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  BENVENUTO NEL MONDO DI  ANIMALIA

 

Descrizione della Specie

Nome scientifico: Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758)
Il maschio è caratterizzato da: testa con calotta nera e tipica mascherina rosso-arancio, dorso bruno, groppone grigio-biancastro, ali e coda nere con tipiche "perle" bianche, bardatura alare giallo oro tipica dei cardellini, ventre bianco, petto bianco inquinato di bruno (più a sud si scende, maggiore è la carica di bruno).

Le femmine differiscono dai maschi per piccoli dettagli che solo l'occhio più esperto e specializzato riesce a cogliere: la testa è più arrotondata, la mascherina non oltrepassa l'occhio, la spallina (piccole corritrici alari) è grigio-verdastra anziché nera (quest'ultimo particolare è molto utile per distinguere il sesso dei novelli nei primi mesi di vita).


La Specie tipica è distribuita in Europa ed Africa del nord.
Ne esistono diverse Sottospecie, di cui la più nota è senza dubbio la Carduelis Major, distribuita principalmente in Siberia e caratterizzata, rispetto alla forma nominale, da taglia decisamente più grossa e da minore quantità di bruno.

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nel maschio la mascherina supera abbondantemente il bordo posteriore dell'occhio

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la mascherina nella femmina in genere non oltrepassa la metà dell'occhio; la testa si presenta più arrotondata di quella del maschio

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spallina (piccole corritrici alari) nero lucida del maschio

 

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spallina grigio-verdastra nella femmina (notare il nero delle ali più opaco rispetto al maschio della figura precedente)

                      Jan Steen (1626-1679)

Jan Step (1626-1679),
Il Cardellino (1654)


LE MIE ESPERIENZE COI CARDELLINI

Allevo uccelli da sei anni, non poco data la mia giovane età (25). Nei mie allevamenti e' passato praticamente di tutto, dal Cardinalizio del Venezuela (Carduelis Cucullata), al Lucherino Eurasiatico (Carduelis Spinus)Locale d'allevamento interno di Patrizio passando per gli immancabili Negridi della Bolivia (C. Atrata), comprati moribondi ad una cifra esorbitante, a quell'appuntamento annuale che noi appassionati aspettiamo più del natale: Reggio Emilia!!!
Ma nel 1999, stanco della solita frittura mista che riempiva le mie gabbie (ma necessaria per fare esperienza), decisi di concentrare le mie attenzioni su uno stupendo uccello, che fin da piccoli tutti noi appassionati abbiamo imbeccato, catturato, maltrattato, ammirato nelle nostre campagne: il Cardellino (Carduelis Carduelis), il più bello dei Cardellini, il re dei Carduelidi, al quale pittori e scrittori hanno dedicato dipinti e poesie. Tra tutte le sue Sottospecie quella che più mi ha colpito è stata la maior : il suo aspetto generale imponente e i colori più chiari e meglio definiti (nella mutazione Agata raggiunge il massimo, la Bruno un po' perde) lo rendono veramente stupendo.
Decisi di costruire un nuovo allevamento, andai a trovare un mio amico di Cassino, Fulvio de Luca, per prendere alcuni spunti, e costruii delle voliere di 2mt x 2mt x 2mt (esagerato!) con un corridoio centrale e del Poliran sul fondo, piante vere all'interno (conifere), il tutto con doppia rete e corridoi di servizio. Nel novembre del 1999 inserii tre coppie, una per voliera. Tra queste, uno stupendo maschio Pastello nero-bruno (il mio primo Cardellino mutato, come potevo non citarlo!).Coppia di Cardellini
Alimentavo i miei cardellini con un misto composto nel seguente rapporto: 1 scagliola, 1\2 lattuga bianca, 1\2 cicoria nera (radicchio), 1\3 perilla, 1\4 cardo e semi piccoli di girasole (neri), poco più di un cucchiaino a soggetto per 24 ore (devono mangiare tutti i semi anche la scagliola!!!), grit e pezzettini di gusci d'ostriche da me ancora più finemente tritati con l'aggiunta di sali minerali e un cucchiaino di Quicomed per chilo, acqua fresca tutti i giorni e una camola del miele a settimana (a soggetto). A proposito di insetti, ho l'impressione che la sottospecie maior abbia bisogno di più proteine animali anche durante il periodo di riposo invernale. Arrivate le tre coppie a marzo senza nessun problema, cominciai ad arricchire la loro dieta con semi immaturi, tarassaco, centocchio, ecc. Il 27 marzo vidi una delle femmine girare con il materiale per il nido nel becco, misi così infrascati tra le piante i cestelli di vimini, ma non successe niente fino al 20 giugno!!!! Quel giorno, quasi all'unisono, due femmine costruivano il nido, che ultimarono in 3 giorni e con 1 giorno di differenza deposero una 4 e una 5 uova. I maschi erano in gran forma amorosa e già pregustavo il mio primo successo. Ma non fu cosi!! Il caldo torrido che venne da lì a pochi giorni (nelle voliere 39 gradi!) rovinò tutto: una Cardellino maschio Pastello femmina abbandonò i novelli ad otto giorni, mentre l'altra continuò caparbiamente fino a svezzare quasi completamente 2 pullus (pastello per giunta!). Tale femmina aveva a disposizione, per tre volte al giorno, niger e canapuccia cotti miscelati ad un pastoncino secco, uova di formica (da me raccolte sotto i sassi e non essiccate), mela ed il normale misto. Uno dei due pullus lo trovai morto a 40 giorni in fondo alla voliera (eravamo ormai a 38-39 gradi costanti) e l'altro si salvò, ed ora, finito di mutare, e' un bel maschio portatore di Pastello. Tutte le coppie andarono in falsa muta, e addio sogni di gloria.
Il Cardellino va in amore con luce naturale molto tardi, arriva anche a finire l'ultima cova a settembre, e chi abita in città molto calde come la mia rischia di rovinare tutto. Quest'anno ho costruiCardellinoto un nuovo allevamento (vedi foto) e ai benefici raggi solari aggiungerò un apparecchio alba tramonto, provando ad anticipare la deposizione a marzo. Le voliere sono senza dubbio un ottimo sistema per veder deporre sicuramente il Cardellino ma vanno ben progettate. Non devono essere troppo esposte ai venti d'inverno e nello stesso tempo devono essere molto arieggiate d'estate. Considero una buona idea costruirle sotto un bel boschetto o sotto grandi alberi che assicurano l'ombra per buona parte della giornata. La temperatura in estate non deve superare i 30 gradi, altrimenti i nostri uccelli saranno tutto il giorno impegnati a trovare il punto più fresco della gabbia, perdendo ogni stimolo riproduttivo, o, nella peggiori delle ipotesi, andranno in falsa muta. In natura il Cardellino risolve questo problema nidificando in punti molto freschi e ventilati, mentre in una voliera siamo noi a decidere dove dovrà fare il nido, dato che è "costretto" in un piccolo "territorio". 

