Umano
e ferino, tragedia e dramma
di
Michele Passalacqua
(...)
La scena drammatica è, essenzialmente, retorica della ferita che non si
rimargina, luogo narcisistico dell'emorragia.
(...)
Nelle complesse, multiformi
esperienze dell'artista moderno, quest'intreccio di momenti drammatici
(dove la bestia è solo metafora di una vitalità compressa, scissa,
alterata, satanica), è necessità tragica (dove la bestia si fonde con
l'uomo e il Minotauro è figura della sintesi delle forze, logica ed
istinto non più separati) - quest'intreccio, appunto, è quasi sempre
presente, tra vertigini nichilistiche, autodistruttive, ed urgenze
vitali, energetiche.
L'opera pittorica e teatrale di Michele Cannaò mostra in modo
particolarmente sofferto questo sventagliarsi d'impulsi che si scontrano
con situazioni, storiche ed esistenziali, drammaticamente limitanti, e
che spingono ad una fuga permanente, sempre in bilico tra felicità
dell'essere presenti, aperti, donanti, e disperazione ferina, grottesca,
monologante, liquidatoria. |
Curiosità
(2000), tempera |
(....)
I paesaggi liquidi, metamorfici, marini e lunatici della pittura e della
grafica di Cannaò, insieme al suo umanario-bestiario malinconico e
furente (maschera dell'attore-toreador compresa), testimoniano di una
fedeltà alla materia e alle figure della terra, di un'esigenza di
avventura umana e culturale, attenta alla funzione politica dell'arte e
insofferente di quel tipico clima estetizzante-mercantile che circonda
gli addetti ai lavori.
Dipingere, incidere, recitare, sono per lui azioni in preda alla vita,
prima del loro definirsi come prodotto culturale, e in quanto vitalità
allo stato puro cercano immediatamente la vitalità dell'altro, di una
possibile o utopica comunità dove l'unico imperativo sia la felicità.
Cannaò non si sottrae ai rischi derivanti da ogni vitalismo (tendenza
all'inflazione emozionale, sfaldamenti sul versante formale, etc.), ma
certamente si sottrae ai vizi privati di ogni formalismo: ciò che conta
per lui, in ultima analisi, è la festa dell'arte per vivere, non il
sacrificio della vita per l'arte. |
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