Diario di Belgio e Lussemburgo 2001


Bruges, la perla belga
E' passata più di una settimana di viaggio e abbiamo lasciato la Francia per dirigerci in quella che sarà la nostra seconda parte di questo viaggio: abbiamo in previsione di visitare alcune città del Belgio e sicuramente la capitale del Lussemburgo; la voglia di viaggiare ci vorrebbe far arrivare anche in Olanda, magari nel sud, a Maastricht, ma tendenzialmente rinunceremo a questa ultima possibilità.
Abbiamo deciso di prendere base, come per la Bretagna, in una città dalla quale sia poi possibile raggiungere le altre località che vogliamo visitare senza troppe complicazioni e la scelta è caduta su Bruges, che tutte le guide descrivono come incantevole, anche se a dir la verità non sono troppo prodighe di aggettivi.
L'arrivo in città non ci dice molto, sulla circonvallazione esterna al centro che dobbiamo prendere per arrivare in ostello è molto trafficata e anche tenuta piuttosto male; troviamo l'ostello con poche difficoltà e ci piazziamo subito in camera per una doccia. E' un bel posto, molto grande, non c'è cucina, per cui stasera dovremo arrangiarci in qualche modo in centro: io ne approfitto per farmi la barba e poi ci rilassiamo un po' nei nostri letti a castello; abbiamo viaggiato tutta la mattina e siamo abbastanza stanchi, inoltre c'è un caldo pazzesco in Belgio, è molto umido, ci ricorda le estati milanesi, non facciamo in tempo a muoverci che siamo già sudati, incredibile, e poi dicono che al nord si sta al fresco.
Aspettiamo che le ore più calde passino e poi usciamo a fare un giro in centro. Appena varcate le soglie di una delle porte che danno accesso alla vecchia Bruges ci rendiamo conto di essere in un posto da favola: la città è meravigliosa, è un piccolo paradiso, un centro che riporta indietro di secoli; la grande piazza con la torre dell'orologio, la basilica e il palazzo del municipio, alcuni quartieri molto tranquilli, i canali e alcuni scorci resi famosi da guide di tutto il mondo. Ci perdiamo nelle sue strade, camminiamo per visitare tutta la parte ovest, alla ricerca del ristorante giusto per la sera; in piazza vediamo che al museo della torre c'è una mostra su Dalì, il mio pittore preferito, chiedo a Luca se gli va di visitarla e accetta. Entriamo e ho la possibilità di vedere opere fino ad allora mai viste, alcune sono pure in vendita e già fantastico sulla possibilità di averne una in futuro.
Decidiamo di optare per un grosso pub irlandese, pubblicizzato in ostello, nei pressi del municipio, per la cena: niente di tipicamente belga, anzi, io mi butto sul piatto nazionale irlandese, lo stufato, annaffiato da una buona Guinness, che in questo caso non può mancare. Restiamo al pub per tutta la sera, poi quando il sole se ne è andato e il traffico insieme a lui, ce ne torniamo all'ostello.

Prima le cose brutte e poi quelle belle
Oggi vogliamo dedicare la giornata a visitare Gand e Anversa. Prendiamo l'auto e utilizziamo le autostrade belga, che scopriamo essere gratuite e con un'illuminazione fittissima, arriviamo per prima ad Anversa, dove perdiamo un sacco di tempo per trovare un parcheggio; sarà per il fatto che la zona dove abbiamo girato è piuttosto degradata, che la cattedrale è in restauro e non visitabile, ma non ci piace molto. Ci delude subito in modo inaspettato, e dire che Anversa mi era stata descritta come anche meglio di Bruges, non so ma non mi soddisfa: molto bello il municipio, ma per il resto ci rimango un po' male; Luca è d'accordo con me, così decidiamo di ripartire quasi subito per Gand, tentiamo fortuna laggiù. Prima di lasciare la città però non posso non visitare quel negozio di dischi usati che avevo intravisto nell'arrivare in centro: mi butto e tiro fuori diversi vecchi vinili dei Pink Floyd e di David Bowie che decido di comprarmi, per avere almeno un buon ricordo di Anversa.
Mentre ci avviamo a Gand penso che però in futuro potrei tornarci, magari senza tutti quei lavori in corso che abbiamo trovato è davvero una bella città. Gand invece è molto piccola, troviamo le cose più interessanti una vicina all'altra; decidiamo di andare a visitare il castello, che resterà alla fine l'unica cosa davvero soddisfacente della giornata.
Nel pomeriggio torniamo a Bruges, ci rimane ancora una parte da visitare, e precisamente quella dove sorgono i mulini a vento, quindi lasciamo l'auto in ostello e via per una nuova scarpinata. Torniamo anche nelle zone della città visitate ieri, andando a perderci pure in strade vuote e deserte di persone.
Replichiamo la cena nel pub irlandese e poi ci concediamo una pinta di Leffe in un bar del centro. Rientrando ripensiamo al fatto che forse Gand e Anversa non ci sono piaciute molto perchè tendavamo a fare dei paragoni con Bruges, che per noi restava irraggiungibile; inizia ad alzarsi un'aria fredda che asciuga troppo in fretta l'umidità del giorno che abbiamo addosso per i miei gusti.

