NOTIZIE DALLA CITTA' ED ALTRO
 

CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

ORDINE DEL GIORNO DEL CONSIGLIO COMUNALE


Il Consiglio Comunale avrà luogo in sessione straordinaria giovedì 11 marzo 2004 alle ore 21.00 con prosecuzione venerdì 12 marzo 2004 alle ore 21.00 in prima convocazione ed eventualmente in seconda convocazione giovedì 18 marzo 2004 alle ore 21.00, presso la Sala Consiliare di Piazza Municipio n.4, per la trattazione degli argomenti come da ordine del giorno allegato.



ADEMPIMENTI DI LEGGE

1. APPROVAZIONE VERBALI SEDUTE PRECEDENTI

PROPOSTE DELLA GIUNTA

2. ADOZIONE VARIANTE P.R.G. AI SENSI L.R. 23/97 ART. 2 PER REALIZZAZIONE PROLUNGAMENTO VIA TRIESTE PER FORMAZIONE ATTRAVERSAMENTO F.N.M. ;

3. ADOZIONE VARIANTE P.R.G. AI SENSI L.R. 23/97 ART. 2 PER COSTRUZIONE NUOVA STRADA QUARTIERE POLO VIA FORLI’;

4. RINNOVO CONVEZIONI PER ATTIVITA’ CONCERNENTI I DISABILI;

5. ESAME ED APPROVAZIONE NUOVO STATUTO COMUNALE,

6. AUDIZIONE PRESIDENTE MEDA SERVIZI PUBBLICI S.P.A.

INTERROGAZIONI DEI CONSIGLIERI COMUNALI

7. IN MERITO A SENTENZA/E TAR LOMBARDIA COMUNE DI MEDA/AMSP PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4735;

8. IN MERITO ALLA NOMINA DELL’EX-ASSESSORE TORCHIANA QUALE PRESIDENTE DELLA AEB TRADING, PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4736;

9. IN MERITO A BUCHI DI BILANCIO COMUNALE ANNO 2001 PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4737;

10. IN MERITO ALL’ACQUISTO PROPRIETA’ BASERGA PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4738;

11. IN MERITO A CESSIONE RAMO DI AZIENDA ALLA AEB, PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4740;

12. IN MERITO AL SOTTOPASSO PEDONALE ALLE FERROVIE NORD PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4742;

13. IN MERITO AI LAVORI DI RIFACIMENTO DELL’AULA CONSILIARE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4743;

14. IN MERITO AL PROGETTO DI SISTEMAZIONE DELLA PIAZZA DELLA CHIESA S. MARIA NASCENTE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GIORGIO TAVEGGIA (LEGA NORD) IN DATA 18.02.2004 PROT. N. 4745;

15. IN MERITO ALLO SPORTELLO LAVORO PRESENTATA DAI CONSIGLIERI RINA DELPERO E MAURIZIO LANZANI (MEDA PER MEDA) IN DATA 04.03.2004 PROT. N. 6302;

16. IN MERITO A CELEBRAZIONE ANNIVERSARIO G. TERRAGNI PRESENTATA DAI CONSIGLIERI RINA DELPERO E MAURIZIO LANZANI (MEDA PER MEDA) IN DATA 04.03.2004 PROT. N. 6304;

MOZIONI DEI CONSIGLIERI COMUNALI

17. PER L’INTITOLAZIONE DI UNA VIA, PIAZZA, O ALTRO LUOGO PUBBLICO AI “MARTIRI DELLE FOIBE”, PROPOSTA DAI CONSIGLIERI ELIA STILO E UGO BUSNELLI (A.N.) IN DATA 03.03.04 PROT. N. 6134.

 


Una legge presa in giro

La brutta storia del “Giocainsieme”

Questa vicenda del “Giocainsieme” è una brutta storia di reticenze, ambiguità, mezze verità (e l’altra metà?): mancata trasparenza che si configura come una “presa in giro”.

E’ ciò che è emerso durante la Commissione Consiliare Servizi alla Persona del 4 marzo, aperta agli interventi del pubblico, fra cui i genitori dei bambini, presenti numerosi ad esprimere il loro malcontento e soprattutto a denunciare la “voluta disinformazione” (come ha dichiarato Laura Giorgetti) operata nei loro confronti dagli uffici comunali.

