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Il mondo di Giallo  

Alla scoperta del mare

(® scritto da Lorella Zara)

 

Questa è la storia un po' vera e un po' no

Di un gatto, Giallo, che un di se ne andò

Per le vie del mondo voleva viaggiar

Incontrare amici e il mare trovar.  

         

Conobbe: Flora, simpatica amica,

cane fedele, di saggezza ricca;

Rufus il topo esperto di monti,

di funghi e di neve sfoggia racconti;  

E poi Quaquina la paperina

Gran chiacchierona ma tanto carina

 infine triglina abitante del mare

di pesci e di reti ha da narrare.  

         

       

Questa è la storia un po' vera e un po' no

Di un gatto, Giallo, che un di se ne andò,

per le vie del mondo un giorno viaggiò

tanti amici incontrò e il mare trovò  

In una splendida giornata di primavera, con il sole che già riscaldava i bellissimi tulipani colorati e gli uccellini che giocavano a rincorrersi tra i rami, Giallo, un bellissimo gatto color miele, si accingeva a svegliarsi.

Era stata per lui una notte bellissima fatta di sogni in cui viaggiava e vedeva paesaggi che non aveva mai visto prima. In realtà, se qualcuno gli avesse chiesto di descriverli, lui non ci sarebbe riuscito, perché erano il frutto della sua fantasia, dato che non era mai andato al di là del recinto del suo giardino.

Si stiracchiò e si predispose a passare una giornata come tutte le altre: bevette il latte che la sua amica, Lolly, gli aveva messo nella ciotola, e si avviò verso il suo albero preferito, un pesco in fiore, per sdraiarcisi sotto e assaporare i caldi raggi del sole, prima del pranzo.

Ma un pensiero lo tormentava, i sogni della notte prima gli erano rimasti in mente come se qualcuno li avesse scolpiti nella sua memoria.

<<Viaggiare, viaggiare..... Deve essere bellissimo vedere posti nuovi e fare nuove amicizie.>> diceva fra sé e sé leccandosi le zampe per poi farsi un'accurata pulizia del muso.

Aveva visto molte volte dei gatti passeggiare lungo la strada, al di là del cancello del suo giardino, ma non aveva mai avuto il coraggio di raggiungerli né di chiamarli per parlare con loro. Una volta, però, aveva ascoltato una conversazione fra due gattine che raccontavano le loro avventure. Una di esse, con un fiocco rosa come collare, diceva di aver veduto una cosa chiamata "mare" e ne parlava con un entusiasmo tale che da quel giorno Giallo non aveva smesso di pensarci. S’immaginava la cosa "mare" nei modi più diversi e con i colori più disparati.

<<Ora basta!>> si disse. <<Se una gattina ha avuto il coraggio di viaggiare, posso farlo anch’io.>>

Finì di far toeletta: una leccatina alla coda, una sul petto, una grattatina sulla schiena e si sentì pronto ad intraprendere il suo viaggio. Prese il foulard che Lolly, la sua amica, aveva utilizzato per abbellire la cesta in cui dormiva, vi mise dentro la sua pallina preferita e un po' di croccantini che gli erano avanzati dalla notte prima, non si sa mai che lungo la strada gli venisse fame. Fece un fagotto e s’incamminò lungo la strada che costeggiava la sua casa.

C'erano tante altre case simili alla sua con grandi giardini, piante e fiori colorati. La strada, a dire il vero, gli sembrava un po' lunga, ma lui voleva a tutti i costi andare verso la fine per vedere cosa c'era al di la di essa.

Ad un tratto sentì un gran rumore venire da una delle ville vicino. Un enorme cane nero si avventò contro il cancello di una casa, pronto a morderlo. Abbaiava, ringhiava, sbavava, dimenava la sua coda nervosamente, andava avanti e indietro lungo la cancellata e, con i grandi occhi all’infuori per la rabbia, guardava Giallo mostrando i denti giganteschi come per avvisarlo che se si fosse avvicinato, ne avrebbe fatto polpette.