Un giorno da cani
Siamo verso la fine del viaggio, oggi ci dirigeremo verso il sud del Belgio, faremo tappa questa sera a Bouillon, prima però vogliamo tentare di andare all'abbazia della Leffe, a Dinant. Il tempo oggi è brutto, il cielo completamente coperto e io non sto per niente bene. Sarà stata la mangiata, unita alla bevuta e a quell'aria fredda che non mi è piaciuta da subito, fatto sta che ho lo stomaco che mi si spacca in due, ogni tanto mi entrano delle fitte pazzesche. Luca è un po' preoccupato, io quando le fitte mi passano mi sento da re, mi sembra di non essere mai stato meglio, poi tornano e ricomincia il film.
Ci fermiamo a Dinant: troviamo subito l'abbazia, ma ci sono dei precisi orari per la visita; bussiamo ma ci dicono che proprio non è possibile farci entrare, sono le regole dell'abbazia. Fuori dall'abbazia c'è una fontana di acqua freschissima, a cui molte persone vengono a fare rifornimento per casa: nonostante ciò l'abbazia è molto bella, il suo campanile è proprio quello ritratto sulle bottiglie e sui bicchieri della Leffe, è inconfondibile.
Giriamo un po' per il paese, ma nè il mio stato fisico nè il tempo ci invogliano ad esplorare più delle due vie principali. Decidiamo di farci un panino in un bar e poi di ripartire, io mi bevo una limonata che mi stura lo stomaco e mi fa stare notevolmente meglio, poi riprendiamo il nostro cammino alla volta di Bouillon. E' un bel paese, peccato l'ostello sia molto fuori dal centro, per arrivarci bisogna andare in fondo al paese e fare una salita notevole: va a finire così che ci areniamo un po' lì e scendiamo in paese solo per visitare la birreria del paese, che produce tre tipi di birra. Il negozio della birreria è molto bello, per me un piccolo paradiso, ha una selezione di gran parte delle birre del Belgio e una notevole varietà di bicchieri da birra. Il paese è attraversato da un fiume e sulla parte opposta a quello dove sorge l'ostello, si può ammirare il castello e le grotte sotterranee, visitabili con dei piccoli traghetti: vorremmo farci un salto, ma in fondo di castelli abbiamo fatto davvero il pieno e oggi il tempo è poco, proveremo magari domani se ne avremo il tempo, ora andiamo a letto perchè la stanchezza inizia a farsi sentire.

