Anche Olbia come l'intera
Sardegna, passò in potere di Roma. Della
fase romana di Olbia quasi nulla apprendiamo dalle donti letterarie;
cogliamo invece notizie da alcuni reperti archeologici, da ruderi
e dalle poche necropoli rimaste.
Roma fece diventare Olbia
uno dei centri più importanti della Sardegna. In quel periodo
(I e II secolo d.c.) la città si arricchì di strade
lastricate, di magazzini portuali, di monumenti e di case signorili.
Roma ha quindi influito tanto su tanti popoli con la sua lingua,
i suoi costumi, le sue leggi. In seguito anche la Sardegna risente
della crisi dell' Impero Romano e delle invasioni barbariche:
anche Olbia subì l'invasione e la distruzione da parte
dei Vandali.
La necropoli
romana
La necropoli romana di Olbia
si estendeva ai piedi delle mura di cinta all'incirca nella zona
di Fausto Noce. Delle sepolture non è rimasto motlo in
quanto il terreno di Olbia, con la sua acidità, corrde
le ossa fino a farle scomparire del tutto. Nell'antichità
vi era l'usanza di mettere dentro le tombe una serie di oggetti
che dovevano accompagnare il defunto nelle vita ultraterrena.
Nei corredi olbiesi erano diffusi oggetti di vetro come piatti,
bicchieri e vasetti. Anche a Olbia esisteva il cosiddetto obolo
di Caronte che consisteva nel porre una
moneta sulle mani o sul petto del defunto perchè l'anima
potesse pagare il viaggio verso l'oltretomba.
Le tracce
nel territorio
Le campagne di Olbia erano
attraversate da quattro strade romane, che congiungevano le città
con l'interno della Sardegna. Lungo queste strade erano eretti
dei cippi di
granito simili a colonne detti miliari
sui quali era indicata la distanza dalle città.
Un edificio importante per la vita della città erano le
terme pubbliche, tra Corso Umberto e via delle Terme, nelle cui
sale per i bagni d'acqua e di vapore la gente si incontrava, discuteca,
ecc. L'acqua era fornita dall'acquedotto, che partendo da Cabu
Abbas (origine delle acque) penetrava in città per giungere
alle terme.
In questo periodo Olbia
continua ad essere uno dei principali porti della Sardegna, esportando
grano e granito. Olbia, inoltre, ebbe il suo foro nell'area oggi
occupata dall'edificio delle scuole elementari di Corso Umberto
e dal palazzo Colonna.
La più importante
opera romana è l'acquedotto di Cabu
Abbas, lungo circa 3 chilometro e mezzo.
Dopo un primo tratto, in località Sa
Rughittula, l'acquedotto acquistava dimensioni
monumentali con una grande vasca di purificazione dell'acqua la
cui volta a botte
era provvista di sei fori per l'areazione.
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