EFPIA's
Annual Meetings & Conference
21-23
June 2000 - Venezia
Intervento
di Ivano Giacomelli
Segretario
Nazionale
Centro per i Diritti del Cittadino-CODICI
Malgrado la mancanza di un riferimento esplicito nel
Trattato di Roma e di Maastrict, negli ultimi venti anni la Comunità europea ha
elaborato una politica destinata a proteggere gli interessi dei consumatori,
dato che si ritiene essenziale una azione in tal senso, al fine di attuare
l'obiettivo di "costruire una
Comunità che porti beneficio a tutti i cittadini degli Stati membri" (cfr.
Preambolo del Trattato di Roma).
L'Unione Europea riconosce la necessità di prendersi
cura degli interessi dei suoi cittadini, i quali hanno un ruolo importante nella
società, sia da un punto di vista economico che politico, nella loro funzione
di acquirenti o di " consumatori" di beni e servizi. Gli stati della
UE hanno messo a punto da vari anni politiche destinate a difendere gli
interessi specifici dei consumatori, riconoscendo loro una veste distinta da
quella dei cittadini, anche se la linea di demarcazione tra queste due entità
può risultare molto fluida.
Negli ultimi anni la politica dei consumatori della
UE ha ricevuto un nuovo stimolo dalla consapevolezza del fatto che i consumatori
devono dare un importante contributo al successo del mercato unico. Infatti, il
mercato unico non potrà attuarsi in modo soddisfacente senza l'attiva
partecipazione dei consumatori, che dipende, a sua volta, dalla fiducia nel
fatto che i loro interessi siano protetti da norme e strumenti efficaci sia in
sede comunitaria che in quella nazionale.
Tale protezione deve avvenire sia attraverso le
rappresentanze organizzate dei consumatori, sia attraverso strumenti
amministrativi e giudiziari direttamente azionabili dal singolo consumatore.
Questa dualità è necessaria in quanto il singolo
consumatore è in grado di
esprimere una giudizio di percezione della qualità o meno del prodotto o
del servizio, mentre le associazioni hanno una visione generale e dispongono di
strumenti e professionalità di cui il singolo individuo non può disporre.
Premesso che il farmaco rappresenta un prodotto che
migliora la qualità della vita, abbassa i costi nei sistemi sanitari a fronte
di interventi economicamente più impegnativi ed ad alta incidenza sulla
qualità della vita, negli ultimi anni è diventato sempre più un prodotto
commerciale, il cui uso è stato spesso ingiustificato, con le ovvie conseguenze
in termine di spesa e di salute. Le varie iniziative dei governi per ridurre
l'utilizzo ingiustificato del farmaco non hanno dato grandi risultati. La
ragione risiede nel mancato coinvolgimento e responsabilizzazione dei soggetti
coinvolti in questo mercato. I governi nazionali hanno affrontato la riforma del
settore farmaceutico come una partita a tre: industria farmaceutica e
rappresentanti dei medici da una parte, amministrazione pubblica dall'altra,
considerandosi quest'ultima quale portatrice dell'interesse generale, mentre in
realtà svolge solo il ruolo di mediatore d'interessi. Il consumatore, che è il
soggetto destinatario del prodotto, non ha voce. Di conseguenza le associazioni
dei cittadini reagiscono a questa mancanza di rappresentanza nelle sedi
istituzionali, con una azione aggressiva, che tende soprattutto a colpire
l'opinione pubblica, in modo da richiamare l'attenzione dei governanti sul
problema. Tale situazione non giova né ai cittadini né alle industrie. Per una
reale riforma del settore farmaceutico, si devono introdurre nel sistema
meccanismi che agiscono automaticamente nel mercato come selettori, dando la
possibilità al consumatore di condizionare lo sviluppo della domanda,
riconoscendo e coinvolgendo a livello istituzionale le rappresentanze dei
consumatori. I singoli utenti e le associazioni di tutela debbono essere nelle
condizioni di agire nei confronti dei pubblici poteri e degli enti privati, sia
in sede di acquisizione di informazioni sia nelle sedi giudiziarie, per mezzo
dell'introduzione di una normativa a livello Comunitario e nazionale che estenda
il diritto di accesso agli atti e la legittimazione ad agire in giudizio.