Pagine per la formazione nella scuola

Volontariato ed educazione alla solidarietà

Inserto redazionale della Rivista del volontariato n. 4/2001
a cura di Maria Paola Atzei, Francesca Busnelli, Marco Guidi, Silvana Stifano, Serena Torri

Pagine per la formazione nella scuola vuole essere un percorso di lavoro in quattro parti da proporre al mondo scolastico, ed in particolare alle scuole secondarie, per pensare, riflettere, criticare, attivarsi sul tema della solidarietà e sul complesso di azioni, problematiche, opportunità che esso porta con sé.
Quattro parti e non quattro tappe perché le dispense, sia pur pensate tutte assieme, non necessariamente devono essere viste come un percorso.
Sono dei momenti di riflessione e approfondimento di tematiche legate all’educazione alla solidarietà, ma che possono essere anche utilizzati ognuno in modo autonomo.

Per chi
A chi si rivolgono le dispense?
E’ una domanda la cui risposta dovrebbe essere facile visto che ormai sono state elaborate e scritte, ma che è stata oggetto di non pochi ripensamenti.
Le dispense sono sicuramente per tutti gli educatori che hanno a che fare con i giovani. Ed in particolare per tutti quegli educatori che sono anche insegnanti.
Ma si rivolge anche ai giovani che potrebbero forse avere in mano questo strumento e leggerlo criticamente, trovare loro idee da offrire ai docenti e proposte di lavoro.
Volutamente perciò il linguaggio non è né complesso, né "blindato".

A che serve
Consapevoli del fatto che la scuola ed in particolare gli insegnanti sono oggi bombardati da offerte, proposte, ma anche da imperativi di novità e creatività quasi forzati, obiettivo delle dispense è quello di essere piccoli strumenti di lavoro su cui trovare idee e non imposizioni, qualcosa di "già fatto" piuttosto che "da inventare".
Volutamente il linguaggio delle dispense non è solo discorsivo, quanto legato a schemi di lavoro, a definizioni, a esercitazioni che possono essere utilizzate con le classi e i gruppi anche nel normale svolgimento delle attività.
Lasciare uno spazio a degli strumenti di lavoro facilmente rintracciabili (una bibliografia aggiornata e degli indirizzi Internet per materiali innovativi) vuole avere il senso del "percorso", di qualcosa che non è compiuto ma che lancia degli stimoli.

Contenuti
Le dispense - come si è già detto - vanno prese separatamente, ma nonostante ciò al loro interno si è voluto seguire un piano logico legato proprio alla diffusione della cultura della solidarietà in ambito scolastico.
Questo piano mentale ci porta prima a precisare e focalizzare l’attenzione su cosa sia la solidarietà (1° dispensa) e poi su come questa possa entrare a pieno titolo nel percorso scolastico offrendo strumenti per la progettazione (2° dispensa).
Le altre due dispense affrontano tematiche di gestione quotidiana del rapporto giovane-adulto, ma anche dei rapporti nei gruppi e nei gruppi educativi. Tematiche e problemi rispetto ai quali la scelta della solidarietà è una risposta che può non essere più solo valoriale ma che diventa risposta concreta e operativa.
La gestione dei conflitti e la capacità di offrire percorsi di mediazione (3° dispensa) come le modalità diverse con cui affrontare le relazioni in campo educativo (4° dispensa) sottintendono una decisione a monte che è quella della ricerca del dialogo, del credere nel valore delle persone, dell’impegno rispetto alla crescita dell’uomo cittadino solidale.

Indice

Il percorso delle dispense

- La solidarietà e la scuola
- vocabolario: cultura della solidarietà, cittadino e cittadinanza, convivenza, diritti e doveri, solidarietà
- riferimenti legislativi
- esercitazione

- Dalla solidarietà al volontariato/Terzo settore
- vocabolario: Terzo settore, volontariato, organizzazione di volontariato, diversità e disuguaglianza

- Il metodo cooperativo e le proposte didattiche

- Gli strumenti: siti Internet, bibliografia

La solidarietà e la scuola

" oggi imparerò a leggere, domani a scrivere e il giorno dopo a far di conto"

Collodi presenta, con la voce del "suo" Pinocchio, un’immagine della scuola in cui il ragazzo arriva pieno di entusiasmo rispetto alle cose che imparerà, che lo porteranno ad essere "attivo" nel mondo.
Con la speranza che tutto ciò sia ormai assodato, va detto che sono molti altri i compiti che oggi alla scuola vengono affidati, volente o meno e consapevole delle difficoltà che incontra anche nel DPR n.275 del 8 marzo 1999.
Ciò vuol dire essere nel mondo ed offrire ai ragazzi strumenti per comprenderlo, gestirlo, viverlo e trasformarlo in un’ottica di crescita continua.
In questo contesto di impegno nella crescita della consapevolezza da parte dei giovani, può essere inserita la proposta di educazione alla solidarietà


