Psicologia
D.ssa Silvia Mignani
L'intervento chirurgico:
SOLAMENTE UN TRAUMA O ANCHE UN'OCCASIONE DI CRESCITA?
Nei primi mesi di vita del bambino i ricoveri prolungati
e gli interventi chrurgici rivestono una importanza fondamentale per il
suo sviluppo successivo in quanto vanno a modificare, tra l'altro, la
qualità e la quantità del rapporto con la madre.
Sappiamo che il neonato, sebbene sprovvisto di
linguaggio verbale e di capacità simbolica, è comunque in grado di
riconoscere e memorizzare le esperienze di benessere‑malessere
legate al suo corpo e all'ambiente che lo circonda.
Quest'ultimo è rappresentato da quell'insieme di
accudimento emozioni‑affetti che riguardano il rapporto con la
madre e sono veicolati dalla corporeità e dal linguaggio nella sua
"musicalità".
I due poli, se stesso‑ambiente, non gli sono ancora
conosciuti come separati ma formano un unico luogo dove si consumano le
esperienze.
Se tali esperienze divengono ripetitive acquistano
significato e il neonato può, dopo averle memorizzate, generalizzarle
vivendole in maniera globale senza distinzione tra dentro e fuori di sé.
L'intervento chirurgico e tutto ciò che comporta di
assistenza successiva fa sì che il bambino viva una esperienza di
malessere protratta e ripetitiva nei giorni. Questo è inevitabile.
L'intervento o gli interventi chirurgici precoci sono una necessità
imprescindibile nelle atresie ano‑rettali.
Come fare per "riparare" nel bambino questa
esperienza?
Il rapporto con i genitori ed in particolare con la mamma
rappresentano il rimedio naturale ed anche quello più efficace per
ristabilire nel figlio una sufficiente quota di benessere.
Occorre dare, anche e specialmente in ospedale, la
vicinanza fisica, le coccole, i "discorsi" e così via nei
momenti significativi della sua giornata, in quella danza così speciale
che si stabilisce tra madre e figlio dai primi giorni di vita.
Un'affettività calda ed avvolgente rivolta al bambino
tentando di ridurre al minimo l'interferenza dell'ansia, della paura,
della depressione e dei sensi di colpa che sicuramente sono presenti in
ogni genitore già dal momento della diagnosi.
Riuscire in questo è veramente difficile!
I genitori sanno che, nel tentativo di dare al piccolo
il meglio di sé, devono ingaggiare una continua lotta interiore con
queste emozioni negative e che a volte, per dei periodi, sono queste
ultime a vincere.
Fortunatamente fa parte della natura umana non essere
perfetti! I bambini hanno bisogno di genitori in carne ed ossa, non di
perfezione.
Per riattivare comunque le positive risorse interiori
che ogni genitore possiede è estremamente importante il supporto che può
dare il tessuto familiare e sociale e, quando è possibile, l'aiuto di uno
psicologo.
E' necessario chiedere agli altri affettivamente
significativi di ascoltare, condividere e "decantare" le
proprie emozioni, e se quelli a cui si chiede non possono farlo è
importante continuare a cercare chi può aiutare evitando di chiudersi
nel proprio dolore.
Il partner è la persona da cui è ragionevole aspettarsi
il massimo della comprensione, condivisione, solidarietà e supporto, ma
spesso le aspettative vengono deluse.
Solamente per citare alcuni esempi è possibile che:
i meccanismi di comunicazione ed intimità stabiliti
dalla coppia non abbiano un codice per condividere emozioni così
intense e negative: " i coniugi non sanno piangere insieme;
"
la ferita narcisistica personale sia troppo dolente per
poter ascoltare l'altro;
i tempi di elaborazione interiore non coincidano con
quelli del partner e i coniugi si trovino sempre a livelli emotivi
diversi così da non capirsi mai;
i coniugi siano abituati a rapportarsi in maniera rigida
attribuendosi ruoli e caratteristiche altrettanto rigide emotivamente, per
cui ad uno è delegato per esempio l carico affettivo mentre l'altro si
occupa unicamente degli aspetti organizzativi e concreti, oppure uno è
la parte depressa della coppia mentre l'altro deve essere ottimista,
oppure uno è il forte‑sicuro mentre l'altro è il
debole‑insicuro.
Queste caratteristiche rigide, anche se disfunzionali,
possono funzionare adeguatamente fino a che le esperienze della vita
rimangono
entro i "limiti di guardia, " quando lo superano si evidenziano
le incomprensioni.
La condizione emotiva e comunicativa della coppia è
molto importante per come i genitori sapranno rapportarsi al bambino e per
come entrambi potranno superare una fase molto stressante della loro
vita, ma i parenti e gli amici sono l'altra risorsa da tenere sempre nella massima considerazione come
"contenitore" del dolore e dell'ansia della coppia.
Spesso è proprio in queste difficili occasioni che si
riscoprono, con dolore, forti sentimenti di coinvolgimento, solidarietà,
acquisendo una maturità di coppia e personale più evoluta.