SONDAGGIO SU:

I valori e il ruolo del volontariato oggi
per i Presidenti delle Organizzazioni solidaristiche

Roma, gennaio 2000


I N D I C E

1. Motivazione dell’iniziativa

2. I temi trattati, le caratteristiche del campione e la metodologia del sondaggio

3. Presentazione dei rispondenti

4. Le caratteristiche essenziali o costitutive di una organizzazione di volontariato

5. Le caratteristiche distintive del volontariato

6. I valori, i problemi e la missione del volontariato nel 2000
 


1. Motivazione dell’iniziativa

La Fondazione Italiana per il Volontariato proseguendo l’iniziativa avviata da Luciano Tavazza ha ormai da tempo posto all’attenzione del mondo del volontariato e del Terzo settore e, quindi più in generale della società civile, una riflessione sulla natura costitutiva e sulla originale identità ed etica specifica del volontariato organizzato quale espressione della responsabilità dei cittadini solidali.
E’ infatti in preparazione una Carta dei valori del volontariato che la FIVOL insieme al Gruppo Abele vuole proporre sia per sollecitare autoanalisi critica nell’ambito di un movimento complesso, generatore di processi e soggetti variegati, che per fare chiarezza su cosa lo distingue rispetto agli altri attori organizzati della società civile e alle istituzioni. In tal modo è possibile altresì riflettere all’esterno, nell’opinione pubblica, sui mass media un’immagine reale, solida e non equivoca della sua essenza e specificità
Il dibattito in corso è, come si sa, denso di dubbi, di dilemmi, di scelte che travagliano questa componente della società civile, quasi un vaso di coccio tra i vasi di ferro rappresentati dalle forze sempre più organizzate e consapevoli dell’economia civile, del terzo settore, delle istituzioni, ma anche dal mercato che tenta di appropriarsi di suoi messaggi e valori.
Il volontariato dispone oggi di un accumulo di condizioni apparentemente favorevoli come maggiori risorse economiche, innumerevoli fonti di finanziamento, accresciute credenziali presso le istituzioni - con cui rivelano un rapporto più formalizzato (e quindi burocratizzato) - un’immagine pubblica più diffusa e gratificante. Infine, il volontariato è caricato di funzioni un tempo estranee o non così consapevoli, come il contributo alla costruzione di un nuovo Welfare e di un nuovo mercato, sia di beni che di risorse umane.
In questo scenario di complessità il volontariato vive la propria missione correndo anche dei rischi per fenomeni degenerativi, opportunistici, di vassallaggio, di trasformismo o di commistione dei fini che ne inquinano e ne banalizzano ad un tempo la sostanza etica originaria. Non è un caso che l’idea nasce nel 1998 alla III Conferenza nazionale del Volontariato di Foligno nei cui lavori si riscontrò una certa confusione di riferimenti e di valori tra i rappresentanti stessi del mondo del volontariato, come:

Queste considerazioni di scenario hanno indotto un osservatorio come la FIVOL e un soggetto storico della solidarietà come il Gruppo Abele a fornire uno strumento di analisi con cui guardare indietro, non per ritornare alla tradizione o al passato romantico delle "buone anime", più che delle "buone pratiche", ma per riscoprire alla radice l’essenza o l’anima del fenomeno capace di dare sostanza al "nuovo" senza che si determinino processi "transgenici".
Si tratta in realtà di una carta che intende riproporre i connotati fondativi, il denominatore comune che da sempre anima questo fenomeno, pur soggetto a cambiare pelle in relazione al suo ruolo storico. E’ rivolta alle organizzazioni di volontariato ma anche a tutti i volontari, anche quelli singoli che operano dentro altre realtà di terzo settore. E si tratta di una iniziativa, che pur partendo dalla proposta FIVOL-Gruppo Abele prevede un percorso in cui viene coinvolto il maggior numero possibile di realtà del volontariato italiano.
La prima iniziativa, nell’ambito dell’attività preparatoria alla redazione di una Carta dei valori, la FIVOL oltre a confrontarsi sul tema con un gruppo di esperti di diverse discipline e aree di pensiero, ha voluto raccogliere, tramite un sondaggio, anche la testimonianza e l’opinione dei responsabili delle organizzazioni di volontariato inviando loro un questionario di 10 domande.

freccia back


2. I temi trattati, le caratteristiche del campione e la metodologia del sondaggio

Il questionario proposto ai presidenti ha riguardato otto temi salienti:

  1. le caratteristiche essenziali o costitutive di una OdV;

  2. le caratteristiche operative maggiormente specifiche di una OdV in relazione alle altre forze del Terzo Settore;

  3. i valori intrinseci al volontariato oggi maggiormente riscontrabili nelle OdV;

  4. i problemi più seri che devono oggi affrontare le OdV;

  5. il significato di gratuità e dono per il volontariato;

  6. l’accezione di solidarietà che appartiene maggiormente ad una OdV;

  7. l’utilità del volontariato nell’affacciarsi del nuovo secolo;

  8. le soluzione possibili per uscire dall’indeterminatezza e generalità del concetto di volontariato e ribadirne l’identità specifica.

La rilevazione promossa ha riguardato i presidenti di un campione delle organizzazioni di volontariato note alla banca dati della FIVOL che attualmente rappresenta un fenomeno di 10.468 realtà attive. Per ciascuna di queste organizzazioni è stata raccolta nella rilevazione-censimento del 1997 una serie di informazioni statistiche mediante interviste dirette ai responsabili.
Da questo universo, che risponde ad una precisa definizione operativa di organizzazione di volontariato, è stato estratto un campione predeterminato di 500 organizzazioni con il metodo della stratificazione. Le variabili utilizzate sono state 4:

1. area geografica (Nord-Centro-Sud)
2. matrice ideale (cattolica, aconfessionale)
3. profili del volontariato (5 tipi)
4. classi di volontari (piccole, medie, grandi per numero di volontari attivi).

L’estrazione delle unità da inserire nel campione ha tenuto conto del peso percentuale di ciascuna combinazione tra le diverse modalità delle quattro variabili esaminate. Sono state così estratte 518 organizzazioni che rispettano la proporzione di casi esistenti nelle 90 diverse combinazioni che si sono venute a determinare dall’incrocio delle variabili. Si tratta pertanto di un campione stratificato e rappresentativo statisticamente delle diverse aree geografiche, della pluralità dei settori di intervento e delle eterogenee dimensioni delle organizzazioni solidaristiche.

I questionari rientrati spontaneamente nel tempo previsto di un mese dal momento dell’invio e correttamente compilati sono stati 142, vale a dire il 27,4% del campione di cui rappresentano una componente sicuramente autoselezionata per sensibilità al tema.
L'attenzione prestata a garantire l’anonimato dei presidenti non ci consente di conoscere la specifica identità delle schede ritornate. Tuttavia nell'ultima sezione del questionario venivano raccolte le principali caratteristiche socio-anagrafiche dell’intervistato e alcune informazioni relative all'organizzazione di volontariato di appartenenza del responsabile.
Le dimensioni del campione, che è stato possibile confrontare con il campione teorico o di riferimento, sono: l'area geografica della sede operativa, la classe di volontari attivi continuativi e il settore di intervento. Come è possibile osservare lo scarto massimo registrato è pari al 5,6%, e si manifesta a svantaggio del Sud. Si tratta di un risultato che connota il campione reale per la sua buona rappresentatività del mondo del volontariato organizzato. È evidente che come tutti i sondaggi epistolari anche questo risente di fenomeni di autoselettività del campione che, almeno per le variabili poste sotto controllo, risultano discretamente distribuiti.

