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Il paradigma

di complessità

 

SOMMARIO

Il  paradigma  di  semplicità

Ordine  e   disordine  nell'  universo

Auto - organizzazione

Autonomia

Complessità  e   completezza

Ragione , Razionalità , Razionalizzazione

Necessità  dei   Macro-concetti

Tre  principi

Il   Tutto  è  nella  parte  che  è  nel  Tutto

Verso  la   Complessità

 

 

 

 

 

 

NON BISOGNA CREDERE

CHE

LA QUESTIONE DELLA COMPLESSITA’

SI PONGA

SOLO OGGI

SULLA SPINTA

DI NUOVI SVILUPPI SCIENTIFICI.

OCCORRE VEDERE

LA COMPLESSITA’

LA’ DOVE SEMBRA GENERALMENTE ASSENTE

COME, PER ESEMPIO

NELLA VITA QUOTIDIANA.

QUESTA SPECIFICA COMPLESSITA’

E’ STATA AVVERTITA E DESCRITTA

DAL ROMANZO DEL XIX SECOLO E DELL’ INIZIO DEL XX.

 

MENTRE IN QUELLO STESSO PERIODO LA SCIENZA

TENTA DI ELIMINARE

CIO’ CHE E’ INDIVIDUALE (= casuale = aleatorio) E PARTICOLARE

PER CONSIDERARE ESCLUSIVAMENTE

LEGGI GENERALI E IDENTITA’ SEMPLICI E CHIUSE,

 

MENTRE

ESPELLE PERFINO

IL TEMPO

DALLA SUA VISIONE DEL MONDO,

 

IL ROMANZO AL CONTRARIO ( Balzac in Francia, Dickens in Inghilterra),

CI MOSTRA

PERSONE PARTICOLARI

NEI LORO CONTESTI E NEL LORO TEMPO: mostra che la vita più quotidiana è, di fatto, una vita in cui

ciascuno ricopre più ruoli sociali, secondo che si trovi a casa, al lavoro,con amici o con sconosciuti.

VEDIAMO QUI

CHE OGNI PERSONA

HA

UNA MOLTEPLICITA’ DI IDENTITA’,

UNA MOLTEPLICITA’ DI PERSONALITA’

DENTRO DI SÉ,

UN MONDO DI FANTASMI E DI SOGNI

CHE ACCOMPAGNANO

LA SUA VITA.

 

 

 

 

IL TEMA

DEL MONOLOGO INTERIORE, per esempio,

COSI’ POTENTE NELL’ OPERA DI FAULKNER,

FA ANCH’ ESSO PARTE

DI QUESTA COMPLESSITA’ .

QUELL’ INNER - SPEECH, quella parola permanente

E’ RIVELATA

DALLA LETTERATURA E DAL ROMANZO,

COSI’ COME QUEST’ ULTIMO

CI RIVELA ANCHE CHE

CIASCUNO

CONOSCE MOLTO POCO

SE STESSO : in inglese, questo si chiama self-deception, il mentire a se stessi.

CONOSCIAMO

DI NOI STESSI

SOLO UN’ APPARENZA; ci inganniamo su noi stessi. Anche gli scrittori più sinceri come Jean-Jacques Rosseau

o Chateaubriand dimenticavano sempre, nel loro sforzo di sincerità, qualcosa di importante di se stessi.

La relazione ambivalente con altri da sé, le autentiche trasformazioni di personalità quali avvengono

in Dostoevskij, il fatto che si sia trascinati nella storia senza sapere bene come, al pari di Fabrizio Del

Dongo o del Principe Andrea, il fatto che la stessa persona si trasformi nel tempo come mostrano

ammirevolmente Alla ricerca del tempo perduto e soprattutto il finale de Il tempo ritrovato in Proust,

 

tutto questo indica che non è soltanto la società a essere complessa, ma ogni atomo del mondo umano.

CONTEMPORANEAMENTE, nel XIX secolo, la scienza ha un’ ideale esattamente opposto. Tale ideale si afferma nella visione del mondo di Laplace, all’ inizio del XIX secolo. Gli scienziati, da Cartesio a Newton, tentavano di concepire un universo che fosse una macchina deterministica perfetta. Ma Newton, come Cartesio, aveva bisogno di Dio per spiegare come tale mondo perfetto fosse prodotto. Laplace elimina Dio. Quando Napoleone gli chiede " Ma signor Laplace, cosa ne fate di Dio nel vostro sistema ? ", Laplace risponde " Sire, io non ho bisogno di questa ipotesi " . Per Laplace, il mondo è una macchina deterministica realmente perfetta, che basta a se stessa. Egli suppone che un demone in possesso di un’ intelligenza e di sensi pressoché infiniti potrebbe conoscere qualsiasi evento del passato e qualsiasi evento del futuro. Di fatto, questa concezione che credeva di poter fare a meno di Dio aveva introdotto nel suo mondo gli attributi della divinità : la perfezione, l’ ordine assoluto, l’immortalità e l’ eternità. È questo il mondo che si troverà scardinato e poi disintegrato.

 

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& Il paradigma di semplicità

PER CAPIRE

IL PROBLEMA DELLA COMPLESSITA’,

OCCORRE innanzitutto SAPERE

CHE ESISTE

UN PARADIGMA DI SEMPLICITA’.

IL TERMINE PARADIGMA

VIENE IMPIEGATO SPESSO.

NELLA NOSTRA CONCEZIONE,

UN PARADIMA

E’ COSTITUITO

DA UN CERTO TIPO DI RELAZIONE LOGICA estremamente forte tra nozioni principali,

nozioni-chiave, principi-chiave.

TALE RELAZIONE E TALI PRINCIPI

PRESIEDERANNO

A TUTTE LE ASSERZIONI che inconsciamente obbediscono alla sua Autorità.

COSI’,

 

IL PARADIGMA DI SEMPLICITA’ è un paradigma che

METTE ORDINE

NELL’ UNIVERSO,

E

NE SCACCIA IL DISORDINE. L’ ordine si riduce a una legge, a un principio. La semplicità vede sia l’ Uno, sia il

molteplice, ma non può vedere che l’ Uno può essere nello stesso tempo Molteplice.

Il principio di semplicità ora separa ciò che è legato (disgiunzione), ora unifica ciò

che è diversificato (riduzione).

PRENDIAMO PER ESEMPIO L’ UOMO. L’ uomo è un essere evidentemente biologico. E’ allo stesso tempo un

essere evidentemente culturale, meta-biologico, che vive in un universo di

linguaggio, di idee e di coscienza.

ORA

IL PARADIGMA DI SEMPLIFICAZIONE

CI COSTRINGE

VUOI A SCINDERE queste due realtà, la realtà biologica e la realtà culturale,

VUOI A RIDURRE la più complessa alla meno complessa.

SI STUDIERA’ , quindi,

L’ UOMO BIOLOGICO

NEL DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA, come un essere anatomico, fisiologico, ecc.,

E

L’ UOMO CULTURALE

NEI DIPARTIMENTI DELLE SCIENZE UMANE E SOCIALI.

 

 

 

 

SI STUDIERA’, quindi,

IL CERVELLO come organo biologico

E

SI STUDIERA’

LA MENTE, come funzione o realtà psicologica.

SI DIMENTICA

CHE

L’ UNO

NON ESISTE

SENZA L’ ALTRA : anzi, che l’ uno è contemporaneamente l’ altra, sebbene siano trattati mediante termini e

concetti diversi.

CON QUESTA VOLONTA’ DI SEMPLIFICAZIONE,

LA CONOSCENZA SCIENTIFICA

ASSUMEVA

COME MISSIONE QUELLA DI

SVELARE

LA SEMPLICITA’

NASCOSTA DIETRO L’ APPARENTE MOLTEPLICITA’ E L’ APPARENTE DISORDINE DEI FENOMENI.

Forse il punto è che, privati di un Dio al quale non potevano più credere, gli

scienziati avevano bisogno inconsciamente di essere rassicurati.