A Giallo si rizzarono tutti i peli sulla schiena e la coda, per la paura, gli diventò grossa come un bastone. Prese a correre all'impazzata senza sapere dove stesse andando. Il suo desiderio in quel momento era soltanto quello di ritornare nel suo giardino, al sicuro da ogni pericolo. Aveva visto altre volte dei cani per la strada, tenuti al guinzaglio dai loro padroni, non gli erano mai sembrati pericolosi, ma ora....... !

Ad un tratto sentì una voce che lo chiamava:

<< Micio, ehi micio, aspetta, non correre, non rinunciare al tuo viaggio per così poco.>>

Giallo si fermò e si voltò per vedere chi lo stava chiamando. E cosa vide?

<<UN ALTRO CANE!?>>

<<E no!>> pensò <<capitano tutte a me.>> e mentre correva verso casa si rese conto che la voce del cane non era minacciosa: <<E’ dolce come la voce della mia Lolly.>> considerò rassicurato.

Si fermò e stette a guardare mentre il cane si avvicinava, pronto a alla fuga nel caso si fosse presentata un'altra minaccia. Nel frattempo, con le orecchie all’indietro e la coda ritta in segno d’avvertimento, osservò che il muso dello sconosciuto era carino e le orecchie, leggermente calate, davano al cane un aspetto buono e simpatico. Il suo pelo era bianco con chiazze color caffelatte e il suo naso, del colore delle castagne, spiccava sul pelo chiaro come il naso rosso di un clown spicca sulla faccia bianca .

<<Chi sei ?>> gli chiese Giallo diffidente.

<<Sono il cane che fa la guardia al palazzo in costruzione che vedi alla fine della via. I muratori che ci lavorano mi chiamano Flora>> disse il cane sedendosi sulle zampe posteriori per far vedere al gatto che non aveva brutte intenzioni. <<e tu come ti chiami?>>

<<Io sono Giallo. La mia amica Lolly mi ha messo questo nome perché, come puoi vedere, il mio pelo è color miele. E tu? Hai amici? Chi sono? Sono i muratori che costruiscono quel palazzo? E come sai che sto iniziando un viaggio?>> chiese Giallo che già pareva felice per quell’incontro inaspettato.

<<Calma! Calma! Una domanda per volta. In realtà, i muratori, non sono proprio come la tua Lolly>> disse Flora un po' afflitta <<io li seguo perché loro viaggiano in continuazione per costruire le case e i palazzi e a me piace molto viaggiare e vedere posti nuovi. Inoltre ho almeno un pasto al giorno assicurato. Per quanto riguarda il tuo viaggio......... beh direi che il fagotto che hai sulle spalle parla chiaro.>>

Giallo fu al settimo cielo per quest’incontro che, ne era sicuro, gli avrebbe permesso di conoscere il mondo:

<<Si è vero>> disse, avvicinandosi al cane per annusarne il muso, <<voglio viaggiare, voglio vedere cose nuove e soprattutto quella cosa che tutti chiamano "mare". Però, mi dispiace che tu non abbia un'amica come la mia Lolly. Lei mi coccola e mi regala tanti giochi spassosi, mi diverto moltissimo con lei.>>

<<Purtroppo, mio carissimo Giallo,>> disse Flora <<ancora non so cosa significhi avere un vero amico, ma una volta, in uno dei miei tanti viaggi, in un bosco lontano da qui, la Signora Civetta mi predisse che avrei trovato un’amica che mi avrebbe coccolato proprio come la tua Lolly fa con te. Da allora io la sto aspettando ma non è ancora arrivata, spero che la Signora Civetta abbia visto giusto.>>

<<Ma dimmi, tu hai mai sentito parlare del mare?>> chiese Giallo riprendendo l'argomento che più lo interessava.

<<Ma certo, il mare! Non solo ne ho sentito parlare, ma l'ho anche visto parecchie volte. Direi che sei proprio un gatto fortunato, hai incontrato il cane giusto, perché, se ancora vuoi fare il tuo viaggio e se vuoi vedere il mare, io ti accompagno volentieri, è un po' lontano da qui, ma ci si arriva in una giornata.>> disse Flora con aria saccente.

