IL RE ARCHITETTO: DECADENTISMO E STORICISMO NELLA PERSONALITA' ARTISTICA DI LUDWIG II

LA NOTTE E IL GIORNO

                                              

da Dove sono i miei anni?

Dove sono i miei anni? Sono svaniti al passato richiamo
E' stata reale la vita per me o solo un sogno?
Il mondo che io ho considerato concreto lo fu davvero?
Forse io ho soltanto dormito e non lo sapevo.
E ora che sono sveglio ho perso i legami
con ciò che una volta mi era familiare come la mia mano.
La mia gente e e la mia terra dove sono cresciuto.
i luoghi vicini, tutto è strano, come se non fosse vero.
I campi sono bruciati, le foreste sono state abbattute,
i miei compagni di giochi dell'infanzia sono diventati vecchi e smorti.
Mi salutano freddamente coloro che un tempo erano gentili,
le forme della cortesia sono ora offese.
I ruscelli non scorrono come facevano,
il mio stato d'animo potrebbe essere troppo pesante da sopportare.
Posso richiamare alla mente i molti giorni gioiosi
ora volati via, come spuma del mare.tra le onde.

Walther von der Vogelweide (c. 1170–1230)

 

 

Ora so quando sarà l'ultimo mattino - quando la luce non fugherà più la notte e l'amore - quando il sonno sarà eterno e Un unico sogno inesauribile. Una celeste stanchezza sento in me. - Lungo e spossante fu per me  il pellegrinaggio al sacro sepolcro, opprimente la croce. L'onda cristallina che impercettibile ai sensi comuni, sgorga dall'oscuro grambo del tumulo, ai cui piedi si frange il flutto terrestre, chi l'ha gustata chi stette in alto sulle montagne a discrimine del mondo, e ha guardato in giù nella nuova terra, nella sede della notte - in verità costui non tornerà più al tramestio del mondo, nella terra dove in perenne inquietudine la luce dimora.
Lassù si costruisce capanne, capanne di pace, si strugge di nostolgia e ama, guarda all'aldila...

Quale voluttà, quale piacere offre la tua vita, che siano compenso alle estasi della morte? Tutto quanto ci esalta non porta i colori della notte?

Novalis Inni alla notte

 

"Look on me! there is an order
of mortals on the earth, who do become
old in their youth, and die ere middle-age,
without the violence of warlike death;
some perishing of pleasure, some of study,
some worn with toil, some of mere weariness,
some of disease and some insanity,
and some of wither'd or of broken hearts."

G. Byron Manfred

(Guardami! C'è un destino
sulla terra per i mortali che diventano
vecchi nella loro giovinezza, e muoiono prima della maturità
senza la violenza di una morte combattuta;
qualcuno muore per il piacere, qualcuno per lo studio
chi consunto dalla fatica, chi semplicemente per tedio
qualcuno per malattia,  altri per pazzia.
e qualcuno per aridità o col cuore spezzato.)

 

"perché il 'giorno' con la sua luce abbagliante non (mi) acceca più; chi contempla con amore la notte della morte…"
(Ludwig, lettera a Wagner da Norimberga 1866 da Herre p.86)

 

 

Ecco perché probabilmente la sua vita si distaccò sempre più dal mondo del giorno per approdare alla notte, quando finalmente tace la falsa vita illuminata dal sole ed emerge quella vera, della notte, la vita dell'eternità non del contingente. Una concezione che si lega potentemente alla poesia romantica, in particolare a Novalis, ma anche a Shelley e Byron (quest'ultimo uno dei suoi autori preferiti) e più ancora ad alcune opere di Wagner e in particolare al Tristano e Isotta del quale Ludwig fu il principale mecenate, ma, secondo Wagner stesso, anche l'ispiratore, come forse lo fu dello stesso Parsifal progettato ancora nel 1867 dal grande compositore. Gran parte del duetto dell'atto secondo rimarca, infatti, proprio questo concetto contrapponendo la falsità del giorno alla verità e forza ideale della notte. Tale concetto, come ha messo ben in evidenza Manacorda in un saggio datato, ma sempre fondamentale che accompagna l'egregia traduzione del libretto wagneriano, si lega alla concezione filosofica di Schopenahuer e soprattutto al desiderio di annullamento nel tutto, mettendo in relazione la notte con la morte ed essa con il passaggio ad un'altra dimensione della vita. cioè la sua "vera" dimensione.Ciò aggiunge quindi nuovi spunti di riflessione sulla tematica del Tristano e Isotta, utilizzato come ciclo iconografico nella camera del re a Neuschwanstein.  Con esso, quindi, non intendeva soltanto celebrare l'amore ideale, ma soprattutto quello che fu lo scopo di tutte le sue realizzazioni: l'unione, la fusione totale con l'infinito: "Nell'ondeggiante oceano Nell'armonia sonora, Del respiro del mondo Nell'alitante Tutto... Naufragare, Affondare... Inconsapevolmente... Suprema letizia!"

 

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