Pur sapendo di vivere in un universo materialistico, mortale, senza salvezza,

avevano bisogno di sapere che c’ era qualcosa di perfetto e di eterno :

l’ UNIVERSO STESSO.

QUESTA MITOLOGIA ESTREMAMENTE POTENTE, OSSESSIVA, benché nascosta,

HA ANIMATO

IL MOVIMENTO DELLA FISICA.

BISOGNA RICONOSCERE CHE

QUESTA MITOLOGIA

E’ STATA FECONDA

PERCHE’

LA RICERCA DELLA GRANDE LEGGE DELL’ UNIVERSO

HA PORTATO

ALLA SCOPERTA

DI LEGGE FONDAMENTALI quali la gravitazione, l’ elettromagnetismo, le interazioni nucleari forti, poi quelle

deboli.

OGGI, ancora,

GLI SCIENZIATI E I FISICI

CERCANO DI TROVARE

IL NESSO

TRA QUESTE DIVERSE LEGGI

CHE FAREBBE

DI LORO

UNA VERA LEGGE UNICA.

 

 

 

 

 

LA STESSA OSSESSIONE

HA PORTATO ALLA RICERCA

DELLA TESSERA ELEMENTARE

CON CUI ERA COSTRUITO L’ UNIVERSO.

IN UN PRIMO TEMPO

SI E’ CREDUTO DI TROVARE

L’ UNITA’ DI BASE

NELLA MOLECOLA.

LO SVILUPPO DEGLI STRUMENTI DI OSSERVAZIONE

HA RIVELATO

CHE LA MOLECOLA STESSA

ERA COMPOSTA

DI ATOMI.

POI

CI SI E’ RESI CONTO

CHE L’ATOMO

ERA a sua volta

UN SISTEMA MOLTO COMPLESSO,

COMPOSTO DI UN NUCLEO E DI ELETTRONI.

ALLORA,

LA PARTICELLA

E’ DIVENTATA

L’ UNITA’ PRIMA.

POI

CI SI E’ RESI CONTO

CHE LE PARTICELLE STESSE

ERANO DEI FENOMENI

CHE POTEVANO ESSERE TEORICAMENTE DIVISI IN QUARK.

E,

NEL MOMENTO IN CUI SI È CREDUTO DI GIUNGERE

ALLA TESSERA ELEMENTARE con la quale era costruito il nostro universo,

QUESTA TESSERA

 

E’ SCOMPARSA

IN QUANTO TESSERA.

E’

UN’ UNITA’ SFOCATA, COMPLESSA,

CHE NON SI RIESCE A ISOLARE.

 

L’ OSSESSIONE DELLA SEMPLICITA’

HA PORTATO

L’ AVVENTURA SCIENTIFICA

ALLE SCOPERTE

IMPOSSIBILI A CONCEPIRSI

IN TERMINI DI SEMPLICITA’.

INOLTRE NEL XIX SECOLO,

C’E’ STATO

QUESTO EVENTO FONDAMENTALE :

L’ IRRUZIONE DEL DISORDINE NELL’ UNIVERSO FISICO.

INFATTI

IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA, formulato da Carnot e Clausius,

E’ IN PARTENZA

UN PRINCIPIO DI DEGRADAZIONE DELL’ ENERGIA.

 

IL PRIMO PRINCIPIO, che è il principio della conservazione dell’ energia,

SI ACCOMPAGNA

A UN PRINCIPIO CHE DICE CHE L’ ENERGIA SI DEGRADA SOTTO FORMA DI CALORE.

OGNI ATTIVITA’, OGNI LAVORO

PRODUCE CALORE ;

IN ALTRI TERMINI,

OGNI IMPIEGO DI ENERGIA

TENDE A DEGRADARE

LA SUDDETTA ENERGIA.

POI

CI SI E’ RESI CONTO con Boltzman

CHE QUELLO CHE CHIAMIAMO CALORE

ERA in realtà

IL MOTO DISORDINATO

DI MOLECOLE E DI ATOMI.

CHIUNQUE

PUO’ VERIFICARE, incominciando a scaldare un recipiente d’ acqua,

CHE COMPAIONO DEI TREMORI

E

CHE SI VERIFICA UN TURBINARE DI MOLECOLE. Alcune si alzano nell’ atmosfera fino a che tutte si

 

SI DISPERDONO.

EFFETTIVAMENTE,

SI ARRIVA

AL DISORDINE TOTALE.

IL DISORDINE

E’ ,dunque, NELL’ UNIVERSO FISICO, LEGATO

A OGNI LAVORO, A OGNI TRASFORMAZIONE. (= sofferenza ; la nota è mia.)

 

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& Ordine e disordine nell’ universo

AL PRINCIPIO DEL XX SECOLO,

LA RIFLESSIONE SULL’ UNIVERSO

URTAVA

CONTRO UN PARADOSSO.

 

DA UN LATO,

IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

SUGGERIVA

CHE L’ UNIVERSO TENDE ALL’ ENTROPIA GENERALE, vale a dire al disordine massimo, e,

 

DALL’ ALTRO,

CI SI ACCORGEVA CHE

IN QUESTO STESSO UNIVERSO

LE COSE

SI ORGANIZZANO, SI COMPLESSIFICANO E SI SVILUPPANO.

FINCHÉ CI SI LIMITAVA AL PIANETA,

ALCUNI HANNO POTUTO PENSARE

CHE SI TRATTASSE DELLA DIFFERENZA

 

TRA L’ ORGANIZZAZIONE VIVENTE E L’ ORGANIZZAZIONE FISICA : l’ organizzazione fisica tende alla

degradazione, ma l’ organizzazione vivente, dal canto suo, fondata su una

materia specifica, molto più nobile, tende allo sviluppo.

 

SI DIMENTICAVANO DUE COSE.

INNANZITUTTO : come si è costituita questa organizzazione fisica ?

Come si sono costituiti gli astri, come si sono costituite le molecole ?

POI, SI DIMENTICAVA DELL’ ALTRO : la vita è un progresso che si paga attraverso la morte degli individui ;

l’ evoluzione biologica si paga attraverso la morte di numerose specie ;

sono molto più numerose le specie che sono scomparse dall’ origine della vita

delle specie che sono sopravvissute.

LA DEGRADAZIONE E IL DISORDINE

RIGUARDANO ANCHE

LA VITA.

ALLORA LA DICOTOMIA

NON ERA PIÚ POSSIBILE.

 

 

 

 

 

 

CI SONO VOLUTI

QUESTI ULTIMI DECENNI

PERCHE’ CI SI RENDESSE CONTO CHE

 

IL DISORDINE E L’ ORDINE, pur essendo l’ uno nemico dell’ altro,

 

COOPERAVANO in un certo modo

 

PER ORGANIZZARE L’ UNIVERSO. Ce ne rendiamo conto, per esempio, nei vortici di Bénard. Prendiamo un

recipiente cilindrico nel quale vi sia del liquido, che viene riscaldato da

sotto. A una certa temperatura, il moto turbolento, invece di accrescersi,

 

produce una forma organizzata a vortice di carattere stabile, che forma in

superficie delle cellule esagonali disposte regolarmente.

SPESSO , NELL’ INCONTRO

 

TRA UN FLUSSO

 

E UN OSTACOLO,

SI CREA

UN VORTICE, cioè una forma organizzata costante

CHE SI RICOSTITUISCE

DA SE’

INCESSANTEMENTE. ;

L’ UNIONE

DEL FLUSSO

E

 

DEL CONTRO-FLUSSO

PRODUCE

QUESTA FORMA ORGANIZZATA

CHE DURERA’

INDEFINITAMENTE, PERLOMENO FINCHE’ dura il flusso e FINCHE’ c’ è l’ ostacolo.