<<Evviva, Evviva!>> esultò Giallo spiccando capriole e salti di gioia. <<Ho trovato una nuova amica e nello stesso tempo qualcuno che mi può accompagnare nel mio viaggio.>>

<<Mi scuso per quello che ti ha fatto il cane nero, essendo anche io un cane, mi sento un po' responsabile,>> disse Flora e aggiunse: <<poveretto, non è colpa sua, è stato addestrato per fare la guardia alla casa, non esce mai di li e abbaia a tutto ciò che vede, persino a una foglia che cade da un albero, mi fa una gran pena.>>

<<Non fa nulla, >> rispose Giallo <<è vero che ho avuto una gran paura ma è passata, e poi ora ci sei tu e non avrò più problemi.>>

S’incamminarono lungo la via e questa volta passarono sul marciapiede opposto, lontano dal cane nero che li guardava sospettoso e forse un po' invidioso per la libertà di cui godevano i due amici.

Arrivati alla fine della strada si ritrovarono in un campo aperto pieno di piante, cespugli, margheritine gialle e papaveri rossi:

<< Ora dobbiamo attraversare questo campo>> disse Flora <<e ci ritroveremo vicino al mare. Dobbiamo accelerare il passo altrimenti non ce la faremo ad arrivare prima di questa sera.>>

I due amici si diressero verso il campo.

Per Giallo, vedere i colori dei piccoli fiori, era una vera festa. Annusava tutti i cespugli che incontrava sul suo cammino cercando di riconoscere qualche odore familiare, e, secondo il suo fiuto, molti altri gatti, protagonisti di chissà quante avventure, dovevano essere passati da quelle parti prima di lui lasciando la loro traccia odorosa.

Verso la metà del cammino, Giallo adocchiò qualcosa che si muoveva in mezzo all'erba, drizzò le orecchie, si appiattì, si dondolò un pochino sulle zampe posteriori e poi con un gran balzo fu sopra la sua preda.

<< Ahiiiiiii, mi fai male lasciami!>> squittì un piccolo topo campagnolo facendo un gran chiasso.

Flora che nel frattempo era andata avanti, sentito il trambusto, tornò di corsa indietro per vedere cosa succedeva:

<<Oh! Un topino!>> esclamò sorpresa. << Su, Giallo, lascialo andare, con quelle tue unghie aguzze, gli puoi far male!>> chiese al gatto.

Giallo, che era si, un gattino giocherellone, ma di buon cuore, lo lasciò immediatamente:

<<Scusami piccolo topo>> disse <<ma sai, non so resistere, quando vedo qualcosa che si muove, devo saltarle addosso, è più forte di me. Mi prende una frenesia che neppure io so spiegare.>>

<<Ahi, hai. Che dolore! Chi siete?>> chiese il topino indolenzito,

<<Siamo due viaggiatori che vogliono vedere il mare che c'è oltre questo campo.>> disse Flora mettendosi seduta sotto un gran cespuglio di rovi per riposarsi e ripararsi dal sole che oramai era alto nel cielo.

Il topino rimase stupito. Non aveva mai sentito parlare del mare, eppure lui aveva viaggiato molto e visto molti posti; ma il mare no, quello non l'aveva mai visto:

<<Posso accompagnarvi?>> chiese <<Neanche io ho mai visto il mare nonostante i miei lunghi viaggi, mi piacerebbe molto vedere di cosa si tratta.>>

<<Come ti chiami?>> chiese Giallo annusandolo e leccandolo là dove aveva affondato i suoi artigli.

<<Non ho un nome, nessuno mi ha mai chiamato.>> disse il topino.

<<Allora ti chiameremo Rufus per via del tuo pelo arruffato.>> disse ridendo Flora.

Tutti quanti scoppiarono in una gran risata e, visto che era ormai ora di pranzo, Giallo aprì il suo fagottino e offrì i suoi croccantini a Flora e al suo nuovo amico. Ridevano e scherzavano allegri, Rufus raccontava loro dei suoi viaggi, di come era arrivato dalla lontana montagna in quel campo ricco per lui di cibo e di amici con cui giocare e divertirsi.

