Cloaca
Dr.
Alberto Peña, MD – Schnider Children’s Hospital- Long Island- New York
Le
malformazioni anorettali nelle femmine comprendono sia difetti che possono
essere piuttosto semplici e facili da trattare, con una buona prognosi
funzionale, come le fistole perineali e vestibolari, sia una malformazione nota
come CLOACA.
In
quest’ultima, uretra, vagina, e retto sono fusi, nella loro parte terminale,
formando un solo canale comune che si apre all’esterno in un unico orifizio
ubicato nel punto in cui normalmente sbocca l’uretra femminile (Figura 1).
Sotto
la denominazione cloaca si intende in realtà uno spettro malformativo. Ci sono
cloache relativamente semplici che se adeguatamente trattate consentono la
continenza sia urinaria che fecale da parte della paziente.
All’opposto
esistono malformazioni cloacali complesse per le quali si ha una prognosi
funzionale sfavorevole anche quando siano state trattate in modo adeguato.
Queste
pazienti potranno presentare incontinenza urinaria e fecale come pure diversi
gradi di carenze sul piano sessuale e riproduttivo.
Quando
una bambina nasce con una cloaca, sia per i genitori che per i medici esistono
tre problematiche principali:
1)
riuscirà la bambina ad essere continente alle feci?
2)
Sarà continente alle urine?
3)
avrà una vita sessuale normale?
Per
rispondere a queste domande cruciali, esistono innanzitutto dei primi elementi
prognostici di riferimento che permettono di dire ai genitori quale sarà il
futuro per la loro bambina.
E’
comunque necessario evitare di creare false aspettative e nel caso di una
prognosi sfavorevole, vanno fornite indicazioni per un programma di gestione nel
tempo delle problematiche intestinali ed urinarie.
Tale
programma va cominciato non appena la paziente inizia a socializzare (3 anni) e,
se ben seguito potrà tenere la bambina completamente pulita e asciutta
consentendole un completo inserimento sociale.
Gli
elementi prognostici più importanti sono:
-
La morfologia del sacro (la parte più bassa della colonna vertebrale) e
l’integrità delle vertebre lombari e del midollo spinale.
-
La lunghezza del canale comune
Il
sacro, la colonna vertebrale e il midollo spinale:
se vi è un’assenza completa del sacro le pazienti saranno sempre incontinenti
sia alle feci che per l’urina. Se al contrario il sacro è normale, si avrà
una più alta possibilità di continenza (anche se non vi è garanzia assoluta).
E’
attualmente allo studio un modo più preciso per valutare il sacro al fine di
quantificare il rischio di incontinenza.
Una
colonna vertebrale e midollo spinale normali consentono comunque di formulare
una migliore prognosi ai fini della continenza intestinale ed urinaria.
D’altra
parte, la presenza di emivertebre (mezze vertebre) e di anomalie del midollo
spinale come la “tethered cord”(espressione anglossassone che indica un
midollo attaccato alle pareti del canale che lo contiene), sembrano anch’esse
avere un diretto effetto negativo sulla prognosi.
La
lunghezza del canale comune.
L’analisi
effettuata su oltre 250 pazienti da noi operate, ha dimostrato che quando il
canale comune è inferiore ai tre centimetri (Figura 2) il retto e la vagina
sono posizionati relativamente vicino al perineo (posizione dei genitali
esterni); ciò significa anche che il chirurgo, molto probabilmente, sarà in
grado di abbassarli senza dover aprire l’addome, (sarà sufficiente un
approccio perineale e interglutea); la prognosi relativa alla continenza fecale
è buona (80% di possibilità di continenza intestinale). Ciò significa anche
che l’80% delle pazienti sarà continente anche alle urine (Il rimanente 20%
avrà bisogno del cateterismo uretrale periodico per svuotare la vescica).
