La chiesa di Madonna di Campagna "ne' pressi di Suna" possedeva
un organo fin dal 1582, costruito da Pietro Antonio, organaro di Pallanza, allievo
di Giovanni Cacciadiavolo.
Ne dà notizia lo stesso Pietro Antonio in una "nota degli organi
da lui costruiti", unita alla sua richiesta del 1587 di essere preferito
a un concorrente nella realizzazione di un organo per il Duomo di Milano.
In tale scritto, l'organaro si vantava " ... di non cedere a qualsivoglia
altro in simile professione...".
Peccato che i milanesi non gli credettero, e la costruzione dell'organo per
il Duomo fu appaltata al suo avversario.
Un inventario del 1618, custodito presso la Curia di Novara, descrive questo
organo con "...dodici registri, con dentro vari e diversi singolari istromenti
che lo rendono perfetto e raro...".
Non abbiamo notizie sugli strumenti nella chiesa fino alla seconda metà
dell'ottocento.
Siamo certi della collocazione dello strumento, differente da quella odierna:
era nella navata destra, a fianco dell'altare maggiore.
Presumibilmente i mantici erano piazzati nel sottotetto, sopra la volta della
navata destra. Ci resta una sbiadita foto dell'interno della chiesa, autografata
da tale "Enrico Scavini fotografo in Intra", in cui si vede di sbieco
l'organo, indubbiamente imponente, posto su una balconata sorretta da mensoloni
scolpiti in pietra.
Tali manufatti sono stati conservati, nei pressi dell'ossario ottagonale adiacente
la chiesa, ora sede dello studio del parroco.
Ancora oggi notiamo la mancanza di stucchi e di decorazioni in corrispondenza
della penultima arcata.
I capitelli posti sulle colonne che la delimitano furono modificati solo su
di un lato; su quello interno hanno mantenuto la conformazione originaria romanica.
Infatti, in epoche successive alla costruzione della chiesa, furono aggiunti
stucchi e decorazioni all'interno dell'edificio, ma, ovviamente, non fu possibile
decorare anche le pareti e i particolari nascosti dall'organo.
Nel 1871 il canonico Costantino De Lorenzi fu incaricato di giudicare i lavori
di restauro portati a termine dall'organaro Giovanni Franzetti, di Intra.
Il testo completo della sua relazione è disponibile qui.
De Lorenzi fa risalire l'organo a 120 anni prima:
fu quindi installato verso il 1750; non sappiamo se aveva sostituito quello
di Pietro Antonio o uno strumento successivo.
Franzetti eliminò un registro ad ancia di difficile se non impossibile
accordatura (violoncello), sostituendolo con un altro, o forse più d'uno,
viste le "...centinaja di canne nuove..." di cui parla De Lorenzi.
Nel contratto del 1890 per la costruzione dell'attuale strumento, è indicato
che "...i materiali della demolizione del vecchio organo, cioè canne,
tastiera, mantici e tutto quanto forma intrinsecamente l'organo da demolirsi,
vengono ceduti come parte del prezzo al sig. Mentasti...".