Raccolta Fotografica

Cardellina in cova
Cardellina in cova
 

Coppia di Gialli
Coppia di gialli
 

Famm.bruna, maschio agata
Femmina bruna e 
maschio agata

femmina pastello
Femmina pastello
 

femmina pastello
Femmina pastello
 

fem.bruna, mas.ancestrale, maschio agata
Femmina bruna, maschio ancestrale e maschio agata

femm. bruna
Femmina bruna

femmina gialla
Femmina gialla

 

femmina Satinè
Femmina satinè

maschio Pastello
Maschio pastello

maschio agata
Maschio agata

maschio agata
Maschio agata

Maschio ancestrale
Maschio ancestrale

maschio giallo e maschio ancestrale
Maschio giallo e ancestrale

maschio giallo
Maschio giallo

nidiacei di Cardellino appena nati
Nidiacei di cardellino

femmina Satinè
Satinè

femmina Satinè
Satinè

 


LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE DEI FRINGILLIDI 

I Fringillidi sono sensibili a numerose malattie infettive ad eziologia batterica, virale, micotica o parassitaria. Alcune di queste sono strettamente specie specifiche (una sola specie è sensibile ad un dato agente patogeno), altre sono comuni ad un gruppo più vasto di uccelli o potenzialmente a tutti i volatili da gabbia. Comprendere quali specie siano sensibili ad una determinata malattia infettiva e come questa infezioneCardellina in natura intenta all'imbecco della numerosa prole possa introdursi in allevamento è della massima importanza per poter eseguire opportune misure di profilassi. La prevenzione delle malattie infettive in patologia aviare è probabilmente ancora più importante che in altri settori della veterinaria poiché molto spesso gli uccelli manifestano i sintomi di una malattia solo nel momento in cui il processo patologico è in uno stadio avanzato; in natura, infatti, un uccello malato è solito "mascherare" la propria condizione patologica al fine di evitare l'aggressione da parte dei predatori (i Fringillidi sono prede abituali di molti animali) ed è probabile che tale istinto sia mantenuto anche in cattività. In molti casi, quindi, solo un occhio molto attento può svelare precocemente una malattia in atto in un singolo volatile o in un intero gruppo di uccelli. La profilassi igienico-sanitaria risulta essere particolarmente importante in campo aviare dal momento che, a differenza di quanto avviene per molti animali domestici, non esistono in commercio sufficienti vaccini per prevenire le principali malattie.
Di seguito sono discussi i principali accorgimenti da seguire per prevenire le più comuni malattie infettive dei Fringillidi.


LA QUARANTENA 

L'isolamento di ogni nuovo acquisto per un sufficiente periodo di osservazione (almeno due settimane e possibilmente in altro locale) prima dell'introduzione in allevamento è fondamentale per prevenire molte malattie. Per un uccello, infatti, non vi è niente di più pericoloso di un esemplare della stessa specie malato. L'isolamento, inoltre, giova anche al nuovo acquisto sia perché sottoposto ad un controllo maggiore da parte dell'allevatore sia perché in assenza di altri uccelli non subirà lo stress dell'improvviso inserimento in un nuovo gruppo. Idealmente gli uccelli in quarantena dovrebbero essere sottoposti a prelievo di feci e tamponi cloacali da inviare a laboratori diagnostici specializzati al fine di individuare precocemente possibili agenti patogeni. Quanto detto per i volatili di recente acquisto vale anche per soggetti del proprio allevamento di ritorno dalle mostre.



CONTATTO CON GLI UCCELLI D'IMPORTAZIONE

Tali volatili sono possibili serbatoi di svariate malattie infettive trasmissibili ai Fringillidi se vengono introdotti in allevamento senza adeguati controlli. Estrildidi ed altri Fringillidi esotici, ad esempio, frequentemente risultano essere infetti da Salmonelle e da Escherichia coli, mentre molti Ondulati vengono riscontrati positivi alla Chlamydia (agente eziologico della Psittacosi). Le infezioni Petto Nero di importazione in evidenti cattive condizioni di salute specie-specifiche, come ad esempio le Coccidiosi, possono essere trasmesse solo da volatili della stessa specie, ma è possibile che ciò avvenga anche tra specie affini. Negli anni passati è stata compiuta un'indagine (dallo scrivente, presso l'istituto di patologia aviare dell'Università di Napoli) che ha evidenziato come i casi di Salmonellosi in allevamenti campani di Canarini fossero strettamente collegati a simili casi, verificatisi nello stesso periodo, in uccelli d'importazione. 

