L'arte moderna: costruzioni in ferro e pittura all'aperto


Nell'Ottacento profonde trasformazioni sociali ed economiche, insieme ad importanti scoperte scientifiche portarono radicali cambiamenti nella vita dell'uomo.
Lo sviluppo della grande industria attirò nelle città gli abitanti delle campagne determinando un rapido aumento della popolazione. Gli scambi per terra e per mare e le comunicazioni furono facilitati dall'evoluzione della macchina a vapore, mentre la fotografia tolse alle arti figurative il compito di riprodurre la realtà.
L'architettura dovette creare edifici per la vita collettiva, dalle stazioni alle banche, dai grandi magazzini agli uffici, alle abitazioni concentrate in blocchi sovrapposti.
Per le nuove necessità vennero ripresi gli stili architettonici del passato ma accompagnati dall'uso di materiali mai prima usati in architettura e prodotti in gran quantità dall'industria: ferro, vetro e in seguito cemento.
Questi materiali favorirono una vera rivoluzione nell'arte del costriure e furono usati soprattutto per delimitare gli spazi coperti dei giganteschi padiglioni delle prime Esposizioni Universali.
Verso la fine del secolo lo stile Liberty sfruttò la duttilità del ferro, del vetro, del cemento armato per modellare con leggeri motivi floreali, con sinuose linee, con arabeschi e motivi dell'arte orientale facciate di edifici, lampade, cancellate, vetrate ed oggetti d'arredamento.
La pittura dell'Ottocento inizia con la rivalità tra romantici e neoclassici: i primi criticano la fredda perfezione del bello ideale e preferiscono ai ricordi greco-romani le rievocazioni del Medioevo. Alla compostezza, al senso della misura e dell'equilibrio, cari all'arte neoclassica, i romantici oppongono la rappresentazione appassionata dei sentimenti con modi più spontanei di dipingere.
Questi artisti danno grande rilievo al paesaggio in cui proiettano i loro stati d'animo, mettendo in luce momenti e aspetti della natura, quali la sera, il tramonto, il mare tempestoso, tutti richiami agli aspetti della vita e dell'esistenza, dalla solitudine all'inquietudine al grande senso del mistero.
Verso la metà dell'Ottocento gli artisti che aderirono al Realismo accusano i romantici di essere troppo preoccupati di manifestare i propri sentimenti e troppo poco attenti alla realtà che li circonda, per nulla misteriosa, fatta di uomini e donne che vivono e lavorano, spesso con dura fatica. La natura interessa ai pittori realisti, come ambiente legato alla presenza e al lavoro dell'uomo, che essi rappresentano con grande partecipazione.
Il movimento che veramente sconvolse la pittura dell'Ottocento fu l'Impressionismo, che nella seconda metà del secolo trasformò la pittura, introducendo una nuova concezione del colore.
Nei quadri degli impressionisti, dipinti all'aria aperta, le figure e il paesaggio sono immersi in una chiara atmosfera e l'artista cerca di riprodurre le sensazioni che l'occhio percepisce quando osserva la realtà.
L'elemento più importante del quadro non è la linea, il volume o la prospettiva, ma la vibrazione luminosa del colore.
La patria dell'Impressionismo fu Parigi, che nei Salons e in altre mostre accolse la nuova pittura di Manet, Monet, Renoir, Degas, Cezanne e degli altri pittori.
Il secolo si chiuse con la sconvolgente esperienza pittorica di Van Gogh , che espresse sulla tela la sua angoscia in maniera così intensa da rendere l'osservatore partecipe del suo dramma.
Gli artisti in questo secolo occuparono nella società un posto nuovo: usciti dal fasto delle corti e non più sotto la protezione dei potenti, essi spesso lottarono in povertà per coltivare la propria arte ed affermare la propria personalità contro le imposizioni della tradizione accademica.
Le mostre, i critici e i mercanti d'arte divengono mediatori tra il pubblico e le nuove tendenze.


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