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Fonti per la storia della città di Terlizzi 

da LORENZO GIUSTINIANI, Dizionario geografico-ragionato

 del Regno di Napoli, Napoli, presso Vincenzo Manfredi

[et al.], 1797-1816, t. IX, pp. 158-167.

«Città regia demaniale, in Terra di Bari, concattedrale di Giovenazzo, sotto il grado 41 di latitudine, e 34, 20 di longitudine. Da Trani è distante  miglia 12, da Bari 16, da Giovenazzo 8, da Bitonto 7, da Molfetta 5, da Ruvo 2, e 130 da Napoli. Il canonico Francesco Maria Pratilli asserì francamente di essersi incominciata ad edificare nell'anno 800 da un tal Terlizio, agricoltore di Ruvo di Terra d'Otranto, da cui prese poi il nome, e che la concessione del luogo, in forma valida, conservavasi nell'archivio di essa città di Ruvo, siccome eragli stato assicurato dall'abate del Jacono di Bitonto. Non dovea però in buona sua pace prestare sì facile credenza, e scrivere sulla fondazione di una città senza prima assicurarsi gran fatto del preteso allegato monumento, e quindi scanzare una pubblica ritrattazione, ch'ebbe poi a fare in altra sua opera posta a stampa dopo anni 9, cioè essere stato solennemente ingannato, e farci vieppiù confermare che sia uno di quegli abbagli, che han trovati i dotti nella sua opera sulla Via Appia, e per cui è stata soggetta a replicate censure.

Se non si può dunque con certezza assegnare epoca niuna della città di Terlizzi, egli è certo almeno ch'ebbe a succedere  qualche antica popolazione di quei luoghi, che non le dovè essere benanche a molta distanza, chiamata Turricium. E infatti da due antiche iscrizioni ritrovate in quei dintorni ed ambendue portate dal chierico Giacomo Martorelli, uomo che non ebbe pari in materia di antichità, ben conoscendo i falsi marmi da' veri, si rivela apertamente qual fosse stato l'antico suo nome. Il volgo, il più tenace a lasciare gli antichi nomi, la chiama anche Turrizzo, e spesso in alcuni notamenti l'ho similmente ritrovata così appellata. Non v'ha dubbio, che sotto la voce indicata nell'iscrizione devesi intendere un luogo così denominato a cagione delle molte torri ch'ebbe ad avere, e dopo la sua distruzione vì ebbe a sorgere Terlizzi, detta così in oggi correttamente. Così scrisse di questa città il celebre suddivisato Martorelli.

Gli abitanti di Terlizzi ascendono a circa 10.400, la tassa del 1532 fu di fuochi 412, del 1545 di 662, del 1561 di 729, del 1595 di 1025, del 1648 dello stesso numero, e del 1669 di 693. I terlizzesi sono abbastanza industriosi commerciando i prodotti del loro territorio con altre popolazioni della provincia e fuori, specialmente quelli del vino e dell'olio. Le suddette derrate si vendono a some.

Nell'anno 1774, si ordinò dalla Maestà del Sovrano, che si fosse fatta la distinzione dei ceti in tre classi, una cioè delle famiglie nobili, l'altra delle famiglie civili e la terza degli artisti e braccianti, avendo specificate le famiglie, che dovevano essere ascritte nella prima e nella seconda.

Fu posseduta in feudo dalla famiglia Grimaldi. Nel 1607 a 11 gennaio ritrovo denunciata la morte accaduta nel 1604 di Ercole Grimaldi dal di lui figlio Onorato per li feudi di Campagna, Terlizzi, Ripacanditella, Canosa, Monteverse e Gariglione. Nel 1640 i Terlizzesi ammazzarono Monsignor Grimaldi fratello del barone, per i tanti aggravi che ne soffrivano. Il detto Onorato Signore di Monaco, marchese di Campagna e barone di Terlizzi, perdè i suoi feudi per delitto di fellonia ed il fisco vendè Terlizzi per ducati 49.000 a Nicola Giudice Principe di Cellammare giusta l'apprezzo del Tavolario Giovanni Battista di Marino. Nel 1660 finita la guerra colla famosa pace dei Pirenei fu comprata da Domenico del Giudice per ducati 63.500. Finalmente i Terlizzesi proclamarono al demanio e l'ottennero nel 1780 pagando alla Regia Corte ducati 100.000, col privilegio di nominae di soggetti e proporli al Real Trono, dai quali il Re poi ne elegge non per l'amministrazione della giustizia in essa città.

 

    
 

 

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