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Trent Reznor: «Io, così fragile, così potente»

MILANO — La rivista «Time»lo colloca tra le 25 persone più influenti degli Stati Uniti e lui, Trent Reznor leader carismatico dei Nine Inch Nails, non sfugge alle responsabilità connesse all'onore di trovarsi fianco a fianco con Bill Gates o Steven Spielberg. «Anche se l'unico impegno che sento per davvero è quello di dare ogni volta il meglio» ammette, in attesa di salire questa sera sul palco dell'Alcatraz di Milano per il primo concerto italiano della sua carriera. Vero personaggio di culto l'eroe di «We're in this together», l'uomo che producendo «Antichrist Superstar» ha di fatto inventato il fenomeno Marilyn Manson. La sua band, con i Rage Against the Machine e poche altre, è tra quelle che hanno permesso al processo di contaminazione iniziato a loro tempo dai Red Hot Chili Peppers di fare un reale balzo in avanti ponendosi come riferimento di un'intera generazione rock. Filter, Prick, Bowling Green, God Lives Underwater sono tutti fenomeni più o meno riconducibili ai Nails. Suggestioni deragliate, quelle del gruppo di «The Fragile», il nuovo doppio album con cui si presentano al pubblico milanese, che affastellando metal, pop, techno, dissacrano la musica al punto da renderla «hill», malata, trasfigurandola in una girandola di movimenti destabilizzanti a cominciare da quell' «hillibient» che al momento nei club di New York va per la maggiore. «Mi sono messo al lavoro su quest'album col desiderio di scandagliare quel che c'era di unico in me, senza preoccuparmi del resto. Quando sono poi uscito dallo studio di registrazione, e ho cominciato a guardarmi attorno, non ho trovato cose clamorose. Al momento la scena americana è morta. Ed è proprio per questo che attraverso la "Nothing Records", la mia etichetta, cerco di importare e distribuire cose interessanti». Ma un titolo come «The Fragile» possiede per Reznor anche un risvolto sottotraccia molto personale. «Un paio di stagioni fa, dopo numerose tournée e un anno di lavoro in studio con Manson, mi sentivo svuotato, con un odio immotivato verso quel che ero diventato e quel che facevo», spiega. «Una depressione buona forse per scrivere canzoni, ma dura da sopportare. Mi sono visto costretto a recuperare i pezzi della mia anima e ricostruirmi giorno dopo giorno. Ho trovato da solo la via d'uscita e questo rimane forse il mio orgoglio più grande». Costruita solidamente su eventi come il Lollapalooza o Woodstock '94, la reputazione dei Nine Inch Nails ha trasformato Reznor in uno dei più ricercati protagonisti della scena rock americana. «L'esperienza che m'ha cambiato la vita è stata sicuramente quella con Marilyn Manson», ammette. «Ma David Bowie o un regista come David Lynch sono sempre stati miei eroi e lavorare con loro mi ha davvero fatto capire dove ero arrivato. Sono molto attratto dal cinema e non nascondo che mi piacerebbe scrivere le musiche per un film di David Cronenberg. Mi piacciono, infatti, le colonne sonore fuori dall'ordinario, e sotto questo profilo collaborare con Oliver Stone a "Natural born killers" è stato di grandissima soddisfazione".

di Andrea Spinelli



Data ultimo aggiornamento: 22/04/00

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