QUESTO

EQUIVALE A DIRE CHE

UN ORDINE ORGANIZZATIVO ( VORTICE)

PUO’ NASCERE

A PARTIRE DA UN PROCESSO CHE PRODUCE DISORDINE (TURBOLENZA).

QUEST’ IDEA

HA DOVUTO ESSERE AMPLIFICATA

IN MODO COSMICO a partire dagli anni 1960-1966,

QUANDO si è giunti all’ opinione sempre più plausibile che

IL NOSTRO UNIVERSO, che sapevamo essere in corso di dilatazione con la scoperta da parte di Hubble

dell’espansione delle galassie,

FOSSE ANCHE

UN UNIVERSO

DA CUI PROVENIVA

DA OGNI ORIZZONTE

UN IRRAGGIAMENTO ISOTROPO,

COME SE QUESTO IRRAGGIAMENTO

FOSSE

IL RESIDUO FOSSILE

DI UNA SORTA DI ESPLOSIONE INIZIALE.

 

 

 

 

DI QUI LA TEORIA DOMINANTE NEL MONDO ATTUALE DEGLI ASTROFISICI

CHE VEDE

L’ ORIGINE DELL’ UNIVERSO

IN UNA DEFLAGRAZIONE,

UN BIG-BANG.

QUESTO

CI PORTA

A UN’ IDEA STUPEFACENTE :

L’ UNIVERSO COMINCIA

COME UNA DISINTEGRAZIONE,

ED E’ DISINTEGRANDOSI

CHE SI ORGANIZZA. Infatti proprio nel corso di quell’ intenso tumulto calorifico

- il calore è del tumulto, del turbinare, del movimento in tutti i sensi -

si formeranno delle particelle e alcune particelle si uniranno le une alle altre.

Si creeranno così dei nuclei di elio,di idrogeno,

e poi altri processi, dovuti in particolare alla gravitazione,

 

raggrupperanno le polveri di particelle

e tali polveri si concentreranno sempre di più fino ad arrivare a un momento in cui

avverrà l’accensione delle stelle,

e queste stelle a loro volta si auto-organizzeranno

tra implosione ed esplosione.

Inoltre, possiamo supporre che all’ interno di queste stelle si uniranno talvolta,

in condizioni estremamente disordinate,

tre nuclei di elio, i quali costituiranno l’ atomo di carbonio.

In una serie di soli che si sono susseguiti,

ci sarà carbonio a sufficienza perché,

alla fine,

su un piccolo pianeta periferico, la Terra,

ci sia quella materia necessaria

senza la quale

non esisterebbe

quella che noi chiamiamo

VITA.

VEDIAMO QUI

COME IL TUMULTO, L’ INCONTRO CASUALE

SONO NECESSARI

ALL’ ORGANIZZAZIONE DELL’ UNIVERSO.

SI PUO’ DIRE

DEL MONDO

CHE SI ORGANIZZA

PROPRIO DISGREGANDOSI. Ecco un’ idea tipicamente complessa. In che senso ? Nel senso che noi

dobbiamo unire insieme due nozioni che, logicamente, sembrano escludersi :

ordine e disordine.

Inoltre, possiamo pensare che la complessità di questa idea sia ancora più essenziale.

Infatti l’ universo è nato da un momento indicibile,

che fa nascere

il tempo dal non-tempo,

lo spazio dal non-spazio,

la materia dalla non-materia.

 

 

 

 

TRAMITE STRUMENTI DEL TUTTO RAZIONALI

ARRIVIAMO

A DELLE IDEE

CHE PORTANO

IN SE’

UNA CONTRADDIZIONE FONDAMENTALE.

LA COMPLESSITA DELLA RELAZIONE

ORDINE - DISORDINE - ORGANIZZAZIONE

EMERGE dunque

QUANDO CONSTATIAMO EMPIRICAMENTE CHE

IN DETERMINATE CONDIZIONI, IN DETERMINATI CASI,

DEI FENOMENI DISORDINATI

SONO NECESSARI

ALLA PRODUZIONE DI FENOMENI ORGANIZZATI, i quali contribuiscono all’ incremento dell’

ordine .

L ‘ORDINE BIOLOGICO

E’

UN ORDINE PIU’ SVILUPPATO

DELL’ ORDINE FISICO ; è un’ ordine che si è sviluppato con la vita.

Contemporaneamente,

il mondo della vita

 

comporta e tollera

una quantità molto maggiore di disordini

del mondo della fisica.

In altri termini, il disordine e l’ ordine si incrementano a vicenda

in seno ad una organizzazione che si è complessificata.

POSSIAMO RIPRENDERE

LA CELEBRE FRASE DI ERACLITO, che, sette secoli prima di Cristo, diceva in modo lapidario :

" VIVERE DI MORTE, MORIRE DI VITA ".

OGGI NOI SAPPIAMO CHE

NON E’

UN FUTILE PARADOSSO. I nostri organismi vivono unicamente grazie al loro lavoro incessante nel corso del quale

le molecole delle nostre cellule si degradano. Non solo le molecole delle nostre cellule si

degradano, ma le nostre cellule stesse muoiono. Continuamente, nel corso della nostra

vita, varie volte, le nostre cellule vengono rinnovate, tranne quelle del cervello e

probabilmente alcune cellule epatiche.

IN QUALCHE MODO,

VIVERE

E’

UN CONTINUO MORIRE

E

RINGIOVANIRE. In altri termini, noi viviamo della morte delle nostre cellule,

come una società vive della morte dei suoi individui,

cosa che le permette di ringiovanire.

Ma a forza di ringiovanire si invecchia,

il processo di ringiovanimento si inceppa, si scardina e effettivamente,

se viviamo di morte, moriamo di vita.

 

 

 

OGGI LA CONCEZIONE FISICA DELL UNIVERSO

CI METTE NELL’ IMPOSSIBILITA’

DI PENSARE

QUEST’ ULTIMO

IN TERMINI SEMPLICI. La microfisica ha incontrato un primo paradosso dove la nozione stessa di materia perde

la propria sostanza, dove la nozione di particella trova in se stessa una contraddizione

interna. Poi ha incontrato un secondo paradosso. Quest’ ultimo è venuto dal successo

dell’ esperimento di Aspect che mostrava che

le particelle possono comunicare a velocità infinite. In altri termini, nel

nostro universo, dominato dal tempo e dallo spazio, c’è qualcosa che sembra sfuggire al

tempo e allo spazio.

C’ E’

UNA TALE COMPLESSITA’

NELL’ UNIVERSO, è apparsa una tale serie di contraddizioni,

CHE

ALCUNI SCIENZIATI

CREDONO DI POTER SUPERARE

QUESTA CONTRADDIZIONE

IN QUELLO CHE POSSIAMO CHIAMARE

UNA NUOVA METAFISICA.

QUESTI NUOVI METAFISICI

CERCANO

NEI MISTICI, in particolare in quelli dell’ Estremo Oriente, e in particolare nei buddisti,

L’ ESPERIENZA

DEL VUOTO CHE E’ TUTTO

E

DEL TUTTO CHE NON E’ NIENTE.

VI PERCEPISCONO

UNA SPECIE DI UNITA’ FONDAMENTALE,

IN CUI

TUTTO

E’

COLLEGATO,

TUTTO

E’

ARMONIA, in qualche modo,

E

HANNO UNA VISIONE RICONCILIATA, direi euforica,

DEL MONDO.

IN QUESTO MODO,

ESSI SFUGGONO a mio parere

ALLA COMPLESSITA’.

PERCHE’ ?

PERCHE’ LA COMPLESSITA’

SI TROVA

LA ‘

DOVE NON E’ POSSIBILE DOMINARE

UNA CONTRADDIZIONE

O ADDIRITTURA

UNA TRAGEDIA.

 

 

SOTTO CERTI ASPETTI,

LA FISICA ATTUALE

SCOPRE

CHE QUALCOSA

SFUGGE

AL TEMPO E ALLO SPAZIO,

MA QUESTO

NON ANNULLA

IL FATTO CHE

CONTEMPORANEAMENTE (=sincronisticamente)

NOI SIAMO incontestabilmente

NEL TEMPO E NELLO SPAZIO.