Tab. 1 – Confronto tra campione teorico e campione reale per quanto concerne area geografica, ampiezza dell’organizzazione di appartenenza e settore di intervento (in %)

Area geografica

Campione teorico

Campione reale

Nord

50,8

55,4

Centro

20,7

21,6

Sud

28,6

23,0

Classe di volontari

Meno di 10

31,5

27,3

Da 10 a 25

35,1

37,4

Oltre 25

33,4

35,3

Settore di intervento

Socio-assistenziale

47,1

44,3

Sanitario

25,1

20,7

Tutela e promozione

5,2

7,1

Ambiente

3,3

5,7

Attività educative

5,4

10,0

Cultura e Altro

5,8

6,4

Sport, attività ricreative

3,7

2,9

Protezione Civile

4,4

2,9

TOTALE

518

142

freccia back


3. Presentazione dei rispondenti

Osservando le caratteristiche socio-anagrafiche dei rispondenti notiamo che chi ha risposto al questionario è in maggioranza di genere maschile (61,3%), come d’altra parte lo è chi sta a capo di queste organizzazioni. Tuttavia la proporzione femminile del campione appare elevata in ragione della cospicua partecipazione femminile nel movimento solidaristico, sempre più chiamata a gestire incarichi di responsabilità nelle organizzazioni. Per quanto concerne l’età dei presidenti questa è largamente superiore ai 45 anni (70,4%) anche in considerazione del fatto che operano nel volontariato da un numero medio di 16 anni. Più breve è invece la loro esperienza al vertice delle organizzazioni: essi rivestono l’incarico di presidenti o responsabili mediamente da più di 6 anni.

Tab. 2 – Sesso e classe di età dei presidenti (%)

Sesso

campione reale

Maschio

61,3

Femmina

38,7

Classe di età

...-29

5,6

30-45

23,9

46-65

50,7

66-...

19,7

TOTALE

142

Il percorso formativo dell’intervistato rivela una istruzione scolastica medio-alta, in quanto un terzo ha dichiarato di essere laureato e la metà ha comunque conseguito un diploma di scuola secondaria superiore. In merito alla condizione occupazionale, più della meta dei presidenti è attualmente attivo rispetto ad un terzo che è invece già nella fase di pensionamento. Fra gli occupati, nel dettaglio, il 40% è impiegato, il 24% svolge una libera professioniste e la quota rimanente è suddivisa in ordine di frequenza decrescente fra dirigenti, artigiani, commercianti, autonomi e operai. Prevale pertanto la componente che occupa posizioni di responsabilità nella struttura economica e proprio per questo leader naturali per la gestione delle organizzazioni solidaristiche.
La maggioranza di essi, sia pure non ampia, si colloca per convinzioni culturali e ispirazioni ideali nella matrice confessionale, mentre si sa che è invece prevalente la collocazione aconfessionale delle organizzazioni solidaristiche prese nel loro complesso. Il dato è significativo di una maggiore sensibilità al tema della rilevazione da parte dei volontari in cui è maggiormente spiccata la motivazione altruistica e connotata da quei valori cattolici che hanno segnato le prime generazioni dei volontari nel nostro paese.
Nel loro background esperienziale vi è poi iscritta una ricca casistica di esperienze ad elevata valenza sociale: si va infatti da un intenso impegno associativo (70%), all'animazione di gruppi (40%), con pesi significativi anche per la militanza politica (20%) e per gli incarichi pubblici istituzionali (18%). Si tratta di esperienze importanti che, unite a quelle professionali specifiche, rende particolarmente autorevole la loro opinione sul tema in quanto verificata, vissuta e consolidata entro un percorso biografico realmente significativo

Tab. 3 – Caratteristiche di background formativo pregresso degli intervistati (in %)

Studio

campione reale

Elementare

2,9

Media

13,6

Secondaria superiore

49,3

Laurea

34,3

Condizione lavorativa

Occupato

56,3

Disoccupato

1,4

Studente

2,1

Casalinga

7,0

Pensionato

33,1

Ispirazione ideale

Valori cristiani

54,2

Valori non confessionali

45,8

Esperienze svolte

Militanza politica

20,4

Impegno associativo

73,2

Imprenditore, dirigente azienda

12,7

Incarico pubblico-istituzionale

18,3

Rappresentanza sindacale

12,7

Animazione gruppi

40,8

Cooperazione PVS

9,2

n.r.

8,4

TOTALE

142

Posizione professionale

Operaio

8,8

Impiegato

41,3

Artigiano, commerciante, lavoratore autonomo

12,5

Dirigente

13,8

Imprenditore, libero professionista

23,8

TOTALE

80

freccia back


4. Le caratteristiche essenziali o costitutive di una organizzazione di volontariato

Una prima domanda aperta del questionario ha inteso recepire, con il lessico proprio dei presidenti, quali siano i fondamenti di una organizzazione di volontariato, ovvero ciò che costituisce e rappresenta quest’ultima nella sua essenzialità o identità specifica.
Emerge una variegata tipologia di risposte che sono state raggruppate in tre aree omogenee e identificative di altrettanti aggregati di valore: il primo, coincidente con i requisiti di idoneità richiesti dalla legge 266/91, il secondo, con ciò che qualifica l’azione di queste organizzazioni, mentre il terzo comprende i valori di base attribuiti al volontariato. Spesso l’intervistato ha fornito più di una risposta, in media 3.2, a rilevare come siano più di una le caratteristiche peculiari che spontaneamente i presidenti riferiscono al volontariato organizzato.
Le risposte più numerose - 43 su 100 - rilevano almeno un requisito di quelli previsti all’art. 3 dalla L. 266 nella sua definizione giuridica di organizzazione di volontariato: su tutte emerge la "gratuità", riferita o alla assenza di remunerazione di chi fa volontariato nell’organizzazione o alle prestazioni non onerose per chi le riceve. In alcuni casi, tale concetto viene espresso con il termine ancora più impegnativo di "disinteresse". Frequente è anche l’elemento costitutivo rappresentato dalla "solidarietà" come impegno a favore di terzi in stato di bisogno, accorpato ad "altruismo", termine usato da 5 soli soggetti, non molto motivante oggi nell’ambito di un fenomeno che si va "laicizzando".
Tutti gli altri 8 valori-requisiti di legge compaiono in misura più ridotta, dai 16 casi che rilevano l’"autonomia" ai soli due casi che menzionano la "prevalenza dei volontari" come valore costitutivo delle organizzazioni solidaristiche, anche se per alcuni può essere implicito nel requisito della gratuità. Così come la "spontaneità" risulta un valore marginale e la stessa "finalità sociale" viene menzionata da un numero di casi piuttosto ridotto, mentre il "senza fine di lucro" non trova molte citazioni in relazione all’enfasi posta sulla caratteristica di gratuità che lo comprende.
Così come la democraticità ed elettività delle cariche sono considerati elementi essenziali delle organizzazioni di volontariato da non più di 1 intervistato su 10, anche in considerazione di un fenomeno che è fatto in buona parte di piccole e agili realtà dove i rapporti faccia a faccia e l’intensa dinamica relazionale tra i membri rendono inutile una formalizzazione dei ruoli e delle posizioni di potere.
Tre risposte su 10 fanno riferimento a valori che connotano le organizzazioni di volontariato per la loro capacità di azione o qualificazione operativa ("valori di funzionamento"): dalla preparazione e forte motivazione ideale dei volontari, alla buona organizzazione e alla continuità di azione. Non sono invece molto indicati come elementi costituzionali di una organizzazione di volontariato la progettualità e la valutazione dell’efficacia delle prestazioni erogate. Anche l’azione di stimolo nei confronti del pubblico e il ruolo sostenuto in relazione a questo vengono poco rimarcati.
Infine vengono menzionati i valori di base del volontariato, ovvero quelli che lo caratterizzano per il suo essere. Lo sventagliamento delle risposte è al riguardo molto ampio, mentre si distinguono per una superiore frequenza valori come la "disponibilità", l’"impegno", la "condivisione" e l’"umanità".

Le risposte rivelano le varie concezioni, rappresentazioni e appartenenze che fanno del fenomeno del volontariato organizzato una realtà eterogenea anche se il binomio gratuità-solidarietà è quello maggiormente identificativo della sua specifica natura.

Tab. 4 - Le caratteristiche essenziali e costitutive di una organizzazione di volontariato (in % sulle risposte fornite da 132 intervistati)

VALORI-REQUISITI DI LEGGE

V.A.

% su
risposte

- Gratuità/disinteresse

63

 

- Solidarietà/altruismo

47

 

- Autonomia, libertà, indipendenza

16

 

- Senza fini di lucro

14

 

- Democraticità, elettività delle cariche

13

 

- Trasparenza e obbligo del rendiconto

10

 

- Finalità sociale esplicitata

11

 

- Spontaneità nell’adesione

4

 

- Prevalenza dei volontari

2

 

- Diritti e doveri degli associati

1

 

totale

181

43,3

VALORI DI FUNZIONAMENTO

V.A.