Flora e Giallo, a sentir parlare di montagne drizzarono le orecchie. Infatti, non avevano mai sentito nominare le montagne. Flora sapeva di città e paesi e conosceva già il mare ma la montagna non l'aveva mai vista. Rufus allora promise ad entrambi che, un giorno o l'altro, li avrebbe accompagnati sul monte che sovrastava le case dalle quali provenivano i suoi due nuovi amici.

Gli occhi di Giallo brillarono all'idea di un nuovo viaggio.

Quando ebbero finito di mangiare, raccolse il suo fagotto e andò insieme agli altri ad abbeverarsi ad una pozzanghera che, lì vicino, faceva bella mostra di sé e della sua acqua.

Ripresero finalmente il loro viaggio verso il mare con Rufus che non smetteva di raccontare tutto ciò che aveva visto sulla montagna. Giallo ascoltava divertito e apprendeva termini nuovi come "neve" che a detta di Rufus era una cosa bianca e fredda che si scioglieva con il calore del sole diventando acqua; "funghi", considerati cibo prelibato dagli uomini e che, a volte potevano essere mangiati, a volte no perché alcuni erano velenosi,

<<Pensate>> disse Rufus <<ce ne sono di tanto grandi che nei giorni di pioggia ci si può riparare sotto il loro cappello>>.

E poi raccontò di "ruscelli"; "laghi" e tante altre cose.

E fu così che, cammina, cammina, chiacchiera, chiacchiera, d'un tratto si trovarono di fronte a una muraglia che sembrava insormontabile. Era, in realtà, un muro fatto di giunchi verdi che in cima avevano dei pennacchi color beige, erano uno spettacolo a vedersi, ma accidenti come erano fitti! Era impossibile inoltrarsi. Allora presero a costeggiare il canneto finché Flora trovò un piccolo varco:

<<Ecco, ecco, ci siamo, abbiamo finalmente trovato un passaggio.>>

Ad uno ad uno s’infilarono nel varco e si ritrovarono in un grande spiazzo colmo d'acqua, circondato dai giunchi col pennacchio.

<<E' questo il mare?>> chiese Giallo

<<Oh no!>> rispose Flora <<il mare è molto più grande. Del mare non si possono vedere i confini. Questo, ad essere sincera, non so proprio cosa possa essere.>>

<<Lo so io>> disse Rufus <<questo è uno stagno, é la casa delle anatre, vedete quante sono la in mezzo all'acqua?>>

Giallo e Flora guardarono nella direzione indicata da Rufus e videro una grande macchia scura sull'acqua. C'erano tantissime anatre che starnazzavano, giocavano e si rincorrevano lanciando spruzzi di qua e di là.

Ad un tratto sentirono un rumore provenire da dietro i giunchi:

<<Qua, qua. Qua, qua. Chi è che disturba il mio sonnellino? Chi siete?>> Chiese una piccola papera colorata che uscì, stizzita e ancora assonnata, dalla sua tana.

<<Siamo tre viaggiatori che cercano il mare.>> disse Flora che era la portavoce del gruppo <<sai, per caso indicarci la strada per arrivarci?>> chiese alla papera che nel frattempo prese a lisciarsi col becco le penne delle ali.

<<A si, il mare!>> disse lei interrompendo il lavoro di pulitura del piumaggio <<ne ho sentito parlare dai miei genitori che lo hanno visto mentre migravano al sud per l'inverno. Io non lo conosco perché sono ancora piccola e non so volare, però vi accompagno volentieri se voi me lo permettete.>>

<<Ma si, certo che ci puoi accompagnare>> disse Giallo << più saremo e più ci divertiremo. Come ti chiami?>>

<<Nessuno mi ha mai chiamata, ma a me piace chiamarmi Quaquina. Non vi sembra un bel nome?>>

