Le Interviste del Boss

Springsteen, 41 Colpi alla Coscienza Sporca di New York
di Paolo Gallori
da KataWeb Musica, 29-03-2001

Springsteen, 41 Colpi alla Coscienza Sporca di New York


Bruce Springsteen sa bene quanto sia difficile mantenere la credibilità quando si è costruita una fortuna cantando le gesta dei working class heroes. E' un meccanismo perverso, indubbiamente, che ti spingerebbe a urlare al mondo che dentro sei sempre lo stesso, che non sei cambiato, che il successo non sempre comporta il distacco dalle proprie radici. Ma più ci si sforza di dare rassicurazioni, più ci si imbatte nello scetticismo, nella facile ironia.
Springsteen ha sperimentato cosa si prova in quella situazione, soprattutto negli anni Ottanta, dopo il successo planetario di Born In The Usa. E ha sviluppato da allora un istinto che lo induce a parlare, a farsi sentire, nei momenti giusti. Avvenne quando sorprese tutti nel 1995 rispolverando il "fantasma di Tom Joad" di Steinbeck, il simbolo di un'America nascosta, frange di povertà economica e sogni spezzati a fronte dell'ottimismo liberista a tutti i costi. E un anno prima lo aveva fatto con The Streets of Philadelphia, struggente ballata che accompagnò il film Philadelphia di Jonathan Demme e il dibattito di carattere etico sull'Aids innescato dalla pellicola.
Il ritorno a New York con la E Street Band, dieci concerti sold out al Madison Square Garden, è un altro di quei momenti in cui l'istinto ha solleticato la sua vocazione a mettere il dito nella piaga. Il 4 febbraio del 1999 Amadou Diallo, immigrato dell'Africa occidentale, fu crivellato da 19 dei 41 proiettili esplosigli contro da quattro poliziotti. "Tolleranza zero" contro il crimine, era stato lo slogan con cui Giuliani aveva avvertito i newyorchesi che a badare alla loro sicurezza sarebbero stati agenti con assoluta libertà di perquisire, fermare, sparare. Uccidere. In quel clima, la storia di Diallo, freddato mentre impugnava un portafogli scambiato per una pistola dai quattro solerti tutori dell'ordine, è quella che ha suscitato la maggiore impressione.
Trascorso circa un anno dall'episodio, di Diallo quasi non ci si ricordava più. Ma una settimana prima di arrivare al Madison, Bruce Springsteen presenta ad Atlanta una nuova canzone, American Skin, dove, pur non facendo mai il nome del ragazzo africano, ricorda quei "41 shots", i quarantuno colpi. Dalla capitale della Georgia Bruce avverte così New York del suo arrivo. In modo leale, dando a tutti il tempo di riflettere sul da farsi. Mentre il sindacato di polizia della città tenta di organizzare il boicottaggio dei concerti, invitando gli agenti a non assicurare il servizio d'ordine, i media ritornano sulla storia di Diallo e si producono in un'attenta analisi del testo di Bruce, dove una madre invita il proprio figliolo a non mettersi a correre se incontra un poliziotto e di tenere bene in vista le mani.
Insomma, basta una canzone del "bianco" Springsteen per spaccare l'opinione pubblica della città. Per dividerla tra chi lo considera solo un opportunista intento a riaprire vecchie ferite per denaro e chi invece raccoglie la sua riflessione sul clima che si respira nella più importante città americana. In un anno il caso Diallo era stato spunto di concerti e iniziative di molti esponenti della comunità artistica nera. Dei rapper, in particolare, che nel periodo immediatamente successivo all' "esecuzione" si erano scatenati in una raffica di invettive in rima, cercando di inasprire i toni dello scontro con le istituzioni. Senza, però, scandalizzare o pungolare nessuno.
Flavor Flav dei Public Enemy aveva scritto il brano 41:19, chiaro il riferimento del titolo ai proiettili, finito poi nell'album There's A Poison Goin' On. Parodiando il tema di "Cops", noto serial poliziesco, Flavor scriveva "Bad boys, bad boys/cosa farete?/quando sarete presi dalla nostra squadra di figli di...?/". Altri esponenti hip hop, tra cui Mos Def e Talib Kweli dei Black Star, Kool G Rap, Rah Digga, Sporty Thievz, Common e Pharoahe Monch, avevano poi registrato la canzone di protesta One Four Love sotto la supervisione del team di produttori di Atlanta noto come Organized Noise. Wyclef Jean non aveva usato sottintesi, intitolando appunto Diallo una delle canzoni dell'album The Ecleftic: 2 Sides II A Book, assecondato ai cori dal senegalese Youssou N'Dour.
La storia può essere interpretata da più angolazioni, ma vorremmo soffermarci su due semplici constatazioni. La prima e più scontata conclusione è che negli Usa esiste ancora la percezione del diverso valore tra razze. Il bianco viene offeso solo dal bianco, il nero non è preso sul serio.
L'altra riguarda la musica. Si possono lanciare messaggi durissimi al mondo, facendolo barcollare, sussurrando una canzone priva di volgarità. Quello che spesso non si riesce a ottenere alzando la voce.

Di Paolo Gallori

Da KataWeb Musica, 29-03-2001

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