C’è infatti una Legge Regionale (la 23/99) che dice: “La Regione … attua, anche attraverso l’azione degli Enti locali (cioè dei Comuni, n.d.r.) pratiche … finalizzate a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia”. (art. 1,2) “ promuove … forme di auto-organizzazione e di aiuto solidaristico tra le famiglie per la cura dei bambini, degli adolescenti, degli anziani, dei disabili” (art. 2,1,j) e persegue l’obiettivo di “sostenere le reti sociali che – in una prospettiva di solidarietà e di mutuo aiuto – tendono a sviluppare le capacità delle famiglie ad assumere efficacemente la pienezza delle proprie funzioni educative e sociali”. (art. 2,1,l)

“La Regione promuove e sostiene, preferibilmente con l’intervento dei comuni, … le iniziative di associazioni e di organizzazioni di privato sociale” per “realizzare forme di auto-organizzazione e mutualità familiare… per la cura di bambini da 0 a 3 anni, svolta senza fini di lucro, promossa e autogestita da famiglie utenti”. (art. 4,2,a) “ valorizza e sostiene … l’associazionismo sociale, atto a favorire il mutuo aiuto nel lavoro domestico e di cura familiare” (art. 5,1,a). Per “associazioni di mutuo aiuto” si intendono quelle “che favoriscono l’erogazione e lo scambio, tra i soci, di prestazioni di servizi e di sussidi a sostegno della famiglia”. (art. 5,4). A queste ultime la Regione “concede contributi ad integrazione delle quote annualmente versate dai singoli associati”. (Contributi che quindi devono essere distribuiti fra tutti i soci).

Ci si aspetterebbe che – quando l’Assessorato ai Servizi Sociali decide di non gestire direttamente il servizio Giocainsieme – lo stesso Assessorato fornisca ai genitori le opportune informazioni e l’assistenza perché questi possano costituirsi in “associazione di solidarietà familiare” e continuare così a gestire in proprio il servizio, usufruendo dei contributi regionali, da ottenere “anche attra-verso l’azione del Comune”, come appunto dice la Legge. Non è così.

L’Assessore Annalisa Colombo afferma che “l’ipotesi di una gestione del servizio “Giocaisieme” tramite l’Associazione di Famiglie non ha avuto alcun riscontro” (verbale 06.02.2004).

Non è vero: il Giocainsieme è stato affidato in gestione proprio ad una “Associazione di Solidarietà Familiare”, solo che era sevesina e conosciuta dall’Assessore, anziché medese e formata dai geni-tori del Giocainsieme. L’Associazione si chiama “Fiorella Del Pero”: è stata fondata il 16.07.2001 e ha cominciato ad operare nel novembre 2001 a Seveso. (Un “nido famiglia” – che ha ottenuto il finanziamento regionale previsto dalla Legge 23/99 – e nel settembre 2003 ne aprirà uno anche a Seregno. Questi due servizi però non sono convenzionati con i rispettivi comuni).

I genitori che lo vogliono, potranno dunque fare parte di questa Associazione (divenendone soci) e “auto-organizzarsi nell’aiuto solidaristico mediante erogazione e scambio, tra i soci, di prestazioni di servizi e di sussidi”, ottenendo così contributi dalla Regione Lombardia “a integrazione delle quote annualmente versate”, come dice la Legge? Non sembra proprio. Ai genitori nessuno dice niente di tutto questo. Gli viene semplicemente richiesto di pagare una “tassa di iscrizione” (verbale del 06.02.2004). L’Associazione Fiorella Del Pero chiederà e otterrà un contributo dalla Regione Lombardia, ma si guarderà bene dal distribuirlo fra i genitori-soci perché l’art. 3 del suo statuto lo vieta: “I proventi delle attività dell’Associazione non possono in nessun caso essere divisi fra gli associati nemmeno in forma indiretta”.

C’è un altro punto dello statuto che interessa molto ai genitori: la cura dei figli attraverso il loro affidamento “a figure dotate di specifica competenza professionale” (art. 3 dello statuto).

Chiedono quindi di conoscere la qualifica professionale delle educatrici, ma il Presidente della Associazione gli risponde che “sono regolarmente provviste dei titoli richiesti dalla normativa vigente e che tutta la documentazione relativa a quanto sopra è già stata a suo tempo depositata presso l’Amministrazione Comunale che l’ha ovviamente verificata riscontrandola pienamente rispondente”. Girano allora la loro richiesta al Comune, ricevendone però questa risposta: “Per quanto riguarda la fornitura dei curriculum delle insegnanti … non risultano agli atti dell’amministrazione, in quanto assunte direttamente dalla Associazione Fiorella Del Pero”. (lettera 19.02.04 a Rina Del Pero)

Ciò, benché durante la Commissione del 6 febbraio l’Assessore Colombo avesse invitato il Consigliere Maurizio Lanzani a rivolgersi al dirigente per avere “la documentazione possibile”.