<<Va bene, visto che ti piace tanto, ti chiameremo Quaquina,>> disse Flora <<e, visto che tu sei di queste parti, ci potrai aiutare ad attraversare lo stagno.>>

Così, l'allegra brigata s’incamminò nuovamente verso il mare con la scodinzolante paperetta che apriva la strada e faceva da cicerone spiegando ad ogni passo tutto ciò che vedevano come, ad esempio, i nomi delle erbe e quelli degli animali che gli altri amici non avevano mai visto:

<<Questo è un Cavaliere d’Italia,>> disse indicando un uccello bianco con un sottile e prolungato becco e delle lunghissime zampe <<questa è una mosca>> enunciò indicandone una che si era posata sul grosso naso di Flora, <<questa è una zanzara. Meglio starle lontano, sono così fastidiose.>> disse con aria insofferente.

E così continuò per tutta la strada indicando cavallette, libellule, ragni, conosceva perfino alcuni nomi di piante. Andava salterellando a destra e a sinistra salutando le altre anatre e presentandole ai suoi nuovi amici, orgogliosa di fare da guida ad un cane, un gatto e un topino.

Giallo era felicissimo, era andata meglio di quanto aveva previsto.

 Lui, infatti, si apprestava a fare il viaggio da solo, invece aveva trovato la saggia Flora, Rufus che conosceva tante belle storie sulla montagna, e adesso Quaquina, paperetta un po' chiacchierona ma divertentissima. Era buffo vederla camminare con quelle sue zampette corte e la coda, ricca di penne, colorate di verde e blu, che si muoveva a destra e sinistra.

Nuovamente si trovarono di fronte ad un muro di giunchi altissimi e con i pennacchi in cima. Questa volta, però, con l'aiuto di Quaquina che conosceva ogni passaggio segreto del suo stagno, fu più facile per loro superarlo.

Arrivati al limite, là dove le canne si facevano più rade, Giallo intravide in lontananza una distesa d'acqua color azzurro intenso. Rimase abbagliato da quel colore che gli ricordava il cielo. Avanzava come ipnotizzato verso il mare, ma qualcos'altro attirò la sua attenzione: guardò le sue zampe e vide che erano immerse in una sabbia finissima che luccicava sotto i raggi del sole. Allora preso dall'euforia e dallo stupore iniziò a correre a destra e a manca, a fare capriole, a tirare sabbia a Flora e agli altri amici.

Finalmente arrivarono sul bagnasciuga,

<<Guarda>> disse Rufus a Giallo <<il mare ha cambiato colore!>>.

Infatti, il mare non era più color azzurro intenso, ma si era come schiarito, in alcune sue parti era di un bel turchese in altre, più vicine alla riva, era di un color verde smeraldo ed era talmente grande che, come aveva detto Flora, non se ne vedevano i confini.

<<E' bellissimo!>> esclamò il nostro gatto badando bene a non bagnarsi le zampe, si sa che ai gatti non piace l'acqua, e Giallo non faceva eccezione <<questi colori sono meravigliosi. E quanto è grande!>> esclamò stupito.

Rimase incantato per un bel pezzo a guardare le onde che s’infrangevano sulla battigia provocando una soffice schiuma bianca.

Intanto Flora, che da parecchio tempo non faceva un bel bagno, presa la rincorsa, si tuffò in acqua provocando grandi spruzzi e nuotando allegramente. Quaquina la seguì a ruota sbattendo le ali per bagnarsi e rinfrescarsi. Rufus, invece, che come Giallo, non amava nuotare, si limitava a guardarli e a rovistare nella sabbia con le sue piccole zampette alla ricerca di chissà quale tesoro.

<<Guardate! Guardate cosa ho trovato!>> squittì meravigliato.

Giallo si avvicinò e vide sulla sabbia delle cose che avevano forme strane e diverse, erano dure e il loro interno, illuminato dal sole, emanava tutti i colori dell’arcobaleno:

<<Cosa sono?>> disse muovendole e facendole rotolare con le sue zampine.