Solidarietà
La solidarietà è: "la coscienza viva e operante di appartenere a una comunità, condividendone le necessità, in quanto si esprime in iniziative individuali o collettive di sostegno morale o materiale" (Dizionario della Lingua Italiana Zanichelli, 1995).
La solidarietà ha una natura personale ed individuale; fa parte del patrimonio umano e della predisposizione che ogni uomo alla nascita ha verso l’incontro con l’altro ed il diverso. La solidarietà è il sentimento di umanità che ci portiamo dentro nell’incontro con le altre persone, che alimenta la nostra curiosità ed il nostro desiderio di conoscenza, di relazione e di socialità.
Grazie alla solidarietà la società sa e può organizzarsi in direzione dell’aiuto del più debole, della cura dell’altro e della reciprocità.
Essere solidali vuol dire acquisire un ruolo attivo di garanzia e tutela dei diritti di tutti gli esseri umani: contribuire, con la consapevolezza di essere portatori di diritti oltre che di doveri, con azioni anche piccole e quotidiane nel diffondere un modo di essere basato sulla convivenza, cooperazione e condivisione.


in ambito scolastico. Il passaggio è quello da un atteggiamento privatistico a uno pro sociale.
La scuola può fare questa proposta solo nella misura in cui gli insegnanti credono e vivono profondamente un interesse vero e adulto per la gestione della "cosa pubblica", tengono e credono perciò nella qualità della vita di relazione della comunità territoriale nella quale si è inseriti nel quotidiano.
La crescita del giovane, in quanto persona e cittadino, non può non essere alla base degli obiettivi che si deve dare oggi la scuola insieme alle altre istituzioni che, in modi diversi, "intervengono" sui giovani. Ma l’insegnante sa che ci sono cose che non possono essere insegnate, ma che il giovane può vedere e cogliere come valori positivi che l’adulto trasmette.
La solidarietà, l’interesse per l’altro e la cosa pubblica è tra queste.
L’educazione alla solidarietà non può essere proposta come materia d’insegnamento, ma come uno "stile di vita";


Cultura della solidarietà
La cultura della solidarietà può essere intesa come un patto di convivenza, sul quale si fonda la relazione con le altre persone. Un patto, questo, né scritto né prescrivibile, non basato sulla condivisione di obiettivi razionali ed economici (che costituiscono i pilastri portanti della società attuale), ma, prevalentemente, sulla messa in comune delle motivazioni affettive e emozionali costituite dall’accettazione degli altri, dal desiderio di andare oltre la diversità di cui ciascuno di noi è portatore rispetto alle altre persone, dall’accettazione e non dalla negazione delle differenze culturali.
La cultura della solidarietà non è né una cultura dominante, né una cultura che viene generata dai processi socio-economici della nostra società. È una cultura che va ancora costruita e resa visibile ai più. Il volontariato, in quanto espressione di questa mentalità, ha la missione sia di far coagulare, tramite l’associazione delle persone, il solidarismo in obiettivi pratici e concreti, sia di mostrare e promuovere questo fenomeno culturale, ri-costruendo un universo di valori sociali importanti.


si tratta di avviare ad un modo di pensare e di agire aperto al dialogo, al confronto, all’accoglienza, al pluralismo, alla reciprocità. Si tratta di far sperimentare la capacità di convivenza reale,


Convivenza
Convivere significa, innanzitutto, confrontarsi con le differenze. Differenze necessarie e importanti ma che devono essere continuamente gestite. Convivere è accettare ma, ancora di più, è credere negli intenti, nella cultura e negli interessi di chi è diverso da noi. La convivenza è quel processo che ci permette di vivere non ignorando l’altro ma entrandoci in contatto, conoscendolo e costruendo insieme un modo di "abitare" il territorio che sviluppa appartenenza nella integrazione e interdipendenza delle differenze.


con le sue difficoltà di percorso; non tanto come un dato di fatto quanto come un progetto di vita che va affrontato e gestito.
Il primo sforzo educativo che deve essere prodotto è dunque uno stile di rapporti di classe, di scuola e di territorio che stimoli il giovane ad una "cittadinanza attiva".


Cittadino e cittadinanza
Essere cittadino consiste nel godere di una serie di diritti comuni a tutti e nel dovere di esercitare la cittadinanza stessa. Il diritto alla cittadinanza è il diritto di sentirsi aggregato ad una comune radice sociale e quindi di poter partecipare liberamente alla vita dello Stato. Questo concetto include in sé il diritto alla libertà, alla giustizia equa, alla libertà di parola, alla libera circolazione del territorio e al libero espatrio, a un’equa distribuzione delle ricchezze e ad esercitare diritti politici per partecipare alla organizzazione dello Stato. La cittadinanza può essere perduta, riacquistata, cambiata in circostanze che possono essere volontarie, per rinuncia espressa, automatiche per un mutamento di cittadinanza del coniuge, del genitore, per cessione di parte del territorio nazionale. Vi sono poi circostanze involontarie, come l’apolidia, cioè la mancanza di cittadinanza. Non può esistere un volontario che non adempia anzitutto ai doveri di cittadinanza, che sono la radice comune in cui tutti ci ritroviamo. Una volta adempiuti i doveri di cittadinanza con lealtà verso lo Stato e i concittadini, si può aggiungere il dono del volontariato, che è una libera scelta responsabile del soggetto, che nessuna legge può imporre, ma che nasce in base ad un’opzione personale di servizio (L. Tavazza, Volontariato, 4/2000).