Si deve dedurre che non è possibile avere la documentazione della qualifica professionale delle educatrici che – a detta dei genitori – sono semplicemente ex-baby sitters?

D’altronde, i requisiti dell’Associazione Fiorella Del Pero sono stati vagliati da una apposita commissione tecnica a giugno del 2003, quando si è deciso di affidarle il servizio.

Fra i requisiti era richiesto anche di “aver maturato un’esperienza almeno biennale nella gestione di servizi alla persona”, che – avendo iniziato ad operare nel novembre 2001 – l’Associazione Fiorella Del Pero evidentemente non aveva ancora potuto “maturare” al 15 giugno 2003.

Ma i tecnici l’hanno ritenuta idonea.

I fruitori del servizio sono obbligati a diventare soci dell’Associazione, ma non beneficiano del riparto dei costi sulla base della mutua solidarietà, bensì viene richiesto loro di pagare una “retta”.

Non è un diritto dei soci conoscere l’elenco degli altri loro soci?

Chi sono i componenti del Consiglio Direttivo dell’Associazione?

Qualcuno di loro percepisce qualche compenso? (L’articolo 10 dello statuto stabilisce che “Nessun compenso è dovuto ai membri del Consiglio Direttivo”).

E’ evidente che l’Associazione Fiorella Del Pero ha bisogno di soci per poter ottenere dalla Regione Lombardia un contributo probabilmente commisurato al loro numero. Ma è giusto che i genitori vengano obbligati ad associarsi?

E’ legittima la richiesta di associazione obbligatoria avanzata dall’Associazione agli utenti per poter erogare loro il servizio?

E chi glielo aveva mai spiegato?

Perché non si è stati e non si vuole essere chiari con gli utenti?

Perché non si vuole neppure consentire che queste domande vengano poste?

Non è un diritto dei soci (e non solo) verificare tutti questi aspetti?

Perché si è ricorsi a una bugia (“la Sala Giunta era già occupata”) perfino per evitare che potessero emergere in un eventuale incontro il 20 febbraio, prima cioè che l’argomento venisse affrontato nel Consiglio Comunale del 23 febbraio? C’era il timore che potesse venir fuori qualche particolare spiacevole? L’Assessore ha affermato che “non è cambiato nulla nelle modalità di gestione del servizio” (verbale del 06.02.2004); i genitori invece hanno affermato che “è cambiato tutto” (dichiarazione di Laura Giorgetti).

L’Assessore Annalisa Colombo ha fatto molte affermazioni con un po’ troppa leggerezza, come quella di farsi “garante che il periodo di prova nel contratto di assunzione delle educatrici fosse solo sulla carta (tant’è che una ha invocato proprio questa clausola per dimettersi senza preavviso!).

E pensare che tra gli obiettivi che la Legge 23/99 della Regione Lombardia dichiara di voler conseguire c’è anche quello di: “garantire il rispetto del diritto di libera scelta della famiglia nei confronti dei soggetti giuridici erogatori di prestazioni” (art. 2,1,h).

Non è che per caso a Meda questa Legge è stata un po’ “raggirata”, cioè “presa in giro”?

 

                                                                                                              Corrado Marelli

                                                                                          Consigliere Comunale Lista Meda Domani


 C’ERA UNA VOLTA IL “GIOCAINSIEME”...: CONCITTADINI AIUTATECI!!!