% su
risposte

- Formazione, professionalità e competenza

19

 

- Buona organizzazione

15

 

- Forte motivazione ideale

14

 

- Continuità, azione costante e assidua

14

 

- Lavoro in rete o in collaborazione

11

 

- Conoscenza/aderenza ai bisogni, tempestività

10

 

- Sensibilizzazione della comunità, promozione della solidarietà

10

 

- Chiarezza di scopi e obiettivi

7

 

- Flessibilità nelle risposte operative e/o nel profilo organizzativo

5

 

- Creazione di servizi

5

 

- Progettualità, programmazione

4

 

- Azione di propulsione, stimolo nei confronti degli enti pubblici

4

 

- Non sostituzione del pubblico

3

 

- Copertura di carenze pubbliche

3

 

- Valutazione efficacia prestazioni

2

 

totale

126

30,1

VALORI DI BASE

V.A.

% su
risposte

- Disponibilità

16

 

- Impegno

11

 

- Condivisione di obiettivi e ideali

10

 

- Umanità e amore per il prossimo

9

 

- Tutela, sostegno nei confronti di chi ha più bisogno

6

 

- Consapevolezza di essere un soggetto di cambiamento sociale

6

 

- Capacità di accoglienza/condivisione con chi ha bisogno

6

 

- Volontà di operare, determinazione operativa

7

 

- Responsabilità, sensibilità, attenzione per i problemi del territorio

5

 

- Apartiticità e/o aconfessionalità

5

 

- Dono di sé, oblatività

4

 

- Concretezza

3

 

- Umiltà

3

 

- Innovazione, creatività, sperimentare soluzioni

3

 

- Scelta di vita

2

 

- Capacità di evolvere e cambiare

2

 

- Capacità di dialogo, dialogo aperto

2

 

- Onestà

2

 

- Spirito di iniziativa

1

 

- Spirito di servizio

1

 

- Fedeltà agli ideali originari

1

 

- Testimonianza

1

 

- Serietà

1

 

- Chiarezza di identità

1

 

- Consapevolezza dei propri limiti

1

 

- Leadership credibile e carismatica

1

 

- Equilibrio psico-fisico

1

 

totale

111

26,5

Una domanda specifica su cosa definisce maggiormente un’organizzazione di volontariato fa emergere con forza il requisito specifico della solidarietà che precede tutti gli altri elementi identificativi, previsti dalla stessa legge 266/91. Sorprende un po’ l’elevato punteggio medio ottenuto dalla democraticità (elettività delle cariche, condivisione delle scelte tra gli aderenti, trasparenza gestionale) che connota in senso partecipativo la vita interna delle organizzazioni. Tale requisito precede anche quello della gratuità delle prestazioni e del peso determinante o prevalente della risorsa spontanea del volontario per la realizzazione delle attività. Relativamente meno importante è l’autogoverno dei volontari che ha un punteggio medio di importanza più basso e viene dopo l’assenza di remunerazione dei dirigenti. Sembrerebbe attenuarsi la concezione di un volontariato "puro" dei soli volontari e profilarsi invece un’apertura verso le formazioni miste, dove volontari e remunerati cooperano insieme. E’ questo un portato della nuova complessità del volontariato organizzato sempre più chiamato a gestire interventi e servizi anche in convenzione con il pubblico?
Non si notano differenze significative intracampione se non una certa enfasi dei rispondenti ispirati dai valori cristiani sull’elemento solidaristico a fronte di una maggiore attenzione alla rilevanza del contributo della risorsa umana gratuita da parte dei presidenti di appartenenza laica.

Tab. 5 - Il grado di importanza degli elementi di definizione di un’organizzazione di volontariato (gli intervistati dovevano indicare con un punteggio da 1 = minima rilevanza a 5= massima rilevanza, la presenza di questi valori nel volontariato organizzato)

TIPOLOGIA DI ELEMENTI

Punteggio
medio

a. il fine esplicito della solidarietà, cioè produrre beneficio a terzi o alla comunità

4.62

b. la democraticità della vita interna

4.54

c. la gratuità delle prestazioni erogate all’utenza

4.36

d. le prestazioni dei volontari: determinanti o prevalenti per la realizzazione delle attività

4.26

e. l’assenza di remunerazione per i dirigenti dell’organizzazione

3.99

f. le finalità dell’organizzazione determinate autonomamente dal personale volontario

3.25

Il concetto di solidarietà non lascia spazio a molte interpretazioni, tuttalpiù a precisazioni ed elementi che ne allargano la prospettiva. La solidarietà è intesa nel suo significato più ovvio: quello di produrre benefici per chi è in condizioni di maggior bisogno. Così si esprime la maggioranza degli intervistati nello stabilire la priorità tra le diverse accezioni. A fare proprio complessivamente questo significato sono 81 intervistai su 100 ma salgono a 93 tra i più anziani, a 92 tra i credenti, a 90 tra i veterani del volontariato, a 88 tra i presidenti che operano nel welfare e a 87 tra le donne. Si tratta di una accezione che riflette l’immaginario di un volontariato attivo in un "welfare residuale" più che proiettato alla promozione del bene comune, all’allargamento dei diritti civili, alla crescita della qualità della vita e della partecipazione dei cittadini. Tuttavia, queste componenti sono presenti con un’oscillazione percentuale tra il 40 e il 20 per cento, a caratterizzare varietà di approcci al tema della solidarietà. Sicuramente marginale è invece l’approccio mutualistico di chi intende la solidarietà come vantaggio per il proprio gruppo di appartenenza o alla propria categoria di cittadini.
Alcune differenze nel campione appaiono marcate: la maggior sensibilità femminile per la solidarietà applicata alla giustizia (allargamento dei diritti), mentre la componente maschile mutua in proporzione maggiore l’aspetto della qualità della vita e dell’aggregazione e socializzazione della popolazione, così come chi opera nel settore del volontariato civile, i meno anziani in termini anagrafici e per esperienza nel volontariato.
Il concetto di solidarietà come salvaguardia e ampliamento del bene comune e della partecipazione dei cittadini è maggiormente consueto per chi opera nei settori del volontariato diversi da quelli del socio-sanitario e attrae maggiormente il personale giovane del mondo solidaristico. E’ questa la nuova frontiera del volontariato civile in grado di conciliare l’aiuto ai singoli o ai gruppi svantaggiati con un’azione tesa ad accrescere i beni comuni e quindi la sussidiarietà promozionale degli stessi? Capace quindi di muoversi da una contingente prospettiva di assistenza ed emergenza ad un avanzamento e consolidamento delle mete condivise di benessere sociale?

Tab. 6 - Quale o quali di queste accezioni di "solidarietà" appartengono maggiormente ad una organizzazione di volontariato? (risposta prioritaria, nel complesso e per caratteristiche peculiari dei rispondenti)

TIPOLOGIA DI ACCEZIONI

Priorità
1

totale
risposte

Caratteristiche
dei rispondenti

- produrre benefici per chi è in condizione di maggior bisogno

53,3

80,9

anziani (92,9) valori cristiani (92,2) più di 10 anni di volontariato (89,5) settore welfare (87,8) femmine (87,3)

- operare per salvaguardare e ampliare il bene comune

15,6

41,8

settore civile (63,3)giovani (45,0)

- lavorare per il riconoscimento dei diritti dei cittadini

11,5

35,5

femmine (50,9) settore welfare (43,3) valori cristiani (40,3)

- favorire occasioni di aggregazione e socializzazione della popolazione

3,3

39,7

fino a 10 anni di volontariato (47,3) maschi (45,3) settore civile (44,9)

- contribuire a elevare la qualità della vita della popolazione

6,6

36,2

maschi (40,7) giovani-maturi (39,0)

- favorire la partecipazione dei cittadini

7,4

22,7

settore civile (32,7) fino a 10 anni di volontariato (29,1)

- produrre benefici al proprio gruppo di appartenenza o alla propria categoria di cittadini

1,6

6,4

 

- operare per la conservazione di culture e di valori etnici

0,0

0,0

 

- altro

0,8

6,4

 

nr

---

0,7

 

totale %

100,0

273,1

 

totale v.a.

