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Una
Rosa per L'Europa
Le
strade del riformismo democratico
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Gli
interventi al dibattito
a cura di Gianni Manis
Affidiamo
agli interventi di Giorgio Abis e Tonino Meloni all'incontro- dibattito
""Unità, ma nella chiarezza"" del 7 novembre, la specificazione ai lettori
di alcuni temi trattati.
La redazione
si riserva di pubblicare altri stralci di intervento sui prossimi numeri.
GIORGIO
ABIS (socialista - Federazione Democratica)
Grazie
agli amici e ai compagni de "Il confronto - Quaderni di Quartucciu"
ci si può finalmente ritrovare, tutti insieme, a chiamarci compagni,
a ritornare a chiamarci compagni davanti ad un progetto, ad una discussione
come quella di stasera.
A Quartucciu
questo non accadeva da tempo, anzi, come ha già detto qualcuno, questa
è forse la prima volta che, organizzato da movimenti esterni a quelli
che possono essere i classici partiti, si ha l'opportunità di un "iniziare
a dialogare" - cosi come lo ha chiamato Beppe Pisu -all'interno della
sinistra e - come lo dice invece Gianni Manis, calando ciò che sono
"Una rosa per l'Europa" e i "socialisti e riformatori in Europa" - mi
auguro che possiamo essere anche Noi "degni eredi e degni interpreti
della grande idea del riformismo democratico".
Finalmente
si può volare alto, già partendo da quello che è lo spirito che ha animato
questi giovani - anche se c'è tra loro qualcuno meno giovane, ma che
certo non se la prenderà -; finalmente appare la voglia dei giovani
di fare, ma di fare, in questo caso, in modo qualificatissimo. E non
sempre il fare può corrispondere ad una qualificazione del fare; qui,
invece, sinceramente e non perché siano presenti, mi sento di esternare
le mie più forti e sincere congratulazioni per questo risultato, al
quale molti di questi giovani credevano fin dall'inizio, da quando hanno
iniziato "gavettando", mentre alcuni altri, che puntualmente non sono
qui o magari ci sono lo stesso, non ci hanno creduto.
Questo incontro
di oggi è un loro risultato; è la cartina tornasole che in qualche modo
determina un inizio. Infatti, se è vero che questo è un inizio di dibattito
e confronto nella sinistra a Quartucciu, è anche vero che è un inizio
di assunzione di grandi responsabilità, interiore e anche politica,
che vi assumete voi giovani de "Il confronto - Quaderni di Quartucciu,
ciascuno di voi in se stesso, non come nome Quaderni di Quartucciu,
ma ciascuno in se, per proiettarvi un domani, come state facendo già
da oggi, ad essere i veri interpreti degli argomenti che avete messo
sul tappeto.
Detto questo,
lo spazio principale al quale vorrei dedicare questo mio intervento
credo possa dirsi questo. Quale è l'obiettivo della sinistra europea
e soprattutto della sinistra socialista europea? Riusciamo, noi della
sinistra sarda prima e quartucciai poi, insieme, a fare un percorso
comune?
Ma un percorso
comune che sia capace, però, di superare gli elementi che rimangono
e fanno rimanere con l'amaro in bocca: la non analisi di quello che
è stato il passaggio tra prima e seconda repubblica e, entro questo
- come ha bene evidenziato Franco Pilia -, quello che è il nocciolo
centrale, cioè i temi legati alla giustizia nel nostro Paese.
Ma riusciamo
davvero, davanti a questi nodi irrisolti, a essere capaci di superare
questa fase?
Io sono convinto
di sì. Però il processo, ahimè, non è così breve, anzi sicuramente è
molto lungo perché, laddove non siamo d'accordo nel confronto, da contenitore
nasce contenitore, non nasce integrazione.
Purtroppo sta
avvenendo questo: ognuno, non riuscendo a confrontarsi o comunque a
collocarsi, a coniugare un accordo politico o un'analisi politica o
una linea politica entro la sua forza politica del momento fa un altro
contenitore. Ovvero non viene riempito il contenitore e se ne crea un
altro.
Forse è lì
l'elemento principale sul quale tentare di lavorare affinché la strada
comune, veramente, si possa intraprendere. Ma i socialisti hanno comunque
bisogno di ritrovare se stessi. Se è vero che dobbiamo pensare - e io
ci voglio pensare seriamente - al partito unico della sinistra, è anche
vero che i socialisti, prima di fare questo salto, farebbero bene, faremmo
bene a fare tutti insieme un salasso delle divisioni, ritrovarci tutti
insieme, non fare altre case comuni, quindi non fare altri contenitori
e tentare con dignità -quella che abbiamo sempre avuto storicamente
in altre fasi - di ricucire gli strappi. Allora si che avrebbe più forza,
più effetto e più comprensione nello stesso elettorato socialista prima
e in tutti gli altri cittadini poi, la ricerca di una strada che porti
al partito unico della sinistra.