NON SI POSSONO RICONCILIARE

QUESTE DUE IDEE.

DOBBIAMO ACCETTARLE

COSI’ COME SONO .

L’ ACCETTAZIONE DELLA COMPLESSITA’

E’

L’ ACCETTAZIONE DI UNA CONTRADDIZIONE,

E

L’ IDEA CHE

NON SI POSSANO MASCHERARE

LE CONTRADDIZIONI

IN UNA VISIONE EUFORICA

DEL MONDO.

NATURALMENTE IL NOSTRO MONDO

PREVEDE

L ‘ARMONIA,

MA

TALE ARMONIA

E’ LEGATA

ALLA DISARMONIA.

E’ ESATTAMENTE

QUELLO CHE

DICEVA ERACLITO :

C’E’ DELL’ ARMONIA NELLA DISARMONIA, E VICEVERSA.

 

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& Auto - organizzazione

E’ DIFFICILE CONCEPIRE

LA COMPLESSITA’

DEL REALE.

COSI’, PER FORTUNA,

ALCUNI FISICI

ABBANDONARONO

IL VECCHIO MATERIALISMO INGENUO, quello della materia come sostanza dotata di tutte le virtù produttive,

poiché tale materia sostanziale è scomparsa.

ALLORA

SOSTITUISCONO

LA MATERIA

CON LO SPIRITO. Ma lo spiritualismo generalizzato non è molto meglio del materialismo generalizzato ; lo si incontra

in una visione unificante e semplificante dell’ universo.

HO PARLATO

DELLA FISICA

MA SI POTREBBE PARLARE ANCHE

DELLA BIOLOGIA. La biologia è arrivata oggi, a mio parere, alle soglie della complessità senza dissolvere l’individuale

nel generale.

SI PENSAVA

CHE NON VI FOSSE SCIENZA

SE NON

DEL GENERALE.

OGGI

NON SOLO LA FISICA

CI METTE IN UN COSMO PARTICOLARE,

MA LE SCIENZE BIOLOGICHE

CI DICONO

CHE LA SPECIE

NON E’

UN QUADRO GENERALE

NEL QUALE NASCONO INDIVIDUI PARTICOLARI,

LA SPECIE STESSA

E’

UNO SCHEMA PARTICOLARE

MOLTO PRECISO,

UN PRODUTTORE DI PARTICOLARITA’. Gli individui di una specie, inoltre, sono molto diversi gli uni dagli altri.

Ma occorre capire che c’è qualcosa di più della particolarità o della

differenza da individuo a individuo, ed è il fatto che ogni individuo sia un

soggetto.

LA PAROLA "SOGGETTO"

E’

UNA DELLE PAROLE PIU’ DIFFICILI, PIU’ FRAINTESE

CHE POSSANO ESISTERE.

PERCHÉ ?

PERCHÉ nell’ ottica tradizionale della scienza, in cui tutto è determinismo, non esiste soggetto, non esiste coscienza,

non esiste autonomia.

 

SE NOI CI STACCHIAMO

DA UN RIGIDO DETERMINISMO

PER CONCEPIRE

UN UNIVERSO

IN CUI

CIO’ CHE SI CREA

SI CREA

 

NON SOLTANTO NELLA CASUALITA’ E NEL DISORDINE,

 

MA CON PROCESSI DI AUTO-ORGANIZZAAZIONE, ovvero con processi in cui ogni sistema crea le proprie

determinazioni e le proprie finalità,

POSSIAMO CAPIRE

 

INNANZITUTTO, come minimo,

L’ AUTONOMIA,

 

POI

POSSIAMO INCOMINCIARE A CAPIRE

CHE COSA VUOL DIRE ESSERE SOGGETTO.

 

ESSERE SOGGETTO

NON VUOL DIRE

ESSERE COSCIENTE ;

NON VUOL DIRE NEMMENO

AVERE UNA SFERA AFFETTIVA, dei sentimenti,

SEBBENE EVIDENTEMENTE LA SOGGETTIVITA’ UMANA

SI SVILUPPI

CON L’ AFFETTIVITA’, CON DEI SENTIMENTI.

 

ESSERE SOGGETTO

SIGNIFICA

METTERSI AL CENTRO

DEL PROPRIO MONDO,

SIGNIFICA

OCCUPARE LA POSIZIONE

DELL’ "IO". E’ evidente che ciascuno di noi può dire "io" , ma ognuno può dire "io" soltanto per se stesso.

Nessuno può dirlo per un altro, anche uno che avesse un fratello gemello, omozigote, che gli assomiglia

in tutto e per tutto, dirà "io" per se stesso e non per il suo gemello.

IL FATTO DI POTER DIRE "IO", di essere soggetto,

CONSISTE

NELL’ OCCUPARE UN LUOGO, una posizione in cui ci si mette al centro del proprio mondo,

PER POTER OPERARE

SUL MONDO

E

SU SE STESSI.

E’

QUELLO CHE SI PUO’ CHIAMARE

EGOCENTRISMO. Naturalmente, la complessità individuale è tale che quando ci mettiamo al centro del nostro mondo

vi mettiamo, insieme, anche i nostri : vale a dire i nostri genitori, i nostri figli, i nostri concittadini, e

siamo anche capaci di sacrificare la nostra vita per i nostri.

IL NOSTRO EGOCENTRISMO

PUO’ TROVARSI INGLOBATO

IN UNA SOGGETTIVITA’ COMUNITARIA PIU’ AMPIA ;

LA CONCEZIONE DEL SOGGETTO

DEVE ESSERE

COMPLESSA.

 

 

ESSERE SOGGETTI

SIGNIFICA

ESSERE AUTONOMI

ESSENDO contemporaneamente DIPENDENTI.

SIGNIFICA

ESSERE QUALCUNO DI PROVVISORIO, di intermittente,

SIGNIFICA

ESSERE QUASI TUTTO PER SE’ E QUASI NIENTE PER L’ UNIVERSO.

 

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& Autonomia

LA NOZIONE DI

AUTONOMIA UMANA

E’

COMPLESSA

POICHE’ DIPENDE

DA CONDIZIONI CULTURALI E SOCIALI.

PER ESSERE NOI STESSI,

DOBBIAMO IMPARARE

UN LINGUAGGIO, UNA CULTURA, UN SAPERE,

E BISOGNA CHE

QUESTA STESSA CULTURA

SIA ABBASTANZA VARIA

PER PERMETTERCI DI FARE DA SOLI

LA SCELTA

NELLO STOCK DI IDEE ESISTENTI

E

DI RIFLETTERE

IN MODO AUTONOMO.

DUNQUE

QUESTA AUTONOMIA

SI NUTRE

DI DIPENDENZA ; noi dipendiamo da un’ educazione, da un linguaggio, da una cultura, da una società,

naturalmente dipendiamo da un cervello, a sua volta prodotto di un programma genetico, e

dipendiamo anche dai nostri geni.

NOI DIPENDIAMO

DAI NOSTRI GENI

E, in certo qual modo,

SIAMO POSSEDUTI

DAI NOSTRI GENI,

DAL MOMENTO CHE QUESTI

DETTANO PERMANENTEMENTE

AL NOSTRO ORGANISMO

IL MODO

DI CONTINUARE A VIVERE (e morire ; la nota è mia.).

 

RECIPROCAMENTE,

NOI POSSEDIAMO

I GENI CHE CI POSSIEDONO, vale a dire che siamo in grado, grazie a questi geni, di avere un cervello, di avere

una mente, di poter prendere in una cultura gli elementi che ci interessano e

sviluppare le nostre proprie idee. Anche qui, occorre tornare alla letteratura, a quei

romanzi che (come Les Possédés appunto) ci mostrano fino a che punto possiamo

essere posseduti.