122

142

 

freccia back


5. Le caratteristiche distintive del volontariato

Una seconda domanda richiedeva di scegliere – tra le 23 caratteristiche operative proposte - quelle specifiche del volontariato rispetto a quelle attribuite oggi in generale alle forze del terzo settore, ed eventualmente rilevare aree di sovrapposizione laddove alcune caratteristiche accomunino l’intero mondo del non profit. Il risultato segnala che sono nettamente prevalenti le caratteristiche comuni rispetto a quelle che appartengono all’uno o all’altra delle due componenti del terzo settore (complessivamente otto).
Emergono comunque gli aspetti peculiari di una organizzazione di volontariato che ne rivelano questo profilo: realtà che aggrega relativamente poche persone, dotata di autonomia di azione, democratica e trasparente al suo interno, capace di agire nella quotidianità, di essere aderente ai bisogni della gente, di operare nell’emergenza e di produrre cambiamento sociale (tab. 5).

Un solo tratto emerge invece come caratteristica specifica delle altre realtà del terzo settore, ovvero "la gestione di servizi continuativi e con personale specializzato" (61,1%). Ciò farebbe intendere che al volontariato spettano invece servizi "leggeri" e la gestione temporanea o sperimentale di attività. Nella misura in cui tali attività richiedono strutturazione, continuità ed elevata professionalità debbono diventare missione di organizzazioni che operano come imprese sociali. Un’altra caratteristica considerata dalla maggioranza relativa dei rispondenti come più prossima alle altre componenti del non profit è la garanzia di continuità del servizio (4 su 10), mentre ottengono percentuali vicine al 40% anche il convenzionamento con il pubblico e l’attività di fundraising.

Tutti gli altri tratti operativi sono patrimonio e valore dell’intero non profit: in particolare, la costruzione di legami sociali, i cosiddetti "beni relazionali", la partecipazione negli organismi consultivi o decisionali locali, la valutazione del lavoro svolto, l’agire programmato e progettuale e la capacità di gestire una rete di risorse. E’ un po’ questo il manifesto del terzo settore come soggetto protagonista e produttore di socialità consapevole e condivisa in un processo costante di progettazione e verifica dei risultati.

Tab. 7 - Le caratteristiche operative maggiormente specifiche di una organizzazione di volontariato, di altre forze di terzo settore e quelle che accomunano volontariato e terzo settore

TIPOLOGIA DELLE CARATTERISTICHE

caratteristica
più specifica
del
Volontariato
in generale

caratteristica
più specifica
di altre
realtà del
Terzo settore

caratteristica
comune a
Volontariato
e Terzo
settore

Non
specificato

- la piccola dimensione (per numero di persone)

62,7

11,3

8,5

17,6

- l’autonomia di azione rispetto al pubblico

57,7

9,9

23,9

8,5

- la capacità di agire nella quotidianità

51,4

7,0

35,9

5,6

- democraticità e trasparenza nella propria vita interna

47,2

7,0

35,9

5,6

- l’aderenza ai bisogni della gente

44,4

8,5

38,7

8,5

- la volontà di produrre il cambiamento sociale con la propria azione

44,4

8,5

38,7

8,5

- la capacità di risposte nell’emergenza

44,4

13,4

38,0

4,2

- azione di sensibilizzazione sui temi e problemi sociali del territorio in cui si opera

40,1

8,5

47,2

4,2

- l’educazione alla solidarietà e alla legalità

38,0

7,7

47,9

6,3

- il lavoro a beneficio di soggetti svantaggiati

33,1

18,3

45,1

3,5

- la flessibilità nelle risposte operative e/o nel profilo organizzativo

32,4

21,1

37,3

9,2

- la tutela dei soggetti più deboli o di portatori di specifici bisogni

31,7

18,3

46,5

3,5

- la costruzione di legami sociali, di beni relazionali

27,5

10,6

54,9

7,0

- la garanzia della continuità del servizio

16,9

39,4

36,6

7,0

- la raccolta organizzata di fondi

16,2

35,9

40,1

7,7

- l’efficienza e l’efficacia nella gestione delle attività

14,1

26,1

49,3

10,6

- la sperimentazione e innovazione di specifiche risposte o servizi

12,7

30,3

47,9

9,2

- la partecipazione negli organismi consultivi o decisionali locali

12,0

28,2

54,2

5,2

- l’operare con una programmazione e progettualità verificabile

11,3

27,5

52,1

9,2

- la capacità di gestire una rete di risorse

9,2

28,9

52,1

9,9

- lavorare attraverso convenzioni con il pubblico

9,2

37,3

45,8

7,7

- la valutazione del lavoro svolto (uso di metodi e strumenti per la verifica di efficienza ed efficacia)

9,2

27,5

54,2

9,2

- la gestione di servizi continuativi e con personale specializzato

6,3

54,2

29,6

9,9

Disaggregando i dati per i profili anagrafici e biografici dei presidenti si palesano alcune notevoli differenziazioni per quanto concerne le caratteristiche più specifiche del volontariato. Queste tendono anzitutto ad essere maggiormente sottolineate dalla componente femminile, in specie la democraticità e trasparenza interna, la tutela dei soggetti deboli e la partecipazione agli organismi locali di consultazione e decisione. I maschi sottolineano peculiarmente l’efficienza e l’efficacia delle attività, la gestione di servizi continuativi e specializzati e il lavorare in convenzione con il pubblico, caratteristiche queste ultime che di fatto vengono attribuite alle realtà più strutturate del terzo settore.
La classe di età è al riguardo la variabile maggiormente discriminante il campione e indica visioni in parte diverse del fenomeno a seconda della generazione che lo analizza.
I più anziani sottolineano in modo eclatante i valori quali: l’aderenza ai bisogni della gente, la partecipazione negli organismi locali, la garanzia di continuità del servizio e la democraticità e trasparenza interna. Colpisce l’attenzione alla concertazione della politica sociale locale come patrimonio consolidato nell’esperienza operativa dei più anziani, che dà conto dell’evoluzione del fenomeno da ambito residuale e collaterale delle politiche sociali a soggetto che tendenzialmente si riconosce come partner del pubblico nell’elaborazione di tali politiche.
La generazione intermedia (46-65 anni) sottolinea maggiormente la volontà di produrre il cambiamento sociale e tende poi a rappresentare più specificatamente il volontariato come soggetto autonomo rispetto al pubblico, capace di agire nella quotidianità e di costruire legami sociali, beni relazionali. E’ questa la componente generazionale più capace di rappresentare la concezione del volontariato moderno, che sta dentro i processi con un approccio "liberatorio", che è reticolare e sinergico.
I più giovani - e al tempo stesso i più istruiti - invece considerano maggiormente specifiche del volontariato caratteristiche che hanno a che vedere con la gestione delle organizzazioni piuttosto che con i valori che testimoniano, come: la flessibilità delle risposte e/o del profilo organizzativo, la valutazione del lavoro svolto, la piccola dimensione e la gestione di servizi continuativi e specializzati.
E’ questa la componente più incline al concetto di impresa sociale o che ne ha più interiorizzato la cultura.

I più istruiti tra i meno giovani sono più orientati a suffragare l’autonomia del volontariato e il suo essere agente di cambiamento sociale. I meno scolarizzati (quindi di età più avanzata) hanno una più larga consapevolezza della funzione di sensibilizzazione del volontariato sui temi e problemi sociali così come della sua capacità di agire nell’emergenza.