Al
lato opposto dello spettro stanno i casi con canale comune oltre i tre
centimetri (Figura 3). La maggior parte di queste pazienti avranno necessità
non solo di un approccio preineale/intergluteo ma anche addominale al fine di
mobilizzare il retto e la vagina che si trovano molto in alto rispetto al
perineo stesso. Questi casi richiedono molte ore per la ricostruzione e circa il
70% necessiterà di cateterismo intermittente per lo svuotamento della vescica.
Anche le possibilità di continenza intestinale sono molto inferiori.
Tutti
i pazienti con malformazioni anorettali hanno una maggiore possibilità di
essere affetti da anomalie associate, principalmente dell’apparato urinario e
scheletrico. Occasionalmente sono coinvolti anche l’apparato digestivo
(esofago, duodeno) o quello cardiocircolatorio.
Le
pazienti con cloaca del tipo “a canale lungo” hanno più del 90% di
possibilità di avere anomalie urologiche associate.
Queste
anomalie devono essere sospettate, diagnosticate e trattate prima possibile.
Inoltre il 50% delle pazienti affette da cloaca presentano anche una vagina
molto dilatata (detta idrocolpo). piena di secrezioni siero/ematiche. La vagina
dilatata può, a sua volta, comprimere la vescica causando l’ostruzione degli
ureteri e la dilatazione del tratto urinario superiore (idronefrosi).
La
vagina deve essere sempre decompressa per via addominale (tramite un intervento)
in caso contrario, essa potrebbe infettarsi danneggiandosi permanentemente e
quindi non essendo più suscettibile di ricostruzione.
La
vagina deve essere sempre decompressa anche per liberare l’ostruzione del
tratto urinario.
Alla
nascita, la diagnosi di una cloaca è fatta con la semplice ispezione della
regione perineale (sedere) della bambina che mostra soltanto un unico orifizio
nel punto in cui è posizionata l’uretra in una bambina normale (Figura4).
Entro
le prime 24 ore di vita, è indispensabile procedere ad accertamenti volti a
diagnosticare le malformazioni associate che possono talvolta costituire un
rischio per la vita della bambina.
Il
giorno successivo alla nascita, in queste bambine si rende necessaria la
creazione di una colostomia che possa decomprime l’intestino convogliando le
feci verso una apertura (stoma) praticata nella parete addominale. Nello stesso
tempo, vanno anche effettuati gli interventi decompressivi della vagina (se
dilatata) e derivativa dell’apparato urinario, quando la malformazione lo
richieda.
Dopo
la dimissione la crescita e lo sviluppo vanno attentamente sorvegliati nel
tempo.
L’intervento
di ricostruzione è chiamato ano-retto-vagino-uretro plastica sagittale
posteriore (PSARVUP) ed è eseguito nel nostro ospedale quando la bambina ha tre
mesi (ammesso che la crescita e lo sviluppo siano normali).
Tuttavia,
alcuni chirurghi preferiscono operare ad una età più avanzata perché non
hanno esperienza nel trattamento di pazienti più piccole.
La
ricostruzione chirurgica costituisce una procedura piuttosto articolata e
complessa che deve essere eseguita da un chirurgo pediatra con una particolare
speciale esperienza in questo specifico settore.
Tutto
ciò è particolarmente necessario nel caso di cloaca con canale comune lungo
poiché queste pazienti presentano tutta una serie di anomalie che richiedono
una grande esperienza e la padronanza di molte tecniche alternative per poter
conseguire i migliori risultati possibili.
Poiché
la grande maggioranza di queste pazienti presenta anche problemi urologici, è
d’obbligo per i chirurghi pediatri che hanno in cura queste pazienti, avere
una particolare preparazione in urologia pediatrica o quanto meno agire in
collaborazione con un urologo pediatra. Per quanto possibile, infatti, i
problemi urologici non dovrebbero essere trattati separatamente (con differenti
interventi).
Fortunatamente
, oltre il 50% di tutti i casi di cloaca hanno un canale più corto di 3 cm.