In giro fra la birra
Oggi abbiamo deciso di dedicare la giornata alla visita di alcune birrerie, seguendo i consigli di una guida che mi ha fornito l'ufficio del turismo belga, a milano. Io sto notevolmente meglio, e questo mi tranquillizza molto, anche perchè così se ci fossero delle degustazioni da fare sarei subito pronto.
Iniziamo dalla vicina Orval, partendo piuttosto presto dall'ostello: quando arriviamo ad Orval è il deserto, l'abbazia ha appena aperto, fuori c'è uno stagno che brilla di mille luci generate dal soel del mattino. Sappiamo che la birreria non è visitabile, i frati che la producono voglio mantenere il procedimento segreto, però ci sono da visitare le rovine della vecchia abbazia. All'ingresso ci danno una piccola guida per seguire il percorso segnato, per capire dove siamo ed immaginarci quelle rovine ricostruirsi e accoglierci nelle cucine, nel refettorio e nella chiesa ora crollata; c'è la fontana e la leggenda che la accompagna, le piante officinali con i suoi cartellini e la vecchia farmacia. Alla fine possiamo sbirciare per vedere anche la nuova abbazia, con la chiesa e quella statua enorme incastonata sulla sua facciata.
Usciamo entrambi soddisfatti di questa bella visita, storica più che gastronomica, ma davvero molto interessante; mentre noi ce ne andiamo iniziano ad arrivare molti visitatori, siamo stati fortunati, e la regola dell'arrivare presto a quanto pare è sempre valida.
Ci dirigiamo ora verso Achouffe, alla ricerca di un'altra birreria, quella delle birre Chouffe e Mc Chouffe. Facciamo un po' di fatica a trovarle, dobbiamo girovagare un po' prima di arrivarci, ma alla fine la troviamo, e ad accoglierci c'è un buonissimo profumo di malto in fermentazione, molto dolce. Entriamo nella piccola bottega e chiediamo se è possibile visitare il birrificio; sulle prime ci dicono di no, perchè le visite si fanno solo mi pare al sabato, se vogliamo possiamo comprare la birra: noi però non molliamo e allora ci chiamano un ragazzo che ci fa fare un giro approfondito nelle varie sale dove la birra viene prodotta, ci spiega tempi e metodi. Alla fine si scusa perchè in questa visita non è possibile degustare la birra, mentre se fosse stata la visita ufficiale sarebbe stato aperto il bar e avremmo potuto anche berla. Ma non ci importa molto, gli siamo grati di averci accompagnato a conoscere la loro produzione, e siamo così contenti che decidiamo di comprarci qualche bottiglia da portarci a casa: io vedo anche il bel bicchiere della Mc Chouffe, con il suo gnomo stampato sopra e non resisto, ne compro uno, sperando di non romperlo nel viaggio.
Non siamo ancora sazi di curiosità, così dopo pranzo andiamo a visitare l'ultimo paese che avevamo tra le scelte possibili: Durbuy. Durbuy viene descitta come la più piccola città belga, è veramente un bel paese, entrandoci si vede il suo castello, arroccato su una rupe, un piccolo parco ai suoi piedi, poi una strada principale trafficatissima e dove è difficilissimo trovare parcheggio. Ne troviamo uno alle porte del paese e così andiamo a farci un giro, che però dura poco, viste le dimensioni ridotte: c'è la birreria che produce un birra venduta praticamente solo qui, la Macklhoff; decidiamo di assaggiarla, è una birra molto fresca, va benissimo per questo pomeriggio assolato, ci rinfresca molto. Dopo questo assaggio facciamo ancora un giro in paese, ci addentriamo in alcune stradine che prima non avevamo passato, vedendo dei begli scorci, case piene di fiori, che regalavano una bella atmosfera.
Il nostro giro fra la birra è finito, è durato poco ma è stato molto interessante, torniamo a Bouillon per l'ultima sera in Belgio, domani partiremo alla volta di Metz.

