Le Interviste del Boss

Il Ritorno di Springsteen
L'Eroe del Rock Non Tradisce
di Gino Castaldo
da la Repubblica, 30-03-2001

Il Ritorno di Springsteen
L'Eroe del Rock Non Tradisce


Dal vivo la sua canzone contro la polizia razzista.

di Gino Castaldo

ROMA - Più che un disco, una conferma. Una risposta lanciata col cuore e con la pancia a tutti quelli che potevano aver messo in dubbio la tenuta del "Boss" a capo delle armate del rock. Il doppio cd Live in New York City è una maratona lussureggiante, una fucilata che dura oltre due ore eventi minuti, perfettamen-te in scala coi tempi necessari a Bruce Springsteen per sfogare la sua proverbiale energia. Ai tem-pi d'oro i suoi concerti oltrepas-savano le quattro ore, uno sfor-zo fisico fuori dalla norma, con-siderando che tipo di musica propone, al punto che alla fine della performance c'era una squadra pronta ad avvolgerlo in un sacco riempito di ghiaccio per "raffreddarlo" velocemente e prevenire eventuali collassi. Del resto non si diventa eroi per caso. E la cosa più stupefacente di quei concerti era che la gente non si stancava affatto. Dopo quattro ore di musica urlava an-cora richieste di bis. Tutto all'e-stremo. La forza, il godimento, il sudore, il senso di fuga verso la poesia negata della vita. Ma an-che ora, superati i cinquant'an-ni, ritrovatosi con i vecchi leggendari compagni della E- Street Band, e perfino col vec-chio amico pirata, Little Steven, ci dà dentro con un matto.
Il disco documenta la fine del tour che li ha portati a girare tut-to il mondo. Sono le date di New York al Madison Square Garden, concerti speciali non solo per-ché erano gli ultimi, e quindi i migliori, col gruppo al top dell'affiatamento, l'intesa dei vecchi tempi ritrovata e, rilanciata nel 2000, ma soprattutto perché avvenuti in un clima di forte ten-sione esterna. Nel corso del tour Springsteen aveva scritto un pezzo, "American Skin (41 shots)" che inversione "live" aveva velo-cemente fatto il giro del mondo tramite Napster, dedicato al barbaro assassinio del nero Amadou Diallo a opera della po-lizia di New York. Un brutto fatto di razzismo, 41 proiettili spa-rati contro un poveraccio iner-me, disarmato, incolpevole, reo solo di aver tentato di estrarre un documento dalla tasca, gesto, si giustificò la polizia, scambiato per l'estrazione di un'arma. Il brano si può ascoltare oggi e do-mani su Radio Capital, che lo manderà in onda ogni giorno.
La polizia di New York definì Springsteen più o meno come "un sacco di merda" e invitò il pubblico a boicottare i concerti.
L'effetto fu nullo. Ma tutti aspet-tavano il Boss al varco. E il Boss non ha ceduto. Ha puntualmen-te eseguito "American skin", che ora compare come uno dei due inediti del disco (l'altro è "Land of hope and dremas" e ci ricorda il senso di una terra che un tempo era la "terra promessa").
Il resto del disco è il trionfo della potenza di Springsteen, un misto di classici, quasi degli obblighi inderogabili, come The Ri-ver, Badlands, Born in the U.S.A., altri brani che celebrano la festa, la gioia del collettivo rock come "Tenth avenue freeze-out", (solo questo brano dura 15 minuti e passa), riletture in gruppo di brani solitari tratti da "Nebraska" e "The ghost of Tom Joad", antiche e nuove liriche dedicate al mondo degli emargina-ti, dei sognatori, dei perdenti, un disco il cui senso finale è quello di confermare una posizione di trincea. Il mondo si sarà pure addormentato, ma il Boss è sempre lì, al posto suo, una delle poche certezze di lealtà, musicale e non solo, una roccia innalzata fieramente tra le sabbie mobili della finzione e del tradimento.

(30 marzo 2001)

Tutti i diritti sono dei rispettivi proprietari. Il materiale contenuto in questo sito non può essere utilizzato a fini di lucro. I trasgressori saranno puniti a norma di legge.