LA VOCE DI MICHELE

di Giorgio Boccassi (autore, attore e regista teatrale)

 

La voce di Michele è ruvida e profonda, come le sue pitture, come il suo pensiero.

Potente, e a volte delicata, sapendo che una voce così, anche solo una sillaba sussurrata potrebbe sollevare le montagne.

Un Sansone, pronto a far crollare il tempio dei Filistei. Un Sansone con le lacrime agli occhi.

Io ho bisogno, ogni tanto, di sentire la tua voce, Michele.

La tua voce mi apre l’enciclopedia della rivolta, mi aggiorna sulle ingiustizie, quelle meno conosciute e mi riempie al tempo stesso di un grande affetto.

E’ una voce “tonante con discrezione”, mi rassicura, senza farmi addormentare.

C’è rispetto nella voce di Michele.

Michele la usa con cautela in certi momenti.

E’ la calma prima della tempesta.  

Poi scoppia accompagnata dalla lucidità dell’ironia.

Come per dire: “io sono un uomo normale, vedo certe cose che non vanno, ma chiunque potrebbe vederle. Ma se non vi svegliate, non cercate scuse e non rompetemi con le lagne”.

Ma c’è anche  lo sgomento di fronte all’immensità dell’impresa.  Lo trovo in quell’incedere della parola a salti, in quelle brevi risate, come colpi di tosse rivelatori.

Ho bisogno di sentire la tua voce.

Rozza e raffinata, indomita e insofferente, con un fondo di dolcezza che ti stupisce.  

Mi richiama a valori antichi e a valori futuri.

Antichi di un’etica da samurai, futuri di un uomo pronto a stupirsi.                                                                       

Così ecco che Michele diventa un eroe mitologico del nostro tempo.

Ci sei riuscito, finalmente. 

Come i personaggi, le bestie e le cose dei tuoi dipinti.

La tua voce è una scultura, ogni parola è un colpo di scalpello o di martello, ma anche il segno  morbido del colore, con le ombre corrusche di un temporale in arrivo.

Dalle tue pitture come dalla tua voce ci si aspetta che esca fuori qualcosa, c’è un mistero.  

Se tu cantassi, se tu cacciassi un acuto da tenore non romperesti i bicchieri di cristallo.

No.

Con la tua voce faresti saltare per aria le damigiane di barbera, faresti scoppiare i tubi catodici, spezzeresti i tronchi di acero, abbatteresti il ponte levatoio.

Canta pure Michele, non smettere di cantare, anche la ninna nanna, intanto non dormirei.

Ti voglio ascoltare.

Ho bisogno della tua voce.