I Ciclo: L'impatto dell'informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea. Il World Wide Web

Terza Lezione: Informazione Marsupiale

 

L'informazione gioca un ruolo importante nel campo dell'arte e dell'architettura: Informazione marsupiale. L'architettura che rappresentava il rapporto con l'industria aveva come problema principale l'informazione o la comunicazione?. Tutte le parole chiave erano legate a problemi di dimostrazione che quello che si faceva funzionava. Il problema era dimostrare il funzionamento, si presentava il prodotto come macchina funzionante. La parola chiave era la macchina e il suo proposito era funzionare. Per l'architettura non era diverso.

                                                     

Oggi c'è più informazione. Tanto e vero che questa arriva a strutturare tramutandosi nelle arti, allora la parola chiave è "conoscenza" (delle arti). Adesso la ricerca si basa in come incorporare l'informazione dentro del prodotto, e questo e il nuovo problema.

Da una parte l'architettura vive coinvolta con l'informazione, gia che questa è veicolo di promozione, informazione, immagine, ecc. Da un'altra parte (marsupiale:dentro e fuori) diventa una crisi questo nuovo ruolo per l'architettura, gia che si pone il come dare una risposta al mondo, anche esteticamente.

Un nuovo mattone, e il problema della modernità, o vero il sentirsi coinvolti nella modernità. Tanti non riescono a capire questo coinvolgimento, per tanto si perde il poter valutarla. Si a detto che la informazione è l'attore della nostra epoca e per questo l'arte e architettura ne soffrono a due livelli, il essere non solo immagine nei media ma anche proprio informazione.

Alla modernità la dobbiamo comprendere, capire, e questo é un fatto sostanziale per il nostro discorso. Parliamo di modernità no nel senso cronologico come se fosse temporale. Nella storia dopo la scoperta dell'america se ha detto che era cominciata la modernità, e nell'architettura con la rivoluzione industriale . Chiaramente se lo prendiamo di questo modo se riferisce a una epoca che separa altre due. Ma per noi il concetto di moderno è a-temporale. Cosi se definisce un modo di proporsi al mondo, non una epoca come potrebbe essere dal paleolitico ad oggi. Il problema è il atteggiamento moderno al no moderno. Il concetto di moderno lo intendiamo come crisi; o vero, nel cambiamento della società si aprono delle crisi di trasformazione che il mondo propone. La difficoltà e quella di ricollocarsi davanti ad un quadro con un nuovo atteggiamento. Fronteggiare le crisi di modo moderno o non. Se guardiamo l'apice dell'epoca industriale del fine 800', vediamo che quasi in tutti i campi ci sono stati delle svolte colossali, tutto era meccanico, cerano nuovi materiali, se aveva creato anche nuove strutture sociali, ecc. Pero nell'architettura e l'arte,  l'atteggiamento era che gli architetti poco e faticosamente avevano capito questo nuovo quadro. Cambio uguale crisi.

La migliore definizione di modernità e quella che risponde a la crisi, cosa che rispecchia un nuovo mondo. Oggi l'architettura può affrontare questa crisi della informazione attraverso nuovi valori. Modernità, ciò che trasforma la crisi in valori non conosciuti se non ci fosse per la crisi. Per esempio raccordiamo il cemento armato nel 1847 e il processo che porto fino a cambiare l'architettura, passarono più di 60 anni per vedere i primi risultati soddisfacenti.

L'informazione di oggi ci da l'idea di passaggio. Quindi se la modernità crea una rottura per cambiare la crisi in valore, è un concetto che si può adoperare ed è un atteggiamento che funziona sempre.

Como entra in gioco l'informazione nell'architettura?. Vediamo l'edificio di Walter Gropius nella scula della Bauhaus, qui si vede una problematica abbastanza amplia. Siamo nell'epoca industriale, della macchina e della iper-funzionalità. Si cerca far vedere che funziona e la sua funzionalità è il  fine prioritario.

