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AGRICOLTURA

Collinosa, con terreni prevalentemente calcarei, la terra si presta per tali caratteristiche alla coltura della vite, dell'olivo, del grano duro e del mandorlo.
I tipi di terreno agrario sono essenzialmente di quattro tipi: terre rosse su roccia calcarea, terre sabbiose, terre su tufo, terre ghiaiose.
Le terre rosse su roccia calcarea sono presenti nella zona est più propriamente murgiana.
Dal punto di vista agronomico esse hanno contenuto variabile in sostanza organica, a seconda che la colorazione sia più tendente al rosso o al bruno.
Esse si presentano compatte e ferrigne quando sono asciutte, grumose e sgretolabili senza sforzo quando sono bagnate.
Da ciò deriva che le terre rosse si lavorano meglio quando sono moderatamente umide che quando sono secche, al contrario delle terre argillose.
Negli appezzamenti spietrati e ben coltivati il soprassuolo non appare ricco di scheletro.
Il materiale più fino non è argilla ma in prevalenza idrato di alluminio, ossido e idrato di ferro e silice.
Uno dei pregi delle terre rosse è l'elevata capacità idrica, che permette loro di inzupparsi riccamente durante le piogge e, grazie alla struttura grumosa, di perdere lentamente l'acqua per assunzione radicale ed evaporazione.
La capacità idrica è in relazione con il tenore in sostanza organica.
Quest'ultima dipende dal manto vegetale, per cui è maggiore nei pascoli e nei boschi e si conserva elevata dopo il disboscamento ed il dissodamento.
Una parte delle terre rosse su roccia è ricca di concrezioni più o meno dure ed è costituita da terra rossa impastata con roccia calcarea più o meno frantumata e polverizzata.
Le terre sabbiose si trovano sul fondo delle depressioni o nelle vallatelle degli altopiani.
La consistenza si accosta a quella delle sabbie ma, in generale, non si possono dire terre molto sciolte.
La porosità e la permeabilità all'acqua sono superiori a quelle delle terre rosse, mentre la capacità idrica e l'igroscopicità sono molto basse.
Sono in generale abbastanza provviste di materia organica.
Le terre su tufo si sono formate per trasporto delle alluvioni.
Esse hanno una minore capacità idrica delle terre rosse e una maggiore permeabilità all'acqua.
In genere in queste terre è maggiore il contenuto in calcare e minore quello in sostanza organica.
Le terre ghiaiose sono terre ricche di scheletro, poco zollose e piuttosto argillose.
Poco diffuse nel territorio, sono ben dotate di sostanza organica e non molto calcaree.
Su queste terre, abbastanza ricche degli elementi minerali di base e dotate di una discreta fertilità agronomica, favorita è da sempre la coltivazione della vite e la produzione del vino.
Nel 1970 si registrava una superficie dedicata a tale coltura di 1209 ettari incrementata nel 1982 a 1320 ettari, in prevalenza ad uva da vino.
Nell'ambito delle coltivazioni legnose, poi la superficie a vite è seconda solo agli oliveti, occupando il 33,8% del totale.
Con i vitigni Pampanuto,Uva di Troia, Aglianico,Bombino,Chardonney, Sangiovese,Pinot, si produce il rinomato vino d.o.c. Castel del Monte.
Il moscato è destinato alla produzione del Moscato di Trani.
Tenuto conto della costante riduzione dei consumi di vino nei paesi europei tradizionali consumatori e della situazione eccedentaria nella C.E.E. con l'ingresso di Spagna, Portogallo e Grecia, si sta puntando non più ad un incremento quantitativo della produzione bensì ad un aumento del valore aggiunto cercando di diminuire i costi di produzione e differenziando il prodotto fino alle nuove formulazioni fruttate e leggere verso le quali si orienta il gusto delle nuove generazioni.
E' in quest'ottica che vanno viste le disposizioni comunitarie sull'istituzione di un'anagrafe vitivinicola, e sul divieto generalizzato dal 1984 (salvo sanatorie e proroghe) di nuovi impianti di vigneti senza il diritto di "reimpianto".
Tra il verde delle colline spicca l'argento degli ulivi a custodia di tradizioni antiche.
Il saporito olio, fregiato della d.o.p. "Terra di Bari", unitamente ai prodotti dell'orto (regina la "cima di rapa"), rappresenta bene la gastronomia locale fatta di cose semplici e schiette.
Dal punto di vista strettamente economico la produzione dell'olio di oliva soffre di una forte carenza di competitività che si è tradotta negli ultimi tempi con la scomparsa di più di 1400 ettari di oliveti.
Le cause sono da ricercarsi nella concorrenza di altri paesi produttori in grado di offrire un prodotto non eccelso dal punto di vista qualitativo ma dal prezzo competitivo per effetto di minori salari e più efficienti strutture e tecnologie produttive.
Perciò il territorio minervinese, caratterizzato da impianti vetusti e in coltura promiscua che si traducono in alti costi di produzione e bassa produttività unitaria, è stato maggiormente colpito rispetto ad altre realtà regionali tenuto conto anche della minore disponibilità di forza lavoro e dall'insenilimento della stessa.
I dati sono eloquenti: nel 1970 vi erano 1523 aziende, che coltivavano 3122 ettari, divenute nel 1982 1400 con una superficie di 1838 ettari.
Gli interventi per afffrontare tale situazione consistono in un definitivo espianto dei vecchi impianti rimpiazzati con colture intensive e sesti adeguati per consentire una meccanizzazione integrale.
Per quanto riguarda il comparto cerealicolo si registravano nel 1970 1123 aziende e 6400 ettari divenuti nel 1982 1424 aziende e 14125 ettari.
Nell'ambito di tale produzione ha notevole preminenza il grano duro per una serie di ragioni concomitanti quali l'antica tradizione della coltura, il clima che offre poche alternative colturali valide soprattutto in terreni non irrigabili, operazioni colturali totalmente meccanizzabili anche nelle aree con accentuata acclività.
Il grano duro gode, a livello comunitario, di un meccanismo di aiuti come il prezzo di intervento qualora il prezzo di mercato si abbassi oltre un certo limite, e sovvenzioni al produttore commisurato all'ettaro di coltura.
Tuttavia a partire dalla campagna 1984/85 le eccedenze ormai strutturali che l'agricoltura comunitaria produce, stanno comportando l'adozione di misure limitative per puntare sul miglioramento della qualità del glutine e dell'ambratura piuttosto che sull'aumento incontrollato delle superfici coltivate che tendono ormai solo a sfruttare il meccanismo degli aiuti riservando a tale pratica colturale zone del tutto inadatte dal punto di vista agronomico.
Nei pascoli rocciosi, in un ambiente incontaminato, cresce e si sviluppa l'allevamento ovino, oggi associato ad una organizzazione dell'attività zootecnica su base più ampia (bovina, suina, avicola).
Nel 1982 si registravano 31 aziende ovine e circa 9000 capi, mentre per quanto riguarda gli allevamenti bovini si registravano 10 aziende con un numero medio di 23 capi con una tendenza alla riconversione verso l'indirizzo carne.
Significativa è la presenza di allevamento suini a carattere industriale.
La trasformazione del latte sostiene il comparto caseario con la consolidata produzione di formaggio pecorino, ricotta di pecora e formaggio a pasta filata.
Nella zona insistono ottime aziende agricole e di allevamento nonché botteghe artigianali d'alimentario per una buona scorta dei tradizionali prodotti locali: carni, salumi, formaggi, vini.