Tab. 8 - Le caratteristiche più specifiche del volontariato per genere, classe di età e istruzione degli intervistati (fra parentesi la differenza percentuale rispetto al totale degli intervistati)

 

SESSO

CLASSE ETA’

ISTRUZIONE

- piccola dimensione

 

giovani (10)

sec.super. (9)

- autonomia di azione rispetto al pubblico

 

maturi (19)

laurea (11)

- capacità di agire nella quotidianità

femmine (8.5)

maturi (19)

 

- democraticità e trasparenza interna

femmine (13)

anziani (18)

 

- aderenza ai bisogni della gente

femmine (8)

anziani (35)

 

- volontà di produrre il cambiamento sociale

 

maturi (25)

laurea (11)

- capacità di risposte nell’emergenza

 

anziani (13)

elem./med. (15)

- azione di sensibilizzazione sui problemi sociali

 

maturi (13)

elem./med. (18)

- educazione alla solidarietà e alla legalità

 

maturi (11)

 

- lavoro a beneficio di soggetti svantaggiati

 

anziani (10)

sec.super. (14)

- flessibilità risposte e/o profilo organizzativo

 

giovani (19)

laurea (20)

- tutela dei soggetti più deboli

femmine (11)

anziani (12)

 

- costruzione di legami sociali, di beni relazionali

 

maturi (17)

elem./med. (14.5)

- garanzia della continuità del servizio

 

anziani (20)

 

- raccolta organizzata di fondi

 

giovani (15)

sec.super. (9)

- efficienza ed efficacia nella gestione attività

maschi (11.5)

 

 

- sperimentazione e innovazione di risposte o servizi

 

 

elem./med. (15)

- partecipazione negli organismi locali

femmine (11)

anziani (24)

 

- programmazione e progettualità verificabile

femmine (9)

 

 

- capacità di gestire una rete di risorse

 

 

 

- lavorare attraverso convenzioni con il pubblico

maschi (9)

 

 

- valutazione del lavoro svolto

 

giovani (10)

 

- gestione di servizi continuativi e specializzati

maschi (11)

giovani (8)

laurea (11)

Per quanto concerne la cultura valoriale di riferimento gli intervistati di matrice cattolica o di fede religiosa mutuano in misura più ampia un’immagine del volontariato come soggetto di piccole dimensioni, capace di agire nella quotidianità, con garanzia di continuità, con flessibilità di risposte e organizzazione e caratterizzato da democraticità. Al contrario, i portatori di valori non confessionali si identificano di più con le funzioni di sensibilizzazione e di costruzione di beni relazionali del volontariato.
I "veterani" nel servizio di volontariato sottolineano in misura marcata l’aderenza ai bisogni della gente come garanzia di credibilità della missione delle loro organizzazioni. E molto più degli altri menzionano poi la volontà di essere forza di cambiamento.
Gli intervistati che hanno inscritta nella propria storia pregressa esperienze associative e di responsabilità socio-politica associano più di tutti la specificità del volontariato all’autonomia di azione rispetto al pubblico e alla costruzione di legami sociali, di beni relazionali. E sono altresì ben più consapevoli della media della volontà del volontariato organizzato di produrre cambiamento sociale. Non a caso molte carriere nel terzo settore e nel sociale come campo di possibile azione trasformativa del paese nascono proprio nella militanza politica prima della crisi della partecipazione nelle formazioni ideologiche e della delegittimazione della forma-partito tradizionale alla fine degli anni ‘70.

Tab. 9 - Le caratteristiche più specifiche del volontariato per matrice culturale di riferimento, anni di volontariato ed esperienze associative e di responsabilità socio-politica pregresse degli intervistati (fra parentesi la differenza percentuale rispetto al totale degli intervistati)

TIPOLOGIA

MATRICE

ANNI
VOLONTARIATO

ESPERIENZE
PREGRESSE

- piccola dimensione (per numero di persone)

confessionale (10)

 

 

- autonomia di azione rispetto al pubblico

 

 

2 o + esp. (13)

- capacità di agire nella quotidianità

confessionale (9)

oltre 10 (11.5)

+di 2 esp. (8)

- democraticità e trasparenza interna

confessionale (10)

 

 

- aderenza ai bisogni della gente

 

oltre 10 (15)

 

- volontà di produrre il cambiamento sociale

 

 

2 o + esp. (10)

- capacità di risposte nell’emergenza

 

oltre 10 (9)

0/1 esp. (22)

- azione di sensibilizzazione sui problemi sociali

aconfessionale (15)

 

 

- educazione alla solidarietà e alla legalità

 

 

 

- lavoro a beneficio di soggetti svantaggiati

 

 

 

- flessibilità risposte e/o profilo organizzativo

confessionale (11)

 

 

- tutela dei soggetti più deboli

 

 

 

- costruzione di legami sociali, di beni relazionali

aconfessionale (10)

oltre 10 (10)

+di 2 esp. (13)

- garanzia della continuità del servizio

confessionale (11)

oltre 10 (10)

 

- raccolta organizzata di fondi

 

 

 

- efficienza ed efficacia nella gestione attività

 

fino a 10 (10)

 

- sperimentazione e innovazione di risposte/servizi

 

oltre 10 (9.5)

 

- partecipazione negli organismi locali

 

 

 

- programmazione e progettualità verificabile

 

 

 

- capacità di gestire una rete di risorse

 

 

+di 2 esp. (11)

- lavorare attraverso convenzioni con il pubblico

 

 

 

- valutazione del lavoro svolto

 

 

+di 2 esp. (8)

- gestione di servizi continuativi e specializzati

 

fino a 10 (14)

 

Infine, giocano un ruolo anche le variabili di appartenenza dei presidenti ai settori di intervento del volontariato, alle dimensione delle organizzazioni e alla collocazione geografica. Spicca la forte connessione del volontariato con i comparti dell’intervento socio-sanitario, come d’altra parte era legittimo aspettarsi da un campione che rappresenta una realtà a forte impegno nel welfare. Solo in un caso il gap percentuale privilegia gli altri settori ed è quello della volontà di produrre il cambiamento sociale.
La capacità di agire nell’emergenza si palesa come una caratteristica cospicua del volontariato soprattutto per chi opera nella grande organizzazione (oltre 25 volontari attivi) e nei settori del Welfare, dove conta la flessibilità delle risposte e del profilo organizzativo. L’emergenza è maggiormente considerata caratteristica del volontariato anche nel Mezzogiorno, dove vi è altresì un orientamento a sottolineare più aspetti di specificità del volontariato, in particolare l’aderenza ai bisogni della gente, la flessibilità e la continuità del servizio. Il Nord-Ovest invece, area dove per primo si è sviluppato il volontariato, riconosce a questo fenomeno la piccola dimensione e la tutela dei più deboli, che sono le caratteristiche originarie del volontariato oltre che delle organizzazioni allo stato nascente.

Tab. 10 - Le caratteristiche più specifiche del volontariato per settore di intervento, dimensione dell’organizzazione e area geografica di appartenenza degli intervistati. (fra parentesi la differenza percentuale rispetto al totale degli intervistati)

 

SETTORE DI
INTERVENTO

DIMENSIONE
DELL’ORG.NE

AREA
GEOGRAFICA(*)

- piccola dimensione

socio-sanit. (14)

 

Nord-ovest (20)

- autonomia di azione rispetto al pubblico

socio-sanit. (14)

grande (19)

 

- capacità di agire nella quotidianità

socio-sanit. (13)

medio-grande (25)

 

- democraticità e trasparenza interna

 

grande (22)

Sud-isole (13)

- aderenza ai bisogni della gente

socio-sanit. (14.5)

medio-grande (15)

Sud-isole (26)

- volontà di produrre il cambiamento sociale

altri settori (13)

 

Sud-isole (20)

- capacità di risposte nell’emergenza

socio-sanit. (22)

grande (31)

Sud-isole (13)

- azione di sensibilizzazione sui problemi sociali

socio-sanit. (15)

 

 

- educazione alla solidarietà e alla legalità

 

 

 

- lavoro a beneficio di soggetti svantaggiati

 

medio-grande (12)

Centro (28)

- flessibilità risposte e/o profilo organizzativo

socio-sanit. (17)

grande (15)

Sud-isole (24)

- tutela dei soggetti più deboli

socio-sanit. (14)

 

Nord-ovest (15)

- costruzione di legami sociali, di beni relazionali

 

 

 

- garanzia della continuità del servizio

 

grande (23)

Sud-isole (23)

- raccolta organizzata di fondi

 

 

 

- efficienza ed efficacia nella gestione attività

 

 

 

- sperimentazione e innovazione di risposte o servizi

 

 

 

- partecipazione negli organismi locali

 

 

 

- programmazione e progettualità verificabile

 

grande (15.5)

Sud-isole (21)

- capacità di gestire una rete di risorse

 

 

 

- lavorare attraverso convenzioni con il pubblico

 

 

 

- valutazione del lavoro svolto

 

 

 

- gestione di servizi continuativi e con personale specializzato

 

 

 

(*) I punti percentuali della parentesi segnalano lo scarto tra i rispondenti dell’area geografica indicata e quelli appartenenti all’area statisticamente più distante.

