FILOSOFIA
LA FILOSOFIA E LE SCIENZE
Introduzione
Il problema della natura e dellorigine della conoscenza umana non è un prodotto recente della speculazione filosofica. Esso è anzi uno di quei problemi fondamentali dellumanità, ai quali non si può assegnare un inizio storico ben determinato; da sempre luomo si pone migliaglia di perché sul mondo, sulla vita e soprattutto su sé stesso, interrogandosi su tutto ciò che vede e accade, cercando di trovarne la spiegazione. Cominciando dal mito e dalla religione, ogni vera evoluzione umana è connessa col progredire dei metodi conoscitivi e questo processo continua fin dagli albori della storia umana. La determinazione del vero diventa il problema principale di ogni forma di conoscenza e per potervi giungere saldamente bisogna dapprima saper rispondere con sicurezza alla domanda: "che cosè la conoscenza?". Nellepoca moderna la ricerca di tale base sicura ed incrollabile diventa il vero problema per Kant. Egli, instaurando un processo critico, contesta alla metafisica ogni capacità di risolvere il problema fondamentale della conoscenza: il problema dei giudizi sintetici a priori. Tali giudizi rapresenterebbero per Kant la reale conoscenza, in quanto sarebbero allo stesso tempo arricchenti (sintetici) e universali (a priori). Tutto ciò che la metafisica ha tentato finora in questo senso, resta nellambito di concetti puramente illusori. La soluzione devessere cercata con mezzi nuovi, e solamente dopo che è stata ottenuta, si può rispondere se, ed entro quali limiti, la metafisica e qualsiasi altra forma di conoscenza sia possibile. Con ciò Kant invertì lordine dei problemi: ciò che era considerato finora la vera e propria base della verità, diventa ora oggetto di discussione e viene combattuto con argomenti critici.
Ma i successori di Kant, in particolar modo Hegel, non seguirono la stessa via. Essi non videro, nella filosofia del limite, il mezzo sicuro che permettesse alla ragione umana di determinare il proprio campo dazione; credettero, invece, di poter liberare la ragione da tutte le restrizioni che le erano state imposte fino ad allora. Lidealismo critico di Kant si trasformava allora in un idealismo assoluto. La logica e la dialettica non dovevano più limitarsi ad essere uno strumento che aiutasse a conoscere la realtà: esse dovevano contenere questultima nella sua interezza; stabilendo lidentità tra realtà e ragione il cerchio del pensiero filosofico sembra chiuso, il suo scopo sembra raggiunto. Ma il sistema di Hegel non voleva limitarsi al campo della metafisica; esso doveva rappresentare il sistema ultimo della conoscenza umana. Esso, infatti, si vuole attivare concretamente anche nellambito della conoscenza "scientifica", prefiggendosi di attribuire alla storia e alla scienza della natura i posti che competono. Nella storia Hegel identifica il processo graduale attraverso cui lo spirito del mondo prende coscienza di sé e quindi vede nella storia ladempimento e la vera espressione di tutto il sapere. Nel campo della natura, invece, il sistema non poteva vantare nulla di simile; anzi si arrivò, da parte di Hegel e dei suoi successori, a continui equivoci che screditarono completamente la filosofia speculativa nellambiente delle scienze sperimentali. Da qui ebbero inizio i primi attacchi decisivi contro di essa, avanzati specialmente dal positivismo comtiano.
IL POSITIVISMO
Il Cours de philosophie positive di Comte servì come centro e punto dincontro di tutti gli sforzi tendenti a rinnovare la logica e la teoria della conoscenza. Alla base del metodo conoscitivo Comte pone lazione indagatrice della scienza, la quale rappresenta per lui lunico sistema valido, efficace e reale capace di condurre luomo alla vera conoscenza del mondo. Tale conoscenza, per i positivisti, può essere raggiunta solo tramite una continua osservazione dei fatti naturali, per giungere infine a poter estrapolare da essi le leggi che regolano i fenomeni del mondo. La scienza quindi ha lo scopo di renderci il più possibile indipendenti dallo studio immediato dei fatti singoli, sostituendoli con la possibilità di prevederli razionalmente tramite le leggi: questa previsione permette alluomo di ottenere la sua indipendenza dalla natura, in quanto gli consente di modificare gli eventi a proprio vantaggio. Le leggi, però, non sono ottenute con la semplice somma di osservazioni particolari, ma derivano unicamente dalla determinazione di certe relazioni, enunciate per mezzo della logica. La logica di Comte quindi assume un carattere nettamente costruttivo, in quanto, tramite essa, è possibile scoprire le giuste relazioni tra i fatti. Non è affatto indifferente in che ordine di successione noi consideriamo i problemi fondamentali della conoscenza scientifica ed in che modo li relazioniamo luno agli altri. Anzi, dalla giusta concatenazione dipende ogni certezza ed ogni precisione di cui sia capace la conoscenza. Se si omette un solo termine o se lo si inserisce in un posto sbagliato, è falsata la base fondamentale e principale di ogni conoscenza positiva. Da