Uscita dall'acqua al richiamo di Rufus, Flora si avvicinò incuriosita:

<<Sono conchiglie.>> disse <<vengono portate dal mare sulla spiaggia. Sono le case di strani animaletti che abitano nel mare, ma quando le si trova sulla spiaggia sono vuote e gli uomini, visto la bellezza dei loro colori e delle loro forme, le raccolgono per farne delle collane o altre cose preziose.>>

Poi prese a rotolarsi nella sabbia finissima per asciugarsi e a fare con le sue grandi zampe delle grosse buche. Giallo era molto divertito dal suo comportamento, andò verso il fagotto che aveva lasciato cadere non appena aveva visto il mare, estrasse la sua pallina e incominciò a correre e a saltare spingendola con le zampe e mandandola verso Flora che a sua volta la mandava verso Rufus e Quaquina che, in mezzo al gruppo, cercava di inseguirla senza mai riuscire ad acchiapparla. Giocarono rincorrere la pallina finché, stanchi, si sdraiarono per riposarsi e riscaldarsi un po' al sole prima di intraprendere il viaggio verso casa.

D'un tratto sentirono una voce allegra e spiritosa:

<<Ehilà Flora, felice di rivederti!>>

Flora si alzò di scatto e guardando verso il mare pronunciò:

<<Ciao Triglina, come stai? Ti vedo in forma!>>

Giallo, eccitato perché stava per conoscere un nuovo amico, si avvicinò il più possibile alla riva e vide un pesce rosso sbucare dall'acqua con grandi salti.

<<Quella è Triglina, un pesce che abita nel mare.>> disse Flora ai suoi amici incuriositi. <<Ci siamo conosciuti tanto tempo fa e da allora, ogni volta che vengo sulla spiaggia, Triglina viene a salutarmi e mi racconta tante storie sul mare.>>

Triglina, infatti, si avvicinò alla riva e, sollecitata da Flora, prese a raccontare ai visitatori tante storie di barche, d’uomini, e di come era riuscita una volta a scappare dalla rete che questi avevano gettato in mare per pescare. Fu una storia veramente movimentata e avventurosa, ma ancora di più lo fu quella in cui la nostra Triglina raccontò di essere scampata alle fauci di un pericoloso Pescecane che voleva a tutti i costi mangiarla. Per sfuggire alle sue fauci, dopo un’estenuante nuotata, si nascose in un piccolo anfratto fra le rocce:

<<Ma chi vi trovo dentro?>> disse Triglina enfatizzando il racconto <<Una pericolosissima murena, un pesce lungo che sembra un serpente, minaccioso quanto un pescecane, con denti grandi e affilati. Ma la mia fortuna, celebre in tutti i mari del mondo, mi aiutò ancora una volta. Infatti, riuscii a scappare grazie ad un granchio, mio carissimo amico, che mi indicò una piccola uscita da cui la murena non poteva passare e finalmente fui libera e al sicuro da quel pericolo.>>

La storia fu talmente avvincente che Giallo, Rufus e Quaquina volevano sentirla un'altra volta. Ma il sole incominciava a calare e Flora radunò i suoi amici per iniziare il viaggio verso casa. Salutarono Triglina, promettendole di ritornare, e si diressero verso il canneto.

Arrivati allo stagno si apprestarono ad accomiatarsi da Quaquina che, molto dispiaciuta, li salutò:

<<Addio, amici, penso che sarà molto difficile rivedersi. Io in autunno partirò verso il sud con le mie compagne, andrò in cerca di una terra calda e soleggiata per passare l'inverno e non so se ritornerò.>>

Prima di lasciarli però volle fare un regalo ai suoi amici: <<Venite>> disse <<voglio farvi vedere una cosa bellissima che sicuramente non avete mai visto.>>

Li condusse, quindi, al di la delle lunghe canne e cosa videro mai..........?! Uno stagno più grande di quello che avevano appena lasciato e in lontananza un’ampia macchia rosa, uno spettacolo incredibile che lasciò Giallo, Flora e Rufus a bocca aperta per lo stupore.