Il passaggio alla scelta del volontariato (vedi seconda parte) è successivo, il giovane può essere orientato verso una visione solidaristica del convivere nella comunità. Anche in questo caso ci sono cose che troppo spesso si danno per scontate: l’essere e sentirsi cittadino (parte di a cui interessa persona che si fa carico di) non è così semplice e assodato, sono molte in più le tensioni all’individualismo, al chiudersi nel privato.
Quante volte al giovane viene data occasione di sentirsi cittadino? Sperimentare diritti, doveri,


Diritti e doveri
"I diritti appartengono alla persona come dimensioni della dignità e libertà della sua natura umana: sono per questo chiamati fondamentali. Tutelano la qualità e l’originalità delle sue espressioni nei confronti delle società e degli Stati sovrani che devono riconoscerli come essenziali ed anteriori ad ogni formazione sociale.
Da qui scaturisce il diritto di ogni persona ad essere informata sui propri diritti, non solo a titolo individuale, ma anche comunitario.
Il diritto che la persona ha di essere informata sui propri diritti include anche quello di essere informata sui propri doveri, almeno quelli più fondamentali, quali il rispetto e l’obbedienza alle leggi, il dovere di servire la comunità, di provvedere al compimento di quanto derivi dai propri obblighi familiari, sociali, professionali, per dirne alcuni. Esiste una stretta interdipendenza tra diritti e doveri, tanto da fare diventare un dovere il diritto di conoscere, rispettare ed esercitare i propri diritti". (Dichiarazione Universale dei diritti umani, -1995- a cura dell’associazione PRO.DO.C.S.)


libertà e limitazioni per lui in rapporto con gli altri? È più facile che sperimenti imposizioni e doveri non chiari, non discutibili che situazioni di conflitto costruttivo, di scambio, di chiarificazione.
L’educazione alla solidarietà presuppone perciò aiutare il ragazzo a fare una scelta di fondo per l’altro, che non riguarda solo i poveri, gli indigenti, i soggetti in difficoltà, ma tutte le persone in quanto cittadini; educazione alla solidarietà è dare occasione di sperimentare la relazionalità, l’apertura all’altro e al diverso, non con tolleranza, ma con piena consapevolezza che lo scambio e il rapporto avviene sempre tra pari.
Da tutto ciò emerge come la solidarietà diventa il vivere la piena cittadinanza, può essere la normalità e non "l’eccezionale".


Riferimenti legislativi
DPR n.275 del 8 marzo 1999

Regolamento recante le norme in materia di Autonomia delle Istituzioni scolastiche ai sensi dell’art. 21 della legge n. 59 del 15 marzo 1999.
Art. 9, comma 1: "Le istituzioni scolastiche, singolarmente, collegate in rete o tra loro consorziate, realizzano ampliamenti dell’offerta formativa che tengano conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità, in favore dei propri alunni e, coordinandosi con eventuali iniziative promosse dagli enti locali, in favore della popolazione giovanile e degli adulti. esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali".


Esercitazione:
Chi è un cittadino solidale?

Obiettivi

Incentivare i ragazzi alla riflessione sui riferimenti e sulle caratteristiche sociali ed etiche della solidarietà.
Sperimentare delle modalità comunicative basate sulla cooperazione e sul confronto.

Numero di persone

L’intera classe suddivisa in gruppi composti da quattro o cinque persone. Complessivamente il lavoro può essere svolto in quattro/sei ore di attività, di cui circa un’ora e mezzo viene impiegata per la prima parte del lavoro in sottogruppi, un’ora e mezzo/due ore per il lavoro nel gruppo-classe al completo ed altre due ore circa per la discussione. L’attività complessiva può quindi essere suddivisa in più giornate.

Tempi

Dei cartelloni (oppure una lavagna luminosa, in modo da poter trascrivere i lavori dei sottogruppi su dei lucidi da proiettare a tutta la classe).

Materiali

L’insegnante presenta l’attività, a tutti gli studenti della classe.

Svolgimento

I ragazzi vengono invitati ad individuare quali sono le caratteristiche più rilevanti del cittadino impegnato nella società e nell’ambito della solidarietà.
Dopo aver presentato le attività l’insegnante suddivide casualmente la classe in sottogruppi.
I ragazzi di ogni sottogruppo vengono invitati a pensare a delle persone e a delle situazioni concrete di attività di solidarietà ed a parlare di queste modalità in modo da potere condividere le idee dei singoli partecipanti del sottogruppo, e da esplicitarne anche le motivazioni.
I ragazzi trascriveranno le osservazioni emerse nel sottogruppo (su un cartellone o, se questo non è disponibile, su un foglio lucido per la lavagna luminosa).
Alla fine dell’attività in sottogruppi i gruppi-classe si riuniscono e, con l’ausilio dei cartelloni o della lavagna luminosa, ogni sottogruppo presenta agli altri ragazzi della classe le caratteristiche e gli aggettivi individuati nel proprio sottogruppo, spiegando quali sono stati i motivi delle scelte fatte.
Quando ciascun gruppo avrà fornito la propria spiegazione, l’insegnante cercherà di cogliere le similitudini e le differenze fra le caratteristiche evidenziate in ciascun sottogruppo.