A seguito di incontri e di un successivo scambio di lettere tra noi genitori dei bambini che usufruiscono (al mattino) del servizio “Giocainsieme” e l’assessore Annalisa Colombo (e anche dopo aver letto l’articolo “Ingiustificata l’amarezza e la delusione dei genitori dei bambini del Giocainsieme” apparso sull’Esagono del 12/01/2004), riteniamo opportuno informare i cittadini di Meda degli avvenimenti.
Una breve premessa. Il Giocainsieme nasce nel 1997 come “spazio-famiglia comunale”, cioè come luogo di accoglienza per bambini dai 18 ai 36 mesi, accompagnati dalle loro mamme. A garanzia della professionalità, le aspiranti educatrici hanno frequentato un corso di formazione organizzato dal Comune di Meda e tenuto da due esperte: una psicologa ed una pedagogista.
Nel corso degli anni il servizio Giocainsieme si è evoluto e meglio adattato alle esigenze delle famiglie medesi: le mamme, dovendo lavorare, affidavano i bambini alle sole educatrici, che hanno sempre svolto il loro lavoro con molto impegno e soprattutto grande professionalità. Il Giocainsieme è stato (e vorremmo che continuasse ad essere anche in futuro) una sorta di isola felice, un luogo pensato per i bambini, per le loro crescita e serenità.
Temiamo invece che ormai non sarà più così, perché purtroppo qualcosa sta cambiando.
Nel Luglio 2003 (in previsione dell’anno scolastico 2003/2004) l’Assessore sig.ra Colombo convocò tutti i genitori per informarli che ci sarebbe stato un cambiamento di gestione ed un adeguamento delle tariffe. All’apertura del Giocainsieme (1° Ottobre 2003) nessuno, nonostante sollecite e ripetute richieste, conosceva l’ammontare della retta e neppure a chi sarebbe stata affidata la gestione del servizio. Solo nella riunione del 4 Dicembre 2003, l’Assessore sig.ra Colombo ci informava che da Gennaio 2004 sarebbero avvenuti i seguenti cambiamenti:
- passaggio della gestione all’Associazione Fiorella Del Pero di Seveso. (Ci chiediamo come mai non sia stata presa in considerazione la proposta di alcuni genitori di creare un’associazione, una cooperativa, un asilo nido-famiglia o quant’altro al fine di mantenere “nostro” il Giocainsieme e soprattutto la continuità delle educatrici);
- aumento della tariffa mensile da 66 Euro a 150 Euro (poi contenuta - su proposta dei genitori – a 110 Euro, con ulteriori agevolazioni per chi avesse presentato la Certificazione ISEE).

Per ottenere la Certificazione ISEE bisogna produrre i seguenti documenti:
- autocertificazione o stato di famiglia;
- tesserini codici fiscali dell’intero nucleo familiare;
- carta d’identità del dichiarante;
- attestazione di ente che certifichi eventuale invalidità superiore al 66%;
- eventuale contratto di affitto regolarmente registrato;
- dichiarazione dei redditi relativi all’anno precedente (mod. 730 o Unico, C.U.D., ecc.);
- dati catastali di terreni e/o fabbricati posseduti al 31.12;
- quota residua di mutui al 31.12;
- documentazione comprovante la consistenza al 31.12 del patrimonio mobiliare (c/c bancario e/o postale, titoli di stato, azioni, obbligazioni, fondi di investimento, contratti di assicurazione sulla vita riscattabili): è obbligatorio il codice ABI che identifica il gestore.

L’evidente disagio psicologico nel raccogliere tutti questi dati, nonché il dispendio di tempo (es. reperimento dei dati catastali) e non per ultimo la spesa da sostenere per l’intervento di un professionista (geometra o commercialista), ha portato la maggior parte dei genitori a “scegliere” di pagare la tariffa massima (110 Euro mensili).
Ma il problema più grave al quale, a nostro avviso, non è stata data una risposta accettabile, riguar-da la nostra richiesta di assicurare la continuità del servizio Giocainsieme del mattino con le stesse educatrici. Come mai questa garanzia ci era stata data nella riunione del 4.12.03, per poi scoprire, dopo solo 15 giorni, che non poteva più essere mantenuta? E, in tal caso, non sarebbe stato più corretto avvisarci all’atto dell’iscrizione dei nostri bambini al servizio? Infatti il 19.12.03 - in occasione della Festa di Natale con bambini, genitori ed educatrici - abbiamo appreso che la continuità della presenza delle educatrici non era assicurata (e non lo è tutt’ora), poiché col mese di Gennaio, in seguito al passaggio dal Comune alle dipendenze dell’Associazione Fiorella Del Pero, il loro trattamento economico sarebbe stato rivisto, ovviamente … al ribasso!
L’Assessore Colombo ci risponde che “la normativa in evoluzione non ci ha aiutato” e che “sarà presente agli incontri di programmazione e raccordo per continuare a garantire un corretto passaggio di gestione”. Forse, se alla parola “gestione” aggiungesse “di bambini che hanno meno di tre anni”, si renderebbe conto che le nostre amarezza e delusione sono tutt’altro che ingiustificate!!
A noi genitori ovviamente sta a cuore soprattutto il bene dei nostri bambini. Hanno impiegato tre mesi per abituarsi poco a poco ad avere fiducia nelle loro educatrici che si sostituivano ai loro genitori … ed ecco che di nuovo il loro mondo relazionale potrebbe essere sovvertito.
“Non ingigantite i disagi … le difficoltà ci aiutano a crescere”, ci scrive la sig.ra Colombo. Ciò, naturalmente, è fuori discussione; ma forse, per affrontare certe difficoltà, bisognerebbe essere un po’ più adulti dei nostri figli che ad oggi hanno da 18 mesi a poco meno di tre anni. E poi, come sarà il “Giocainsieme” di domani? Evidentemente meno qualificato, con una minore professionalità delle assistenti (meno pagate), perché le più brave cercheranno altri impieghi più remunerativi e soddisfacenti anche per loro, che se li meritano pienamente.
Ecco perché rivolgiamo un appello a tutti i cittadini e soprattutto ai genitori di oggi e di domani: si accettano proposte, suggerimenti, idee affinché il Giocainsieme possa continuare ad essere un valido aiuto per le famiglie di Meda come lo è stato sino a Dicembre 2003.

