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Da it.arti.musica.jazz; postato il 10/09/2000 da emmeffe:

Il Be Bop nasce alla fine degli anni 40 per reazione alla standardizzazione commerciale dello Swing. Lester Young e Charlie Parker se vuoi un paio di nomi rappresentativi della corrente. A questo si contrappose il jazz californiano che portò alla fase detta del cool-jazz (Dave Brubeck, Jerry Mullighan, Chet Baker). Anello di congiunzione tra boppers e coolers fu, guarda un po', Miles Davis. A metà degli anni cinquanta l'anima nera del jazz reagì al ritorno dei bianchi con quello che si chiama Hard-bop, un tentativo di riportare il jazz alle radici nere , al gospel, alla musica popolare come lotta alle manovre eversive della musica californiana. La sua estremizzazione si ha con il Free Jazz all'inizio degli anni 60, durante le dure lotte del popolo nero statunitense, il movimento Black Panthers, il radicalismo di Malcolm X. Altro passaggio importante è la produzione di "Bitches Brew" di Miles Davis che viene riconosciuto come il disco che fa iniziare il viaggio verso il rock (e, per me, la fine di Miles Davis come jazzista) che avrà tra i suoi migliori interpreti John McLaughlin, Herbie Hancock, Chick Corea e Pat Metheny.


Da it.arti.musica.jazz Subject Therad: Quesiti Parkeriani Date Thread: Sat, 20 Oct 2001

From: Riccardo Facchi

In questo periodo sto facendo scorpacciata di riedizioni interessanti tra Blue Note a meno di £ 20.000 e Verve a 22-24000 e volevo fare qualche segnalazione che potrà essere spero di interesse a qualcuno.

1) "Charlie Parker big band" VERVE, con bellissime e notissime versioni di Old folks, I can't get started, Dancing in the dark e If i love again. In particolare segnalo tre alternate take di Old folks con interventi parkeriani da brividi che dimostrano che razza di talento creativo fosse Bird. Qualsiasi delle versioni scartate sarebbe considerata un capolavoro per qualsiasi altro altosassofonista odierno. Non vorrei innescare polemiche, ma mi sembra che nel "pompare" certa gente oggi si tenda a dimenticarsi un po' troppo della distanza con i modelli di riferimento (intendo ad esempio anche C. Adderley oltre a Parker), sia dal punto di vista musicale, che da quello strumentale, mentre dal lato artistico non è nemmeno il caso di fare paragoni. Un solo break di questa gente vale un paio di dischi degli odierni epigoni. Più in generale, trovo che i dischi Verve di Parker siano stati sempre inspiegabilmente sottovalutati rispetto a quelli, più noti, dei Savoy o dei Dial. In realtà vi è contenuta spesso musica di altissima qualità oltre che ben registrata. Secondo me sono tutti da comprare senza paura, compresi quelli afrocubani o quelli con gli archi.

 

From: Schillogeno

Perfettamente d'accordo su Parker/Verve ed il resto.

Passo alle questioni su cui vorrei saperne di più:

1. Le tracks VERVE in oggetto sono recenti scoperte, oppure fanno parte dell'integrale BIRD- The complete Charlie Parker on Verve (10 CD)?

2. Parker-DIAL: posseggo in CD solo "The legendary DIAL masters" volumi 1 e 2. Mi pare di ricordare che fossero in tutto 3 volumi. Confermate (Confirmation)? Qualcuno sa se sia ancora possibile reperire il/i volume/i mancante/i?

3. Savoy Sessions: purtroppo possiedo in CD solo "The Savoy recordings" Vogue vol 1. e 2., privi di alternate takes (che però ebbi la fortuna di registrare dai LP pubblicati 20 anni fa) (doppia fortuna, considerato che nei CD ci sono alcune takes che io non considero affatto le migliori). Vi risulta che le Savoy Sessions complete esistano in CD? E - se si - a che prezzo?

Grazie per gli eventuali contributi.

 

 

 

From: Luca Conti

>1. Le tracks VERVE in oggetto sono recenti scoperte, oppure fanno parte dell'integrale BIRD- The complete Charlie Parker on Verve (10 CD)?

La seconda che hai detto.

>2. Parker-DIAL: 3. Savoy Sessions

>Vi risulta che le Savoy Sessions complete esistano in CD? E - se si - a che prezzo?

La Savoy USA (ormai una sottomarca della WEA) ha recentemente pubblicato un box di 8 CD che comprende sia l'integrale Dial che quella Savoy (live e in studio). Si tratta, a questo punto, dell'edizione definitiva. Purtroppo costa: credo attualmente superi le 250K.