Osservazioni

A questo punto i lavori e le riflessioni del gruppo saranno valutati e riorganizzati dagli studenti in lavori finali in cui le diverse esperienze e posizioni possano essere espresse e possano essere evidenziate le caratteristiche che ciascun gruppo ha condiviso.

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Dalla solidarietà al volontariato/Terzo settore

"Si può definire come volontaria quella persona che imposta tutte le relazioni del giorno in un clima di solidarietà, e ne svolge altre per scelta gratuita durante il suo tempo libero, presso una organizzazione di volontariato o a servizio di chi ne può aver bisogno" (L. Tavazza, "Le vie concrete della solidarietà in ambito scolastico", relazione non pubblicata, 1997).
Questo è il passaggio dalla solidarietà al Volontariato,


Volontariato
Nell’arco di questi ultimi decenni il volontariato italiano è cresciuto e maturato, come dimostrano la quantità e la qualità dei progetti e delle iniziative realizzate al suo interno, e le relative disposizioni legislative nazionali e regionali.
Nell’accezione più moderna, il volontariato rappresenta l’espressione pratica della solidarietà. È il fenomeno che permette di mettere insieme le persone su obiettivi non produttivi di beni economici, ma di beni civili, relazionali e di aiuto. La natura operativa del volontariato fa sì che esso possa partire da problemi concreti, mettersi al servizio degli ultimi, degli esclusi, degli emarginati, delle emergenze sociali e tendere a forme di intervento alternative nelle quali le persone possano riconoscersi.
La Legge Quadro sul volontariato, n. 266/1991 recita, nell’articolo 2 che per attività di volontariato si deve intendere quell’attività "prestata in modo personale, spontaneo, gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà".
Già nella Costituzione italiana vi sono forti richiami al senso di solidarietà e al valore del cittadino come soggetto sociale e politico: secondo comma dell’articolo 3 e dell’articolo 4.
L’etica più profonda del volontariato sociale italiano "si sostanzia nella gratuità e nella condivisione. Gratuità e condivisione non sono soltanto valori in sé, ma sono anche i fattori di un processo di comunicazione umana e cioè di cultura. Sono lo snodo da cui si dipartono tre tendenze: la ricerca di una giustizia sociale adeguata alle nuove forme di collettività; la condivisione della condizione umana di tutti, senza discriminazioni ed emarginazioni; la realizzazione di una cittadinanza attiva in una società caratterizzata dalla comunicazione globale ed interculturale" (L. Tavazza, "Volontariato" 4/2000).


un passaggio operativo e concreto, una scelta di impegno e uso del proprio tempo, della proprie forze e competenze a servizio di
È importante che gli insegnanti sappiano che cosa è veramente il volontariato. Spesso si trova ancora una confusione con le "opere di bene", con campagne televisive più o meno accattivanti di raccolta fondi. Il volontariato ha delle caratteristiche peculiari legate alla gratuità, all’impegno, all’agire per la rimozione delle cause che violano i diritti del cittadino, in collaborazione con le istituzioni pubbliche e private. Il volontariato con le sue peculiarità si inserisce nel più ampio mondo definito del Terzo settore,


Terzo settore
Il Terzo settore è costituito da un insieme composito di organizzazioni private che operano senza scopo di lucro, per alcune delle quali recentemente sono state emanate leggi che mirano a definirne la natura, i confini e le potenzialità nel panorama politico, culturale ed economico italiano. Le organizzazioni che compongono il Terzo settore, chiamato anche non profit o privato sociale, sono state oggetto anche di legislazione:
- Volontariato (L. 266/1991)
- Associazioni di promozione sociale (L. 383/2000)
- Cooperazione sociale di tipo A e di tipo B (L. 381/1991)
- Fondazioni disciplinate dal codice civile
- Fondazioni bancarie (L. 461/1998)
- Ong (Organizzazioni non governative per la cooperazione allo sviluppo - L. 49/1987)
- Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza - L. 6972/1890)
- Patronati
- Enti riconosciuti dalle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese
- Onlus(Organizzazioni non lucrative di utilità sociale. D.L. 460/1997)
- Associazioni riconosciute o non riconosciute disciplinate dal codice civile
- Comitati che abbiano o meno conseguito la personalità giuridica