I Genitori dei bambini che frequentano il “Giocainsieme” del mattino.

Meda, 17 Gennaio 2004


Se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia ve lo impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

Primo Levi

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico).


Angelo Cimnaghi: storia di un'anima

"La prima parola che ci viene in mente ripensando ad Angelo è l'amicizia" è con queste commosse parole di presentazione che inizia il libro di Felice Asnaghi dedicato alla memoria dell'amico Angelo Cimnaghi. E l'amicizia è il filo ininterrotto che ripercorre tutta la vicenda terrena di questo amabile figlio della Brianza, "terra di fede e di lavoro", nato a Meda nel 1953 e morto a Genova nell'aprile dello scorso anno, in seguito ad un male incurabile.
Tuttavia, la sua memoria continua a rimanere straordinariamente viva, oltre alla morte, in tutti coloro che, come l'autore, lo hanno conosciuto, apprezzato ed amato
.
E' con questa lucida consapevolezza che Felice Asnaghi traccia la storia personale di Angelo, uomo di fede, approfondendone le fasi più significative: le sue salde radici medesi, l'adesione a Gioventù Studentesca ed al movimento di Comunione e Liberazione, il suo ritiro in convento, le sue successive peregrinazione, il matrimonio con Serena Rizzo fino alla malattia ed al suo confidente ingresso nell'eternità.
Attraverso il contributo di testimonianze, documenti e corrispondenze di quanti lo conobbero e dello stesso Angelo, l'autore indaga, con puntuale veridicità e - a tratti - con commossa delicatezza, nelle pieghe più nascoste della sua ricca personalità.  Indugia, dove possibile, nell'intensa profondità del suo pensiero, pieno di slanci religiosi, ma anche di "oppressioni, dubbi, paure", nella sua corsa all'inseguimento del "fascino" di Gesù Cristo.
Perfino l'epilogo della sua avventura terrena è vissuto da Angelo con una fermezza sorprendente: "Ultimo dono grande: questo male incurabile che mi permette di vivere questi giorni con un' intensità di anni-luce".
Egli non ha paura della morte perché, come scriveva Maurice Zindel che lui spesso ricordava: "Al momento della morte saremo giudicati non dallo sguardo di un giudice, ma dallo sguardo di un bambino…infinitamente misericordioso".
E l'innocenza non può che essere un'arma vincente per chi, come Angelo, sapeva stupirsi del creato con gli occhi di un fanciullo: "Nelle mie profondità - confessava - sono rimasto un bimbo buono, semplice ed innamorato".
E' anche per questo che chi lo ha amato continuerà ad amarlo e "anche chi non lo ha mai conosciuto, nel leggere la sua storia, avrà modo di intuire ciò che lo guidava". 

Tiziana Soressi (presentazione sul giornale locale) 


“Né un soldo, né un uomo”

Lettera aperta di Gino Strada - Chirurgo di guerra, fondatore di Emergency – a Francesco Merlo, editorialista del “Corriere della Sera”.

 

Qui a Kabul, nell’Ospedale di Emergency, la mattina presto abbiamo l'abitudine di dare un’occhiata su Internet ai titoli dei quotidiani più importanti.  

