Le Interviste del Boss

MTV Interview 23-03-1993
di MTV Europe
da Follow That Dream N. 20

Poco prima del "Red Bank Rehearsal", il concerto che ha fatto da prova generale per il tour europeo del '93, Bruce ha rilasciato una intervista per la rete televisiva MTV di cui sono stati trasmessi solo alcuni estratti: quella che state per leggere è la versione integrale (mancano solo la prima domanda e poche parole della risposta di Bruce). Si parla dell'operazione "Plugged", di televisione, della passione per il pubblico europeo e altro ancora. Siamo a Red Bank, nel New Jersey, nel backstage del Count Basie Theatre, ed è il 23 marzo 1993.


"(Bruce) ...Tutti i teatri nei quali suonavamo, erano vecchi teatri nei centri di queste cittadine. Esibirsi in quei posti ci metteva in stretto contatto con la popolazione locale in un modo molto differente rispetto a quando ti ritrovi a suonare nelle grandi arene che sono spesso fuori città: solo un grande edificio... Non hai la stessa sensazione. Perdi un po' dello spirito del luogo quando suoni nelle arene; anche gli stadi sono costruiti 5 o 10 miglia fuori città... E' strano, non ho suonato qui per molto tempo, ma quando ci torni, il momento stesso in cui arrivi, senti immediatamente il legame".
D - Ritornano tutte le sensazioni di un tempo?
"Si, è bello, mi manca molto. Penso che prima o poi farò un tour nei teatri.
Si percepisce anche la storia, il tempo passato, è differente da uno di quei posti moderni.
Ci si sente legati a differenti livelli. Sai come succede, cominci nei club e i club si trovano spesso nei centri urbani ed anche i teatri; ma quando dai teatri ti sposti nelle arene e dalle arene agli stadi, si perde qualcosa. Se di qualcosa sento la mancanza, è l'esperienza nei campus, nei teatri, nei club. Ti senti inserito nel locale, ne percepisci la personalità, qualunque essa sia e quando ti sposti in luoghi più grandi, tutto questo si perde. Ottieni qualcosa in cambio, ma è molto differente...
E' bello, questo è un bel vecchio teatro. Suonai qui quando avevo ventotto anni, e poi ancora sporadicamente, con Southside Johnny un paio di volte. Spesso, quando sono a casa, vado a suonare nei club perché c'è una bellissima atmosfera. I club sono importanti; suonare il venerdì o il sabato sera in un club significa molto, ed è bello rimanere in contatto con tutto questo, ma non è mai uguale. Io lo faccio solo qui in zona, non lo faccio se sono in California o altrove. Mi manca, mi manca molto. E' proprio un bel vecchio teatro. Comunque, sto già parlando troppo".
D - Continuiamo a parlare di piccoli locali e dell'album che sta uscendo in Europa: Plugged. La domanda che tutti si fanno è: perché hai suonato elettricamente quel piccolo spettacolo?"
"Oddio, fammi pensare... come ci siamo arrivati? Suonai acusticamente al benefit per il Christic Institute. Mi piacque molto, ma lì suonai interamente da solo. Mentre ci stavamo preparando per Unplugged, provai un po' con la band e non... la verità è che non ho avuto il tempo di fermarmi un momento per pensare bene a come presentare tutto il nuovo materiale in una situazione così particolare. Jon (Landau, n.d.r.) aveva pensato fin dall'inizio di proporre uno spettacolo full band. Non appena cominciammo a pensare seriamente a questo progetto lui disse: 'facciamolo con tutta la band, nessuno l'ha mai fatto, e questo è esattamente ciò che stiamo facendo adesso, siamo in tour con una band'. Inoltre io non sono stato ripreso molto con un gruppo, suono da tanto tempo ma non c'è molto materiale fumato. Jon pensò che farlo con la band sarebbe stato più eccitante di quanto non lo sarebbe stato se io avessi arrangiato qualcosa per conto mio o altro ancora. Durante l'ultimo tour abbiamo viaggiato per sei mesi senza fermarci mai. In passato ci siamo sempre presi un mese di riposo per poi ripartire in tour, ma questa volta abbiamo avuto solo due settimane di break prima di Unplugged ed io ho cominciato a girarci intorno mentre Jon mi diceva: 'facciamolo con la band!', così alla fine mi sono detto: 'va bene, so cosa sto facendo con questa band e questa musica, non so esattamente cosa farei se andassi da solo in questo momento; così accettai l'idea di Jon, e questo è più o meno ciò che è successo. Credo lui abbia parlato con i ragazzi di MTV che pare abbiano gradito l'idea, almeno questo è quello che mi è stato detto".