"Terzo" in quanto non pubblico, non privato, ma "altro".
Fare e operare nel volontariato è perciò una scelta personale, una delle proposte di impegno che può essere fatta ai giovani e che può puntare a: rafforzare l’identità del soggetto; ad abituarlo a lavorare in collaborazione con altri; ad assumere un atteggiamento critico, originale, rispetto a ciò che lo circonda; ad essere propositivo, progettuale, nel contribuire alla soluzione dei problemi quando si presentano; ad aprirsi quindi concretamente al servizio per altri.
Cinque mete di un serio impegno educativo che ha come atteggiamenti di base: la gratuità, la condivisione, la continuità nello svolgere attività da parte di un gruppo spontaneo organizzato.
I cinque principali obiettivi che il volontariato persegue come frutto di una cittadinanza attiva non dovrebbero essere trascurati da nessun docente, qualsiasi materia insegni, perché costituiscono punti fermi per contribuire alla formazione di una personalità aperta alle esigenze di una società del Duemila.
Cinque obiettivi che ribadiscono un principio: il volontariato non è una materia, non si crea e si sviluppa con un annuncio. Si trasmette attraverso una strategia educativa che per gli obiettivi perseguiti impregna tutto il modo di insegnare e di relazionarsi, la testimonianza personale, il coinvolgimento esperienziale dell’allievo. Si possono offrire ai ragazzi stimoli diversi che vanno in questa direzione anche nelle materie curricurali:
l’invito a conoscersi tra loro e a moltiplicare i motivi di amicizia, reciproca comprensione, collaborazione negli studi, liberandosi da pregiudizi di classe sociale, di provenienze regionali, di cittadini e provinciali, di tipo religioso o di razza.
La certezza che con l’insegnante si può parlare di tutto, cioè anche dell’extrascolastico, del personale, di quanto avviene nei loro ambienti di provenienza. Soprattutto si può parlare dell’informazione, della fiction dei mass media. Il volontariato è un’avventura che attraversa la storia degli uomini e delle cose. Un parlare che non è perdita di tempo sottratto al programma, ma l’insegnamento a confronto con la storia.
L’orientamento a conoscere il territorio in cui abitano, spingendo la loro naturale curiosità, il desiderio della scoperta del nuovo, a rendersi conto della vita delle persone, dei costumi, della situazioni locali, dei problemi della gente, della famiglie, dei lavoratori, della comunità. Una curiosità non fine a se stessa, ma che, ampliando conoscenze e informazioni, comprende meglio le situazioni, può esprimere giudizi più obiettivi e maturi.
L’attenzione privilegiata per il "diverso",


Diversità e disuguaglianza
È importante dare alla diversità un significato positivo, perché con diversità si identificano gli altri: le altre persone, con i loro bisogni, i loro desideri, le proprie idee e la propria cultura. La diversità è basata, allora, sulle qualità dell’uomo. Qualità che tutti possono imparare a riconoscere, perché costituiscono un patrimonio ed una risorsa. Imparare a vivere con la diversità non significa solamente combattere contro i pregiudizi e gli stereotipi, ma significa anche imparare giorno per giorno dagli altri, senza considerarli un pericolo di contaminazione, di perdita e di disvalore.
Con il termine disuguaglianza si identifica un fenomeno sociale negativo, ovvero la trasformazione stereotipata della differenza in una non-uguaglianza dei diritti umani, dei bisogni e dei desideri di cui ogni uomo è portatore. Se è vero che ciascun popolo e ciascun gruppo sociale porta differenze (si pensi ai fenomeni delle migrazioni di massa), anche ogni individuo all’interno dei gruppi sociali di riferimento, come può essere la famiglia, la scuola o un’azienda, porta le proprie esigenze e le proprie diversità.
Per i gruppi sociali la diversità è una sfida, perché l’altro, diverso, porta con sé delle regole del gioco differenti, delle caratteristiche peculiari ed autonome dal nostro modo di vedere le cose.


innalzando la soglia di sensibilità non tanto per il povero di cose, quanto per l’escluso, colui che rischia di essere messo a margine, scartato, tagliato fuori, perché non è in grado di fare tutto quello che tutti gli altri, i cosidetti "normali", fanno.
La capacità critica, di esame delle cose che avvengono, con un giudizio proprio, originale, senza farsi travolgere dal parere della maggioranza, specie se si tratta di quello emotivo e superficiale della opinione pubblica. Capacità di cercare le cause degli avvenimenti, anziché accettarne con fatalità le conseguenze. Capacità di non farsi omologare nella indifferenza, dando un senso alle cose, anziché farsi determinare da quanto avvenuto. Inutile dire quale scuola viva, in questo senso, sia costruita dal modo personale dell’insegnante nel commentare con un proprio taglio tutti i fatti che si presentano.
L’orientamento ad organizzarsi, a trasformare la banda in gruppo con un minimo di regole, ricordano che l’impossibilità di affrontare oggi qualsiasi sfida da isolati, suggerisce la via dell’associazionismo, del lavorare, progettare, programmare insieme.
Occorre dar vita ad iniziative, da parte dei ragazzi, che abbiano nel tempo un inizio e una fine, per un periodo che assicuri la continuità dell’azione, partendo da programmi semplici ed attuabili, per evitare lo stress dei grandi sogni che partoriscono un topolino.