Questo è uno
degli elementi di discussione, all'interno di ciascuno di noi e della
forza politica alla quale apparteniamo, che poniamo alla base della
ricerca di un dialogo. In che modo riusciamo ad essere divulgatori di
un messaggio nuovo, rispetto a quella che è la nostra storia.
Franco Pilia
diceva che la sinistra, oggi, usa un messaggio non più adeguato ai tempi.
Ma è solo un messaggio o è altro? Perché se è solo un messaggio, siccome
è talmente elevata la capacità comunicativa e di evoluzione comunicativa
oggi, mi meraviglia che non riusciamo a captare questo messaggio. Evidentemente
bisogna lavorare su altro.
Io non sono
convinto che è solo il messaggio vecchio. Sono convinto che sono troppe
le resistenze, interne a noi stessi, per il fare e per l'agire.
Ecco perché
non voglio, in ogni caso, andare oltre, anche se mi fa piacere avere
assistito, finalmente, ad un confronto di questo tipo.
E vorrei ancora
complimentarmi con tutti i compagni, gli amici ma soprattutto con questi
giovani, a quelli che vogliono finalmente proiettarsi in un confronto
politico. E dico che, qualunque sia il livello dell'impegno, è sempre
un confronto sociale, è sempre un confronto sul quale, sicuramente,
c'è crescita.
Io vorrei chiudere
questo mio intervento rivolgendomi proprio a questi giovani: evidentemente
avete scoperto, come l'aveva scoperto un altro signore - e lo dico con
molta sincerità - che per raggiungere grandi obiettivi si sprecano e
si usano le stesse energie che per i piccoli.
Quindi, veramente,
proseguite e fatte in modo di proseguire con lo stesso dinamismo; consentirete,
se vi va bene e ci va bene, un forte e qualificato ricambio di classe
politica, non solo di Quartucciu ma probabilmente anche qualcosa di
più elevato.
TONINO MELONI
(socialista - gruppo Socialista in cons. com.)
Anch'io,
come ha detto Giorgio ma anche un po' tutti quanti, ho apprezzato questo
incontro di oggi. E devo dire che non solo ho apprezzato ma ho anche
caldeggiato lo svolgimento dell'incontro di oggi perché l'amico Gianni
Manis qualche volta si preoccupava e mi diceva "ma riuscirà?", "non
riuscirà?". Io l'ho sempre confortato, gli ho sempre detto "riesce,
riesce perché è in incontro che interessa tutti".
L'ho confortato
anche stasera, lo posso dire perché è molto più giovane di me .... no,
Gianni? Appunto.
Un incontro
di questo genere, se fosse partito da un gruppo organizzato quali DS,
Federazione Democratica, Socialisti, probabilmente avrebbe avuto un
percorso molto più accidentato. Sicuramente, comunque va detto che è
un incontro che interessa tutti, infatti tutti siamo presenti e tutti
vogliamo portare il nostro contributo a che si arrivi a delle soluzioni
comuni e tali da trovare strade diverse, nuove rispetto a quelle che
abbiamo percorso in passato.
Il tema del
confronto mi è sembrato che, nell'ambito dell'ultimo periodo sia stato
un po' mortificato; però, tutto sommato, va bene lo stesso, così come
andrà bene la seconda parte che si svolgerà la settimana prossima. Io,
però, cercherò di limitare l'intervento a certi aspetti particolari
perché, normalmente, sono molto pragmatico e questa storia di voler
volare troppo alto non la condivido troppo: molto spesso, a volare troppo
alto non ci si rende conto che ad alta quota si respira male e quindi
non si capiscono bene i risvolti delle cose che poi si vanno a concretizzare.
Comunque io
con questo non voglio negare che si possa anche volare alto, però molto
spesso bisogna appoggiarsi alle cose più concrete e cercare di vedere
se quelle piccole cose che nel frattempo ci hanno diviso esistono o
non esistono.
È inutile andare
a pensare se noi siamo tutti riformisti: probabilmente siamo tutti riformisti,
probabilmente siamo tutti libertari, probabilmente siamo tutti laici,
su alcuni valori del socialismo ci siamo tutti dentro. Ma siamo sicuri
che questi piccoli problemi che ci hanno diviso e ci hanno portato a
quella che è stata definita "la diaspora" siano stati superati? O per
superarli basta volare alto? Io non credo.
