di Giorgio Boccassi (autore, attore e regista teatrale)
La voce di Michele è ruvida e profonda, come le sue pitture,
come il suo pensiero.
Potente, e a volte delicata, sapendo che una voce così,
anche solo una sillaba sussurrata potrebbe sollevare le montagne.
Un Sansone, pronto a far crollare il tempio dei Filistei. Un
Sansone con le lacrime agli occhi.
Io ho bisogno, ogni tanto, di sentire la tua voce, Michele.
La tua voce mi apre l’enciclopedia della rivolta, mi
aggiorna sulle ingiustizie, quelle meno conosciute e mi riempie al tempo
stesso di un grande affetto.
E’ una voce “tonante con discrezione”, mi rassicura,
senza farmi addormentare.
C’è rispetto nella voce di Michele.
Michele la usa con cautela in certi momenti.
E’ la calma prima della tempesta.
Poi scoppia accompagnata dalla lucidità dell’ironia.
Come per dire: “io sono un uomo normale, vedo certe cose
che non vanno, ma chiunque potrebbe vederle. Ma se non vi svegliate, non
cercate scuse e non rompetemi con le lagne”.
Ma c’è anche lo
sgomento di fronte all’immensità dell’impresa.
Lo trovo in quell’incedere della parola a salti, in quelle brevi
risate, come colpi di tosse rivelatori.
Ho bisogno di sentire la tua voce.
Rozza e raffinata, indomita e insofferente, con un fondo di
dolcezza che ti stupisce.