Organizzazione di volontariato
Nell’articolo 3 della Legge Quadro sul volontariato, n. 266/1991, si legge che è "considerato organizzazione di volontariato ogni organismo liberamente costituito al fine di svolgere l’attività di cui all’articolo 2 (vedi box pag. 7) che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti".
La Fivol ha cercato di definire le organizzazioni di volontariato, per effettuare ricerche e censimenti sul volontariato in Italia, stabilendo alcuni criteri organizzativi e distintivi:
1.un livello minimo di strutturazione interna, con una composizione di almeno 5 persone, una definizione degli obiettivi e dei valori condivisi tramite un documento scritto o la chiara identificazione del gruppo; la presenza di un responsabile riconosciuto come tale e l’esistenza di un riferimento logistico del gruppo o di un suo referente;
2.persegue gli obiettivi della propria azione in modo continuativo - con almeno un anno di operatività effettiva - non sporadico e non strumentale ad altre finalità;
3.esplica la propria azione con autonomia decisionale, anche se in accordo con la programmazione di altro soggetto pubblico o privato;
4.realizza i propri obiettivi attraverso personale totalmente o prevalentemente composto da soggetti volontari;
5.è soggetta all’obbligo della non distribuzione di eventuali profitti ai propri soci o ai membri degli organi direttivi;
6.orienta la propria azione in Italia per la promozione e l’incremento della solidarietà nazionale e internazionale;
7.opera solidaristicamente o direttamente a favore di terzi in stato di svantaggio, di bisogno o di non riconoscimento dei diritti;
8. costituisce un’unità operativa, un gruppo base, anche se può svolgere, seppure non esclusivamente, funzioni di coordinamento (R. Frisanco, C. Ranci "Le dimensioni della solidarietà"; Fivol, 1999).


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Il metodo cooperativo e le proposte didattiche

L’esperienza è davvero maestra di vita? La nostra risposta è più che positiva.
La Fondazione italiana per il volontariato, sin dall’inizio della sua storia, si è posta il problema del metodo di lavoro da adottare a sostegno degli interventi e dei servizi di cui è promotrice. In risposta a ciò, dopo anni di sperimentazione, ha deciso di far proprio e diffondere anche nelle diverse realtà di volontariato il cooperative learnig.
In questa sezione della dispensa vogliamo ritagliare uno spazio sul cooperative learnig come metodo di lavoro per la "messa in pratica" dei contenuti fin qui trattati e per promuovere "l’educazione sociale" di ciascun giovane.

Perché questa modalità di azione e non altre?
Perché il cooperative learning (Comoglio & Cardoso, 1996; Comoglio, 1998) è un metodo didattico-educativo in cui la variabile significativa è la cooperazione tra gli studenti. Il metodo favorisce lo sviluppo di obiettivi educativi di collaborazione, solidarietà, responsabilità e relazione con gli altri, riconosciuti efficaci anche per potenziare la qualità dell’apprendimento.
Il cooperative learning è un vasto movimento educativo, che pur partendo da diverse prospettive teoriche arriva a sottolineare l’importanza dell’insegnamento di specifiche abilità sociali: saper interdipendere positivamente in una relazione a due o a più, saper interagire faccia a faccia, saper dare e ricevere aiuto, saper ascoltare e comunicare con l’altro, saper gestire positivamente eventuali situazioni conflittuali, saper agire strategie efficaci per risolvere problemi e prendere decisioni. Queste ed altre abilità trovano applicazione nei differenti spazi vitali in cui ciascuno di noi si trova coinvolto.
Riprendendo lo specifico del metodo all’interno di un contesto scolastico, ricordiamo che a differenza di quanto capita durante l’insegnamento "tradizionalmente inteso", dove l’insegnante assume un ruolo centrale nel processo di trasmissione dei contenuti disciplinari, il metodo qui presentato pone la centralità nel gruppo classe. L’insegnante ha la funzione di esperto che sa gestire e organizzare esperienze di apprendimento condotte dagli stessi studenti; ha il compito di progettare il suo intervento formativo tenendo in considerazione un duplice livello di obiettivi da raggiungere con la classe: compito e processo.
Per obiettivi legati al compito si fa riferimento all’acquisizione ed all’elaborazione di contenuti specifici, per esempio: trovare una risposta ad un quesito di storia o di matematica; per obiettivi legati al processo si intende esaminare le modalità di lavoro adottate, cioè verificare continuamente il "come" si agisce per arrivare ad un "cosa".
Partendo da questa breve presentazione del metodo cooperativo presentiamo alcune proposte formative progettate secondo le indicazioni del metodo stesso.

Il puzzle

Obiettivo orientato al compito:
Apprendimento della "Dichiarazione universale dei diritti umani".

Obiettivo orientato al processo:
Potenziamento delle competenze sociali.

Numero di persone:
20 (l’attività può essere adattata anche ad un numero diverso di partecipanti).