L'ALIMENTAZIONE

Gli alimenti hanno duplice importanza nella prevenzione delle malattie infettive. In primo luogo se contaminati da agenti patogeni possono essi stessi essere vettori di malattie. E' il caso ad esempio delle miscele di semi e dei pastoni, costantemente rinvenute contaminati, in misura variabile, da E.coli od altri Enterobatteri. D'altro canto una dieta sbilanciata nei propri elementi nutritivi (generalmente per eccesso di semi grassi) può condurre a gravi carenze vitaminiche, minerali od aminoacidiche. In particolare la carenza di vitamina A predispone i volatili a numerose malattie rendendo gli epiteli dei vari apparati più facilmente vulnerabili dagli agenti patogeni. La somministrazione di alimenti estrusi anche ai Fringillidi, come da tempo avviene in campo canino o felino, potrebbe rappresentare una valida smiscuglio di semi secchioluzione a questi problemi. L'alimento estruso, infatti, è esente da contaminazioni e contiene tutti gli elementi indispensabili per i volatili che, non potendo selezionare i semi che prediligono (e che generalmente sono i più grassi ed incompleti come quelli di niger), sono costretti ad assumere con i granelli di estruso un alimento completo. 


L'ACQUA


E' di fondamentale importanza fornire agli uccelli acqua fresca per tutto il giorno in contenitori puliti. L'acqua deve essere sempre presente e non stagnante poiché potrebbe essere facilmente contaminata da vari agenti patogeni (in particolare lo Pseudomonas); da considerare la possibilità di dotare l'allevamento di abbeveratoi automatici a valvola direttamente collegati all'impianto idrico. 


L'ALLEVATORE

In alcuni casi è proprio l'allevatore il responsabile della diffusione dell'infezione da un allevamento all'altro o da un soggetto all'altro del proprio allevamento. E' sempre buona norma non toccare i volatili presenti in un altro allevamento e lavarsi e disinfettarsi le mani prima di accedere nel proprio. Sarebbe opportuno utilizzare indumenti (camice, scarpe,…) da indossare unicamente quando si entra nel locale d'allevamento. Conviene sempre isolare ogni soggetto malato e, possibilmente, trasferirlo in altro ambiente. Ricordarsi di accudire i soggetti malati solo dopo aver provveduto ad accudire tutti quelli in buona salute. Non toccare, infine, direttamente con le mani gli alimenti (utilizzare sempre un apposito cucchiaio) soprattutto se precedentemente si è tenuto in mano un volatile (specie se malato) che potrebbe aver lasciato sulle mani dell'allevatore le proprie feci che andranno a contaminare l'intero sacco di mangime. Questa evenienza accade in realtà molto più spesso di quanto si possa immaginare.



L'IGIENE DELL'AMBIENTE E DEGLI ACCESSORI

L'importanza della pulizia frequente sia delle gabbie che del locale di allevamento è ovviamente comprensibile a tutti. Sarebbe opportuno disporre di un numero doppio degli accessori (beverini, mangiatoie, posatoi,…) delle gabbie al fine di poter operare una sostituzione frequente di essi lasciando gli accessori usati in soluzioni detergenti e disinfettanti per almeno 24 ore. Conviene sempre dotare il fondo delle gabbie di griglie per limitare il contatto degli uccelli con le proprie feci poiché molte malattie si trasmettano per via oro-fecale.



INSETTI, TOPI E RATTI

Molti insetti (specie le mosche) sono potenziali vettori di agenti patogeni. Il locale di allevamento dovrebbe possedere zanzariere per impedirne l'accesso. La puntura delle zanzare, inoltre, non solo può irritare la cute degli uccelli, ma potrebbe trasmettere il virus del Vaiolo. La lotta ai roditori deve sempre essere intrapresa al più piccolo segno di presenza di questi animali in allevamento. Topi e ratti possono trasmettere numerose malattie ai Fringillidi (in primo luogo la Pseudo tubercolosi), uccidere alcuni soggetti e contaminare i mangimi con le proprie feci ed urine. Porre sempre gli alimenti in bidoni di plastica o metallo (con coperchio forato per permetterne l'aerazione) per evitare tale contaminazione.



UCCELLI SELVATICI

Anche i volatili selvatici (specie i colombi) possono veicolare malattie qualora abbiano la possibilità (essi stessi o le loro feci) di penetrare in allevamento. In particolare gli uccelli insettivori non dovrebbero mai venire in contatto con i Fringillidi in quanto normalmente albergano nel proprio intestino batteri patogeni (come l'E. coli) per gli uccelli granivori.



CURE PRE-COVA

La somministrazione di antibiotici in assenza di alcuna patologia d'origine batterica accertata è assolutamente da evitare. L'antibiotico, infatti, non è un vaccino e non svolge alcuna azione preventiva contro le malattie. Spesso, inoltre, viene impiegato a dosaggi errati e per periodi di tempo non idonei per cui è molto facile che si finisca per intossicare i volatili o selezionare ceppi batterici resistenti che saranno poi molto difficili da eliminare qualora la malattia si manifestasse in allevamento. Gran parte dei farmaci antibiotici per uso ornitologico, inoltre, sono costituiti da principi attivi di antica generazione verso i quali molti ceppi batterci hanno oggi sviluppato una notevole resistenza. 



ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI

Il ricorso ad una visita veterinaria specialistica in allevamento, corredata da opportuni esami di laboratorio, può prevenire la diffusione di varie malattie o arrestarne l'evoluzione specie se l'intervento è precoce. Sarebbe opportuno ricorrere a tali accertamenti (rivolgendosi ad un veterinario specializzato in patologia aviare) già nel periodo precedente la riproduzione; in questo modo è possibile accorgersi della presenza di eventuali agenti patogeni in allevamento o di soggetti portatori sani che potrebbero essere responsabili di trasmissione di malattie ai neonati o ad altri adulti nel momento in cui, con lo stress della riproduzione, calano le difese immunitarie dell'organismo.
Richiedere di effettuare l'autopsia su ogni canarino morto, anche se apparentemente la causa di morte è giudicata fortuita, può risultare utile per svelare e sventare eventuali malattie che di lì a poco si sarebbero potute diffondere a tutti i volatili dell'allevamento. Nel caso di malattie batteriche è molto importante poter giungere all'isolamento del germe e quindi eseguire un antibiogramma al fine di scegliere il miglior antibiotico da utilizzare nel caso specifico. La resistenza dei batteri agli antibiotici è, infatti, un problema molto serio nella terapia di varie malattie batteriche ed in particolare della Colibacillosi.

L'osservazione di alcune semplici regole, in conclusione, in luogo del frequente "bombardamento" con vari antibiotici può, senza dubbio, scongiurare gran parte delle malattie infettive dei Fringillidi ed al contempo determinare la produzione di soggetti in ottime condizioni di salute preservando lo stato sanitario degli stessi riproduttori.

L'ALLEVAMENTO ALLO STECCO DEL CARDELLINO

La mia passione per questo bellissimo indigeno risale agli anni dell'infanzia mantenendosi pressoché inalterata, anche perché sono cresciuto a Napoli, dove il cardellino è fatto oggetto di vero e proprio culto da tempo immemorabile.
giovani cardellini durante l'imbecco allo stecco Sorvolando sulle difficoltà che la riproduzione di questo stupendo fringillide comporta, la trattazione delle quali richiederebbe moltissime pagine ed una competenza senza dubbio superiore a quella che ritengo di possedere, vorrei riportare le mie esperienze in merito alla pratica dell'allevamento a mano, nella speranza che altri appassionati possano trovarle di qualche utilità.
Lo scopo primario di tale procedimento è quello di ottenere soggetti molto tranquilli che possano essere, se correttamente imprintati, impiegati con buon esito nella riproduzione; senza contare che può accadere di doversi fare carico di una nidiata abbandonata dalla madre non avendo balie disponibili.
Le ricette di cui ho avuto notizia negli anni sono tantissime, alcune hanno ingredienti che potremmo definire originali, quando non addirittura criminali, come il peperoncino triturato mischiato all'uovo sodo, che secondo un sedicente allevatore darebbe ottimi risultati (sic!).
La verità è che, imbeccati con costanza, e tenuti al caldo i piccoli cardellini non di rado sopravvivono anche con un tipo di alimentazione molto approssimativa da un punto di vista nutrizionale. Tali soggetti tuttavia subiscono in una fase delicatissima dello sviluppo danni irreparabili, per cui quasi sempre soccombono durante la prima muta (in genere causa la compromissione della funzionalità epatica). I pochi sopravvissuti muteranno con difficoltà, presentando colori sbiaditi e rimarranno sempre uccelli di salute assai cagionevole.
Personalmente sono un sostenitore dei sistemi naturali, per cui ripongo scarsa fiducia nei preparati reperibili in commercio, a mio avviso pieni di additivi, conservanti e medicamenti vari, per cui negli anni ho messo a punto una ricetta i cui risultati si sono rivelati davvero soddisfacenti.
Mettendo da parte, dunque, l'impiego di alimenti sofisticati e costosi, chi vuole provare a cimentarsi in questa impresa dovrà procurarsi i seguenti ingredienti:
- Pastoncino secco, non all'uovo, valore prot.non elevato (14-15max), senza semi aggiunti.
- Ceci di quelli tostati, che si mangiano così come sono, per intenderci.
- Semi di girasole già sgusciati, in vendita nelle erboristerie.
- Capsule di tarassaco (Tarassacum officinalis), sempre in erboristeria.
- Un buon integratore (preferibilmente in polvere) contenente vitamine ed aminoacidi.


PREPARAZIONE:
-Usare un tritatutto oppure un macinino robusto, per macinare i ceci, che successivamente andranno passati attraverso un setaccio oppure un colino a maglia stretta, fino ad ottenere una farina a grana molto sottile (sconsigliata la farina di ceci del commercio).giovani cardellini bruni nel nido
-Polverizzare allo stesso modo anche il pastoncino, senza però filtrarlo.
-Mescolare i due ingredienti nelle proporzioni: pastoncino/ceci = 1.5 / 2.
Il composto così ottenuto è da considerare come il"nucleo" e può essere conservato in frigo, chiuso in un barattolo di vetro, per 5-6gg.