 

The Origin of Consciousness ( L’ origine della coscienza* ) è un libro forse

contestabile ma interessante per l’ idea seguente : nelle civiltà antiche, gli

individui avevano nella mente due stanze non comunicanti.

Una stanza era occupata dal potere : il Re, la teocrazia, gli

dèi ; l’altra stanza era occupata dalla vita quotidiana dell’

individuo : le sue preoccupazioni personali, private. Poi, a un

certo momento, nell’ antica polis greca, si verificò una frattura del muro che

separava le due stanze. L’ origine della coscienza risale a quella

COMUNICAZIONE (di stanze).

Ancora oggi, noi conserviamo due stanze in noi . Continuiamo, per una parte di noi

stessi almeno, a essere posseduti. Il più delle volte noi ignoriamo di essere posseduti.

E’ questo il caso, per esempio, dell’ esperimento assai illuminante in cui si sottopone

un soggetto ad una doppia suggestione ipnotica.

A un fumatore che non aveva mai chiesto di smettere di fumare si dice : " Da

domani lei smetterà di fumare ". E si aggiunge : " Domani per andare al lavoro

seguirà questo percorso ", che è un percorso del tutto insolito per lui. Poi gli si

fanno cancellare dalla memoria queste ingiunzioni. Il mattino dopo, il soggetto si

sveglia e dice : " Beh, smetterò di fumare. In effetti è meglio, perché si respira

meglio, si evita il cancro.....". Poi si dice : " Per ricompensa, passerò da quella

strada, c’è una pasticceria, mi comprerò una pasta ". Ovviamente è il tragitto che gli

è stato indicato.

Quello che qui ci interessa è che il soggetto ha l’ impressione di avere liberamente

deciso di smettere di fumare, e di aver razionalmente deciso di passare per la strada

in cui non aveva alcuna ragione di recarsi.

QUANTE VOLTE

ABBIAMO L’ IMPRESSIONE DI ESSERE LIBERI

SENZA ESSERE LIBERI. Ma, contemporaneamente, siamo capaci di libertà, come siamo capaci di esaminare delle

ipotesi di comportamento, di fare delle scelte, di prendere delle decisioni.

SIAMO

UNA MISCELA

DI AUTONOMIA, DI LIBERTA’, DI ETERONOMIA

E DIREI ANCHE

DI POSSESSIONE DA PARTE DI FORZE OCCULTE che non sono semplicemente quelle dell’ inconscio messe in

luce dalla psicanalisi.

ECCO

UNA DELLE COMPLESSITA’

PROPRIAMENTE UMANE.

 

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& Complessità e completezza

LA COMPLESSITA’

APPARE

AL PRINCIPIO COME

UNA SORTA DI BUCO, di confusione, di difficoltà.

CI SONO naturalmente

VARI TIPI DI COMPLESSITA’.

DICO LA COMPLESSITA’

PER COMODITA’. Ma ci sono complessità legate al disordine, altre complessità che sono legate soprattutto a

contraddizioni logiche.

SI PUO’ DIRE CHE

CIO’ CHE E’ COMPLESSO

PARTECIPA,

DA UNA PARTE, del mondo empirico, dell’ incertezza, dell’ incapacità di essere certi di tutto, di formulare una legge,

di concepire un ordine assoluto ;

DALL’ ALTRA, partecipa di qualcosa di logico, OVVERO dell’ incapacità di evitare contraddizioni.

NELL’ OTTICA CLASSICA,

QUANDO IN UN RAGIONAMENTO

COMPARE

UNA CONTRADDIZIONE

E’ UN SEGNO DI ERRORE. Occorre fare marcia indietro e imboccare un altro ragionamento.

ORA, NELLA VISIONE COMPLESSA,

QUANDO SI ARRIVA per vie empirico-razionali

A DELLE CONTRADDIZIONI,

QUESTO SIGNIFICA NON GIA’ UN ERRORE

MA IL RAGGIUNGIMENTO DI UNA FALDA DELLA REALTA’ CHE, proprio perché è profonda,

NON PUO’ ESSERE TRADOTTA

NELLA NOSTRA LOGICA.

QUI

LA COMPLESSITA’

SI DIFFERENZIA

DALLA COMPLETEZZA. Si crede spesso che i sostenitori della complessità pretendano di avere una visione completa

delle cose. Perché dovrebbero pensarlo ? PERCHÉ E’ VERO che noi pensiamo che non

si possano isolare gli oggetti gli uni rispetto agli altri. Al limite TUTTO E’ CORRELATO.

SE SI HA IL SENSO DELLA COMPLESSITÀ

SI HA IL SENSO DELLA CORRELAZIONE.

INOLTRE

SI HA IL SENSO

DEL CARATTERE MULTIDIMENSIONALE

DI OGNI REALTA’.

LA VISIONE NON COMPLESSA

DELLE SCIENZE UMANE, delle scienze sociali,

 

CONSISTE

NEL PENSARE

CHE CI SIA

UNA RELATA’ ECONOMICA DA UN LATO,

UNA REALTA’ PSICOLOGICA DALL’ ALTRO,

UNA REALTA’ DEMOGRAFICA DALL’ ALTRO, ECC.

SI CREDE CHE QUESTE CATEGORIE

CREATE DALLE UNIVERSITA’

SIANO

DELLE REALTA’ ,

MA

SI DIMENTICA

CHE NELL’ ECONOMIA, per esempio,

CI SONO

I BISOGNI E I DESIDERI UMANI. Dietro il denaro, c’è tutto un mondo di passioni,

C’ E’

LA PSICOLOGIA UMANA. Anche nei fenomeni economici stricto sensu agiscono i fenomeni di folla, i fenomeni

cosiddetti di panico, come, talvolta abbiamo visto a All Street e altrove. La dimensione

economica contiene le altre dimensioni e nessuna realtà può essere compresa in modo

unidimensionale.

LA COSCIENZA

DELLA MULTIDIMENSIONALITA’

CI PORTA

ALL’ IDEA CHE

OGNI PROSPETTIVA UNIDIMENSIONALE, OGNI VISIONE SPECIALISTICA, PARCELLARE,

E’

POVERA.

 

DEVE NECESSARIAMENTE ESSERE COLLEGATA

ALLE ALTRE DIMENSIONI ; di qui la convinzione che si possa identificare la complessità con la completezza.

IN UN CERTO SENSO,

DIREI CHE

L’ ASPIRAZIONE ALLA COMPLESSITA’

COMPORTA

L’ ASPIRAZIONE ALLA COMPLETEZZA, dal momento che si sa che

TUTTO E’ CORRELATO e che

TUTTO E’ MULTIDIMENSIONALE.

MA, IN UN ALTRO SENSO,

LA COSCIENZA DELLA COMPLESSITA’

CI FA CAPIRE

CHE NON POTREMO MAI SFUGGIRE ALL’ INCERTEZZA

E

CHE NON POTREMO MAI AVERE UN SAPERE TOTALE :

" LA TOTALITA’ E’ LA NON-VERITA’ ".

 

 

 

 

SIAMO CONDANNATI

AL PENSIERO INCERTO, a un pensiero crivellato di buchi, a un pensiero che non ha alcun fondamento assoluto di

certezza.

MA SIAMO CAPACI DI PENSARE

IN QUESTE DRAMMATICHE CONDIZIONI.

ANALOGAMENTE,

NON BISOGNA CONFONDERE

COMPLESSITA’ E COMPLICATEZZA.

LA COMPLICATEZZA, che è l’ estremo aggrovigliamento delle inter-retroazioni,

E’

UN ASPETTO,

UNO DEGLI ELEMENTI DELLA COMPLESSITA’. Se per esempio, un batterio è già molto più complicato

dell’ insieme delle fabbriche che circondano Montréal, è

evidente che questa stessa complicatezza è legata alla

complessità che gli consente ( al batterio ) di tollerare al

suo interno il disordine, di lottare contro i suoi aggressori,

di avere la qualità di soggetto, ecc.

