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Abbiamo scelto di ricordare il 25 aprile 2002 in modo anti-retorico, cercando di non parlare della Liberazione, ma di dittatura: cioè non di Resistenza ma di ciò che la provocò. Dobbiamo, in tempi come questi, tornare a riflettere sul concetto di totalitarismo. Proprio per questo motivo abbiamo scelto di leggere Il Grande Imbecille di Curzio Malaparte, che è un saggio politico che sviluppa, a suo modo e in chiave metaforica, grottesca e caricaturale, considerazioni sulla dittatura, sul fascismo, sul rapporto tra capo e massa, sul consenso, sul carattere degli “itagliani”, sulla liceità di una reazione popolare. Conseguenza naturale è la proposta, nell’ambito della stessa serata, de Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin, capolavoro assoluto del grande Charlot. Questo film del ’40, girato in tempo di guerra è una critica a tutte le dittature e un appello alla pace universale.
L’associazione culturale Archivio Zeta ha proposto, nel corso del mese di agosto 2002, la lettura di un libro per ragazzi. La lettura integrale del libro è avvenuta nell’ arco di quattro incontri di un’ora circa ciascuno. Era importante provare a leggere insieme ai ragazzi un libro per intero; verificare se fosse possibile, attraverso la narrazione orale, catturare l’attenzione e la passione di un gruppo di piccoli ascoltatori-lettori. In qualche modo abbiamo annullato ogni forma di seduzione superficiale e ci siamo dedicati in modo caparbio e scarno al racconto così com’è: una fantasia e pertanto impalpabile. Il tentativo (peraltro riuscito) di questo esperimento era quello di sollecitare uno sforzo di immaginazione, per far creare agli ascoltatori stessi il loro ‘mondo’, condurli per mano nelle trame della vicenda, abbandonarli e poi riprenderli: perché questo ci sembra il senso della lettura: speriamo in un infaticabile e inesauribile contagio e in qualche modo di aver contribuito a far valere il diritto all’ascolto che può o potrà nelle future vicende dei piccoli trasformarsi in passione per la lettura. Abbiamo scelto Sussi e Biribissi di Collodi Nipote per la fantasia e la bellezza delle avventure che vi sono narrate, e perché è un classico un po’ dimenticato della letteratura toscana per ragazzi. inizio pagina
di Vladimir Majakovskij
regia Gianluca
Guidotti
Associazione Culturale Archivio Zeta in collaborazione con Associazione di Studi Storici Elio Conti ricerca e adattamento documenti Prof. Franek Sznura, Esegesi delle fonti storiche medievali, Università degli Studi di Firenze regia Gianluca Guidotti con Loriano Della Rocca, Enrica Sangiovanni, Stefano Scherini costumi Tina Visco
Il Teatrino della Memoria è un public reading organizzato dall’Associazione Culturale Archivio Zeta in occasione della prima Giornata della Memoria, il 27 gennaio 2001. Il 27 gennaio è stato riconosciuto ufficialmente anche in Italia per ricordare la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio del 1945: un giorno dedicato alla riflessione e al ricordo dell’Olocausto. Il Teatrino della Memoria era il titolo di una trasmissione radiofonica in cui Primo Levi, prendendo spunto da vecchie canzoni, raccontava episodi della sua vita. Partendo da questo, abbiamo iniziato ad esplorare testimonianze, poesie, saggi, racconti fantastici e documenti dell’epoca. Anche per la musica, intonata da un unico strumento, il clarinetto, abbiamo cercato di individuare un percorso attraverso pezzi celebri di Benny Goodman e vecchio jazz o lontane nenie klezmer. Le voci si rincorrono quindi da un testo all’altro, da una forma letteraria all’altra, da un motivo all’altro, descrivendo un itinerario nella memoria. Questo public reading è nato presso la Libreria Seeber di Firenze e in seguito è stato replicato nelle scuole superiori. I brani sono tratti da Ray Bradbury, Primo Levi, Elie Wiesel, Paul Celan, Vladimir Jankélévitch, Heinrich Himmler. Il percorso evidenzia l’importanza della memoria storica, civile, umana. E nello stesso tempo pone l’attenzione sulla necessità che questa memoria sia memoria attiva, da portare con noi nel presente e nel futuro, per tenere desta l’attenzione sulle carneficine di oggi e sulla violenza, il razzismo e l’ingiustizia dei nostri anni. Una riflessione che, partendo dal rogo dei libri di Fahrenheit 451, passa attraverso le testimonianze lucide ed emozionanti di Primo Levi e Elie Wiesel. Ne I sommersi e i salvati Levi compie una analisi lucida e scientifica della memoria umana quale strumento meraviglioso ma fallace, che accomuna vittima e carnefice nel ricordo di ciò che è stato. Elie Wiesel (Nobel per la Pace 1986) racconta ne L’ebreo errante del suo arrivo ad Auschwitz, testimonianza di un quindicenne che si interroga sull’esistenza di Dio e scopre tutto ad un tratto il male assoluto. Ci si sofferma poi sulla poesia fragile e intima, silenziosa e scarna di Paul Celan. Il brano del filosofo Vladimir Jankélévitch conclude la riflessione sul dovere morale del ricordo, per salvare la memoria dall’oblio che alla lunga sommerge tutte le cose. L’itinerario si conclude con Carbonio, un racconto fantastico di Primo Levi, tratto da Il sistema periodico, che narra la storia avventurosa di un immaginario atomo di carbonio, componente essenziale della vita. La scaletta evolve di volta in volta, si arricchisce a seconda delle necessità, delle urgenze, si trasforma con il tempo per tentare di essere sempre più unitaria e coerente, attuale e utile. Facciamo tutto questo spogliandoci da ogni retorica sull’argomento, troppo spesso usato o abusato. Cerchiamo di far conoscere a chi ancora non conosce, di rispettare il pudore della memoria, di vigilare sul nostro futuro. Per chi ancora si interroga e cerca di capire, dopo il Biafra, la Cambogia, la Serbia, il Ruanda e New York, Auschwitz rappresenta il grado zero della civiltà, dell’uomo: la tragedia del Novecento, un archetipo contemporaneo. Gianluca Guidotti
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