questa concezione deriva la regola fondamentale del positivismo, la quale sostiene che ogni legge che non possa essere ricondotta alla semplice enunciazione di un fatto, non può avere un significato reale e comprensibile: la verità di una legge consiste nella sua verifica empirica. Dicendo ciò, Comte annulla ogni possibile ricerca metafisica, in quanto essa, non potendo avvalersi di nessuna forma di verifica empirica, non ha nessuna base che sostenga le sue tesi. La conoscenza è formata quindi da una solida struttura logica ed è vincolata ad un certo ordine, il quale collega i fenomeni in modo da progredire del semplice al complicato. Se passiamo dalla natura inorganica a quella organica e se risaliamo da questultima fino alluomo, incontriamo una complessità dei fenomeni crescente. Ma il pensiero si rivela adeguato a questa complessità; anzi è proprio questa che diventa per esso una notevole ed inesauribile fonte denergia. In questo modo, secondo Comte, lo spirito umano ha progredito dallastronomia alla fisica, dalla chimica alla biologia, per raggiungere finalmente la sua vera meta, lo studio dellordine del mondo umano nella "fisica sociale". A questo studio sociale delluomo e alla costituzione di uno stato sociocratico devono tendere in ultima analisi tutte le conoscenze umane. Infatti solo in riferimento a questultima meta, puramente umana, le scienze saranno suscettibili di una sistemazione rigorosa. Una simile sistemazione non può riuscire finchè rimaniamo nellambito dei fenomeni fisici, in quanto il mondo materiale è infinito nel tempo e nello spazio e perciò ogni scienza che ad esso si riferisce deve avere un carattere puramente provvisorio ed incompiuto. Qui la ricerca non può mai credere di aver raggiunto lo scopo, in quanto rimane allo stadio iniziale e preparatorio.
Questa situazione si modifica solamente se le assegnamo un altro compito, se spostiamo cioè lattenzione dalloggetto, il cosmo, al soggetto, luomo; il vero centro della scienza quindi non si trova nel mondo, ma nelluomo, non nelluniverso, ma nellumanità. Lastronomia, la fisica, la chimica e la biologia si riferiscono in ultima analisi alla conoscenza dellumanità, in quanto lumanità è lunico concetto veramente universale nel quale la scienza deve sfociare per raggiungere la sua vera perfezione. E soprattutto in riferimento a questo aspetto che Comte soppone al frazionamento delle scienze, in quanto esso, in nome di una ricerca sempre più accurata, allontana le scienze dal loro vero obiettivo, luomo. Nellevitare queste tendenze disgregatrici Comte vede linsostituibile funzione sociale della filosofia: il compito specifico della filosofia dovrà essere quello di agire contro gli inconveninti che derivano dalla divisione del lavoro, proclamandosi come lunione sistematica di tutto il sapere umano. Nonostante ciò, le scienze particolari non vogliono più farsi dirigere da essa, ma vogliono giudicare per conto loro. Questa tendenza fece sì che sotto il nome di "teoria della conoscenza" si riunissero attività che non avevano pressocchè nulla in comune tranne il nome. Questo atteggiamento, unito allentrata di nuove teorie che scossero la conoscenza positiva alle sue basi, portò, agli inizi del 900 al crollo del metodo comtiano.
Le teorie della "crisi"
Ogni scienza, infatti, fu scossa da profondi cambiamenti che in certi casi assunsero laspetto di "movimenti rivoluzionari", in quanto scossero le fondamenta su cui si era costruito finora. Ciò si manifesta nel modo più evidente nel campo delle scienze esatte: matematica e fisica.
Nella geometria, il sistema dEuclide deve abbandonare le sue posizioni predominanti a causa della scoperta della geometria non euclidea; queste nuove teorie ponevano il pensiero matematico di fronte a nuovi problemi che, per essere risolti, necessitavano di una revisione totale della sua struttura logica: gli assiomi fondamentali, cioè quelle verità assolute ed immediatamente evidenti, vengono ora chiamate ipotesi, che necessitano prima di una verifica empirica, le verità e i contenuti dei teoremi derivano solo dalle leggi delle operazioni e dalla correttezza di queste e lassunzione di differenti sistemi dassiomi creava le condizioni per lesistenza di "spazi" differenti. Nelle scienze della natura, la concezione del mondo conforme alla fisica classica comincia a diventare dubbia; linterpretazione meccanica della realtà è scossa dalla teoria dei quanti e della relatività speciale e generale. La biologia sembra aver trovato nelle tesi darwiniane una risposta soddisfacente al problema della vita, ma ben presto cominciano anche qui i dubbi e le lotte. Dalla molteplicità delle nuove esigenze e dal bisogno di ogni scienza di chiudersi in se stessa per esaminare al meglio i nuovi quesiti, deriva il superamento della visione della filosofia come lunica attività che potesse sistemizzare ed organizzare tutto lo scibile. Lesigenza di una sintesi esiste sempre, ma ora le scienze pretendono di potervi giungere da sole, senza laiuto di nessuno.
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