COMPLESSITA’ E COMPLICATEZZA

 

NON SONO

DUE DATI ANTINOMICI

E

 

NON SI RIDUCONO

L’ UNA ALL’ ALTRA.

LA COMPLICATEZZA

E’

UNO DEI COSTITUENTI

DELLA COMPLESSITA’.

 

 

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&Ragione, razionalità, razionalizzazione .

VENIAMO

AGLI STRUMENTI

CHE CI CONSENTIRANNO DI CONOSCERE

L’ UNIVERSO COMPLESSO. Questi strumenti sono evidentemente di natura razionale. Solo che, anche qui, occorre

fare una complessa autocritica della nazione di ragione.

LA RAGIONE

CORRISPONDE

A UNA VOLONTA’

DI AVERE UNA VISIONE COERENTE

DEI FENOMENI, DELLE COSE E DELL’ UNIVERSO.

LA RAGIONE

HA UN ASPETTO INCONTESTABILMENTE LOGICO.

MA ANCHE QUI,

POSSIAMO DISTINGUERE

TRA RAZIONALITA’

E RAZIONALIZZZAZIONE.

LA RAZIONALITA’

E’

IL GIOCO, IL DIALOGO INCESSANTE

TRA LA NOSTRA MENTE che crea le strutture logiche, che le applica al mondo,

E

QUESTO MONDO REALE.

QUANDO QUESTO MONDO

NON E’ D’ ACCORDO

CON IL NOSTRO SISTEMA LOGICO,

BISOGNA AMMETTERE CHE

IL NOSTRO SISTEMA LOGICO E’ INSUFFICIENTE, che incontra solo una parte del reale.

LA RAZIONALITA’, in qualche modo,

NON HA MAI LA PRETESA DI ESAURIRE

IN UN SISTEMA LOGICO

LA TOTALITA’ DEL REALE :

HA LA VOLONTA’

DI DIALOGARE

CON CIO’ CHE LE RESISTE. Come già diceva Shakespeare : " Ci sono più cose nel mondo che in tutta la nostra

filosofia ". L’ universo è molto più ricco di quanto possano immaginare le strutture

del nostro cervello, per quanto sviluppato esso sia.

CHE COS’ E’

LA RAZIONALIZZAZIONE ? Razionalizzazione, una parola usata molto appropriatamente in patologia da Freud e da

molti psichiatri.

 

 

LA RAZIONALIZZAZIONE

CONSISTE

NEL VOLER RINCHIUDERE

LA REALTA’

IN UN SISTEMA COERENTE.

E

TUTTO CIO’ CHE, nella realta’ ,

CONTRADDICE

QUEL SISTEMA COERENTE

VIENE SCARTATO, DIMENTICATO, MESSO DA PARTE, VISTO COME ILLUSIONE O APPARENZA.

CI RENDIAMO CONTO

QUI

CHE RAZIONALITA’ E RAZIONALIZZAZIONE

HANNO

ESATTAMENTE LA STESSA ORIGINE,

MA CHE SVILUPPANDOSI

DIVENTANO

NEMICHE L’ UNA DELL’ ALTRA. E’ molto difficile riconoscere il momento in cui passiamo dalla razionalità alla

razionalizzazione ; non esiste una frontiera ; non esiste segnale di allarme.

Abbiammo tutti una tendenza inconsapevole ad allontanare dalla nostra mente ciò

che si prepara a contraddirla, in politica come in filosofia.

Siamo pronti a minimizzare o a respingere gli argomenti contrari. Avremo un’

 

attenzione selettiva verso ciò che favorisce la nostra idea e una disattenzione

selettiva verso ciò che la sfavorisce. Spesso la razionalizzazione si sviluppa

addirittura nella mente degli scienziati.

LA PARANOIA

E’

UNA FORMA CLASSICA DI RAZIONALIZZAZIONE DELIRANTE. Per esempio voi vedete qualcuno che vi

guarda in modo strano e, se avete tendenze un po’ maniacali, iniziate a supporre che sia

una spia incaricata di seguirvi. Allora guardate le persone sospettandole di essere delle

spie, e quelle persone, vedendo il vostro sguardo strano, vi guardano in modo sempre

più strano, e voi vi vedete sempre più razionalmente circondati da un numero sempre

maggiore di spie.

TRA LA PARANOIA, LA RAZIONALIZZAZIONE E LA RAZIONALITA’

NON CI SONO

FRONTIERE NETTE. Dobbiamo stare sempre attenti. I filosofi del XVIII secolo, in nome della ragione, avevano un

quadro ben poco razionale di cosa fossero i miti e di cosa fosse la religione. Credevano che le

religioni e gli dèi fossero stati inventati dai preti per ingannare la gente. Non si rendevano conto

della profondità e della realtà della sensibilità religiosa e mitologica nell’ essere umano .

Ed ecco che erano scivolati nella razionalizzazione, VALE A DIRE nella spiegazione

semplicistica di ciò che la LORO ragione non riusciva a capire.

Ci sono voluti nuovi sviluppi della ragione per cominciare a capire il mito. E’ stato necessario,

per questo, che la ragione critica diventasse autocritica.

DOBBIAMO INCESSANTEMENTE LOTTARE

CONTRO

LA DEIFICAZIONE DELLA RAGIONE che è peraltro il nostro solo strumento di conoscenza affidabile,

A PATTO CHE SIA

NON SOLO CRITICA

MA AUTO-CRITICA.

 

 

VOGLIO SOTTOLINEARE

L’ IMPORTANZA

DI UNA COSA : all’ inizio del secolo gli antropologi occidentali, come Lévy-Bruhl in Francia, studiavano le società

che loro credevano "primitive", ( e che noi oggi chiamiamo più appropriatamente "società di

cacciatori e raccoglitori" ), e che hanno fatto la preistoria umana, quelle società di poche centinaia di

individui che, per decine di migliaia di anni, hanno costituito in qualche modo l’ umanità. Levy-Bruhl

vedeva questi cosiddetti primitivi, secondo l’idea dominante a quell’ epoca nella ragione occidental-

centrica cui faceva riferimento, come creature infantili e irrazionali.

Non si poneva la domanda che si è posto Wittgenstein quando, leggendo Il ramo d’ oro di Frazer, si

chiedeva : " Com’ è che tutti quei selvaggi che passano il tempo a fare riti di stregoneria, riti

propiziatori, incantesimi, disegni, ecc., non dimenticano di fare delle frecce reali con degli archi reali,

con strategie reali ? ". *

In effetti, quelle società dette primitive hanno una grandissima razionalità, effettivamente diffusa in

tutte le loro pratiche, nella loro conoscenza del mondo, diffusa e mescolata con qualcosa d’ altro che è

la magia, la religione, la credenza negli spiriti, ecc. Noi stessi, che viviamo in una cultura che ha

sviluppato certi settori della razionalità come la filosofia o come la scienza, viviamo altrettanto

impregnati di miti, altrettanto impregnati di magia, ma di altro tipo, di altro genere.

ABBIAMO DUNQUE BISOGNO

DI UNA RAZIONALITA’ AUTOCRITICA,

DI UNA RAZIONALITA’

CHE ESERCITI

UN COMMERCIO ININTERROTTO

CON IL MONDO EMPIRICO, unico correttivo al delirio logico.

L’ UOMO

CONOSCE

DUE TIPI DI DELIRIO.

UNO - ovviamente molto visibile - è quello dell’ incoerenza assoluta,

delle onomatopee, delle parole pronunciate a caso.

L’ ALTRO - molto meno visibile - è quello della coerenza assoluta.

Contro questo secondo delirio, la risorsa è nella razionalità autocritica e nel ricorso

all’ esperienza.