D - Subito dopo ho parlato con Alex Coletti, il produttore. Pensava tosse stato un grande show e che fosse venuto molto bene in TV. Funziona, non trovi?
"A me è piaciuto molto. Come ti ho detto non abbiamo molto materiale video, chi ha prodotto e realizzato lo spettacolo ha fatto un magnifico lavoro. Guardandolo a casa mantiene il calore, l'intensità, il soul. C'è feeling, e questo era ciò che mi preoccupava di più andando in televisione. Non ho mai fatto nulla in TV fino al Saturday Night Live, molto di recente. In quindici, venti anni non l'avevo mai fatto".
D - Niente TV?
"Non mi fido, ogni volta che vedevo qualche artista in TV, con pochissime eccezioni, mi sembrava fondamentalmente freddo. La mia band era principalmente calore, intensità, non ci mettevamo in posa, semplicemente andavamo sul palco e facevamo i nostri show. Amo molto anche l'idea che la gente venga a vederti. Ai miei tempi per vedere una band dovevi uscire ed andare in un teatro, in un club. Esitavo quindi, ma ora sono molto contento del risultato e la cosa mi eccita molto".
D - Com'è nata la decisione di farne un album solo in Europa?
"Ancora Jon. Mi disse che la Sony europea era interessata a farne un disco ed io accettai. Penso che la band abbia suonato davvero bene, inoltre era una buona occasione per fare una summa del materiale dei due nuovi dischi ed una possibilità per il pubblico di ascoltare le canzoni in una versione differente. Per me questo è molto importante".
D - In un certo senso Nebraska è stato il tuo album Unplugged, non è così?
"E' vero, ma è accaduto per caso. Avevo pensato di registrano con la band ma andò a finire che quelle versioni rimasero le migliori. Credo proprio che un giorno o l'altro farò un tour acustico, da solo forse. Mi piacque davvero molto esibirmi così al Christic Institute, vorrei girare nei teatri e fare un tour da solo. A quel punto potrei pubblicare un disco che mi spingesse in quella direzione, sarebbe perfetto".
D - Stai tornando in Europa per darci un nuovo assaggio del tuo show. Come mai hai deciso di ritornare? Soltanto perché ti sei trovato bene l'ultima volta?
"Alcuni di quelli sono stati i nostri migliori spettacoli. Ci siamo divertiti moltissimo le prime sei settimane che abbiamo trascorso là. Il pubblico rispondeva molto bene e mi sembrava molto aperto nell'accogliere le nuove canzoni e la nuova band. E' stato molto eccitante. Abbiamo suonato solo sei settimane, suonando un po' qua, un po' là; credo di aver fatto solo quindici o sedici show. Non è poi così tanto. Il pubblico europeo mi ha sempre sostenuto molto; sono fan molto, molto fedeli. In Inghilterra, Svezia, Italia, Spagna, sono molto appassionati, incredibili. Non ho avuto la possibilità di suonare molto laggiù, dopo sei settimane eravamo qui, e loro accolgono la mia nuova musica molto meglio che negli States. Abbiamo sempre pensato di tornarci, dopo la sosta di dicembre abbiamo stilato il programma ed eccoci qui, non vedo l'ora".
D - Ti sorprende come i tuoi fan europei conoscano i testi delle tue canzoni? Sono immerse nell'immaginario americano, nei luoghi in cui sei cresciuto, ma parlando con i tuoi fan a Stoccolma ed in genere in tutta Europa, sembrano capire esattamente da dove vieni.
"Si, per quello che so qualcuno di loro conosce un po' di inglese e traduce per i propri amici. Questo è ciò che mi dicono. Credo che percepiscano una generica sensazione a proposito di ciò che scrivo e ciò che cerco di esprimere. Non so se a loro risulta esotico o meno, forse. Ad ogni modo è un pubblico molto emozionante, ti dà tutto, incredibilmente emozionante. E' stato magnifico cominciare da lì, siamo stati accolti con un'apertura mentale che abbiamo molto apprezzato, e da differenti generazioni; tra la folla c'era gente della mia età e ragazzi tra i quindici e i sedici anni. Gente davvero differente veniva a vederci. Fantastico. Ha significato molto per me a questo punto della mia carriera".