Ciao, Luca

 

 

     

From Andrea Memeo

> La Savoy USA (ormai una sottomarca della WEA) ha recentemente pubblicato un box di 8 CD che comprende sia l'integrale Dial che quella Savoy (live e in studio). Si tratta, a questo punto, dell'edizione definitiva. Purtroppo costa: credo attualmente superi le 250K.

La possiedo. Vale la spesa. C'è materiale bellissimo e qualche operazione "guardona" di take scartate e, a profusione, take tagliate con Parker che smadonna o il tecnico che pare annichilito dall'alcool.

Comunque è un documento bellissimo che copre parecchi anni. Dovrei ricontrollare ma i Cd non sono 10 + libretto in B/N con foto molto belle e particolari delle session? Per capirci c'è Parker with strings dentro e le jam con Flip Phillips e Elridge e The Prez?

Andrea.

       

From: Luca Conti

>La possiedo. Vale la spesa. C'è materiale bellissimo e qualche operazione "guardona" di take scartate e, a profusione, take tagliate con Parker che smadonna o il tecnico che pare annichilito dall'alcool. >Comunque è un documento bellissimo che copre parecchi anni. Dovrei ricontrollare ma i Cd non sono 10 + libretto in B/N con foto molto belle e particolari delle session? Per capirci c'è Parker with strings dentro e le jam con Flip Phillips e Elridge e The Prez?

No, ti confondi col cofanetto - di 10 CD, appunto - della Verve.

Il box Savoy/Dial è uscito nel 2000.

Ciao, Luca

         

From: Andrea Memeo

> No, ti confondi col cofanetto - di 10 CD, appunto - della Verve. Il box Savoy/Dial è uscito nel 2000.

Hai pienamente ragione, ho ricontrollato. Piuttosto il Savoy/Dial vale la spesa?

Andrea.

           

From: Schillogeno

>Hai pienamente ragione, ho ricontrollato. Piuttosto il Savoy/Dial vale la spesa?

Per un vero appassionato, direi di si. Togliendo dal novero le "aristas", molte delle altre tracce Savoy e qualcuna delle Dial sono memorabili.

8 CD a 31 mila l'uno mi pare un po' un furto: secondo me tutto potrebbe stare in 7 CD (Dial uscì in 3 CD, le Savoy Sessions occupavano in LP - mi pare -circa quattro ore) e costare 170-200 mila; magari fra qualche mese-anno il prezzo sarà quello.

Schillogeno


From: tmancuso@doctor.com (Tony Mancuso)
Newsgroups: it.arti.musica.jazz
Subject: Un disco che e' necessario ascoltare
Message-ID: <192Z229Z17Z103Y1012569582X18972@usenet.iol.it>

Date: Fri, 01 Feb 2002 13:19:44 GMT

Ragazzi mi permetto di segnalarvi un disco veramente imperdibile, ovviamente secondo il mio modesto parere.

Si tratta di un Verve, oggi grazie alla promozione Universal mi pare lo possiate trovare a 9,99 euro. Sono giorni che ascolto solo questo e vi assicuro che e' difficile
stancarsi di farlo girare nel cd player. Parlo di Charlie Parker Jam Session #1 e #2 (CHARLIE PARKER SESSION NO. 167), due jam in studio contenute in un solo cd. Chi c'e' dietro tutta 'sta storia? Il geniale Norman Granz, da poco scomparso e che tanto fece per il popolo dei musicisti neri. Questo va detto: e' stato il piu' grande produttore e impresario del dopoguerra e si e' battuto a spada tratta affinche' cadessero le barriere razziali e le separazioni fraartisti bianchi e neri nelle manifestazioni musicali. Nelle sue produzioni JATP ha sempre promosso improvvisazioni di lunga durata ispirate da un clima professionale e di sana competizione, creando situazioni in cui l'unico elemento su cui i musicisti bianchi (ad es. Flip Phillips) e neri avrebbero dovuto cercare lo "scontro" fosse lo swing e la conoscenza/espressione del linguaggio. Non dimentichiamo che Roy Eldridge prima di salire sul palco e suonare con la BB piangeva, ragazzi piangeva ed erano lacrime di rabbia, lacrime di un musicista ferito che fra quattro mura umide, fredde e puzzolenti del camerino riservato ai negri (e dico negri non tanto per enfatizzare) si vestiva e scambiava quattro chiacchiere coi suoi compagni, anche loro vittime dell'ignoranza razziale.