MAI LA FILOSOFIA

AVREBBE POTUTO CONCEPIRE

QUESTA STRAORDINARIA COMPLESSITA’

DELL’ UNIVERSO ATTUALE, quale lo abbiamo potuto osservare con i quanti, le quasar, i buchi neri, con la sua

origine incredibile ed il suo avvenire incerto.

MAI NESSUN PENSATORE

AVREBBE POTUTO IMMAGINARE

CHE UN BATTERIO FOSSE UNA CREATURA DI UNA COMPLESSITA’ COSI’ ESTREMA.

C’ E’ BISOGNO

DI DIALOGO PERMANENTE

CON LA SCOPERTA.

LA RISORSA DELLA SCIENZA

CHE LE IMPEDISCE

DI SPROFONDARE NEL DELIRIO

E’

IL CONTINUO SOPRAGGIUNGERE DI DATI NUOVI

CHE

LA PORTANO A MODIFICARE

LA SUA VISIONE DELLE COSE E LE SUE IDEE.

 

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& Necessità dei macro - concetti

VOGLIO CONCLUDERE

CON ALCUNI PRINCIPI

CHE POSSONO AIUTARCI A PENSARE

LA COMPLESSITA’

DEL REALE.

INNANZITUTTO

IO CREDO CHE CI SERVANO

DEI MACRO - CONCETTI. Allo stesso modo in cui un atomo è una costellazione di particelle, il sistema solare è

una costellazione intorno ad un astro, così noi abbiamo bisogno di pensare per

costellazioni e correlazioni di concetti.

Del resto, dobbiamo sapere che, nelle cose più importanti, i concetti non si

definiscono mai attraverso le loro frontiere ma sulla base del loro nucleo.

E’ un’ idea anti-cartesiana, nel senso che Cartesio pensava che la distinzione e la

chiarezza fossero caratteristiche intrinseche della verità di un’ idea.

Prendiamo l’ amore e l’ amicizia. Possiamo riconoscere nettamente nel loro nucleo l’

amore e l’ amicizia, ma esiste anche un’ amicizia amorosa, esistono amori amicali.

Ci sono dunque degli intermedi, dei misti tra l’ amore e l’ amicizia ; non c’ è una

frontiera netta.

NON BISOGNA MAI CERCARE DI DEFINIRE

ATTRAVERSO DELLE FRONTIERE

LE COSE IMPORTANTI.

LE FRONTIERE SONO SEMPRE SFUMATE,

SONO SEMPRE INTERFERENTI.

BISOGNA, DUNQUE, CERCARE DI DEFINIRE

IL CUORE.

E

QUESTA DEFINIZIONE

RICHIEDE SPESSO

DEI MACRO - CONCETTI.

 

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& Tre principi

DIREMO IN CONCLUSIONE CHE

CI SONO

TRE PRINCIPI

CHE POSSONO AIUTARCI

A PENSARE

LA COMPLESSITA’.

IL PRIMO

E’

 

IL PRINCIPIO che io chiamo DIALOGICO. Prendiamo l’ esempio dell’ organizzazione vivente. Essa è nata,

indubbiamente, dall’ incontro tra due tipi di entità chimico - fisiche, un

tipo stabile che si può riprodurre e la cui stabilità può comportare una

memoria che diventa ereditaria - il DNA - e, d’ altro canto, degli

 

AMINOACIDI che formano delle proteine dalle forme molteplici,

estremamente instabili, che si degradano ma si ricostituiscono

continuamente sulla base dei messaggi emanati dal DNA.

IN ALTRI TERMINI,

CI SONO

DUE LOGICHE :

UNA è quella di una proteina instabile, che vive in contatto con l’ ambiente, che rende possibile l’ esistenza fenomenica,

L’ ALTRA quella che garantisce la riproduzione.

QUESTI DUE PRINCIPI

NON SONO SEMPLICEMENTE GIUSTAPPOSTI,

SONO NECESSARI

L’ UNO ALL’ ALTRO. Il processo sessuale produce degli individui, i quali producono il processo sessuale.

I DUE PRINCIPI,

QUELLO DELLA RIPRODUZIONE TRANS - INDIVIDUALE

E

QUELLO DELL’ ESISTENZA INDIVIDUALE HIC ET NUNC,

SONO COMPLEMENTARI

MA

 

SONO ANCHE ANTAGONISTI. A volte ci si stupisce di vedere dei mammiferi mangiare i propri figli e sacrificare la

loro prole alla propria sopravvivenza.

Noi stessi possiamo contrapporci violentemente alla nostra famiglia ed anteporre il

nostro interesse a quello dei nostri figli o dei nostri genitori.

C’è un RAPPORTO DIALOGICO tra questi due principi.

QUELLO CHE HO DETTO

DELL’ ORDINE E DEL DISORDINE

PUO’ ESSERE CONCEPITO

IN TERMINI DIALOGICI. L’ ordine e il disordine ( JANG - JIN [ la nota è mia] ).

 

 

 

L’ ORDINE E IL DISORDINE

SONO

NEMICI : l’ uno sopprime l’ altro,

MA CONTEMPORANEAMENTE , in certi casi,

COLLABORANO E PRODUCONO

ORGANIZZAZIONE E COMPLESSITA’ .

IL PRINCIPIO DIALOGICO

CI CONSENTE DI MANTENERE

LA DUALITA’

IN SENO

ALL’ UNITA’ ;

ASSOCIA

DUE TERMINI COMPLEMENTARI E INSIEME ANTAGONISTI.

IL SECONDO PRINCIPIO

E’ QUELLO DI

 

RICORSO DI ORGANIZZAZIONE. Per il significato di questa espressione, richiamo il processo del vortice. Ogni

momento del vortice è contemporaneamente prodotto e produttore.

Un processo ricorsivo è un processo in cui i prodotti e gli effetti sono

contemporaneamente cause e produttori di ciò che li produce.

Ritroviamo l’esempio dell’ individuo, della specie e della riproduzione.

Noi, individui, siamo i prodotti di un processo di riproduzione che è anteriore a noi;

ma, una volta prodotti, diventiamo i produttori del processo che continuerà.

Questa idea vale anche in campo sociologico.

La società è prodotta dalle interazioni tra gli individui,

ma la società, una volta prodotta, retroagisce sugli individui e li produce.

Se non ci fossero la società e la sua cultura, un linguaggio, un sapere acquisito, non

saremmmo individui umani.

In altre parole : gli individui producono la società che produce gli individui.

Noi siamo contemporaneamente prodotti e produttori.

L’ idea del ricorso è dunque un’ idea di rottura con l’ idea lineare

di causa / effetto,

di prodotto / produttore,

di struttura / sovrastruttura,

dal momento che tutto ciò che è prodotto RITORNA su ciò che lo produce in un

CICLO che è esso stesso

AUTO - COSTITUTIVO,

AUTO - ORGANIZZATORE e

AUTO - PRODUTTORE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TERZO PRINCIPIO

E’

 

IL PRINCIPIO OLOGRAMMATICO. In un ologramma fisico, il più piccolo punto dell’ immagine dell’ ologramma

contiene la quasi-totalità dell’ informazione dell’ oggetto rappresentato.

Non solo la parte è nel tutto,

ma il tutto è nella parte.

Il principio ologrammatico è presente nel mondo biologico e nel mondo sociologico.

 

Nel mondo biologico, ogni cellula del nostro organismo contiene la totalità dell’

informazione genetica di tale organismo. L’ idea dell’ ologramma costituisce dunque

un superamento tanto rispetto al riduzionismo ( che non vede che le parti ), quanto

rispetto all’ olismo ( che non vede che il tutto ).

E’ un po’ l’ idea formulata da Pascal : " Non posso concepire il tutto senza concepire

le parti e non posso concepire le parti senza concepire il tutto ". Questa idea,

apparentemente paradossale, paralizza il pensiero lineare. Ma, nella logica ricorsiva,

noi sappiamo benissimo che ciò che si acquisisce come conoscenza delle parti

 

RITORNA sul tutto.