Per
la ricostruzione di questa malformazione è stata recentemente ideata una
tecnica chiamata mobilizzazione urogenitale
totale che ha significativamente semplificato l’operazione, ne ha accorciato
la durata di più del 50% e ha evitato spiacevoli complicazioni postoperatorie
come le fistole (anormali comunicazioni) tra l’uretra e la vagina e le stenosi
(anormali restringimenti vaginali).In questo intervento, il retto viene separato
dalla vagina mentre la vagina assieme all’uretra (seno urogenitale) vengono
mobilizzati come unica entità preservando così l’irrorazione sanguigna
facilitando la ricostruzione (Figura 5).
Prima
della introduzione di questa tecnica innovativa, la ricostruzione consisteva nel
separare le tre strutture (retto, vagina e uretra), per poi mobilizzarle
abbassando le strutture separatamente fino al perineo. Questa estesa
mobilizzazione frequentemente
metteva a rischio l’irrorazione sanguigna della vagina e/o dell’ uretra
provocando le sopramenzionate complicanze postoperatorie.
Il
primo intervento su una cloaca in cui è stato usato l’approccio sagittale
posteriore fu eseguito nel Nord del Messico (Monterrey) nel 1982. Durante questa
operazione fui assistito dal Dott. Maricela Zarate, un chirurgo pediatra locale.
Da allora ho avuto occasione di operare più di 250 casi, con una continua
esperienza di apprendimento il cui processo è ancora in evoluzione.
Come
si può immaginare, soltanto poche pazienti sono fino ad oggi giunte ad uno
sviluppo adolescenziale o ad una piena maturazione sessuale.
Nessuna
delle mie pazienti ha ancora affrontato gravidanze e pertanto molte importanti
domande e preoccupazioni relativi ad aspetti ginecologici ed ostetrici rimangono
senza risposta.
Sono
state recentemente controllate le nostre prime 22 pazienti, ora adolescenti.
Otto hanno mestruazioni normali, il che ci fa presumere che avranno una funzione
sessuale normale. Sette pazienti non hanno mestruazioni in quanto, alla nascita
presentavano varie anomalie dell’utero. Dobbiamo presumere che, molto
probabilmente avranno una vita sessuale ma non potranno verificarsi gravidanze.
Nella
stragrande maggioranza delle pazienti nate con cloaca le ovaie si presentano
normali, e normali sono anche di aspetto esteriore.
In
passato (prima del 1982) si pensava che la cloaca fosse una malformazione molto
rara. La letteratura era piena di casi relativi a bambine nate con fistola
retto-vaginale, ma pochissime cloache.
E’
tuttavia probabile che le cloache siano molto più comuni di quanto si ritenesse
in precedenza.La fistola retto-vaginale in realtà è una malformazione molto
rara: quindi, ragionevolmente, tutte le pazienti che in passato sono state
ritenute affette da fistola retto-vaginale, di fatto erano nate con cloache non
o mal diagnosticate. Inoltre, il più comune re-intervento che viene eseguito
sulle pazienti con cloaca, sono casi di adolescenti, nate con una malformazione
anorettale, alle quali era stata diagnosticata una fistola retto-vaginale.
Queste ultime pazienti giungono all’osservazione del medico perché hanno
scoperto che “non hanno una vagina” o che sembrano “avere le mestruazioni
attraverso l’uretra”.
All’esame
obbiettivo si trova che in realtà alla nascita si trattava di una cloaca, in più
il chirurgo non si era reso conto di questa malformazione e aveva operato la
paziente da dietro. Il retto era stato sì abbassato al perineo con correzione
dell’atresia anale ma la vagina e l’uretra erano stati lasciati fusi, in un
unico , stretto canale (seno
urogenitale)
Fortunatamente,
grazie ai progressi scientifici e anche tecnologici questa informazioni si
stanno rapidamente diffondendo tra i chirurghi cosicché è auspicabile che un
sempre maggior numero di pazienti con questo tipo di malformazione potranno
trarne beneficio in futuro.