ARTE

 

L’ARTE E LE SCIENZE

 

Il movimento del Dadaismo nasce a Zurigo nel 1916, dall’incontro di alcuni scrittori ed artisti rifugiatesi in Svizzera durante gli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale. La parola Dada non ha alcun senso preciso (significa "cavallo" nel linguaggio infantile o "idea fissa" in quella familiare), è una parola che questi giovani artisti hanno scelto a caso dal dizionario per battezzare lo spirito di derisione che li animava (essi stessi affermano che Dada "non significa nulla, è un prodotto della bocca"). I dadaisti non vogliono proclamare delle nuove teorie, ma al contrario mirano alla distruzione dell’arte, della morale e di tutti i cosidetti valori della società civile. Essi si ergono contro la società del denaro, delle personalità alla moda, delle letterature codificate, esprimendo la volontà di rompere con il passato, rifiutando ogni atteggiamento razionale. Il movimento, provocando diversi scandali, rivendica una totale distruzione dei valori sociali e artistici, ridendo di tutto, contestando tutto. L’arte Dada ha il solo scopo di farsi beffe della tradizione nella piena libertà del gioco. Essi ritengono che l’opera d’arte debba essere vita, spettacolo, follia, automatismo. Con furia negatrice negano ogni forma di rappresentazione estetica e assumo oggetti trovati, rottami, collage, carte strappate, forme semplici e umili come base della loro creazione. La loro è un’arte provocatoria, che insiste sullo spaesamento semantico e visuale dell’opera, ottenendo quelle opere "ready-made", come una ruota di una bicicletta, un orinatorio, una rastrelliera per bottiglie…

Polemizzando contro i critici d’arte, sostengono che se un qualsiasi oggetto d’uso comune viene estratto dal suo contesto ordinario può allora assumere un significato totalmente differente, assurgendo alla sfera dell’arte esclusivamente per una scelta dell’autore, diventando un’opera il cui intento è quello di confondere il pubblico e deluderne le aspettative (si pensi alla "Fontaine" di marcel Duchamp).

L’ultima grande avanguardia è rappresentata dal Surrealismo, che si affaccia sulla scena verso la metà degli anni venti. Le sue origini si rintracciano nel dada e nel rifiuto di ogni precetto stilistico; il Surrealismo, come il dadaismo, è un movimento di rivolta che nasce dal rifiuto della guerra e che contesta la ragione, la logica e la morale tradizionale. Ma se il dadaismo è un movimento puramente negatore, il surrealismo vuole oltrepassare il pessimismo per costruire una nuova visione del mondo, che possa cambiare la vita e trasformare la società. Sfruttando le intuizioni della psicanalisi, nonché la crisi succeduta alla guerra, tale movimento pose il sogno e le forze dell’inconscio come punto di partenza. Rifiutando le leggi della logica e facendo leva sull’automatismo psichico mirava a rappresentare in piena libertà le associazioni del pensiero. Contro la realtà alienata e consumata dalle abitudini, si ricercò l’ignoto e il meraviglioso, traendo da ciò immagini visionarie. I surrealisti intendono l’arte come uno strumento di liberazione integrale dell’uomo, mirano al risveglio della sua fantasia, dei suoi desideri, di tutte quelle forze interiori che la ragione e le convenzioni sociali reprimono: il sogno, il fantastico, l’inconscio. L’artista deve rompere ogni argine che frena la libertà espressiva e nel fare questo può e deve contrapporsi alla tradizione.

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