A mano a mano che si avvicinarono cominciarono a distinguere ciò che formava quella macchia rosa e, meraviglia delle meraviglie, erano uccelli, maestosi ed eleganti uccelli rosa che zampettavano dentro quell'enorme stagno:

<<Sono Fenicotteri.>> disse Quaquina.

<<Sono bellissimi!>> esclamarono contemporaneamente Flora e Giallo.

Rimasero li a guardare per un bel pezzo le evoluzioni di quei grandi uccelli, alcuni andavano avanti e indietro, in una sorta di danza, aprendo le ali simultaneamente formando delle onde rosa sulla superficie calma dell’acqua e mostrando il colore rosso del piumaggio, altri rovistavano con i grandi becchi e le lunghe zampe il fondo dello stagno in cerca di cibo. Purtroppo però il cane, il gatto e il topo, a malincuore, dovettero andare perché il sole stava tramontando dietro lo stagno. Salutarono di nuovo Quaquina e si avviarono verso il campo nel quale avevano trovato Rufus.

Qui dovettero accomiatarsi anche dal topolino.

<<Bene Rufus>> disse Flora. <<Dobbiamo lasciarci qui ma prima o poi intraprenderemo quel viaggio verso le montagne delle quali hai decantato le lodi, quando sarai pronto, non dovrai fare altro che cercarci, e noi ti seguiremo.>>

<<Va bene>> disse Rufus <<vedrete che molto presto vi farò conoscere quella meraviglia che si chiama montagna.>>

Così Flora e Giallo si ritrovarono da soli a percorrere l'ultimo tratto di strada che li avrebbe riportati a casa.

Quando furono vicini al palazzo in cui i muratori lavoravano con gran lena, Flora sentì una graziosa voce provenire dal primo piano ancora in costruzione. Incuriosita affrettò il passo e vide una ragazza dai capelli color oro che si apprestava ad acquistare un appartamento.

Flora abbaiò attirando l’attenzione della ragazza che si girò e la vide, le si avvicinò entusiasta e cominciò a lisciarle il pelo e a coccolarla: <<Ma che bellissima cagnetta, ciao, come stai? Stai bene? Vieni qui, fatti accarezzare.>>

Flora ebbe una simpatia immediata per la ragazza e incominciò a fare le feste, a rotolarsi e a mostrare la pancia per farsela grattare.

 << Bau. Bau.>> disse e poi pensò:

<< Non ci sono dubbi. Questa graziosissima ragazza e la stessa di cui mi parlò a suo tempo la Signora Civetta. Ora anche io ho un'amica che si occuperà di me.>> E riprese a fare le feste e a scodinzolare per la sua nuova amica.

Intanto Giallo guardava la scena fuori dal cancello. Anche lui capì che la ragazza sarebbe diventata la nuova amica di Flora e fu contento per la cagnetta. Si allontanò in silenzio, senza neanche salutarla, per paura di rompere quell'incantevole scenetta.

Ad un tratto, mentre s’incamminava verso casa, sentì una voce che lo chiamava disperatamente: <<Ma questa è Lolly>> pensò. Allora corse verso la sua amica e le saltò addosso facendosi accarezzare e strusciando nelle sue gambe:

<<Miao, miao, miao>> fece Giallo.

<<Finalmente sei arrivato!>> disse Lolly con aria preoccupata, <<mi hai fatto prendere uno spavento! Non riuscivo a trovarti da nessuna parte. Ma guarda cosa ho per te.>> e dalla borsetta tirò fuori una pallina rossa alla quale era legato un filo, Lolly tirò il filo e con stupore Giallo vide la pallina correre sul prato. Allora, tutto contento, prese ad inseguirla tendendole agguati da dietro i cespugli, divertendosi come un matto per quel nuovo gioco che la sua amica gli aveva regalato.

La sua mente, però, era già occupata dal pensiero che, di li a poco tempo, avrebbe intrapreso quel viaggio verso la montagna sconosciuta con i suoi amici Flora e Rufus e chissà quanti altri compagni di viaggio avrebbe conosciuto!

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