Così, nell'editoriale del Corriere del 2 febbraio,  apprendo di essere un Signor Né-Né, neologismo coniato dal Signor Francesco Merlo nel commentare la dichiarazione di Armando Cossutta di “non essere né con Saddam né con la guerra».

Così additato, ho cercato di capire meglio, leggendo il resto dell’articolo, chi è e come la pensa un Signor Né-Né

scoprendo con sorpresa dopo poche righe di essere una «scoria del pacifismo», una «serpe», un «lupo»  anzi, di più,  un’astuta «volpe» (mancavano il dobermann, il grizzly e lo squalo bianco, ma mi sono preoccupato lo stesso, specie dopo aver letto, qualche riga più sotto, di essere uno che «solletica il "me ne frego"  irresponsabile, il qualunquismo».

Mi sono detto “Perbacco” (o qualcosa di simile): se il Signor Merlo ha ragione sono davvero in una brutta situazione.  Così ho deciso di verificare se la penso davvero come il Signor Né-Né: «né con lo Stato né con le Br».

NO, qui, signor Merlo, si sbaglia.

Da sempre odio il terrorismo, sono stato contro le Br e per lo Stato. Lo sarei ancora oggi, in un momento in cui mi sembra che lo Stato italiano e le sue istituzioni siano orientati in direzioni che non apprezzo.

Rincuorato di non essere almeno quel tipo di Signor Né-Né, ho continuato la lettura.

«Né con la Resistenza né col fascismo»: anche qui - ma com’è possibile?  il Signor Merlo si sbaglia. Io sono sempre stato antifascista e ho un grande rispetto, e anche una grande passione, per lo spirito della Resistenza che ha portato, tra l'altro, ad elaborare la Costituzione del mio Paese. E sono talmente attaccato a quei valori e alla Costituzione, che mi ha indignato il vedere che vari governi italiani – di centrosinistra e di centrodestra - hanno in passato deciso di portare il mio Paese in guerra votando contro la nostra Costituzione, che sento anche mia.

«Né con Hitler né con gli ebrei»: come va giù pesante, Signor Merlo! Io sono nato dopo la Seconda guerra mondiale, non ho ricordi diretti ma ho ascoltato storie, letto libri, visitato luoghi. Mi è capitato di piangere sui luoghi dell'Olocausto - tra le tragedie più grandi nella storia dell'uomo - come mi è successo anni dopo visitando Ground Zero e altri luoghi a Lei forse sconosciuti dove si sono consumate altre tragedie.

Non sono mai stato dalla parte di Hitler - in questo concordo - ma sto, per motivi che le sarebbero incomprensibili, dalla parte delle vittime: dalla parte degli ebrei e di tutti gli altri massacrati con loro dalla follia nazista. Per le stesse ragioni sto dalla parte delle vittime del terrorismo.

E sono contro la guerra, Signor Merlo, che è la più diffusa espressione “moderna” di terrorismo.

L’affermazione La scandalizza, Signor Merlo? Trovi Lei parola più adatta di «terrorismo» per descrivere un’«attività umana» - quale è la guerra - che uccide, mutila, ferisce e annichilisce esseri umani, il 90% dei quali sono civili innocenti.

Guerra a Saddam … ma l'anno scorso c'erano i Talebani e Osama, e forse qualche altro «mostro» è già in fabbricazione. Avanti, alle armi, bombardiamo tutti, per i prossimi cinquant'anni!

Ogni volta, alla fine di una delle guerre contro questi «mostri»... loro sono ancora lì, mentre le vittime – cittadini inermi – non ci sono più: povera gente, innaffiata di bombe per il solo torto di vivere in un Paese con un presidente o un capo (di solito un dittatore) caduto in disgrazia con gli alleati che aveva prima.

«Effetti collaterali», così chiamate le vittime civili … magari anche Lei, Signor Merlo, ha usato questa infelice  espressione. Io spero di no, perché ho la certezza che anche lei si indignerebbe, e soffrirebbe molto, nel sentire liquidare la morte dei suoi familiari come “effetto collaterale” di un bombardamento. Novanta per cento di vittime civili: è un dato statistico, Signor Merlo, e lo sa bene.  Di tutte le guerre dell'ultimo mezzo secolo.

