Aimar associazione                                2/1996

Psicologia

D.ssa Silvia Mignani

 

L'intervento chirurgico:

 

SOLAMENTE UN TRAUMA O ANCHE UN'OCCASIONE DI CRESCITA?

 

Nei primi mesi di vita del bambino i ricoveri prolungati e gli interventi chrurgici rivestono una importanza fondamentale per il suo sviluppo successivo in quanto vanno a modificare, tra l'altro, la qualità e la quantità del rapporto con la madre.

Sappiamo che il neonato, sebbene sprovvisto di linguaggio verbale e di capacità simbolica, è comunque in grado di riconoscere e memorizzare le esperienze di benessere‑malessere legate al suo corpo e all'ambiente che lo circonda.

Quest'ultimo è rappresentato da quell'insieme di accudimento emozioni‑affetti che riguardano il rapporto con la madre e sono veicolati dalla corporeità e dal linguaggio nella sua "musicalità".

I due poli, se stesso‑ambiente, non gli sono ancora conosciuti come separati ma formano un unico luogo dove si consumano le esperienze.

Se tali esperienze divengono ripetitive acquistano significato e il neonato può, dopo averle memorizzate, generalizzarle vivendole in maniera globale senza distinzione tra dentro e fuori di sé.

L'intervento chirurgico e tutto ciò che comporta di assistenza successiva fa sì che il bambino viva una esperienza di malessere protratta e ripetitiva nei giorni. Questo è inevitabile. L'intervento o gli interventi chirurgici precoci sono una necessità imprescindibile nelle atresie ano‑rettali.

Come fare per "riparare" nel bambino questa esperienza?

Il rapporto con i genitori ed in particolare con la mamma rappresentano il rimedio naturale ed anche quello più efficace per ristabilire nel figlio una sufficiente quota di benessere.

Occorre dare, anche e specialmente in ospedale, la vicinanza fisica, le coccole, i "discorsi" e così via nei momenti significativi della sua giornata, in quella danza così speciale che si stabilisce tra madre e figlio dai primi giorni di vita.

Un'affettività calda ed avvolgente rivolta al bambino tentando di ridurre al minimo l'interferenza dell'ansia, della paura, della depressione e dei sensi di colpa che sicuramente sono presenti in ogni genitore già dal momento della diagnosi.

Riuscire in questo è veramente difficile!

I genitori sanno che, nel tentativo di dare al piccolo il meglio di sé, devono ingaggiare una continua lotta interiore con queste emozioni negative e che a volte, per dei periodi, sono queste ultime a vincere.

Fortunatamente fa parte della natura umana non essere perfetti! I bambini hanno bisogno di genitori in carne ed ossa, non di perfezione.

Per riattivare comunque le positive risorse interiori che ogni genitore possiede è estremamente importante il supporto che può dare il tessuto familiare e sociale e, quando è possibile, l'aiuto di uno psicologo.

E' necessario chiedere agli altri affettivamente significativi di ascoltare, condividere e "decantare" le proprie emozioni, e se quelli a cui si chiede non possono farlo è importante continuare a cercare chi può aiutare evitando di chiudersi nel proprio dolore.

Il partner è la persona da cui è ragionevole aspettarsi il massimo della comprensione, condivisione, solidarietà e supporto, ma spesso le aspettative vengono deluse.

Solamente per citare alcuni esempi è possibile che:

i meccanismi di comunicazione ed intimità stabiliti dalla coppia non abbiano un codice per condividere emozioni così intense e negative: " i coniugi non sanno piangere insieme; " 

la ferita narcisistica personale sia troppo dolente per poter ascoltare l'altro;

i tempi di elaborazione interiore non coincidano con quelli del partner e i coniugi si trovino sempre a livelli emotivi diversi così da non capirsi mai;

i coniugi siano abituati a rapportarsi in maniera rigida attribuendosi ruoli e caratteristiche altrettanto rigide emotivamente, per cui ad uno è delegato per esempio l carico affettivo mentre l'altro si occupa unicamente degli aspetti organizzativi e concreti, oppure uno è la parte depressa della coppia mentre l'altro deve essere ottimista, oppure uno è il forte‑sicuro mentre l'altro è il debole‑insicuro.

Queste caratteristiche rigide, anche se disfunzionali, possono funzionare adeguatamente fino a che le esperienze della vita rimangono entro i "limiti di guardia, " quando lo superano si evidenziano le incomprensioni.

La condizione emotiva e comunicativa della coppia è molto importante per come i genitori sapranno rapportarsi al bambino e per come entrambi potranno superare una fase molto stressante della loro vita, ma i parenti e gli amici sono l'altra risorsa da tenere sempre nella massima considerazione come "contenitore" del dolore e dell'ansia della coppia.

Spesso è proprio in queste difficili occasioni che si riscoprono, con dolore, forti sentimenti di coinvolgimento, solidarietà, acquisendo una maturità di coppia e personale più evoluta.

 
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