Il disco in questione vede un "alto conclave" con Johnny Hodges, Bird e Benny Carter, Ben Webster e Flip Phillips al tenore, Charlie Shavers alla tromba, Barney Kessel alla chitarra, Oscar Peterson al piano con l'inseparabile Ray Brown al contrabbasso e il minuto J.C. Heard alla batteria. In sostanza abbiamo The Big Three come li chiamava Granz all'alto, cioe' i migliori altoisti in quel periodo. Due gia' abbastanza musicalmente maturi, Hodges e Carter che per tutto il disco mantengono coerentemente il proprio stile e per certi versi sono lontani da quall'intenzione bop che fu la rivoluzione social- culturale del popolo nero messa in musica da Bird, il piu' giovane dei tre che, va detto, nutriva una profonda stima per i due colleghi dai quali ebbe negli anni precedenti molto da imparare. Il primo solo di tutta la session
spetta a Flip Phillips. Un musicista che troppo spesso e' stato associato al JATP in modo eccessivamente critico per via del suo espressionismo da alcuni ritenuto esagerato. In questa registrazione invece suona in modo molto pertinente con lo spirito della band, rilassato senza l'ansia di strafare (cosa che a dire il vero non ha mai mostrato, almeno per come ho recepito io il suo modo espressivo) e ha le doti del grande interprete di ballads cosa che non tutti gli riconobbero (guarda caso uno dei suoi cavalli di battaglia era proprio Sweet and Lovely) come si puo' sentire nella terza traccia che e' una ballad medley dove, appunto, suona What's New. Un altro sassofonista, che non ha nulla a che vedere con questa band ma, secondo me, e' facilmente riconducibile (e viceversa) a Phillips e' J.R. Monterose, bianco anche lui, che io adoro e che come il collega di Brooklyn (mi pare che Phillips fosse di Brooklyn o sbaglio???) possiede a sua volta dei links molto forti con lo stile di Coleman Hawkins, Ben Webster e Charlie Parker, gli ultimi due, come vi dicevo, membri della band in questione. Benny Carter e Hodges sono l'elemento interessante poiche' a differenza di quasi tutti gli altri lavorano sugli schemi improvvisativi del cosiddetto "middle jazz": in parole povere, arricchimento delle melodie di base, un gran lavoro sugli accordi per la creazione di variazioni tonali, uno spiccatissimo senso di stare sul ritmo. Charlie Shavers e' uno dei trombettisti piu' importanti della storia del jazz, e lo dico senza esagerare ma con consapevolezza e convinzione. Quasi tutti i trombettisti dagli anni Quaranta in poi hanno recepito il suo insegnamento e per forza di cose ne hanno assorbito il messaggio. E' uno swingman totale con una sonorita' ricca e difficilmente riproducibile. E' uno che soffia parecchio e, a differenza di tanti altri "hard-blowin'-men", possiede un suono che non "sgrana" ma conserva una sua morbidezza che si esprime in volute sonore che si muovono con un'impressionante "agilita'". Swinga duro, come vi dicevo e come disse l'amico Memeo tempo fa, e' un musicista che va studiato a fondo se si vuole assimilare il linguaggio. E' uno dei riferimenti fondamentali anche per imparare quello che a volte simpaticamente chiamo il "dialetto delle gag musicali" fatto di ironiche citazioni, frasi strampalate sciorinate per sedicesimi, raffinati giochetti di labbra e gola che non necessariamente portano all'effetto growl. Bird suona da dio e poiche' la presa del suono mi sembra molto soddisfacente questo disco rappresenta un'ottima occasione per ascoltarlo in modo nitido e senza disturbi tecnici. Vi assicuro che la versione che offre insieme ai compagni di What Is This Thing Called Love e' una delle piu' belle che abbia mai sentito. Kessel si distingue, come sempre, per un senso del blues eccezionale. Evidente, anche nella sonorita' l'impatto di Charlie Christian. L'estetica bop e' molto, ma molto marcata. Per finire, la ritmica non ha bisogno di tante parole proprio perche' e' molto conosciuta e ben rodata. Suonano divinamente tutti. Una menzione speciale per J.C. Heard, il batterista, che nella sua carriera come fece il grande e poco conosciuto (purtroppo) Sid Catlett (Big Sid), si e' adattato allo stile bop adeguando perfettamente la propria tecnica ed esecuzione a tale stile. Sid Catlett, vale la pena ricordarlo anche perche' divenne un riferimento imprescindibile per una pletora di batteristi del bop, in primis Max Roach

Vi saluto e mi scuso per essermi dilungato ma era un disco di cui avevo voglia di parlare.

Ciao TM


Il Passaggio Dallo Swing Al Bebop, dall'archivio dell'ex-rivista CiaoJazz.