D - Hai programmato qualche cambiamento nella struttura dello show?
"Nessun grande cambiamento, almeno credo. Il tipo di spettacolo con il quale ho terminato la tournée americana mi sembra molto buono. Non so che rapporto ci sia tra la quantità di materiale nuovo e vecchio, variava da sera a sera. Normalmente è intorno al cinquanta per cento, qualcosa di più, qualcosa di meno. Ora stiamo provando, quindi potremmo introdurre qualche novità, ma fondamentalmente sarà il tipo di spettacolo con cui avevo finito il tour. D'altra parte è molto differente da quello che presentammo in Europa. All'inizio il secondo set - se ricordo bene - era assai differente. Ad ogni modo non abbiamo avuto molte possibilità di presentare il concerto ai miei fan europei, sono davvero ansioso di farlo".
D - Sarà differente ora che non hai i tuoi nuovi album da promuovere. Anche se c'è il disco Plugged, la gente tendea giudicare dai tuoi ultimi lavori il tuo momento artistico e il tuo stato d'animo attuale, ogni tuo album è come un'istantanea. Come ti senti adesso?
"Mi sento bene. Penso che tornare in pubblico, a fare concerti, sia stato un bene. Non mi sono fatto sentire per un bel Po', un periodo di tre o quattro anni durante il quale ho fatto ben poco: ho lavorato ai dischi, messo su famiglia, altre cose che in passato non ho mai potuto fare e che hanno davvero ampliato.... hanno dato maggiore significato a molto di ciò che stavo facendo. Ora sto sviluppando dei rapporti, trovando delle radici. In fondo il mio desiderio è cercare di realizzare nella mia vita privata le cose di cui ho spesso cantato nelle mie canzoni. Il momento è delicato, sto cercando di fare in modo che la mia vita e le mie canzoni vivano in una connessione più stretta, in un modo che per me abbia un certo significato e mi permetta di... hey, sono felice che i miei figli possano trarne vantaggio. A questo punto della mia vita sono più interessato a raggiungere queste cose e a metterle in pratica. Sono concetti astratti, forse, ma è questo quello a cui penso e per me significa anche integrare il mio lavoro. Non voglio passare altri due o tre anni senza suonare, non ha senso. Suono da quando ero molto giovane, ed ora voglio suonare in modo più consistente, per periodi più brevi ma più spesso, rimanendo in contatto con il mio pubblico in modo più continuativo. Se riesco a fare questo... è come completare un cerchio che ho in testa o nell'anima o dovunque tu creda che uno senta queste cose. Sono eccitato all'idea di tornare a suonare. Ed il divertimento che abbiamo provato l'ultima volta in Europa, quell'apertura di cui ti parlavo, è un rapporto molto diretto. Non vedo l'ora di tornare".
D - L'impressione che ho avuto parlando con te e leggendo altrove, è che negli ultimi tempi, con la tua nuova band, è come se tu fossi sceso a palli tra la tua vita privata opposta alla tua persona pubblica, la rock 'n' roll star, e che in Europa, lo capiamo meglio di quanto non facciano i tuoi connazionali.
"Forse è così. Torno sempre sulla parola 'apertura', questo è ciò che intendo. Percepisco una sorta di maggiore ricettività al movimento ed al cambiamento e questo è importante. Quando eravamo là, non c'era niente di sotterraneo, o nell'aria.
È stato ottimo cominciare da lì, e questa è la principale ragione che mi spinge a ritornarci. Appena finito il tour, ho iniziato a lavorare su del nuovo materiale e mi sono detto: 'hey, sarebbe bello scrivere nuova musica e pubblicarla relativamente in fretta, non so se posso fare contemporaneamente il tour e questo...; ma poi ho pensato: 'quella gente è stata così buona con me, torniamo a suonare da loro'. Ecco cosa ci ha fatto pensare di dover tornare al lavoro, ritrovare quel contatto".
D - Quanto ti piace tutto questo? Non parlo dell'intervista, ma delle prove. Ti diverte provare nuove idee con la band?