Ciò che apprendiamo sulle qualità emergenti del tutto, ( un tutto che non esiste senza

organizzazione ), RITORNA sulle parti.

Allora possiamo arricchire la conoscenza delle parti attraverso il tutto e del tutto

 

attraverso le parti, in uno movimento che produce conoscenze.

Dunque l’ idea ologrammatica è essa stessa legata all’ idea ricorsiva, che a sua volta è

in parte legata all’ idea dialogica.

 

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& Il tutto è nella parte che è nel tutto

LA RELAZIONE ANTROPOLOGICO - SOCIALE

E’

COMPLESSA,

PERCHE’

IL TUTTO E’ NELLA PARTE,

CHE E’

NEL TUTTO. Fin dall’ infanzia, la società in quanto tutto entra in noi, in primo luogo attraverso i primi divieti e le

prime ingiunzioni familiari : di pulizia, di sporcizia, di educazione ; poi attraverso le ingiunzioni della

scuola, della lingua, della cultura.

IL PRINCIPIO SECONDO IL QUALE

" NON E’ AMMESSA L’ IGNORANZA DELLA LEGGE "

IMPONE

LA PRESENZA INCISIVA

DEL TUTTO SOCIALE

SU OGNI INDIVIDUO,

ANCHE SE

LA DIVISIONE DEL LAVORO

E

LA PARCELLIZZAZIONE DELLE NOSTRE VITE

FANNO SI’

CHE NESSUNO POSSIEDA

LA TOTALITA’ DEL SAPERE SOCIALE. Di qui il problema del sociologo che rifletta un poco sul proprio statuto.

Bisogna abbandonare il punto di vista divino,

il punto di vista di una specie di trono superiore

da cui contemplare la società.

IL SOCIOLOGO

E’

UNA PARTE

DI QUESTA SOCIETA’. Il fatto di essere detentore di una cultura sociologica non lo pone al centro della società.

Al contrario, il sociologo fa parte di una cultura periferica nell’ università e nelle scienze ; è

tributario di una cultura particolare.

 

Non solo è una parte della società, ma inoltre, senza saperlo, è posseduto da tutta la società

che tende a deformare il suo modo di vedere.

Come venirne fuori ?

Evidentemente, il sociologo può tentare

di confrontare il suo punto di vista con quello di altri membri della società,

di conoscere società di tipo diverso,

di immaginare forse società virtuali che non esistono ancora.

L ‘ UNICA COSA POSSIBILE

DAL PUNTO DI VISTA DELLA COMPLESSITA’, e che ci sembra già molto importante,

E’

AVERE DEI MÈTA - PUNTI DI VISTA

SULLA NOSTRA SOCIETA’, esattamente come in un campo di concentramento in cui potessimo erigere delle torrette

che ci permettessero di guardare meglio la nostra società e il suo ambiente esterno.

 

 

NON POSSIAMO MAI RAGGIUNGERE

IL MÈTA - SISTEMA, ovvero il sistema superiore meta-umano e meta-sociale.

 

ANCHE SE POTESSIMO RAGGIUNGERLO,

NON SAREBBE

UN SISTEMA ASSOLUTO, poiché la logica di Tarski ed il teorema di Gödel ci dicono che nessun sistema è in grado

di auto-spiegarsi totalmente da solo né di auto-dimostrarsi totalmente da solo.

In altri termini, ogni sistema di pensiero è aperto e comporta una breccia, una lacuna nella

sua stessa apertura.

 

NOI ABBIAMO, però,

 

LA POSSIBILITA’

DI AVERE

DEI META-PUNTI DI VISTA.

IL META-PUNTO DI VISTA

E’ POSSIBILE

SOLTANTO SE

L’ OSSERVATORE - FORMULATORE

DI CONCETTI

INCLUDE

SÉ STESSO

NELL’ OSSERVAZIONE

E

NELLA FORMULAZIONE.

ECCO PERCHE’

IL PENSIERO DELLA COMPLESSITA’

HA BISOGNO

DELL’ INCLUSIONE

DELL’ OSSERVATORE E DEL FORMULATORE DI CONCETTI

NELL’ ATTO

DELL’ OSSERVAZIONE E DELLA FORMULAZIONE.

 

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& Verso la complessità

NELLA STORIA OCCIDENTALE

POSSIAMO DIAGNOSTICARE

LA DOMINAZIONE

DI UN PARADIGMA

FORMULATO DA CARTESIO. Cartesio ha scisso DA UN LATO la sfera del soggetto, riservata alla filosofia, alla

meditazione interiore, e DALL’ ALTRO la sfera della cosa nell’ estensione, campo

della conoscenza scientifica, della misura e della precisione.

Cartesio ha formulato egregiamente questo principio di disgiunzione, e questa

scissione ha regnato sovrana sul nostro universo.

Ha separato sempre più scienza e filosofia ; ha separato la cultura che chiamiamo

umanistica ( quella della letteratura, della poesia, delle arti ) dalla cultura scientifica.

 

La prima cultura, fondata sulla riflessione, non può più alimentarsi alle fonti del

sapere oggettivo ; la seconda cultura, fondata sulla specializzazione del sapere, non

può riflettere né pensare se stessa da sola.

 

IL PARADIGMA DI SEMPLIFICAZIONE ( disgiunzione e riduzione )

DOMINA OGGI

LA NOSTRA CULTURA

E OGGI, appunto, COMINCIA

LA REAZIONE

CONTRO IL SUO DOMINIO.

MA NON E’ POSSIBILE ESTRARRE

DALLA TASCA, io non posso, non pretendo di estrarre dalla tasca

UN PARADIGMA DI COMPLESSITA’.

UN PARADIGMA, se dev’ essere formulato da qualcuno, da Cartesio per esempio,

E’ , essenzialmente,

IL PRODOTTO

DI TUTTO UNO SVILUPPO CULTURALE, STORICO, DI CIVILTA’.

 

IL PARADIGMA DI COMPLESSITA’

VERRA’

DALL’ INSIEME

DI NUOVE CONCEZIONI,

DI NUOVE PROSPETTIVE,

DI NUOVE SCOPERTE e

DI NUOVE RIFLESSIONI

CHE

 

SI COMBINERANNO

E

 

SI AGGIUNGERANNO

LE UNE ALLE ALTRE. Ci troviamo nel mezzo di una battaglia incerta e non sappiamo ancora chi avrà la

meglio. Ma possiamo dire, fin d’ ora, che SE il pensiero semplificante si fonda

sul dominio di due tipi di operazioni logiche - disgiunzione e riduzione - che

sono entrambe brutalizzanti e mutilanti, ALLORA i principi del pensiero

complesso saranno necessariamente dei principi di distinzione, di congiunzione e

di implicazione.

CONGIUNGETE LA CAUSA E L’ EFFETTO, L’ EFFETTO RITORNERA’ SULLA CAUSA PER RETRO-

AZIONE, il prodotto sarà anche il produttore. ( Feed-back ; la nota è mia. )

DISTINGUERETE QUESTE NOZIONI

E contemporaneamente

LE CONGIUNGERETE. (nota mia : solve et coagula). Congiungerete l’ UNO e il MOLTEPLICE ( il tutto degli

opposti : nota mia ), li unirete, ma l’ UNO non si dissolverà nel Molteplice e il

MOLTEPLICE farà comunque parte dell’ Uno.

IL PRINCIPIO DELLA COMPLESSITA’, in qualche modo,

SI FONDERA’

SUL PREDOMINIO

DELLA CONGIUNZIONE COMPLESSA.

MA, di nuovo,

CREDO PROFONDAMENTE

CHE SIA

UN COMPITO CULTURALE, STORICO, PROFONDO E MOLTEPLICE.

SI PUO’ ESSERE

IL SAN GIOVANNI BATTISTA

DEL PARADIGMA DELLA COMPLESSITA’ e annunciarne la venuta

SENZA ESSERNE

IL MESSIA.

 

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