza Università, che ne reclama uno spicchio da annettere ad un appezzamento confinante, su cui vorrebbe costruire un ostello. Un’opaca operazione immobiliare che offre così ai francesi un ulteriore alibi per mantenere la postazione di villa Borghese.

Quarta novità: uno dei prezzi del baratto sottobanco in corso è stato il chiudere gli occhi sul padiglione abusivo di viale dei Pericoli. Missione compiuta: nonostante le proteste di qualche funzionario comunale la soprintendenza di stato ha finto di non vedere.

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Il Messaggero 20/05/00

Il Messaggero 18/12/98