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Ecuador, un delitto multinazionale
Di Marina Forti
E' successo il 4 novembre a Coca, cittadina della provincia di
Orellana, nella regione orientale dell'Ecuador. Due persone si
presentano da Angel Shingre, lo portano fuori città con la
scusa di vedere un terreno in vendita, gli sparano quattro colpi
e scappano. Un abitante della zona accorre e fa in tempo a
sentire le ultime parole di Angel: "Sono state le multinazionali
petrolifere, avvisa Medardo ed Ernesto di stare attenti". Angel
Shingre infatti era un sindacalista ed ecologista, da vent'anni
lavorava per la difesa di quella regione amazzonica e dei diritti
delle popolazioni indigene che la abitano: Coca in particolare, e
la vicina Sucumbios, sono nella zona abitata dai trentamila
nativi Huaorani che dieci anni fa avevano fatto causa alla Texaco
(ora ChevronTexaco) per aver sversato oltre 700 miliardi di litri
di rifiuti oleosi e greggio in fosse aperte, inquinando al di
là dell'immaginabile i terreni e i corsi d'acqua. Un vero
e proprio disastro ambientale. Dopo dieci anni di battaglie: il
processo a Texaco è cominciato proprio un paio di
settimane fa a Lago Agrio, cittadina di frontiera dell'amazzonia
ecuadoriana. Angel Shingre si era battuto per questo esito.
Agricoltore e dirigente contadino, Angel Shingre era l'animatore
di innumerevoli iniziative, dalla "rete di monitoraggio
ambientale dell'Amazzonia" a comitati di persone danneggiate
dalle attività petrolifere - collaborava in questo con
Accion Ecologica. Per tutto questo era un uomo noto - ovviamente
anche alle imprese petrolifere, per cui era una spina nel fianco.
Aveva ricevuto minacce. Negli ultimi giorni Angel era stato
seguito, durante le ultime riunioni tenute con le comunità
Huaorani. Commentavano che aveva pochi giorni di vita, ha
riferito il fratello Medardo Shingre a Giuseppe De Marzo
(dell'associazione A Sud, ecologia e cooperazione): è lui
a riferirci come sono andate le cose. Le ultime riunioni Angel le
aveva tenute nella zona di Pindo, dove operano le compagnie
Petrocol e Petrobell. L'ultimissima, il giorno prima di essere
ucciso, riguardava ancora la causa contro Texaco. Certo la sua
dedizione alla causa dava fastidio, e parecchio. Le numerose
organizzazioni ambientaliste e per la difesa dei diritti umani
con cui aveva collaborato chiedono ora di far luce su questa
morte, trovare i responsabili e chi li ha mandati: non ci vuol
molto a capire che si tratta di un modo di intimidire tutto il
movimento di difesa dei diritti delle popolazioni
amazzoniche.
Dice De Marzo: "Angel non era uno disposto a mercanteggiare". Nel
1998 fu detenuto per alcuni giorni nel carcere di Coca con
l'assurda accusa di aver provocato uno sversamento di petrolio
nella sua stessa casa. In quell'occasione "Francisco Revelo,
funzionario di Petroecuador, andò a casa di Angel a nome
della sua impresa e delle multinazionali" in affari nella zona:
"gli offrì un milione di sucre, la vecchia moneta
ecuadoriana sostituita nel gennaio del 2000 dal dollaro - la
dollarizzazione imposta dal Fondo monetario internazionale - e
gli disse di scegliere tra i soldi e il carcere: Angel scelse il
carcere. Due anni dopo fu scagionato". Molte volte era stato
minacciato, questo ecologista incorruttibile.
La sua morte colpisce tanto più perché l'omicidio
politico non è molto diffuso in Ecuador - a differenza di
altri paesi latinoamericani. Un precedente terribile. Un segno di
quanto duro sia lo scontro in corso in quella regione amazzonica:
tra la compagnia Texaco e gli indigeni, tra tutte le compagnie
petrolifere e i movimenti che si sono opposti, ad esempio, al
nuovo oleodotto Ocp - proprio un mese fa a Lago Agrio si erano
riunite diverse organizzazioni ecuadoriane e internazionali per
elaborare strategie comuni. Angel Shingre aveva 47 anni, dieci
figli, l'undicesimo in arrivo. Dice Giuseppe de Marzo: "Parlavano
di lui come di un sasso nella scarpa, uno che dava fastidio.
Tolto lui però restano altri trentamila sassolini".
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