Rispetto alle caratteristiche maggiormente specifiche o distintive delle altre realtà del terzo settore, è la componente femminile che più le identifica per la gestione di servizi continuativi e con personale specializzato nonché per la garanzia di continuità del servizio. Entrambe, ma soprattutto quest’ultima, sono particolarmente indicate come specifiche del terzo settore anche da parte dei giovani (oltre 6 under 45 su 10), mentre quella anagrafica intermedia rileva proporzionalmente di più "la raccolta fondi" (48 su 100) e gli intervistati anziani optano per la programmazione e progettualità verificata (43,5%).
Infine, l’appartenenza al Nord-Est è correlata con una attribuzione più massiccia che altrove alle altre forze del terzo settore di ben 6 caratteristiche: oltre alla competenza nella gestione di servizi, vengono particolarmente enfatizzati in quest’area la garanzia della continuità del servizio (61 su 100 rispetto ai 33 su 100 del Centro), la raccolta organizzata di fondi (56,5% rispetto al 41,5% dell’intero campione) così come la progettualità, l’azione di sensibilizzazione sui temi e problemi sociali e la partecipazione negli organismi consultivi o decisionali locali. Lo scarto medio è talmente consistente che riflette sostanzialmente la situazione di un’area privilegiata per lo sviluppo dell’impresa sociale.

Nonostante una relativa sovrapposizione di caratteristiche operative solo 8 intervistati su 100 non ritengono oggi necessario ribadire l’identità specifica del volontariato, mentre 7 su 10 optano o per una definizione chiara e distintiva di volontariato rispetto alle altre realtà di terzo settore oppure per l’emanazione di una "carta etica" del volontariato che ribadisca i valori e i comportamenti tipici del fenomeno solidaristico nell’attuale contingenza. Quest’ultima è richiesta più dalla componente giovanile (4 su 10) e maschile (37,2%) che da quella femminile (19,2%) che opta invece maggiormente per una definizione più chiara all’interno del terzo settore (1 su 2) e ancor più lo fanno i meno istruiti (56,5% dei possessori di una scolarità medio-bassa), mentre con l’elevarsi del titolo di studio prende consistenza la proposta di una carta del volontariato (dal 17,4% dei meno istruiti al 43,5% dei laureati). Quest’ultima è richiesta di più dai militanti credenti (34,7%) e dai presidenti delle organizzazioni di dimensioni maggiori per numero di volontari (38%).

Tab. 11 - Quale soluzione per uscire dall’indeterminatezza e generalità del concetto di volontariato e ribadirne l’identità specifica

TIPOLOGIA DI SOLUZIONI

 % 

- una definizione chiara e distintiva di volontariato rispetto alle altre realtà del terzo settore

38,0

- la carta etica del volontariato (riferimenti costitutivi e vincolanti)

29,6

- lo statuto di volontario

8,5

- un codice di comportamento o regolamento interno alle organizzazioni di volontariato

7,7

- la costituzione di una Authority che vigili insieme agli Uffici regionali

7,0

- altro

0,7

- nessuna

8,4

totale %

100,0

totale v.a.

142

Il compito di proporre uno strumento di chiarificazione che metta d’accordo sul concetto e l’identità del volontariato non viene demandato ad uno specifico soggetto ma è possibile una titolarità varia: da quella più istituzionale dell’Osservatorio Nazionale del Volontariato alla diretta espressione del mondo del volontariato o affidata al coordinamento dei Centri di Servizio del Volontariato. Infine, oltre un quarto degli intervistati propende per un commissione a presenza mista di soggetti, mentre non trova accredito la proposta che venga da un unico organismo nazionale che, per quanto autorevole, possa rappresentare il mondo del volontariato in questa delicata funzione che è anzitutto di autocoscienza, e che richiederebbe comunque un fattivo e preliminare confronto con esso.

Tab. 12 - Chi dovrebbe farsi carico di questa soluzione (in % su 130 intervistati)

TIPOLOGIA

 % 

- l’Osservatorio Nazionale del Volontariato

24,6

- una rappresentanza di organizzazioni di volontariato

22,3

- il coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato

15,4

- un accreditato organismo di influenza nazionale

4,6

- una commissione mista rappresentativa delle diverse componenti

26,1

totale %

100,0

totale v.a.

130

freccia back


6. I valori, i problemi e la missione del volontariato nel 2000

Per capirne di più occorre esplorare il campo dei "valori" oggi maggiormente riscontrabili nelle organizzazioni esistenti. Non si chiedeva di identificare il "dover essere" del volontariato ma di rilevare quanto i valori che sono considerati fondativi risultano incarnati nell’azione di queste organizzazioni.
Il risultato riflette la scelta di campo del volontariato come risposta ai bisogni della persona (sia essa utente che volontario) che assume una centralità indiscutibile - soprattutto per chi opera in un settore basato sulla relazione di aiuto - ed è tale da giustificarne la "mission" specifica. Subito dopo viene apprezzato il valore della "gratuità", citata precedentemente da 4 intervistati su 10, come la caratteristica essenziale o costitutiva del volontariato. Si tratta di un riscontro importante - maggiormente dichiarato da chi ha una matrice valoriale cristiana - se si considera che oggi da più parti viene messa in discussione l’intangibilità di questo valore, peraltro richiesto dalla legge-quadro nazionale. Il punteggio elevato ottenuto da "altruismo" (soprattutto tra i più istruiti) rinforza altresì il valore della gratuità essendone un presupposto logico.
Discretamente rilevate sono anche le motivazioni valoriali dei volontari, in mancanza delle quali non si esplica la libera e spontanea scelta di impegnarsi solidaristicamente. Relativamente meno riscontrabili risultano invece i valori dell’entrare "in relazione con l’altro" e del "dono" che tuttavia precedono altri 10 tipi di valori. Ciò segnala come la leadership attuale del volontariato proietti un’immagine ben definita e coerente con la finalità solidaristica delle proprie organizzazioni che si attua attraverso gratuità, relazione, dono, al servizio della persona che ha un qualche bisogno.
Anche da questa domanda risultano meno riconosciuti come patrimonio attuale del volontariato sono i valori della pratica della giustizia sociale e della cittadinanza e, ancor più, della capacità critica e di denuncia, che rivelano forse un appannamento del ruolo politico del volontariato, su cui, in un’epoca di corsa all’iscrizione al Registro Regionale e al convenzionamento, sarebbe opportuno approfondire.
La maggiore propensione per i valori fondativi del volontariato, in particolare la testimonianza, la responsabilità per il bene comune e l’utopia, è più spiccata tra la componente femminile e quella connotata per i valori cristiani. Per la prima conta di più anche la capacità critica e di denuncia e l’originalità della proposta, sancita come tratto peculiare del volontariato anche dalla L. 266. L’enfasi posta sul valore della persona e sul dono è altresì appartenente ai soggetti con un più lungo percorso nel volontariato.