Ero quasi sicuro, a questo punto, di non avere alcuna delle caratteristiche del Signor Né-Né, e invece, continuando la lettura del Suo articolo del 2 febbraio sul Corriere, è arrivata la mazzata:

«Né un soldo, né un uomo».

Ebbene, lo ammetto pubblicamente, su questo punto sono un Signor Né-Né.

Credo infatti che l'Italia non dovrebbe fornire né un soldo né un uomo a nessuna guerra. Di più: credo che il Parlamento italiano dovrebbe condannare la guerra - non dovrebbe essere difficile, perché la nostra Costituzione la «ripudia» - e dovrebbe starne rigorosamente fuori.

E sarebbe auspicabile, Signor Merlo, che qualche membro del nostro Parlamento presentasse una mozione proprio come l'ha suggerita lei: «né un soldo né un uomo» per la guerra.  Ci aggiungerei solo «e neppure una base aerea né un permesso di sorvolo».

Vorrei l'Italia fuori dalla guerra.

Vorrei vedere etica, umanità e senso di giustizia nella classe politica italiana.

Vorrei l'Italia fuori dalla barbarie.

E della barbarie vale forse la pena di parlare, Signor Merlo. Nel 1996 Madeleine Albright, allora Ambasciatore USA all'ONU prima di diventare Segretario di Stato,  intervistata dalla CBS americana sull'embargo all'Iraq, alla domanda dell’intervistatore «Abbiamo sentito che mezzo milione di bambini sono morti in conseguenza all'embargo. Ne valeva la pena, era necessario?» rispose «Penso che questa sia una scelta molto dura, ma ... “we think the price is worth it” » (“pensiamo che per quella posta ne sia valsa la pena”).

La barbarie, appunto. Vede, Signor Merlo, io credo che un cervello umano normale, di fronte alla domanda se «valesse la pena di ammazzare mezzo milione di bambini?» non possa rispondere  SI’.

Se qualcuno lo fa, come la Signora Albright, Le assicuro, Signor Merlo, di non aver più bisogno di inventarmi mostri esotici contro i quali guerreggiare: il mostro è lì, davanti agli occhi di tutti.

E' stato talmente disumano quel progetto di distruzione dell'infanzia irachena che due responsabili dell'Onu si sono dimessi «per non essere complici di un genocidio». Come affermano documenti dell’ONU accessibili a tutti, mezzo milione di bambini sono stati uccisi in Iraq tra il 1991 e il 1998 a causa dell'embargo.

Ha mai scritto di questo nei Suoi editoriali ? O crede anche lei che per la posta in gioco ne sia valsa la pena?

In ogni caso, avendo confessato di essere uno di quelli che Lei chiama Signori Né-Né (facendoli passare per un pugno di fanatici furbastri che hanno optato per «il modo peggiore e più ipocrita di stare con Saddam»), vorrei togliermi qualche altra curiosità.

Anzitutto sapere quanti italiani sono dei Né-Né. Quanti sono contrari alla guerra all'Iraq, a quanti fa orrore la prospettiva di un nuovo massacro per il petrolio, senza per questo essere sostenitori di Saddam Hussein.

Perché non ce lo dice, Signor Merlo? Lei ha accesso alle fonti, Lei rappresenta l'informazione.

A me, semplice chirurgo di guerra, risulta che ben oltre i due terzi degli italiani siano contrari alla guerra. E a lei?

Questo almeno potrebbe farcelo sapere, ci sarebbe utile sapere quanti siamo.

No, Lei preferisce il dileggio, l'insulto e la retorica: «E' vero infatti che noi occidentali sappiamo che il pacifismo assoluto è un'utopia infantile, perché la storia delle relazioni internazionali è fatta di guerre, e la pace va difesa con le armi perché rappresenta “la guerra in riposo”.

Ma lei, Signor Merlo, è sicuro di essere autorizzato a spendere concetti di questa portata a nome di «noi occidentali»?

«Liberiamoci, dunque, del signor Né-Né. Per una volta, smascheriamolo "prima"».

Ecco: smascheriamolo, scoviamo il pericoloso filoterrorista nemico della sicurezza mondiale che si cela sotto le sembianze di Rosy Bindi. Il che, nel codice di un certo tipo di giornalismo, significa normalmente dare  via libera all'insulto, alla menzogna, alla calunnia preventiva: smascheriamolo «prima».

Mi spiace, Signor Merlo, è tardi. Dopo il 15 febbraio  si sarà reso conto –  ma non le va di scriverlo o, peggio,  a qualcuno non va che lei lo scriva – di quanti Né-Né ci sono in Italia,  in Europa, nel mondo.