Tempi:
Complessivamente il lavoro può essere svolto in due ore e mezzo di attività in classe da suddividere in più giornate.

Materiale:
Libro di testo di geografia, vari materiali di documentazione sugli argomenti di studio.

Svolgimento:
Prima FASE (a scuola - 30’)
Impostazione del lavoro e presentazione del materiale
Si formino 4 gruppi casuali di 5 ragazzi ciascuno

rappresentazione di 4 gruppi casuali di 5 ragazzi ciascuno

Ad ogni ragazzo di ogni gruppo daremo 6 articoli della "Dichiarazione universale dei diritti umani" da studiare a casa dopo aver fatto una introduzione sui principi a cui si ispira.

Seconda FASE (a casa)
Studio
I ragazzi studieranno i 6 articoli assegnati.

Terza FASE (a scuola - 30’)
Confronto
Tutti i ragazzi dei diversi gruppi che avranno letto gli stessi sei articoli si riuniranno in gruppi di "esperti".

rappresentazione i ragazzi dei diversi gruppi che avranno letto gli stessi sei articoli si riuniranno in gruppi di esperti

Gli "esperti" inizieranno a discutere sul materiale letto cercando di fissare meglio i contenuti, scambiandosi opinioni e idee.

Quarta FASE (a scuola - 1h)
Scambio
I ragazzi torneranno nei gruppi originari e tutti i membri del gruppo dovranno proporsi come espositori degli articoli da loro studiati. Nella sua presentazione ogni studente vestirà i panni dell’insegnante e dovrà fare in modo che tutti gli altri apprendano gli articoli presentati.

Quinta FASE (a scuola - 30’)
Valutazione
Tutti i singoli studenti saranno valutati su tutta la "Dichiarazione universale dei diritti umani" e non solo sulla parte che hanno studiato come "esperti".
L’insegnante potrà predisporre una serie di domande chiare e non ambigue prevedendo risposte a scelta multipla oppure, se le domande richiedono più riflessione, domande "aperte". In una prova orale l’insegnante potrà dire che interrogherà qualcuno per ogni gruppo in modo casuale.

Osservazioni:
Alternando lo studio individuale a quello in gruppo l’insegnante potrà ottenere due risultati: far apprendere allo studente il materiale-obiettivo e focalizzare l’attenzione sulle competenze sociali. L’insegnante rileva, incoraggia e rinforza abilità quali il saper verificare la comprensione di chi ci ascolta, il cogliere lo stato di disagio dell’altro (attenzione al verbale e non verbale), il saper essere assertivi, il saper comunicare aspettando il proprio turno. Attraverso un esercizio continuo lo studente può imparare ad essere solidale e a fare della solidarietà il proprio stile di vita.

Il confronto

Obiettivo orientato al compito:
Apprendimento delle caratteristiche di 2 Stati

Obiettivo orientato al processo:
Potenziamento della competenze sociali

Numero di persone:
20 (l’attività può essere adattata anche ad un numero diverso di partecipanti)

Tempi:
Complessivamente il lavoro può essere svolto in due ore e mezzo di attività in classe da suddividere in più giornate.

Materiale:
Libro di testo di geografia, vari materiali di documentazione sugli argomenti di studio

Svolgimento:

Prima FASE (a scuola - 10’)
Impostazione del lavoro ed assegnazione dei compiti
Si formino 2 gruppi casuali di 10 ragazzi ciascuno e si assegni a ciascun gruppo un compito: reperire materiale - studio sui due stati in oggetto (i ragazzi troveranno la modalità più idonea per questo).

Seconda FASE (a casa)
Studio
I ragazzi studieranno le caratteristiche dei due Stati sul libro di testo e sul materiale reperito

Terza FASE (a scuola - 50’ o più, a discrezione dell’insegnante)
Scambio
Si divida ogni gruppo in 2 sottogruppi e si assegni a ciascuno di loro il compito di discutere su uno dei due Stati studiati cercando di fissare meglio i contenuti, scambiandosi opinioni e idee.

Quarta FASE (a scuola - 1h o più, a discrezione dell’insegnante)
Confronto
"Fate finta di far parte di un’importante agenzia di viaggi e di dover convincere l’altro sottogruppo a partecipare ad un viaggio organizzato nello stato di vostra competenza.
Quali saranno gli aspetti su cui puntare?
Quali le caratteristiche allettanti?
Quali gli elementi "negativi" su cui gli altri (che hanno studiato a loro volta lo Stato nella II° fase) potrebbero appigliarsi per decidere di non accettare la vostra proposta?"
Mentre uno dei due sottogruppi espone le proprie argomentazioni a favore dello Stato assegnato, l’altro dovrà trovare delle argomentazioni contro, cioè evidenziare delle motivazioni per cui si potrebbe decidere di non andare a visitare quel luogo.