SOMMINISTRAZIONE:
Consiglio di somministrare il "nucleo" inumidito con acqua (possib. oligominerale) fino a raggiungere una consistenza cremosa, la cui fluidità deve tendere a diminuire man mano che i nidiacei crescono
(benché l'età ottimale dei nidiacei, ai fini del buon esito, si aggiri intorno ai 6-8gg., mi è capitato di portare felicemente avanti anche nidiate di 4-5gg.). 
E' bene ricordare che una volta inumidito il composto si altera con facilità, per cui conviene preparare solo il quantitativo necessario per un'imbeccata, buttando eventuali rimanenze.
Fino dai primi giorni, a discrezione si possono aggiungere piccole quantità di integratore vitaminico alla pappa precedentemente inumidita, così come il tarassaco in polvere, che verrà prelevato dalle capsule (una capsula al giorno, divisa in più preparazioni).
Intorno al quindicesimo-ventesimo giorno incominceremo ad impiegare il girasole sgusciato.
Il rapporto deve essere 1 cucchiaio di girasole per 3 cucchiai di "nucleo", il tutto passato nel macinacaffè per renderlo omogeneo. (Ricordo che il girasole sgusciato va tenuto in frigorifero per evitare che irrancidisca)
E' buona norma fornire anche dell'acqua (oligominerale), mediante un contagocce, in ragione di 1-2 gocce dopo ogni imbeccata, sia per prevenire eventuale disidratazione, che per pulire l'interno del becco dai residui di cibo. All'acqua potrà essere unito un blando disinfettante intestinale.

ACCORGIMENTI:
- Mantenere i piccoli al caldo (dai 7-8gg. in poi è sufficiente coprire il nido con un panno di lana), ed assicurarsi che il nido sia pulito, asciutto, e che non contenga parassiti.
- Rimuovere le deiezioni dai bordi e dall' interno del nido.
- Fare molta attenzione a non sporcare i piccoli quando li si imbecca, e nel caso pulirli tempestivamente.
- Non esagerare con la quantità di alimento somministrata, tenete presente che è meglio imbeccarli poco e spesso, che non il contrario. In ogni caso non nutrirli mai, prima che abbiano digerito completamente quanto avevano nel gozzo. 
- All'involo, i novelli verranno posti in una gabbia non troppo grande, in modo che possiamo maneggiarli con facilità quando dovremo prenderli uno alla volta per nutrirli.
- Dal venticinquesimo gg. in poi offriremo una buona miscela di semi preventivamente schiacciati, in modo che i piccoli imparino a sbucciarli con maggiore facilità (tale miscela andrà rinnovata ogni giorno).
- Man mano che inizieranno a mangiare i semi, ridurremo progressivamente il numero delle imbeccate, fino a cessarle completamente. 
- DuranteGiovane cardellino bruno appena svezzato lo svezzamento fornire quotidianamente vitamine, sali minerali, osso di seppia. Un paio di volte la settimana, mele ben mature o carota.
-Quando saranno completamente svezzati, smetteremo i schiacciare i semi. In questo stadio sarà buona norma abituare i piccoli a consumare tutta i tipi di semi componenti la miscela.


CONCLUSIONI:

Grazie al succitato procedimento, da anni ottengo dei novelli robusti ed in salute. Con l'augurio che quanti di voi decidano di adottarlo ricavino le stesse soddisfazioni, resto a vostra disposizione per chiarimenti, consigli e suggerimenti.