Lussemburgo: ricchezza e ordine
Oggi partiamo per quella che sarà la nostra ultima tappa: non siamo ancora decisi se fermarci anche in qualche altra città prima di tornare a casa, tipo Chambery o Grenoble o Annecy, ma tenuto conto che siamo quasi alla frutta con i soldi, forse è il caso di non tardare troppo.
Visto che ci passiamo ci fermiamo a Lussemburgo, sarà un visita lampo, a parte il fatto che la capitale non è così grande, non siamo ben informati su cosa ci può proporre a vedere, facciamo un giro così, a caso. Recuperiamo una mappa della città dopo aver lasciato l'auto in un parcheggio a pagamento e iniziamo a camminare fra le sue strade: ci rendiamo conto che la capitale del Granducato è davvero piccola, le cose più interessanti si trovano a poche centinaia di metri l'una dall'altra, così ben presto arriviamo a passare di fronte a tutti i luoghi simbolo della città, dal palazzo della borsa, alle rovine delle fortificazioni, al ponte Adolphe, al palazzo ducale.
Ci fermiamo a pranzare in un ristorante che col senno di poi era di derivazione italiana: ci sono i tipici antipasti della nostra tradizione, ci abbuffiamo nel buffet, e poi ci portano un piatto di spaghetti cucinati al dente. Il ristorante è abbastanza frequentato, ad un tavolo vicino al nostro siedono due signori e una signora tedeschi. Ordinano del vino. La signora si assenta un momento e nel frattempo portano il vino scelto: uno dei due lo assaggia e dice che va bene. Torna la signora, assaggia il vino e chiede chi lo ha assaggiato, sa di tappo. Tornano i camerieri, cambiano la bottiglia, la signora assaggia e dà l'ok, in effetti i due non avevano capito niente: io e Luca ci guardiamo e iniziamo a prenderli in giro, gli avessero dato anche dell'aceto, ci diciamo, lo avrebbero bevuto ugualmente, basta che sull'etichetta ci sia scritto che è un vino italiano. Noi invece abbiamo sempre chiesto del vino locale, è giusto provare i prodotti del luogo, anche perchè i nostri prodotti all'estero sono inevitabilmente differenti da quando li mangiamo sul luogo di produzione.
Con in mente ancora la scena del vino che sa di tappo riprendiamo la nostra marcia verso Metz: arriveremo prima del previsto probabilmente. Stiamo per passare la frontiera con la Francia, ma dei doganieri lussemburghesi ci fermano: documenti. Ci fanno scendere dall'auto, vogliono vedere i nostri bagagli, glieli facciamo vedere, ma non sembrano per niente soddisfatti, anzi, più i minuti passano e più sembra vogliano scoprire qualcosa. Io sono nero, non sopporto per niente questi che considero solo dei soprusi; nel frattempo, mentre uno dei due continua a guardare nel bagagliaio, l'altro si sposta nell'abitacolo, dove vede le stampe che avevo fatto da internet con i nostri itinerari e le strade da prendere. Li sfoglia e vede che dall'Olanda non siamo passati, allora fa cenno al suo collega che va tutto bene e ci lasciano andare. Luca è calmissimo e mi dice che normale che facciano così, io non sono d'accordo, perchè non è possibile che ci lascino andare solo perchè hanno visto delle stampe di cartine, se non le avessimo avute allora avremmo potuto essere sospettati di traffico di droga dall'Olanda via Francia? Assurdo per me.
Parlando di questo e altro arriviamo a Metz nel pomeriggio inoltrato, cerchiamo l'ostello e ci piazziamo là. Non ci sono molte persone a Metz, pochi ragazzi, la cucina è in uno stabile poco lontano, il posto carino, sembra di essere in un palazzo del far west, Louisiana o Missouri, mi aspetto che da una porta esca una ballerina di cancan da un momento all'altro.
Facciamo un giro rapido della città, rimandando a domani una visita più approfondita, tanto di tempo ne abbiamo in eccesso pure. Ceniamo e passiamo la sera in un bar del centro, dove si affolla un gran numero di persone, qualcosa che domattina non ci sarà più.

Il deserto domenicale francese
Usciamo non molto presto, cerchiamo un posto dove fa colazione, e decidiamo di tornare alla piazza della sera prima, c'erano molti bar: questa mattina però sono quasi tutti chiusi, uno solo è aperto, ci siediamo al tavolo e chiediamo cappuccino e brioche. Il cameriere ci dice con gran calma che per il cappuccino ok, ma per la brioche dobbiamo andare a comprarcela alla panetteria che sta nella via dietro. Lo guardiamo increduli, lui forse pensa che non abbiamo capito, così mi rispiega la strada: in effetti nei tavoli vicini non c'è traccia di croissant e nemmeno sul bancone. Mi alzo e vado io, mi cerco la panetteria che in effetti esiste ed è aperta, quando entro c'è una bella coda pure, e scopro anche che il cappuccino potevamo a quel punto venire pure lì a bercelo, visto che preparano anche le colazioni.
Torno da Luca e gli racconto, per fortuna non siamo di fretta, però queste abitudini francesi proprio non le capiamo, la domenica mattina è davvero deprimente girare per le città in Francia.
Ci dedichiamo alla visita di parte della città, la cattedrale, il tempio nuovo, alcune chiese; ci rendiamo conto che potevamo anche partire nel pomeriggio, la città di visita in fretta visto che non ci interessa andare a visitare i musei di Metz ma vogliamo solo starcene in giro. Replichiamo la ricerca di un ristorante per il pranzo e fortunatamente ne troviamo uno aperto, in fondo in tutta la città sono quasi tutti chiusi per cui ci buttiamo nel primo che capita. Vorremmo tornare a fare un giro alla Virgin per comprare qualche cd, ma oggi è chiuso a differenza che in Italia, ebbene oggi la giornata passa così, tempo perso, forse avremmo potuto sfruttarla meglio questa ultima giornata, poco male, ci riposiamo un po' per l'ultima tirata di domani, destinazione Mesero, anche questa è andata.

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