Tab.13 - I valori intrinseci del volontariato oggi maggiormente riscontrabili nelle organizzazioni esistenti (gli intervistati dovevano indicare con un punteggio da 1 = minima rilevanza a 5= massima rilevanza, la presenza di questi valori nel volontariato organizzato)

TIPOLOGIA DI VALORI

Punteggio
Medio

Rispondenti con i valori
medi più elevati

a. il valore della persona (utente e volontario)

4.55

settore socio-sanitario (4.67) + di 10 anni di volontariato (4.61)

b. la gratuità

4.45

valori cristiani (4.51)

c. l’altruismo

4.29

laurea (4.44)

d. le motivazioni valoriali degli aderenti

4.14

-------------------------------

e. l’entrare in relazione con gli altri

4.07

titolo di studio medio (4.41)

f. il dono

4.04

valori cristiani (4.39) +di 10 anni (4.21)

g. la testimonianza

3.93

femmine (4.19) valori cristiani (4.18)

h. la condivisione

3.92

titolo di studio medio (4.13)

i. la responsabilità per il bene comune

3.90

piccoli gruppi (4.21) femmine (4.12)

j. la concretezza e tempestività dell’intervento

3.85

Sud-isole (4.23) anziani (4.08)

k. la capacità di fare

3.67

-------------------------------

l. la pratica della giustizia sociale e dei diritti di cittadinanza

3.66

femmine (3.93)

m. la sfida della speranza, l’utopia

3.55

femmine (3.92) valori cristiani (3.67)

n. la creatività delle forme di intervento

3.52

laurea (3.80)

o. la capacità critica e di denuncia

3.42

anziani (3.74) femmine (3.72)

p. l’originalità della proposta

3.11

Sud-isole (3.66) femmine (3.42)

q. altro

4.67

-------------------------------

Circa la gratuità e il dono che, dopo la centralità della persona, sono tra i valori maggiormente realizzati dal volontariato attuale, si è cercato di coglierne il significato lessicale e simbolico con una domanda di approfondimento.
La "gratuità" ha il significato prioritario del "dono" con buona sovrapposizione tra questi due elementi. La maggioranza dei rispondenti associa la gratuità anche a "stile di vita". Seguono, nell’ordine, "motivazione" e "valore distintivo". La gratuità simboleggia più un atteggiamento che una norma di comportamento, più una testimonianza che un fine o un mezzo della propria azione. Significa affermare un valore piuttosto che fare qualcosa per qualcuno. Alcune differenze intracampione appaiono rilevanti: la gratuità intesa come "dono" e "stile di vita" è più convinzione degli anziani, di coloro che da più tempo militano nel volontariato e di chi condivide i valori cristiani. Le persone di genere femminile optano in particolare per la concezione di una gratuità come "stile di vita", mentre i maschi accentuano di più la funzione strumentale e finalistica dell’azione. Associano invece in misura maggiore la gratuità alla motivazione i presidenti che si dichiarano aconfessionali, le persone delle classi anagrafiche intermedie e quelle meno istruite.

Tab. 14 - La "gratuità" per il volontario, la risposta prioritaria e in totale; caratteristiche dei rispondenti per tipo di significato

TIPOLOGIA SIGNIFICATI

Priorità 1

totale
risposte

Caratteristiche dei rispondenti

- dono

31,1

52,5

anziani (66,7) valori cristiani (65,8) +10 anni di vol. (57,6)

- stile di vita

17,2

55,3

femmine (69,1) valori cristiani (67,1) anziani (63.0) + di 10 anni di vol. (61,2)

- valore distintivo

17,2

31,9

di 10 anni di vol. (44,6) giovani (40,5) valori aconfessionali (38,5) femmine (38,2)

- motivazione

12,3

44,7

scolarità medio-bassa (60,9) età matura (58,3) valori aconfessionali (53,8)

- compito, norma di comportamento

9,8

20,6

 

- fine della propria azione

8,2

17,0

 

- mezzo o strumento della propria azione

4,1

17,0

 

- segno

0,0

13,5

 

- altro

0,0

1,4

 

NR

---

0,7

 

Totale %

100,0

254,6

 

Totale v.a.

122

142

 

Il dono ha una duplice valenza: coerentemente con il riscontro precedente è prioritariamente associato ad assenza di remunerazione - e quindi gratuità - ma la maggioranza degli intervistati lo associa a "testimonianza di un valore, una fede, una scelta di vita". Con qualche differenza importante per estrazione dei rispondenti: è testimonianza soprattutto per donne, per anziani e per chi è motivato dai valori cristiani: il 32,3% di questi ultimi rispetto al 14,3% di chi si dichiara aconfessionale che invece ha un’accezione di "dono" soprattutto come assenza di remunerazione, anche indiretta. Un altro aspetto interessante sul concetto di dono è che è inteso più come tensione ad "entrare in un rapporto di reciprocità con l’altro" che a "dare agli altri qualcosa di sé in modo assoluto e unilaterale". La reciprocità è una prerogativa ancora una volta femminile e cresce con il titolo di studio e con il background più denso di esperienze in campo socio-politico. Per 6 presidenti maschi su 10 il dono è anzitutto assenza di remunerazione o un dare assoluto e unilaterale, marcando una concezione del volontariato più tradizionale di quella femminile, che peraltro è significativamente ancorata al valore di testimonianza del dono, da sempre punto fisso del volontariato.

Tab. 15 - Il "dono" per il volontario; la risposta prioritaria in totale e per sesso e classi di età dei rispondenti

TIPOLOGIA DI SIGNIFICATI

Priorità 1

Totale
risposte

risposta prioritaria

SESSO

CLASSE DI ETA’

M.

F.

<45

46-65

>65

- fare qualcosa senza avere alcuna forma di remunerazione, compenso o vantaggio, anche indiretto

28,7

56,7

35,1

18,2

27,5

25,8

42,1

- testimoniare un valore, una fede, una scelta di vita

23,8

57,4

19,5

31,8

22,5

22,6

31,6

- dare agli altri qualcosa di sé in modo assoluto e unilaterale

17,2

27,7

24,7

4,4

17,5

19,4

10,5

- entrare in rapporto di reciprocità con l’altro

15,6

41,1

9,1

27,3

12,5

19,4

10,5

- aiutare i beneficiari (utenti, comunità) a prendere coscienza di problemi e ad attuare soluzioni in proprio

8,2

29,8

7,8

9,1

10,0

9,7

0,0

- manifestare senso civico ed essere corresponsabile con gli altri

4,9

23,4

3,9

6,8

10,0

1,6

5,3

- aggiungere qualcosa ai diritti di cittadinanza riconosciuti

0,8

5,7

0,0

2,3

0,0

1,6

0,0

- perseguire nel privato il bene pubblico

0,0

5,0

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

NR

----

0,7

 

 

 

 

 

Totale in %

100,0

248,2

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

Totale v.a.

122

142

87

55

42

72

28

Passando invece a considerare i problemi che oggi angustiano maggiormente il volontariato organizzato, tra i 18 presentati emergono con forza quelli relativi alle risorse umane e finanziarie (tab. 9). Le prime sono difficili da promuovere e reclutare, con problemi di ricambio e di continuità delle organizzazioni, in ragione delle difficoltà a motivare e coinvolgere le giovani generazioni che non hanno sempre chiara la percezione delle finalità delle organizzazioni. Il riscontro è ulteriormente drammatizzato dal problema della "manutenzione" della risorsa umana dato che ai primi posti della graduatoria dei problemi vi è anche la carenza di occasioni e percorsi formativi per i volontari. Vi sono poi le difficoltà di reperimento di finanziamenti che richiederebbero campagne di raccolta fondi non disgiunte da un’immagine forte di soggetti credibili, in rapporto fiduciario con il territorio, in grado di attrarre erogazioni liberali in denaro, virtualmente agevolate anche dall’introduzione di una detraibilità d’imposta. Infine, altri due problemi incontrano un’attenzione superiore da parte dei presidenti: una comunicazione ancora insufficiente al fine di sensibilizzare e veicolare sui temi sociali e della solidarietà come promozione di cultura e fonte di coscientizzazione. Tale ruolo è imprescindibile anche rispetto alla propria missione educativa ancor più importante nella costruzione di un sistema di welfare comunitario. La lacuna comunicativa è ben riscontrata anche nella ricerca recentemente compiuta dalla FIVOL. Quasi sullo stesso piano vi sarebbe per il volontariato "la difficoltà a collaborare in modo critico e costruttivo con il pubblico", vale a dire ad essere un partner autorevole e stimolatore di ipotesi migliorative dell’offerta delle politiche sociali locali e che finisce talvolta per ridurre il volontariato ad una risorsa di pronto utilizzo e gestita dall’esterno.
Infine va rilevata la scarsa rilevanza attribuita a due problemi che sono comunque oggi motivo di dibattito: "l’attenuarsi del principio della gratuità.." - a ribadire ulteriormente la forte identificazione del volontariato con tale valore – e "la tendenza a fare attività e servizi sostituendosi ad altre forze di terzo settore o mettendosi in competizione con queste nelle gare per gli appalti pubblici". Se questo facesse parte della consapevolezza generale del mondo del volontariato non si parlerebbe oggi di quella confusione di ruoli che talvolta allarma chi gestisce altre realtà di terzo settore vedendo nel volontariato un concorrente occulto e privilegiato nel rapporto di collaborazione con le amministrazioni pubbliche.