REPORTAGE ORNITOLOGICO

 Fra le Specie allevate la fanno da padrone i Lucherini (già abbastanza diffusa la mutazione Avorio, della quale abbiamo potuto apprezzare la Ciuffolotto maschio Pastello-Bruno-Allevamento L. Paquot sovrapposizione con l'Isabella) e gli Organetti (quelli da noi visti tutti della Sottospecie flammea), ma anche i Ciuffolotti ed i Cardellini appaiono fra le Specie preferite per la riproduzione in cattività. Dei Ciuffolotti, diversi oramai sono gli allevatori che selezionano la spettacolare mutazione Pastello-Bruno, caratterizzata da un'eccezionale diluizione delle melanine indotta dalla sovrapposizione del gene per il Pastello a quello per il Bruno. 
Parliamo ora dei Cardellini, miei beniamini: la spinta selettiva operata dagli allevatori centro europei verso la poderosa mutazione maior, conferisce ai soggetti buone caratteristiche per ciò che riguarda taglia e proporzione, penalizzando viceversa le voci attinenti la tipiciTre femmine Cardellino Satinè-Allevamento LIESENS H.tà della mutazione. E così, i Bruni dimostrano una Eumelanina bruna fin troppo diluita (scarsa ossidazione); gli Agata, fin troppo meticciati coi maior con lo scopo di ingigantirne la taglia, rivelano un'eccessiva carica feomelanica dovuta al costante ritorno verso soggetti ancestrali maior e quindi ossidati; la Pastello rimane una delle mutazioni più belle e meno allevate, tanto che pochissimi sono stati i soggetti da noi visti in terra fiamminga; la Satinè comincia a prendere piede anche presso gli allevatori belgi, pur rimanendo una delle mutazioni ancora più spettacolari e meno diffuse, con un discreto numero di soggetti caratterizzati però ancora da taglia eccessivamente minuta; belli gli Isabella da noi visti, sia come taglia che come tipicità della mutazione. Delle mutazioni "nuove", quali la wit-kop (testa bianca), la perlata e la bianco dominante neanche l'ombra, così come sparita appare essere la mutazione Giallo. 
Sempre a pCardellino Eumo? Allevamento LIESENS H.roposito di mutazioni e di genetica, la bravura degli allevatori belgi nella selezione di nuove mutazioni è pari soltanto alla loro fantasia nell'interpretarne la natura genetica e nell'indicarne la più corretta denominazione. E così, lo stesso gene della diluizione, responsabile della mutazione Agata, viene indicato come Eumo o, meglio ancora, "Agata a dorso Isabella". Ma l'Eumo è una mutazione autosomica recessiva e non sesso-legata, per cui se di nuova mutazione si tratta, la denominazione Eumo appare quanto meno impropria! Personalmente, ho avuto la netta impressione che quella presunta nuova mutazione altro non fosse che un Agata selezionato dopo diverse generazioni d'allevamento in purezza (è noto che svariate generazioni di accoppiamento in purezza favoriscono una lieve diluizione del fenotipo; d'altronde, stesso discorso avviene dopo diverse generazioni di accoppiamento Pastello x Pastello). Sarebbe sufficiente accoppiare un maschio Agata con una femmina presunta Eumo e verificarne laCardellino Lutino? Allevamento Raskin R. figliolanza maschile: se tutti i maschi avessero fenotipo ancestrale, sarebbe confermata la "nuova mutazione" ed in tal caso tutti i maschi sarebbero doppi portatori sia di Agata che di Eumo; viceversa, se i maschi fossero tutti Agata avremmo ovviamente a che fare con lo stesso gene dell'Agata.  Stessi discorsi per ciò che riguarda la presunta nuova mutazione "Lutino", il cui fenotipo (una via di mezzo fra Albino, privo di disegno, e Satinè, che invece mantiene un disegno lieve ma ben apprezzabile) si presenta con un lievissimo accennCardellino Albino-Allevamento R. Raskino di disegno: per me tale fenotipo scaturisce da diverse generazioni di accoppiamento Satinè x Satinè, con ulteriore diluizione del disegno, senza che vi sia l'intervento di un nuovo gene. Anche in questo caso, l'accoppiamento con un Satinè classico chiarirebbe definitivamente il dilemma.
Per quanto riguarda le tecniche d'allevamento, tutti i Fringillidi vengono allevati in volierette parallele, chiuse su tutti lati a parte il frontale, servite con un corridoio di servizio (a sua volta chiuso per evitare accidentali fughe) che rende comode ed agevoli le operazioni di approvvigionamento alimentare e di pulizia. Una striscia di vetro infrangibile posta sul tetto della volieretta garantisce l'entrata dei benefichi raggi solari.
Le dimensioni delle volierette sono comprese fra i 70 ed i 100 cm per ciò che riguarda la larghezza, 180-200 cm di altezza, circa 150 cm di profondità.
Il fondo delle voliere è quasi mai in cemento, perché trattiene l'umidità; piuttosto, viene preferito il fondo in terra, alla quale viene mischiata calce viva. L'attenzione verso l'umidità delle volierette è quasi maniacale: il bagnetto (una scodella di plastica fornita sul fondo delle stesse), viene appoggiato su un enorme sottovaso in plastica, di modo che gli spruzzi dell'acqua cadano nel sottovaso e non sul fondo della voliera, dove la terra inevitabilmente tratterebbe un'eccessiva carica di umidità dannosa per i volatili.Volierette esterne-Allevamento L. Paquot
L'alimentazione si basa su un miscuglio di semi oleosi, quali il niger, la canapa, la lattuga bianca e nera, la perilla, il girasole, la cicoria, la rapunzia, ecc., con poca scagliola ed integrato quotidianamente con una fornitura di semi ammollati (principalmente niger, canapa, azuki, lattuga e girasole) mischiati con pastone ed insetti surgelati (uova di formica e tarme "buffalo") fino a muta terminata. Anche l'uovo è ampiamente utilizzato, principalmente "fritto" nel latte e mischiato con cuscus.
Poca la verdura (un allevatore usava il crescione tritato e mischiato col pastone) e la frutta, principalmente rappresentata da cetriolo. Fra le erbe prative, molto usate le infiorescenze secche di rapunzia. A disposizione sempre il grit e l'osso di seppia.
La prevenzione delle malattie protozoarie è demandata all'utilizzo di ESB3, fornito con scadenza mensile fino al termine della muta.
Infine, dopo la cronaca, alcuni momenti che ho fatto miei: la mattinata trascorsa nell'allevamento di Mr. Louis Paquot, uno fra i più appassionati e competenti allevatori di Fringillidi mutati che abbia mai conosciMagnifico maschio di Cardellino Albino- Allevamento R. Raskinuto, dotato di un allevamento composto da circa 50 volierette estremamente comode e razionali, e la visita presso l'allevamento di Mr. Roland Raskin, dove una decina di Cardellini Albino mi hanno quasi causato un'incipiente Sindrome di Stendhal (senso di mancamento che avviene davanti ad un'opera d'arte). Ovviamente, non ho potuto fare a meno di acquisire anche questa mutazione, munendomi di un maschio mutato e di una femmina portatrice che già fanno bella mostra nel mio allevamento.
In buona sostanza, un viaggio utile, presso allevatori competenti, che ogni aspirante allevatore impegnato dovrebbe prima o poi programmare, con uno spirito, però, non passivo ed eccessivamente referenziale, ma critico, volto non alla sudditanza psicologica, ma al miglioramento delle proprie tecniche d'allevamento.


