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GLI ECOLOGISTI FANNO TREMARE L'OCP
Comunicato stampa di Acciòn Ecològica
Ecologisti ecuatoriani, nordamericani, europei e di altre
nazionalita' stanno mettendo a rischio, l'avanzata del progetto
di costruzione dell'Oleodotto de Crudos Pesados. La grave
minaccia che questa infrastruttura rappresenta, per il fragile
ecosistema e le comunita' colpite dalla traiettoria
dell'oleodotto, ha mobilizzato vari gruppi ambientalisti locali,
nazionali ed internazionali.
L'ACCAMPAMENTO DI GUARUMOS SI MANTIENE SALDO
In cima al monte Guarumos, vicino al Bosco protetto Mindo
Nambillo, da oltre un mese gli ecologisti continuano determinati
per impedire la continuazione dei lavori dell'OCP. Il gruppo
permanente di una dozzina di attivisti si sta rafforzando per
garantire a tempo indefinito la presenza dell'accampamento. I
giovani stanno nel varco aperto dalla Techint nel bosco di Mindo
Nambillo. Hanno armato tende e piattaforme sospese sugli alberi e
non pensano di scendere fino a che l'impresa rinunci al suo
obbiettivo di distruggere questi fragili ecosistemi.
L'impresa argomenta che le attività sono paralizzate fino
ad aprile a causa delle piogge di stagione. Va però
sottolineato che i temporali sono iniziati solo questa settimana,
e non si calmeranno fino a giugno. Quindi risulta evidente che
l'impresa ha sospeso i lavori di conseguenza alla presenza
dell'accampamento ecologista. Così evitando di
confrontarsi, per non pregiudicare la sua gia' delicata posizione
di fronte ai finanziatori internazionali.
Con l'obiettivo di non rendere pubblico il confronto diretto con
gli ecologisti, i funzionari dell'OCP e della Techint stanno
pressionando le comunita' locali affinche' siano loro ad
allontanare gli attivisti. Nella Parrochia del Nono, l'impresa ha
proposto alla comunita' locale la firma di un accordo. Oltre a
stabilire finanziamenti e materiali come compenso ai danni
causati dall'opera, si chiede alla gente di Nono di promuovere
l'allontanamento forzato degli ecologisti. La popolazione locale
non ha accettato questa petizione.
ORGANIZZAZIONI ITALIANE CONTRO IL FINANZIAMENTO
DELL'OCP
Gli echi della campagna internazionale di pressione e
mobilitazione giungono in Italia attraverso l'impegno di varie
organizzazioni civili che hanno lanciato varie iniziative contro
il coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro BNL che
finanzia il consorzio OCP, di cui fa parte anche l'impresa
italiana Agip. La BNL e' coinvolta nel progetto attraverso una
partecipazione finanziaria denominata "managing agent" del
prestito della WestLB al consorzio OCP. Questo ruolo implica il
collocamento nel mercato dei titoli che permette il finanziamento
dell'operazione nel suo insieme.
In Italia la campagna di sensibilizzazione e di denuncia contro
il progetto OCP si pone i seguenti obiettivi:
- L'uscita dell'AGIP-ENI dal consorzio OCP
- La rinuncia da parte della BNL dell'incarico di managing agent
nel progetto OCP
- Il compimento da parte dell'ENI/AGIP degli obblighi ambientali,
sociali, economici che le competono nelle sue operazioni fuori
dell'Italia
Come conseguenza della pressione esercitata dagli ecologisti, il
Sindacato Autonomo dei lavoratori della BNL ha scritto una
lettera alla direzione della Banca chiedendole di riconsiderare
il proprio coinvolgimento nel progetto OCP. La campagna italiana
contro l'OCP conta sulla partecipazione delle diverse
organizzazioni, tra le quali Terra Nuova, Centro Regionale di
Iniziative di Cooperazione CRIC, la Campagna per la Riforma della
Banca Mondiale, Amici della Terra, Federazione Nazionale dei
Verdi e Centro Nuovo Modello di Sviluppoed anche della Campagna
di solidarietà ed appoggio al popolo U'WA, tutti siamo
figli della terra.
L'APPOGGIO ALL'OPC E' IMPUGNATO DAL PARLAMENTO
ITALIANO
Un'interrogazione parlamentare e' stata presentata alla fine di
gennaio nel Senato Italiano su iniziativa del senatore del
Partito Verde Francesco Martone, per sollecitare il Ministro
delle Attivita' Produttive di intraprendere "le iniziative
necessarie affinche' si sospendano le azioni di intermediazione
da parte della Banca Nazionale del Lavoro BNL, relative al
finanziamento del progetto per la costruzione dell'OCP in
Ecuador". Tra i vari aspetti, l'interrogazione sollecita che sia
garantito, nelle sedi internazionali opportune, una autentico
rispetto della legislazione per la salvaguardia dell'ambiente e
il principio di inalienabilita' dei territori indigeni. Il
senatore verde esprime la sua preoccupazione per il finanziamento
di un progetto che comporta non solo gravi rischi per l'impatto
ambientale, ma anche l'intervento e la distruzione di aree
protette per la presenza dei popoli indigeni dell'Amazzonia
ecuadoriana.
Nell'interrogazione parlamentare si ricorda che la maggior parte
del petrolio trasportato proviene dal Parco Nazionale Yasuni,
ultimo angolo vergine del territorio del popolo indigeno
Huaorani. Oltre ai numerosi problemi di impatto ambientale, il
progetto dell'oleodotto fu approvato senza un reale processo di
consultazione delle popolazioni coinvolte, nonostante sia un
requisito previsto dalla costituzione ecuadoriana.
LA PROTESTA DEGLI ECOLOGISTI TEDESCHI CONTINUA
Gli ecologisti tedeschi continuano a pressionare per la
cancellazione del prestito di 900 milioni di dollari del WestLB
al Consorzio OCP per la costruzione dell'Oleodotto. Gli attivisti
delle organizzazioni Rette den Regenwald, Urgewald, Greenpeace e
Friends of the Earth si propongono di dimostrare il
non-compimento delle norme ambientali internazionali da parte del
progetto come causale per l'annullamento del prestito. Nei
principali mezzi di comunicazione scritta e televisiva,
l'opinione pubblica tedesca si e' fatto eco delle denunce delle
irregolarita' commesse nella concessione del prestito.
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