Aimar associazione                                3/1996

Psicologia:l'intervento chirurgico:

SOLAMENTE UN TRAUMA O ANCHE UN'OCCASIONE DI CRESCITA? 

Dai 2 ai 6 anni di vita

D.ssa Silvia Mignani

Riprendiamo il discorso per parlare dei bambini "più grandi", quanto detto nel precedente articolo circa i rapporti della coppia, il clima emotivo nella relazione con il bambino e le risorse familiari e sociali, formano la base su cui si dipanano gli argomenti che seguono.

Dai due anni di vita del bambino possiamo contare sulla sua capacità di comprendere e produrre il linguaggio e di simbolizzare.

Il bambino ha la possibilità di sviluppare fantasie collega esperienze reali, pensieri, ricordi e inizia a distinguere tra realtà e sogno‑fantasia, mala sua è ancora una posizione egocentrica ed onnipotente.

Questo vuol dire che i suoi pensieri e le sue emozioni sono da lui ritenute molto potenti sulla realtà ed anche l'unica chiave di lettura delle esperienze.

La nozione di tempo è padroneggiata solamente in minima parte e la reversibilità delle azioni non è ipotizzabile.

Questo quando si adatta molto bene ad un bambino di 2 anni e diviene sempre più impreciso man mano che il bambino cresce.

E' necessario quindi che il bambino che dovrà affrontare un intervento chirurgico sia informato e preparato alla difficile esperienza, in maniera tale da rispettare il suo livello di sviluppo affettivo e cognitivo e la sua modalità di dare un senso alle cose.

E' necessario parlare il suo "linguaggio" senza forzarlo entro schemi adulti o peggio non parlandogli sperano che ..."tanto non capisce".

Quest'ultima convinzione è spesso inconsciamente utilizzata dagli per difendersi  dalla loro stessa ansia, dolore ed angoscia rispetto all'intervento chirurgico e per non affrontare la difficoltà di parlare il linguaggio del bambino in un clima emotivo rassicurante.

Il primo concetto che si deve . passare al bambino è che i medici e le infermiere sono persone "amiche" che vogliono il suo bene. Essi sanno che gli procureranno del fastidio e se ne dispiacciono, ma questo è proprio necessario per aiutarlo a stare meglio. Mai e poi mai associare le pratiche cliniche a punizioni. Purtroppo ancora si sentono genitori dire ai figli: "Se non fai il bravo il dottore ti fa la puntura". Niente può esserci di più sbagliato anche perché il bambino è portato naturalmente, per la sua forma di pensiero, a cercare la causa delle sue sofferenze in suoi comportamenti o pensieri "cattivi". Avere bisogno di un intervento chirurgico o essere sottoposti a pratiche cliniche anche intrusive non è colpa di nessuno!

Il secondo concetto è che i genitori si fidano molto dei medici tanto da poter lasciare il figlio con loro durante l'operazione aspettandolo subito fuori dalla camera operatoria. A1 bambino verrà data una medicina speciale che fa dormire così che i medici possono fare l'operazione senza temere di fargli sentire dolore. Mamma e papà non si muoveranno dall'ospedale e appena il bambino si sveglierà li troverà accanto a sé.

Il terzo concetto è che quando si sveglierà forse sentirà un po' di dolore, ma non si deve preoccupare, a loro ed ai medici dispiacerà molto e faranno di tutto per fargli passare il dolore al più presto.

L'ultimo concetto, ma non in ordine di importanza è che il bambino deve sapere con esattezza la parte del corpo che deve "essere aggiustata" e con sicurezza che i medici opereranno proprio lì e solamente lì.

Tutto questo potrà essere comunicato al bambino attraverso il "gioco del dottore" da effettuare insieme a lui prima su un bambolotto o un animale di peluche e poi su di lui e/ o su sé stessi permettendogli di assumere il ruolo del dottore.

Queste informazioni devono essere date non molto tempo prima del giorno dell'intervento chirurgico. Potrà essere il giorno prima se il bambino è molto piccolo fino a 4/5 giorni prima se ha 5 o 6 anni.

L'eccezionalità dell'evento dovrà anche essere sottolineata da un regalo, più coccole, più tolleranza e qualche "trasgressione" alle regole di tutti i giorni. Sarà però importante ripristinare al più presto, una volta tornati a casa, la stessa quotidianità di sempre per evitare che il bambino si viva come "diverso" da prima.

 
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