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La tradizione racconta che il nome di Baceno deriva da
una selva Bacenis ricordata nel De Bello Gallico di Giulio
Cesare e che sarebbe stata una delle sedi del casato De Rhodes
da cui deriva il casato dei Da Baceno. Nei primi anni del secolo XIII appare, nella storia dell'Ossola superiore, a Baceno, la famiglia dei valvassori De Rhodes che tenne a lungo le valli di Antigorio e Formazza. Il casato dei De Rhodes parte da Guido, arrivato nelle Alpi dell'Ossola dalla città francese Rhodes. Guido II, uno dei quattro figli, fondò a Premia la Chiesa di San Michele e diede il nome di Baceno ad uno dei due suoi figli. La famiglia Da Baceno si estinse alla fine del XVI secolo. Lo stemma araldico di questa stirpe raffigura tre rose ed il motto "Pensa prima, Opra poi". |
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Baceno conserva intatte
le vecchie usanze di vita delle comunità contadine. Tutto quello
che serviva per il sostentamento veniva prodotto e trasformato sul posto,
si possono ancora vedere i luoghi dove c'erano i pozzi in cui si
metteva a macero la canapa, i vecchi mulini in pietra funzionanti
ad acqua, ora abbandonati, che macinavano il mais per la polenta
e la segale per il pane. I torchi di Uriezzo
e Croveo torchiavano uva e mele per la preparazione
del vinello leggero e del sidro. Anche dalle noci
per spremitura veniva ricavato l'olio che si usava anche come condimento,
oltre che per alimentare le piccole lampade ad olio. Il pane veniva
cotto, a turno, nel forno a legna, facendone una bella provvista
e conservato in luoghi ventilati e secchi. Si spezzava con l'apposito tagliere a leva ( il tria-pan ) che si usa ancora oggi; tutte queste attività erano svolte in comunità, favorendo l'incontro tra la gente. La sera era classico andare a visitare i vicini a turno ("né in vila") e poi, sgranando fagioli secchi o meliga e filando lana a lume di candela, si raccontavano storie di streghe e demoni nel camino. Oppure nelle sere autunnali, in un clima più allegro, si mangiavano le castagne cotte in "brascariola" accompagnate dal vinello locale (ancora oggi , la notte del 2 novembre è usanza cuocerle e lasciarne una parte sul tavolo, per le anime dei morti). |
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Delle attività
agricole, sono tuttora importanti la pastorizia e l'allevamento
del bestiame con la caratteristica "transumanza"
dal Fondovalle agli Alpeggi d'alta montagna. Tutto il parco
del Devero è ancora utilizzato per il pascolo estivo. Il trasporto delle ricotte e della squisita "funtina" era fatto a spalle con la "caula", la discesa dall'alpeggio una volta si concludeva in una vera e propria festa con canti e balli, che premiavano le fatiche e le privazioni dell'isolamento. |
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BIBLIOGRAFIA
di Baceno
C. Errera, LOssola, Bergamo, s.d., 1908. |