ESPERIENZE D'ALLEVAMENTO COL NEGRITO DELLA BOLIVIA

Il Negrito della Bolivia (Carduelis atrata), ineffabile ed affascinante Carduelide maschio Negrito sudamericano proveniente dalla Bolivia, ma anche dal Perù, dal Cile ed ovest Argentina, rappresenta senza dubbio una delle Specie più famose e ricercate dagli allevatori più temerari di Fringillidi.
Ad eccezione del basso ventre, del sottocoda e delle barre alari, che si presentano di colore giallo brillante, il resto del piumaggio si dimostra di colore nero lucido nel maschio e nero opaco nella femmina. E' l'unica Specie di Spinus, assieme al C. notatus (Petto Nero), che non dimostra un netto dimorfismo sessuale. In generale, le femmine di C. atrata presentano rispetto ai maschi un giallo più pallido e maggiormente esteso, tanto che dalla zona ventrale parte spesso una striscia giallastra che a volte giunge fino alla zona centrale del petto. Vista la variabilità di tali caratteri sessuali secondari, l'unico parametro in grado di dirimere i dubbi sul sesso degli esemplari in nostro possesso rimane comunque il nero della livrea, che è nero lucido nel maschio e nero opaco o addirittura fuligginoso nella femmina.
Specie di alta montagna, distribuita fra i 1.800 ed i 4.500 mefemmina di Negrito in covatri di altitudine, monotipica e quindi, almeno per le conoscenze fino ad oggi acquisite, mancante di Sottospecie.
Da sempre importata nei mercati europei, deve la sua fama e la sua ricercatezza non tanto alla bellezza della sua livrea (al momento, mi vengono in mente altri cinque Spinus sudamericani esteticamente più gradevoli, almeno secondo i miei gusti personali: psaltria, notatus, lawrencei, yarrellii e lo stesso cucullatus) quanto piuttosto alle difficoltà di mantenimento e di riproduzione in cattività. 
Cattura, sosta nei centri di raccolta, spedizione, affollamenti, cattive condizioni igieniche, alimenti inquinati ed avariati, arrivo sui mercati europei, distribuzione ai vari commercianti ed, infine, acquisizione da parte degli allevatori: un'enorme carica di stress e di agenti patogeni che determinano la rottura dell'equilibrio ospite-parassita esistente nell'organismo del piccolo volatile esponendolo all'attacco di numerosi microrganismi patogeni, in primis i coccidi. Le conseguenze sono ovviamente drammatiche: la mortalità da coccidiosi diviene elevatissima e la situazione viene ulteriormente peggiorata dall'improvvisa sospensione dei trattamenti farmacologici (in genere Sulfamidici, abbondantemente utilizzati sia dai catturatori nei Paesi d'origine che dai commercianti negli scali europei) al momento dell'acquisto da parte del povero inconsapevole allevatore. Nido ed uova di Negrito della Bolivia Un quadro sanitario disastroso, a volte aggravato da altre forme patologiche conseguenti alle cattive condizioni igieniche (colibacillosi) o secondarie al calo delle difese immunitarie (micosi).
Con questi tragici presupposti, anche io mi imbarcai, tra il 1995 ed il 1996, nella "missione impossibile" di mantenere in vita e riprodurre il Negrito della Bolivia.
In quegli anni, optando per una esclusiva riproduzione dei Cardellini in gabbioni all'interno della stanza d'allevamento, rimanevano disponibili alcune volierette dove alloggiare una Specie che potesse rimanere all'esterno tutto l'anno: il Negrito, abituato agli altipiani boliviani, mi sembrò la Specie più adatta sia alle mie attrezzature che alle mie aspirazioni di allevatore alla ricerca di emozioni forti.
Per aumentare le mie chance di successo riproduttivo, puntai sul numero delle coppie di partenza, ben sei, alle quali si aggiunse una femmina nata in cattività. Devo ammetterlo: a parte la femmina nata in cattività (che di "captivo" aveva solo il prezzo), morta nel giro di poche settimane, il resto della "truppa" dimostrò una capacità di adattamento sbalorditiva e superiore ad ogni mia più rosea aspettativa. Dopo qualche mese, le sei coppie dimostravano una condizione di salute impeccabile ed un piumaggio smagliante, tanto da farmi pregustare una stagione riproduttiva carica di soddisfazioni e di novelli. Il segreto? Nulla di trascendentale: 
- alimentazione a base di semi di lattuga bianca, scelti in base al doppio parametro germinabilità - appetibilità
- quotidianamente, per tutto l'anno, del niger ammollato ed asciugato con pangrattato preventivamente passato in forno a 100 c° per motivi igienici
- erbe prative di stagione, quando disponibili
- due volte a settimana una foglia di cicoria per coppia
- una volta a settimana una linguetta di Nekton tonic k
Qualcuno si starà chiedendo: "ed i sulfamidici? Lo dicono gli esperti più famosi: soltanto col sulfamidico, come ESB3, ripetuto mensilmente il Negrito campa almeno un anno, tanto da poterlo accoppiare".
Personalmente, ho fatto il trattamento col sulfamidico soltanto all'arrivo dei soggetti in allevamento, poi mai più ripetuto. Lo ribadisco: il primo trattamento è stato anche l'ultimo. Saranno forse i ripetuti trattamenti coi sulfamidici a compromettere la già delicata sopravvivenza di questo Spinus? 
Oppure, sono stato così fortunato da reperire gli unici Negriti indenni alle forme coccidiche? 
In generale, sono contrario ai trattamenti farmacologici non supportati da una precisa diagnosi o addirittura realizzati a scopo profilattico e comunque non suggeriti da un veterinario specializzato in patologia aviare. 
Certo, qualche ulteriore considerazione è necessaria e può apparire utile:
- alloggiare il Negrito in voliera riduce lo stress e facilita l'acclimatamento