Questo non
lo dico perché voglio distruggere il lavoro degli altri; lo dico perché
ne sono convinto. E sono convinto che per andare a fare convergenze
queste non si possono fare ad un livello troppo alto, bensì bisogna
fare un po' tutti un passo indietro e ragionare su quelli che sono stati
i motivi per cui certe cose sono avvenute. Allora credo che occorra
parlare in primo luogo del progetto che interesse i socialisti e, solo
in un secondo momento, della prospettiva dei DS o, se preferite come
preferisco, di un unico partito della sinistra o di un partito della
sinistra riformista democratica.
Riepiloghiamo
un po' la storia dell'ultimo periodo che attiene alla nostra sezione.
Quando il PSI
è scomparso nel nulla, con quello che è successo a livello nazionale,
in Sardegna si è formata Federazione Democratica. E, quando Federazione
Democratica si è formata, tutta la sezione ha contribuito al successo
di Federazione Democratica - e, per il vero, vi ha contribuito anche
chi non era nella sezione -, tutti abbiamo lavorato per Federazione
Democratica, perché era in quel momento l'unica aggregazione dei socialisti
e quindi, tutti, quel poco che potevamo fare lo abbiamo fatto.
In un secondo
momento, nell'ambito di Federazione Democratica si è prospettato il
tentativo di confluire in quel nuovo soggetto politico dei Democratici
di Sinistra. Il disegno era stato avvertito da subito e chi non era
d'accordo, nell'ambito dei socialisti di Quartucciu, in Federazione
Democratica non è entrato. Non è che questi abbiano fatto abiura del
socialismo e quant'altro, ma semplicemente - parlo di Luisa Serra, Umberto
Artizzu, Franco Pilia, Tonino Meloni - sono rimasti a fare la loro politica,
senza fare convergenze partitiche che altri sollecitavano, le più disparate:
siamo rimasti - come diceva il buon La Malfa - semplicemente alla finestra,
aspettando la ricostituzione di un unico partito socialista che avesse
e conservasse alcuni dei principi fondamentali del vecchio PSI.
Il partito
originariamente si è diviso in tre quattro o forse cinque realtà diverse.
Oggi c'è stata una "semplificazione"; c'è stato chi, attorno alla figura
di Boselli, Intini, Martelli e ad altri compagni ha costruito questo
nuovo soggetto politico che è il partito dei Socialisti Democratici
Italiani, al quale noi gruppo politico di Quartucciu guardiamo con attenzione
perché lo riteniamo, in questo momento, l'unico soggetto che possa rappresentare
quegli ideali, quei principi che noi altre volte abbiamo portato avanti.
E con questo
non voglio dire che Federazione Democratica non abbia portato avanti
questi ideali, perché ha certamente contribuito a portare avanti sempre
gli stessi ideali e gli stessi principi, però oggi ha fatto una conversione
verso un'area politica che, secondo noi, avrebbe dovuto essere fatta
in un altro momento, e cioè dopo che nell'ambito dei socialisti si fosse
ricostruita l'unità. In sostanza, il discorso che voglio fare è questo.
Si può parlare
di DS, si può parlare di qualunque altra cosa, ma il problema principale
non è questo. Il problema principale, a mio giudizio, è che l'area socialista
riesca a ricomporsi.
Allora io questa
sera faccio un invito ai compagni di Federazione Democratica che non
intendessero entrare nell'ambito dei Democratici di Sinistra, a proseguire
questo confronto questa esperienza che stasera abbiamo vissuto grazie
agli amici di Quaderni di Quartucciu, con la speranza che possa portare
alla ricomposizione di un'area che, a prescindere dai numeri, una volta
era abbastanza forte e che qualcosa di buono deve avere prodotto se
alle ultime due consultazioni elettorali, tre su tre prima e due su
due poi, i candidati sindaci era tutti socialisti.
Ecco. Dobbiamo
sempre volare alto?
Io dico che
qualche volta dobbiamo scendere più terra terra. E allora credo che
se c'è questa disponibilità e se non c'è già un'adesione formale ai
Democratici di Sinistra - non sono io a doverlo dire per i compagni
di Federazione Democratica, mentre per il gruppo socialista che rappresento
dico che ci arriveremo anche noi con alleanza esterne - credo che esistano
mille motivi, per lo meno di opportunità, per convincere tutti noi a
continuare il dialogo avviato questa stasera.
* Trascrizione a cura di Gianni Manis
e Antonella Niro.