Sa, Signor Merlo, ho l'impressione che non passi un gran momento il partito della guerra del petrolio - quello di Bush jn. della Harken e di Bush papà del Carlyle Group (di cui fanno parte parenti stretti di Osama), quello di Dick Cheney della Halliburton, di Condoleeza della Chevron, di Rumsfeld della Occidental, ovvero, tanto per capirci, il partito del vertice della «grande democrazia americana».  E neppure gli amici «dell'amico George» sono messi meglio.

Vorrebbero portare l'Italia un’altra volta in guerra e la maggior parte della gente non ne vuol sapere.

Imbavagliano l'informazione per renderla indistinguibile dalla propaganda (ne sa qualcosa, Signor Merlo?)  e

trasformano i telegiornali  nei Carosello di antica memoria: eppure la gente continua a pensare, a riflettere, a interrogarsi.

Arrivano al punto di predire la distruzione di Firenze in diretta tv, eppure un milione di persone sfila pacificamente per le vie della città e solidarizza con la cittadinanza:  tutti insieme contro la guerra.

Che succede Signor Merlo? I Signori Né-Né sono sfuggiti di mano, hanno opinioni diverse da quelle degli «opinionisti»? A un attento editorialista come Lei suggerirei di osservare cosa accadrà in Italia se il Governo proporrà di entrare in guerra violando la Costituzione, e se il Parlamento voterà questa decisione che va contro la volontà di  almeno l'ottanta per cento degli italiani.

Ho come la sensazione che non filerà via liscia, che i cittadini si siano stancati del ruolo di telespettatori passivi, che i padroni delle testate d’informazione dovranno rassegnarsi a non essere anche i padroni delle teste...

Gino Strada

 


         

                                Un dolore in comune

18 novembre 2003

di Federico Geremicca


Chi li immagina tutti patrioti. Chi è certo, invece, che siano li perché convinti che quei ragazzi «sono stati mandati a morire a tradimento». Chi è sicuro, al contrario, che sfilino per dire che «gli italiani non devono ritirarsi dall’Iraq». E poi certa retorica intorno a un repentino «amore per l’Arma» o certa esaltazione esagerata di un popolo che, finalmente, nel dolore e nel sangue «cresce e si riscatta». Si è scritto e detto di tutto intorno alla commozione che circonda la tragedia e le esequie dei 19 italiani massacrati in Iraq. E forse è tutto vero, o forse tutto falso. Perché è impresa ardua dire cosa sia un funerale quando smette di esser se stesso e da mesto momento familiare si trasforma in evento di massa, trasfigurandosi addirittura in «manifestazione».

L’Italia ne ricorda molti di funerali diventati qualcosa di diverso. E forse ricorda anche quanto la folla e la sua interpretazione possano essere fugaci e traditrici. Nel giorno dei milioni in piazza per l’addio a Enrico Berlinguer, nessuno avrebbe immaginato che poco dopo il segretario sarebbe finito anche il suo Pci, e che egli stesso sarebbe stato criticato e da alcuni rinnegato. E così, al contrario, di fronte alle esequie neglette e povere di Bettino Craxi, pochi avrebbero scommesso sulla futura rivalutazione e sulla sua ritrovata, seppur discussa, attualità. Allo stesso modo, la commozione e la tensione che accompagnarono la bara di Falcone sfumarono in men che non si dica. E molti si son chiesti che radice avesse l’enorme e inattesa partecipazione che ha circondato l’addio a «icone italiane» grandissime seppur così diverse tra di loro, dall’avvocato Agnelli a Montanelli, sino alle centinaia di migliaia di persone in fila di notte per il vecchio Alberto Sordi.

C’entrerà, forse, anche il mistero della morte. E sui morti, su corpi che non possono più udire, che si giura e si promette. E c’entrerà, forse, anche il rito catartico del funerale con l’illusione che la presenza di un’ora possa colmare le assenze e le colpe di una vita intera. E’ tutto questo che rende arduo esprimer sentenze sul senso più profondo di questo triste martedì d’autunno. E qualcuno, se ancora in vita, avrebbe forse scritto che fortunato è quel Paese che non ha più bisogno di riconoscersi in funerali così.



T
esto integrale dell'omelia del cardinale Camillo Ruini ai funerali di Stato per gli italiani caduti in Iraq.