Le Interviste del Boss

41 Colpi Sulla Pelle dell'America
di Marinella Venegoni
da La Stampa, 30-03-2001

41 Colpi Sulla Pelle dell'America


Basta chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla suggestione della musica: "Live in New York City", il doppio album dal vivo di Bruce Springsteen che esce in Italia il 2 aprile, riesce davvero a farti immaginare di essere ad un concerto del Boss anche se sei seduto sul sofà di casa tua.
Nato per essere colonna sonora di un filmato che uscirà ad alta definizione, registrato durante i concerti del 29 giugno e 1 luglio 2000 al Madison Square Garden del Boss con la E-Street Band, il disco è del resto cronaca fedele di una delle cose che a Springsteen riescono meglio, appunto le esecuzioni dal vivo. Il filmato sarà messo per ora in onda in esclusiva qui negli Usa da Hbo il 7 aprile e in Germania il 14, con 14 delle 20 canzoni in scaletta.
Dunque, dall'idea del filmato in poi è successo l'inevitabile: la colonna sonora ha preso vita propria, e si è trasformata in questa meraviglia. E' soprattutto la prima parte del secondo cd a catturare con la sua atmosfera folgorante; si avvia allegramente, con la presentazione della mitica E band dentro "Tenth Avenue Freeze Out" che strizza poi nelle sue viscere pezzi di "Take Me To The River", "It's All Right", "Rumble Doll", e subito arrivano i due inediti: il primo, quella "Land of Hope and Dreams" che avevamo ascoltato per la prima volta al debutto del tour qui celebrato, a Barcellona nell'aprile '99.
Tour di riunione con la E-Street dopo più di 10 anni di separazione, durante i quali era nata una perla, "The Ghost of Tom Joad". Quando attacca "Land of Hope and Dreams", Springsteen ha fatto il pieno di energia dal pubblico, e si muove con quel trasporto felice che gli conosciamo nei momenti migliori: è un'autentica e incalzante elegia, una celebrazione amara di quella speranza spesso senza senso che impregna le sue canzoni migliori; "Prendi il biglietto e la valigia/ Il tuono echeggia sotto le canzoni/ Non sai dove stai andando/ Il cielo sta diventando nero/ Ma sai che non tornerai indietro...".
Ben più drammatica arriva poi "American Skin (41 Shots)" (di cui pubblichiamo qui accanto il testo in italiano), nata dopo che il 4 febbraio 1999 un giovane nero ventiduenne, Amadou Djallo, fu ucciso nel Bronx con 41 colpi da quattro poliziotti che lo avevano fermato in auto chiedendogli i documenti: il ragazzo aveva messo le mani in tasca per cercarli, ed era subito caduto sotto una gragnuola di proiettili. Al processo, nello scandalo poco meno che generale, i poliziotti erano stati assolti e ora Springsteen nel brano ripete all'infinito "41 shots, 41 shots...".
La musica è drammatica, filmica; piange il sax di Clarence Clemmons, le voci dei musicisti si trasformano in una dolente litania; il Boss canta: "Prometti: se ti ferma un poliziotto sii sempre educato/ Non scappare mai e prometti alla mamma che terrai le mani a posto..". Non è una grande pubblicità per le maniere forti della polizia yankee, e ci sono state infatti proteste dure degli uomini in divisa, anche fuori del Madison Square Garden durante i dieci concerti di New York di Bruce. "Born in the Usa", che subito dopo inizia con la chitarra che imita un sitar indiano, sposta poi il baricentro verso riletture sempre diverse di un repertorio ormai classico.
Pare che un altro caposaldo della storia springsteeniana, "Born To Run", sia stato democraticamente aggiunto nel primo cd dopo una protesta dei fans, sconvolti dall'idea che l'inno generazionale fosse stato lasciato fuori: è infatti l'undicesima traccia, anche fantasma. Il repertorio ripercorso nell'album va dal primissimo "Lost in the Flood" del '72, da "Greetings From Asbury Park", a "Youngstown" dall'ultimo "Tom Joad". Springsteen intanto avrebbe già registrato nuovo materiale con la sua E-Street: ma questa è un'altra puntata, di cui sapremo prima o poi di più.

Di Marinella Venegoni

Da La Stampa, 30 marzo 2001

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