Bibliografia
Larson, Mildred L., A Guide to Cross-Language Equivalence. Second
Edition. Lanham - New York -Oxford : University Press of America; 1998. pp.
3-15.
La traduzione è un cambiamento di forma.
La forma di una lingua sono le parole effettive, le frasi, le proposizioni,
i paragrafi, ecc., scritti o parlati. Queste forme costituiscono la struttura
di superficie di una lingua. Nella traduzione, la forma della lingua di
partenza è sostituita dalla forma della lingua di arrivo. Ma come avviene
questo cambiamento? Che cosa determina le scelte di forma in una traduzione?
Nel processo di traduzione i cambiamenti di forma sono introdotti con lo scopo di lasciare costante e inalterato il senso.Un medesimo senso viene trasferito in una forma diversa e per mezzo di una forma diversa.
La traduzione dunque consiste nello studiare il lessico, la struttura grammaticale, la situazione di comunicazione e il contesto culturale del testo della lingua di partenza, analizzandolo allo scopo di determinarne il significato, e poi ricostruire questo stesso significato usando il lessico e la struttura grammaticale che sono appropriate nella lingua di arrivo e nel suo contesto culturale.
Esempio. Nel sardo "tengiu sonnu",
la forma è : verbo tenniri+ desinenza 1a persona + la parola sonnu
il senso è: la persona che parla è nello stato di diventare presto
addormentato.
Uno che volesse mantenere la forma identica nel tradurre questa frase in
inglese direbbe "I have sleep", ciò che rischia di non aver senso in
inglese, e comunque ciò che un buon parlante inglese non direbbe mai.
Una buona traduzione inglese dirà "I am sleepy", dove
la forma è : I prima persona + am verbo essere alla prima persona
+ sleepy attributo.
La forma è diversa, ma il senso è rimasto inalterato.
In Aguaruna, una lingua del Perù, la forma cambierebbe ancora:
kajang pujawai
dove la forma è: kaja nome "sonno" + - ng suffisso
"mio" + puja verbo "vivere" + -wai suffisso
terza persona indicativo: "il mio sonno vive".
a) I componenti di senso sono "confezionati" in unità lessicali, ma nelle diverse lingue sono confezionati diversamente.
Ad esempio, la componente di senso /pluralità/ : in inglese si
esprime abbastanza stabilimente con una -s finale, sia per i sostantivi sia per
i verbi. In Aguaruna, la pluralità è una componente della radice stessa
del verbo, e si usa la radice singolare o la radice plurale a seconda
del caso:
tupikanu egli corre; pisaju essi corrono;
b) Una forma può esprimere diversi significati:
ba) Uno stesso componente di significato può apparire in più unità lessicali a livello di struttura di superfici ("sinonimi"). Questa "suddivisione" non è identica in tutte le lingue
bb) Una medesima forma può essere usata per esprimere diversi significati
alternativi. La maggior parte delle parole hanno più significati, di cui alcuni
possono essere primari, altri secondari. Questo vale anche per le strutture
grammaticali.
Dire "il ragazzo corre" e "l'orologio corre" non fa
riferimento a una medesima azione.
bc) Anche frasi intere possono avere diverse funzioni. Una forma interrogativa può essere usata con uno scopo diverso da quello di porre una domanda. "Perché non andiamo a Londra?", può avere il senso di una proposta, mentre "Perché non lavi i piatti?" può avere il senso di un rimprovero.
bd)Anche gli indicatori grammaticali possono avere funzioni primarie e funzioni secondarie. La preposizione da ha un senso e una funzione nella frase "È stato lasciato da sua moglie", e ne ha una opposta nella frase "È andato da sua moglie".
c) Uno stesso significato può essere espresso in più forme:
esempio:
il gatto è nero, il gatto nero..., il gatto che è nero...: diversa forma a
seconda della frase;
è occupato questo posto?, c'è qualcuno qui? Posso sedermi qui? : diversa
forma a seconda della situazione
Questa asimmetria o non corrispondenza univoca tra forma e significato è ciò che rende complicato il lavoro di traduzione. Nella traduzione, il medesimo significato può dover esprimersi in un altra lingua secondo una forma del tutto diversa. Tradurre la forma di una lingua con una forma letteralmente corrispondente in un'altra, può sovente portare a cambiare il significato, o almeno ad esprimersi in un modo non naturale. Quando si traduce, il significato deve avere la priorità rispetto alla forma. È il significato che bisogna trasferire, non la forma.
Una traduzione che mantiene inalterata la forma si chiama una traduzione "letterale", ed è utile quando si sta studiando la struttura della lingua, come in una traduzione interlineare. Ma una traduzione letterale non comunica il senso di un testo. Normalmente, lo scopo di un traduttore sarà quello di produrre una traduzione idiomatica , cioè un testo che abbia il medesimo significato che nella lingua di partenza, ma che si esprima nella forma naturale della lingua di arrivo.
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Pagina aggiornata il 02-06-01
a cura di Antonio Pinna