Tab. 16 - I problemi più seri che devono affrontare oggi le organizzazioni di volontariato

TIPOLOGIA DI PROBLEMI

Punteggio
medio

a. difficoltà ad attrarre i giovani e i nuovi volontari

4.03

b. scarsa capacità di ottenere finanziamenti

3.67

c. problemi inerenti i volontari: per la non elevata motivazione e/o la non sempre chiara percezione delle finalità dell’organizzazione

3.46

d. scarsa disponibilità a fare comunicazione per sensibilizzare e veicolare sui temi sociali e della solidarietà

3.42

e. difficoltà a collaborare in modo critico e costruttivo con il pubblico

3.40

f. carenza di occasioni e percorsi formativi per i volontari

3.35

g. l’agire "particolaristico" dell’organizzazione poco incline a fare coordinamento, a dialogare con altre organizzazioni

3.33

h. non aver ancora superato l’assistenzialismo e il ruolo di "ammortizzatore sociale"

3.21

i. difficoltà a leggere i processi che generano esclusione e i meccanismi che determinano il cambiamento

3.21

j. tendenza a fare tutto: tutela e servizio, anticipazione e gestione di servizi ad elevata professionalità e strutturazione, emergenza e prevenzione

3.13

k. essere meno presenti laddove i bisogni sono più acuti e trascurati dal pubblico

3.13

l. mancanza di uno specifico "statuto" del volontariato che ne chiarisca identità e ruolo, anche in rapporto ad altre realtà del terzo settore

3.11

m. scarsa capacità di lavorare per progetti e obiettivi definiti e verificabili

3.06

n. rapporti di scambio con specifiche forze politiche di governo locale

3.02

o. insufficiente rapporto con le imprese

3.01

p. tendenza a sostituire la componente volontaria con quella professionale qualora acceda a convenzioni e finanziamenti pubblici importanti

2.98

q. pratica di rimborsi spese forfetari se non il ricorso ad un lavoro sottoremunerato

2.75

r. tendenza a fare attività e servizi sostituendosi alle altre forze del terzo settore o mettendosi in competizione con queste nelle gare per gli appalti pubblici

2.64

La disamina disaggregata dei dati rivela che la componente femminile del campione annota in termini di gravità un maggior numero di problemi: dal reperimento delle risorse economiche alla qualità della risorsa umana volontaria, alla sostituzione di questa con personale remunerato fino alla mancanza di uno statuto del volontariato e ai rapporti compromissori con le forze politiche locali. Più preoccupati dei nuovi problemi del volontariato (sostituzione della risorsa volontaria con quella remunerata e l’attenuarsi del principio della gratuità) sono anche i presidenti più anziani che rivelano inoltre le difficoltà del rapporto con il pubblico e la perdita di capacità critica. Gli intervistati con minor esperienza nel volontariato sottolineano particolarmente la penuria di risorse umane e finanziarie, mentre i "veterani" portano l’attenzione sulla tendenza del volontariato a fare impresa sociale o a sostituirsi ad essa. Lo stesso "pericolo" viene ravvisato dai presidenti delle unità che operano nel settore socio-sanitario.
I rappresentanti delle organizzazioni più piccole sembrano i più preoccupati della difficoltà ad attrarre i giovani e i nuovi volontari, mentre i presidenti di estrazione opposta segnalano in termini di preoccupazione la difficoltà da parte del volontariato nel disporre di strumenti di conoscenza (sui processi che generano esclusione e i meccanismi che determinano il cambiamento) e a lavorare per progetti e obiettivi definiti).
Infine i problemi menzionati rivelano punteggi di gravità maggiore per i referenti del Sud, con una tendenza a crescere di importanza dal Centro. Per sette problemi si può parlare di una differenza significativa nei valori medi: in primis, la mancanza di uno specifico statuto che faccia chiarezza su identità e ruolo del volontariato, a cui segue, la carenza di iniziative e percorsi di formazione per i volontari e la scarsa capacità di fare comunicazione.

Un ultimo aspetto del sondaggio qui richiamato è il ruolo del volontariato nel 2000 che è largamente identificato nella sua finalità solidaristica (ben espressa anche laddove si chiedeva cosa sostanziasse una organizzazione di volontariato) di "assistere i cittadini più svantaggiati e a ridurre il disagio sociale" (58,3%), seguito, dal "testimoniare i valori della solidarietà e della corresponsabilità che si radicano nella Costituzione" (54,3%). Meno enfasi vi è invece sul fatto di costituire veicolo di partecipazione o di nuovi diritti di cittadinanza. Ancor meno si concepisce oggi un volontariato che gestisce servizi per quanto "necessari ed efficaci". Si tratta di un riscontro interessante che ribadisce l’attuale situazione di prevalenza nel volontariato di istanze orientate all’impegno diretto nell’assistenza ai più deboli e della testimonianza rispetto a quelle di essere stimolo alle politiche sociali e occasione e "causa" della partecipazione dei cittadini avendo come meta il miglioramento della società di tutti. Anche dalle risposte a questa domanda sembra palesarsi un volontariato ancorato al ruolo più tradizionale di intervento e testimonianza. Tuttavia emerge una certa attenzione ad una serie di altri ruoli: da quello profetico-anticipatorio rispetto alle nuove risposte ai bisogni a quello gestionale rispetto ai servizi strutturati (2 su 10), dando conto anche delle molte anime e funzioni del volontariato organizzato.
Vi sono poi alcune differenziazioni per caratteristiche dei rispondenti: l’impegno nell’assistenza dei più deboli è maggiormente confermato da anziani, donne e responsabili che operano nel welfare. Le prime due componenti sono anche più attente alla funzione di sperimentazione delle attività solidaristiche, mentre la parte maschile è più orientata di quella femminile ad attribuire al volontariato una responsabilità nella gestione di servizi. Il ruolo di "testimonianza" viene ribadito da chi è ispirato dai valori cristiani e da più tempo opera nel volontariato e quindi ne ha verificato l’importanza al di là dei risultati acquisiti attraverso il "fare". La missione di "fornire un contributo per migliorare la società di tutti" viene esplicitato invece più dai "laici". Infine i soggetti dotati di un backgruound socio-politico significativo sono i più convinti assertori del ruolo del volontariato nella costruzione di "legami sociali e di ampliamento della rete sociale".

Tab. 17 - A cosa serve il volontariato nel 2000 (risposta prioritaria e in totale e per caratteristiche dei rispondenti)

TIPOLOGIA DI RISPOSTE

Priorità 1

totale
risposte

Caratteristiche
dei rispondenti

- ad assistere i cittadini più svantaggiati e a ridurre il disagio sociale

32,8

58,3

anziani (80,8) femmine (67,3) settore del welfare (64,4)

- a testimoniare i valori della solidarietà e della corresponsabilità che si radicano nella Costituzione

22,1

45,3

valori cristiani (56,6) oltre 10 anni di volontariato (52,4)

- a fornire un contributo per migliorare la società di tutti

13,9

38,8

settore impegno civico (45,8)

- a costruire legami e ampliare la "rete" sociale

11,5

37,4

+di 2 esperienze socio-politiche pregresse (50,0) giovani (42,9)

- a promuovere nuovi diritti e a sviluppare attese e condizioni di cittadinanza

6.6

14.4

 

- a rilevare nuovi bisogni e a sperimentare nuovi servizi

4,9

25,2

femmine (36,5) anziani (34,6)

- a gestire servizi necessari ed efficaci

4,1

18,7

maschi (23,0)

- a stimolare e sostenere, con proposte e progetti, le politiche sociali

4,1

18,0

 

- a organizzare la partecipazione sociale dei cittadini

0,0

12,9

 

- altro

0,0

1,4

 

NR

----

2,1

 

Totale in %

100,0

272,5

 

Totale v.a.

122

142

 

freccia back


freccia torna indietro