- la sommfemmina di Negrito intenta alla costruzione del nidoinistrazione di semi appena germinati aiuta il volatile a superare lo stress fisico e mentale, garantendogli una notevole quota energetica
- la somministrazione di Nekton tonic k non è affatto da sottovalutare, visto che i lunghi trattamenti farmacologici a base di sulfamidici (come i salicilati, notoriamente antagonisti della vitamina K, vitamina antiemorragica) possano indurre delle forme di debolezza vasale che può portare ad improvvisa morte per piccole emorragie interne. D'altronde, diversi allevatori raccontano di Negriti morti improvvisamente senza alcun sintomo che potesse segnalare una qualche forma di malattia in atto.
Tornando ai miei Negriti, alle evidenti buone condizioni di salute non corrispondeva purtroppo una altrettanto evidente attività riproduttiva, tanto che, passate le prime due stagioni con un nulla di fatto, quasi li dimenticai nelle volierette di cui prima, perdendo in sostanza ogni speranza che gli stessi potessero prima o poi riprodursi. 
Fino ad oggi, gli anni trascorsi (ed i predatori notturni) mi hanno tolto qualche esemplare e mi hanno obbligato a riassortire le coppie, senza però che ciò portasse qualche sostanziale miglioria all'attività riproduttiva. Alla domanda degli allevatori venuti a visitare il mio allevamento di Cardellini mutati "E questi Negriti?" puntualmente e con rassegnazione rispondevo: "Si stanno ancora godendo le ferie nel vecchio continente".
Fino a quando, a Luglio di quest'anno, avviene il miracolo: in una volieretta di 1m x 1m x 2m di altezza, sorprendo la femmina di Negrito in atteggiamenti e movenze inequivocabili per gli allevatori attenti di Fringillidi (vedi foto della Negrita con sfilacci nel becco). La baldanza del maschio, poi, Eccezionale assiduità in cova della Negrita non lasciava spazio a dubbi: finalmente, dopo cinque anni di convivenza, la femmina aveva deciso di concedersi alle avance del compagno. Nel giro di una settimana dalla mia prima ispezione, il nido viene completato, utilizzando principalmente fili di iuta interi o sfilacciati, ed un mattino di metà luglio ritrovo la femmina nel nido a covare il primo uovo deposto.
Da subito mi assalgono i dubbi su come gestire l'intera covata: devo lasciare tutto alla Negrita oppure è preferibile spostare le uova sotto una docile Cardellina, anch'essa alla deposizione del primo uovo e programmata per l'occasione? 
L'assiduità nella cova della Negrita (come si vede dalla foto) e soprattutto il lato naturalistico e sentimentale del mio modo di vivere l'ornitofilia hanno un netto sopravvento, e la Negrita può così dedicarsi alla cova della sua futura progenie. 
Il primo serio e quasi pregiudizievole intoppo accade alla deposizione del terzo uovo: una forma di lieve ritenzione dell'uovo induce la femmina alla involontaria defecazione nel nido con conseguente inquinamento del guscio delle uova. Sono costretto ad invertire le uova con quelle (quattro) della Cardellina, espediente che mi dàIl pullus di Negrito a poche ore dalla schiusa la possibilità nei giorni a seguire di verificarne la fecondità. La diagnosi della penna spera uovo è impietosa: soltanto due su quattro sono feconde e per giunta lo sviluppo embrionale di uno appare compromesso, forse dal lavaggio necessario per pulirne il guscio e consentirne la traspirazione dopo l'incidente del terzo giorno. Così, da quattro uova deposte, mi ritrovo con una sola possibilità di riuscita e faccio la scelta più deplorevole e sentimentale che ci possa essere: invece di passare tutto alla Cardellina (quattro uova di Cardellino feconde più un uovo di Negrito), inducendo la Negrita ad una nuova deposizione, all'undicesimo giorno (un giorno prima della probabile schiusa) distribuisco tre uova alla Cardellina e due (uno di Cardellino ed uno di Negrito) alla Negrita! Devo ammettere che la dedizione al nido della femmina al momento della schiusa mi diede un indecifrabile senso di soddisfazione, ripagandomi della mancata "speculazione hobbistica". D'altronde, pregustavo già la foto del maschio di Negrito (rimasto con la femmina per tutto il tempo della cova) intento ad imbeccare il piccolo Negrito ed il piccolo Cardellino. 
La nascita nel nido misto è simultanea a quella dei tre piccoli Cardellini rimasti sotto la madre naturale, lo stesso, però, non si può dire della loro crescita: la bravura di mamma Negrito mi induce infatti ad assegnarle anche la crescita di un altro piccolo Cardellino, lasciandone solo due alla madre naturale.
Purtroppo, questa non è una storia a lieto fine: dopo quattro giorni dalla schiusa, per un motivo inspiegabile, la femmina trascorre la notte fuori dal nido ed al mattino ritrovo i piccoli intirizziti dal freddo (e si che doveva essere l'estate più calda degli ultimi 50 anni) ed in particolare il pullus di Negrito praticamente in fin di vita, con nel gozzo ancora il cibo non digerito dell'ultima imbeccata della sera precedente. Seguono attimi concitati. Non posso aspettare che la Negrita ritorni col suo comodo al nido, se mai lo farà: riscaldo prontamente i piccoli nel chiuso delle mani e li pongo immediatamente sotto la Cardellina. Dopo pochi minuti, il Negrito, proprio lui, è già morto, mentre i piccoli di Cardellino hanno superato questa difficile prova della vita e mentre scrivo sono già involati dal nido e iniziano a sbeccuzzare i primi morbidi alimenti. 
Nella volieretta, intanto, la Negrita pare interessata ad una nuova deposizione.

 


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