Quinta FASE (a scuola - 30’)
Valutazione
Tutti i singoli studenti saranno valutati su entrambi gli Stati oggetto di studio e non solo sulla parte che hanno studiato nella fase di scambio e che hanno cercato di promuovere nella fase di confronto.
L’insegnante potrà predisporre una serie di domande chiare e non ambigue prevedendo risposte a scelta multipla oppure, se le domande richiedono più riflessione, domande "aperte". In una prova orale l’insegnante potrà dire che interrogherà qualcuno per ogni gruppo in modo casuale.

Osservazioni:
Attraverso un’attività così strutturata l’insegnante potrà trovare un modo alternativo e coinvolgente per raggiungere il suo obiettivo curriculare ed i ragazzi potranno confrontarsi ed acquisire capacità di analisi critica dell’argomento trattato.
Focalizzandosi sul processo, l’insegnante potrà invece rilevare quali sono stati i momenti critici in cui si è imbattuto il gruppo e/o quali gli elementi di forza che hanno permesso il suo buon funzionamento.

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Gli Strumenti

Indirizzi Internet di organizzazioni che si occupano di volontariato e solidarietà in ambito scolastico

- www.fivol.it
- www.amnesty.it
- www.educazionesostenibile.it
- www.libera.it
- www.schole.it
- www.volint.it
- www.volontariato.it
- www.wwf.it


Ufficio scuola

L’Ufficio Scuola della Fondazione italiana per il volontariato si occupa della promozione e divulgazione della cultura del volontariato e della solidarietà:
* organizza corsi di formazione rivolti ad insegnanti e studenti di ogni ordine e grado

per insegnanti

- L’autonomia scolastica: progettualità e cambiamento nella figura dell’educatore
- Cooperative learning: un metodo di insegnamento e apprendimento fondato sulla centralità del gruppo classe
- Le abilità sociali come risorse per gestire la relazione all’interno della classe
- La scuola e le nuove dimensioni del volontariato

per studenti

- La cittadinanza attiva: come essere attenti al sociale
- Il volontariato oggi, cosa è e come opera
- Come scoprire e conoscere le proprie aspettative e risorse per autopromuoversi
- Educare alla legalità
- La gestione dei conflitti: mediazione e negoziazione

* attiva un servizio di consulenza per la progettazione e la gestione dei programmi formativi in risposta ad esigenze specifiche della scuola.


Bibliografia

AA.VV. (1999), Naufragi e approdi. Interviste a confronto sulla solidarietà, Fivol, Roma
AA.VV. (2000-2001), Amico! Diario Scolastico della Solidarietà, Fivol, Roma
Azione Cattolica (1992), Condividere non è più una virtù, Comunità Capodarco, Roma
Bello R., Guidolin E. (1992), Le ragioni della solidarietà, Gregoriana Libreria Editrice, Padova
Bucciarelli C. (1997), Io, tu, gli altri. La differenza: ostacolo o valore?, Fivol, Roma
Campanini G. (1999), Le politiche familiari oggi, Ed. San Paolo, Alba
Cnesc (2000), Italia solidale. Il rapporto sul servizio civile in Italia, Ed. La Meridiana, Molfetta (BA)
Comoglio M. (1998), Educare insegnando, Las, Roma
Comoglio M., Cardoso M. A. (1996), Insegnare e apprendere in gruppo, Las, Roma
Corradini L. (1998), Competizione e solidarietà. Da solo o con gli altri? Fivol, Roma
Corradini L., Refrigeri G. (1999), Educazione civica e cultura costituzionale. La via alla cittadinanza europea, Il Mulino, Bologna
Franzoni R. (a cura di) (1994), Volontariato e giovani, Fivol, Roma
Frisanco R., Ranci C. (1999), Le dimensioni della solidarietà, Fivol, Roma
Gastaldi E., Springhetti P. (1998), Al di là delle mura. Le ragioni della solidarietà, Fivol, Roma
Manetta D., D’Alfonso B. (1996), Amico! Le strisce della solidarietà, Fivol, Roma
Martini C. M. (1990), Educare alla solidarietà sociale e politica, Dehoniane, Bologna
Martirani G. (1997), La civiltà della tenerezza, Ed. Paoline, Milano
Melchiorre V., Vigna C. (1999), La politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma
Melucci A, (2000), Culture in gioco, Il Saggiatore, Milano
Nanni C. (1991), Intolleranza, pregiudizio, educazione, Las, Roma
Natoli S, Pizzolato L.F. (1999), La politica e la virtù, Edizioni Lavoro, Roma
Novara, Londero (1996), Scegliere la pace, Ed. Gruppo Abele, Torino
Pollo M., Baronio L. (1995), Giovani e solidarietà, Piemme, Casale Monferrato (AL)
Roveda P. (1999), Aggressività e intercultura, Ed. La Scuola, Brescia
Springhetti P. (a cura di) (1994), Gioventù domanda, Fivol, Roma
Tavazza L. (1991), Volontariato e solidarietà, Ed. Sei, Torino
Tavazza L. (1991), Il volontariato nella transizione, Fivol, Roma

Le illustrazioni dell’inserto, tratte da "Amico! Le strisce della solidarietà" e dal diario Amico!, sono di Bruno D’alfonso

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