                                                    

Se vediamo l'informazione oggi, ci rendiamo conto dell'importanza che ha il meccanismo e forma di comunicare, se riscoprono meccanismi che sembravano sepolti. 

Nell'epoca industriale se comunicava per causa ed effetto, vediamo in Gropius che quel edificio non vuole trasmettere la sua funzionalità, quello ben si è il suo messaggio finale. Oggi si comunica attraverso de immagini, c'è il bisogno di comunicare non solo una struttura del tipo causa ed effetto, se no un messaggio stratificato a traverso del uso di nuove modalità di comunicazione; tipo di comunicazione no narrativa, no logica e non biunivoca come quella. Oggi l'architettura è attiva in questo, e di più lo capiamo se vediamo un quadro di Raffaello nelle sale del Vaticano.

La pubblicità dell'epoca industriale voleva comunicare obbiettivamente la bontà del prodotto. Bontà che era paragonabile alla sua prestazione standardizzata, tipo Bauhaus. Le virtù obbiettive si possono standardizzare perché si possono enumerare le caratteristiche, tipo di consumo, costo, prestazione, tipo de riparazione, usura, ecc. L'architettura moderna era proprio li a quantificare, a produrre meccanismi. 

Se vediamo la pubblicità di "Byblos" del oggi, è di tipo pubblicitaria uguale che prima, pero qui ci chiediamo: che vuole vendere?. Prima era tutto chiaro, adesso dobbiamo faticare per capire che ci volevano vendere una borsa. Questo è una codificazione soggettiva, ma arriviamo a capirla in realtà perché forse precedentemente conoscevamo la marca. Sappiamo dall'inizio che c'è una narrazione di qualche  tipo. Pero ogni uno potrebbe dare la propria interpretazione secondo la storia che si costruisce. La cosa è che  alla fine non sappiamo niente del prodotto obbiettivamente. Pero ne meno ci passa per la testa l'idea di dubitare sulla prestazione, se è efficiente o non, certo!! quello è gia scontato. La pubblicità dell'epoca industriale si costruiva su una obbiettività, qui è un mondo pieno di informazione che si vuole dire, non si funziona o no, ben si altri valori. Oggi il messaggio passa per mille discorsi che riguardano la sfera dell'informazione e comunicazione.

 

Tante volte le pubblicità ne meno si capiscono. Quegli che la anno ideata lo sanno, e pure che solo il 2% è capace di decifrarla. Per di più hanno frasi in altro idioma e le scritte hanno un doppio senso. Cosi che quel che non è capace rimane fuori, cosi facendo si cerca di centrare una elite di persone, capaci de decifrare il messaggio. Qui, altro che industriale, non c'è proprio passaggio fra obbietto e soggetto. 

Se vediamo il Centro Georges Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers del 1971 a Parigi, vediamo l'ultimo edificio della epoca industriale. E' un simbolo della concezione macchinista, che arrivo ad essere un obbietto meccanico  ed industriale dell'architettura. L'unico messaggio che vuole trasmettere è quello di essere macchina funzionale. Si è portato allo stremo, gia che i tetti si muovono e si vedono fino ai tubi dei diversi impianti e sistemi. Sembra una raffineria di petrolio non in un posto lontano e perduto, se non proprio nel cure della città parigina.

Se vediamo lo stesso architetto Renzo Piano dopo trenta anni, la funzione è quasi la stessa, parliamo del museo della scienza ad Amsterdam (qui vediamo la diversità delle pubblicità che abbiamo analizzato). Qui è una metafora, racconta una storia, tanto è vero che sembra una barca. Se associa a un immagine, ad un viaggio, a qualcosa legata al mare, un vela, ecc. Questo della macchina del abitare ci ricorda a Le Corbusier., sembra tornare indietro. Pero in realtà successe qualcosa molto diversa, qualcosa di forte, un cambiamento che ci dice che l'oggi dell'architettura non consiste solo nella funzione. Si sa che funzionerà sicuramente, ci mancherebbe pensare che Piano no sa fare un museo. Vediamo che la battaglia non è sulla funzionalità, ben si su altre temi, altri piani. La battaglia si gioca sulla comunicazione, dove l'architettura forma parte di quella, forma parte di se stessa. L'informazione penetra fino alle fibre stessa dell'architettura. Aspettiamo che queste metafore riflettano nelle vene, o vero fino dentro dell'edificio. Se non fosse cosi, potremmo parlare di una scenografia di Hollywood, un plastico, per quello si lavora dentro e fuori. Non si può cadere nemmeno nella volgarità, per ciò si deve cercare l'equilibrio.