"Certo, è divertente. Questa band non è fatta soltanto di ottimi musicisti, sono semplicemente belle persone. Non c'è tensione, si sta bene. L'inizio del tour è stato duro, ma lo è sempre. Se non suoni in pubblico da tempo, sei sempre spaventato; ti tornano tutte le tue paure. All'improvviso ti dici: 'non lo so fare'. Dopo aver suonato un certo numero di spettacoli è stupefacente: puoi non essere stato di fronte ad un pubblico per un anno, ma in quindici, venti minuti... è come andare in bicicletta.
Quello che faremo questa sera a Red Bank è qualcosa di meno di una prova, suoneremo per un po' di gente del luogo, c'è solo di che divertirsi. Dopo aver suonato un'ottantina di spettacoli non abbiamo bisogno di molto per scaldarci, abbiamo tutto dentro.
Adoro essere un musicista, mi piace l'odore di tutto: le chitarre, gli amplificatori. E' una situazione nella quale, ora, mi sento più libero. Se hai questo enorme riflettore puntato su di te finisci col sentirti oppresso. Può diventare... non so se intimidatorio può essere il termine più appropriato, ti senti legato insomma. Quando questo faro si fa meno luminoso, hai più spazio in cui muoverti, più spazio nel quale essere te stesso, e per me oggi è molto importante. Era qualcosa che volevo gestire, e volevo poter contare su una certa libertà, che è il motivo principale per il quale mi sono avvicinato alla musica. lì raggiungimento dei tuoi... non so... ideali, credo. Ciò che avviene a seconda dei differenti livelli di successo, è sempre differente. C'è sempre qualcosa che si vince e qualcosa che, si perde. Non è mai esattamente come può sembrare, ma a me è piaciuto tutto. Per quello che riguarda il presente tutto sembra andare bene".
D - Tutto bene?
"Si, tutto bene".
D - Be', potremmo andare avanti per anni, è tutto molto interessante. Penso che abbiamo detto tutto quello che può interessare la gente: da che periodo esci, il tuo prossimo ritorno in Europa. Penso sia stato detto tutto, non credi?
"Si. Come ti dicevo, sono i fans. La loro risposta. Sono stati grandi con me quando siamo tornati per la prima volta dopo tanto tempo e tanti cambiamenti. Questo mi ha dato una certa libertà, un certo spazio in cui muovermi, tentare qualcosa di differente. Nel mio lavoro è facile trovarsi prigioniero dell'immagine che la gente ha dite. Tutti quanti, dopo che sei stato sulle scene per quindici anni, hanno un 'te stesso' molto specifico a cui vogliono che tu corrisponda. L'unico modo per rimanere vivo e vitale è essere come sei in ogni momento.
E' come un patto tra pubblico e musicista: il pubblico deve lasciarti lo spazio per questo, deve permettertelo e non è sempre facile. Vedere la carriera di un musicista che si evolve è la cosa migliore che un artista ed il suo pubblico possano fare l'uno per l'altro. Ma la gente investe molto di sé stessa nella tua carriera: 'non avresti dovuto fado' ti dicono. Comincia fin dall'inizio ma aumenta molto d'intensità mentre tu vai avanti. Per questo cerco i posti dove ci sentiamo più liberi, dove posso provare quelle sensazioni... come quando siamo andati oltreoceano l'ultima volta. lì pubblico ha risposto ai nuovi dischi in un modo che mi ha davvero soddisfatto, si sentiva che erano sinceri. E' una sorta di manifesto di ciò che so, di quello che ho imparato, di come sono cresciuto, è quello che vedo da qui. Hey, questo è quello che dobbiamo fare, questo è quello che dobbiamo dare".
D - Spero di vederti presto in tour in Europa.
"Te l'ho dello, non vedo l'ora".
D - Questa è l'unica cosa che non va nelle intervi-ste, perché quello che devi dire lo dici con la tua musica.
"Si, ma devi riuscire ad estrapolarlo da solo".
D - Alla gente piace leggerle, vedere la persona che c'è dietro le canzoni.
"La questione è tutta li. Fondamentalmente penso che i musicisti suonino perché non possono parlare, non riescono a spiegarsi o hanno qualche difficoltà di comunicazione, ma al contempo, gli piace parlare di loro stessi".
D - Fa tutto parte del desiderio di esprimersi.
"E strano, è questa l'altra faccia della medaglia, gli artisti amano parlare di loro stessi".


MTV Europe, 1993. Traduzione di Luca Raimondo
Da Follow That Dream N 20, Gennaio '94.

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