                                                

Se vediamo una immagine dell'edificio "Sendai mediateque" 1995-2001di Toyo Ito, sembra una architettura quasi razionalista e funzionale, invece è totalmente l'opposto. Se vuole trasmettere una storia, non con la banalità dell'ingegneria, è proprio una scatola di vetro che chiude una foresta orientale. Vediamo cosi l'informazione dentro l'architettura, è un rapporto tra natura e tecnologia; Ito gioca con la complessità, no come la biblioteca centrale di Parigi con i suoi grandi quattro libri messi in forma verticale.                             

                                                      

Questo modo di raccontare qualcosa di diverso della funzione, non si limita naturalmente alla pelle esterna, ma penetra fino in fondo, fino a stravolgere lo schema distributivo, specialmente quando si tratta di un edificio che deve anche commemorare il dramma di un popolo, come il museo del 1999 ebraico a Berlino di Libeskind. Qui non abbiamo più a che fare con due messaggi leggibili e per certi versi banali come la nave ed il sottopassaggio, ma con una pluralità di simboli che si sovrappongo tramite interconnessioni dinamiche. La forma iniziale esagonale si trasforma in una stella di David che poi si spezza per cercare allineamenti con i luoghi di Berlino dove abitarono scienziati e artisti d'avanguardia. Altri riferimenti includono la musica dodecafonica di Schonberg, i nomi dei berlinesi sterminati dal nazismo, il vuoto della memoria. Diventa praticamente impossibile interpretare il messaggio senza conoscere a priori le intenzioni del progettista. Se mimetizza con il dolore dell'olocausto e ferite ebraiche, pero allo stesso tempo informa al resto della società. Comunicazione a vari livelli.

                                                       

Il museo di Bilbao rende ancora più fortemente l'idea di un'architettura simbolica e nello stesso tempo iper-funzionale. Gehry stesso dice: "Costruire questo museo è stato come costruire Notre-Dame, ma dopo. Notre-Dame e qualunque altra cattedrale costruita nel Medioevo sono nate come centro delle loro città, che gli sono cresciute attorno, quasi organizzandosi in funzione della centralità, anche simbolica, dell’edificio sacro". Questo è una cattedrale laica, dove l'informazione rende forte ogni dettaglio. La torre dall'altra parte del ponte sembra gratuita, pero passa a dare un messaggio. Questo edificio è cattedrale gia che a Bilbao se arriva tipo pellegrino, da tutte le parti del mondo. E' la funzionalità?, ma certo che funziona!, e più di tanti altri musei.

                         

 

                

    

Eisenman innesta un tipo de narrazione che ha che vedere con la concezione di natura. Prima era edificio macchina, oggi assorbe la natura mediante l'informazione. Oggi l'informatica non è un piacere, bensì un bisogno.

Vediamo nella computazione degli schemi con icone. Questa è un informazione visiva metaforica, perché in realtà è la descrizione chiara e propria dei programmi, pero questi non si vedono a primo sguardo. Lo schema racconta metaforicamente il tutto. Prima si doveva dare proprio le indicazioni precise del lavoro da fare.

Per finire, si intende per informatica marsupiale, l'oggetto fabbricato non solo che informa, anche è strumento di critica della informazione, ed acquisisce coscienza estetica. Toyo Ito comunica che è una mediateque, ma allo stesso momento informa simbolicamente. Non se cancella il passato, se lo sintetizza, la tecnologia lo può fare mediante la figurazione.

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